domenica 13 ottobre 2013




In questi fummacchi risiede un grandissimo tesoro…
Dalla scoperta dell’acido borico nei lagoni toscani alle soglie del terzo millennio

Cronologia 1702-2004 a cura di C. Groppi

            “…in questi fummacchi risiede un grandissimo tesoro”, così affermò il granduca di Toscana Leopoldo I, ammirando l’insolito fenomeno naturale delle manifestazioni endogene di Castelnuovo Val di Cecina, dal dorso di una mula “di famoso pedaggio”, durante la sua visita alle “maremme” volterrane e grossetane il dì 17 aprile 1787. E nel 1837, nella risposta che Francesco De Larderel pubblicò per confutare le osservazioni fatte dal Dott. Giuseppe Guerrazzi  intorno ai rapporti sulla maremma volterrana pubblicati dal cav. Lapo de’ Ricci, si possono leggere queste parole: “…fatti e documenti son questi, i quali devono persuadere chiunque abbia intelletto e voglia avere buona fede, che quant’ho fatto io nei lagoni della Maremma è un’opera gigantesca, fortunata, ed utile non solo a me, ma a tutta la Toscana mia seconda patria adottiva”.
            Nel 1931 il principe Piero Ginori Conti, presidente ed amministratore delegato della “Società Boracifera Larderello” nella relazione annuale agli azionisti affermava: “…ho voluto inoltre che fossero collegati gli studi effettuati da vari scienziati e che nuovi studi fossero iniziati da valenti professori, partendo dal concetto basilare che nuove applicazioni e nuove lavorazioni potessero aver luogo solo attraverso la completa conoscenza del fenomeno, dei terreni e della composizione del vapore. Ed in questi dieci anni (1921-1931), importantissimi ed esaurienti studi e raccolte di dati sono stati effettuati da geologi, da minerologi, da fisici, da chimici e dai tecnici dell’industria si che oggi la conoscenza del fenomeno è relativamente molto approfondita…agli studi si sono succedute, con ritmo accelerato, le sperimentazioni di nuove apparecchiature e macchine, per migliorare e sollecitare il ritrovamento del vapore, base di tutte le nostre lavorazioni chimiche, e lo sfruttamento razionale del medesimo per poter ottenere, da una parte, energia elettrica necessaria allo sviluppo dell’Italia”.
            In tempi a noi più vicini sono le parole di Aldo Fascetti, nella discussione sul disegno di legge istitutiva dell’ENI (Ente Nazionale Idrocarburi) il 26 settembre 1952,  nel quale affronta con dovizia di particolari che mettono in luce una conoscenza approfondita dei problemi, la questione dell’energia geotermica e della “Larderello” a colpirci per l’inattesa attualità: “...in Italia vi deve essere una sola politica produttiva che deve regolare armonicamente tutte le fonti di energia…se si vuole che ogni regione del nostro paese possa progredire economicamente e socialmente”. Fascetti è preoccupato dall’incontrollato potere capitalistico “…se non corretto dall’intervento regolatore dello Stato”, mettendo in opportuno rilievo che la fase di ricostruzione degli impianti energetici distrutti dalla guerra e la vertiginosa fase di accumulazione e ridistribuzione agli azionisti del capitale, è avvenuta…senza intaccare la struttura societaria”. A proposito dell’energia geotermoelettrica Fascetti richiede “il massimo sviluppo della produzione…perché oggi c’è tanto vapore da lasciare completamente tranquillità per l’avvenire anche fuori del tradizionale bacino della Larderello”. A questo punto del suo intervento alla Camera Fascetti si rivolge direttamente al Ministro dell’Industria ricordando che: “ l’energia geotermoelettrica è quella che costa di meno, sia in confronto alla termica, sia in confronto alla idrica” e che “il vapore è una fonte inesauribile” e, cosa non secondaria, “che tutto quanto occorre per costruire una centrale geotermoelettrica viene costruito nel nostro Paese”. Infine, dopo aver rivolto una dura critica al Ministro dei Trasporti per l’inerzia che lo caratterizza lascia intendere di voler sottoporre al Parlamento una proposta di legge per nazionalizzare l’energia geotermoelettrica.
            Cosa abbia fatto Fascetti per lo sviluppo industriale e sociale del vasto territorio conosciuto come “regione boracifera”, realizzando un grandioso piano di investimenti e incrementando di migliaia di nuovi posti di lavoro un mercato del lavoro travolto dalla fine della mezzadria e dall’offrirsi sul mercato di migliaia di giovani disoccupati, è ormai noto.
            Leopoldo I, Francesco De Larderel, Piero Ginori Conti, Aldo Fascetti ed oggi? Si, non ci sono termini di paragone di fronte alla deriva sociale ed economica del territorio dei “lagoni” e dei “fummacchi” che sembra marciare speditamente verso la solitudine sociale per divenire una “mera espressione geografica”.
            Che la lettura di questa sintetica cronologia illumini, “là dove si puote ciò che si vuole”, i nostri governanti, i vertici Aziendali,  a trovare la forza di un difficile, ma possibile, rinascimento.


                                                                                              (continua)

Nessun commento:

Posta un commento