martedì 29 dicembre 2020


Autoritratto di oggi.
I proverbi

 AUGURI DI BUON ANNO 2021! (Che non sia peggiore de 2020!)

I visitatori del blog sapranno che da oltre trent'anni mi diverto a raccogliere proverbi. All'inizio sul cacio e sulla pastorizia con Claudia, pubblicando un delizioso libriccino (1999), successivamente (nel 2009), ho stampato un fascicolo di proverbi licenziosi. In tutto poche centinaia di proverbi. Mi sono divertito molto, specialmente nelle presentazioni pubbliche molto partecipate, a Castelnuovo, Radicondoli, Pomarance, Volterra. Adesso la raccolta ha assunto dimensioni troppo grandi, con oltre 13.000 proverbi, detti, aforismi ecc. ecc. per la maggior parte toscani, ma anche del mondo. Si vedrà  dalla mole del testo che ho messo in fotografia. Nell'augurare Buon 2021 posterò un sonetto di Giorgio Baffo (Venezia, 1694 - 1768), il sublime "poeta della Mona":


Sora la mona

La Donna gà 'na cosa tanto bona,

Che tutti la vorrìa, tutti la brama

Co tanti varj nomi se la chiama,

Ma 'l più bello de tutti xe la Mona.

Oh! Come ben sto nome in bocca sona;
A solo nominarla e cuor s'infiama,
Questo fà, che la Donna tanto s'ama,
E che dell'Omo la se fà parona.

La gà rason, se la tien sì stretta,
E come una reliquia ben coverta,
Perchè la xe una cosa benedetta.

E quei, che la vuol veder descoverta,
O che i voggia toccarghe la Sfesetta,
Bisogna, che i ghe fazza la so offerta.




domenica 27 dicembre 2020





TEMPO DI  BILANCI

 

1) Ho chiuso il quaderno “Non tutto morirò”, una trentina di poesie sbocciate nella solitudine di questo anno terribile, che pensavo di stampare nel 2021. Ma invece ne farò uscire soltanto una decina su una Rivista, perché anche il nuovo anno sarà molto povero di contatti diretti per la commercializzazione e le consegne.

 

2) Ho chiuso il 26 dicembre 2020 il Blog “GRAZIEALLAVITA”, una sorta di “diario” personale, che coltivo fin dal 2007, e che proseguirò ancora. Alla fine di ogni anno stampo tutti i post, testo e foto (anche se nella stampa le foto perdono molto, mancando il colore). Questo anno i fascicoli sono 5 ed i post 122. Il totale dei post, dal 2007 ad oggi è di 2128. Sono contento che il mio modesto “diario”  sia stato visitato  oltre 200.000 volte! E sia conosciuto non solo in Italia, ma in Europa, Asia, Americhe e Australia.

 

3) Dopo le tre conferenze-incontri in gennaio e febbraio, non è stato più possibile farne altri, come avrei voluto e per cui mi ero impegnato. E non poter frequentare amici ed amiche a Volterra, Massa Marittima, Pomarance, Montecerboli, Castelnuovo, Montecastelli, Radicondoli, Belforte, Monterotondo M.mo…m’ha procurato una grande tristezza

martedì 22 dicembre 2020


 

BUON NATALE

Ho ritrovato  una specie di ballata scarabocchiata  molti decenni or sono, dedicata al Natale. Era dentro una cartella che raccoglieva  le "Poesie scherzose". Naturalmente non proponibili, a parte questa.

Buon Natale a questo e quello
Buon Natale all'asinello
Buon Natale al Bambinello
Buon Natale all'alberello
Alla pecora e all'agnello
Tutti intorno al focherello
Buon Natale a questo e quello!

Buon Natale a Gesù Bambino
Buon Natale al suo padrino
Buon Natale al malandrino
Buon Natale al Santo vino
Tutti intorno al tavolino
Buon Natale a Gesù Bambino!

Buon Natale al cane e al gatto
Buon Natale al savio e al matto
Buon Natale al lupo e al ratto
Buon Natale all'uomo esatto
Tutti pronti al nuovo patto
Buon Natale al cane e al gatto!

Buon Natale alla bandiera
A quella rossa! E nell'inferno
a quella nera!

Buon Natale ai palombari
Ai delfini ai calamari
Buon Natale a chi mi pare
A chi sa piangere e sa amare
Buon Natale al fiume e al mare
e al cesso per cacare!

Buon Natale al sogno ardito
A chi vagheggia l'infinito
Buon Natale al mito e al rito
A chi ha l'animo pulito!

Buon Natale di bagordi
Agli ubriachi ed agli ingordi
Buon Natale ai miei ricordi
Buon Natale agli antenati
(che mai ho dimenticati)
Ai blasfemi e agli appestati
Ai musicanti e agli stonati
Ai fuggiaschi e ai carcerati
Tutti tutti oggi vi sento
Bisbigliar tristi nel vento

Buon Natale al mio tormento!
Buon Natale alla mia donna
Al suo viso al suo sorriso
Lei m'ha dato il Paradiso
Senza essere Madonna
Buon Natale alla mia donna!

Buon natale senza amarezza
Con un bacio e una carezza
del doman non v'è certezza!
Con una bacio e una carezza!

Buon Natale al condimento
Buon Natale al godimento
Tutti intorno al tavolino
Buon Natale al santo vino,
Buon Natale, Gesù Bambino!



venerdì 18 dicembre 2020


18 dicembre 202 AL TEMPO DELLA PANDEMIA






Continuano le calde giornate di dicembre. La passeggiata di circa 4 km. da casa alla pineta del Poggio Colombaia, l' andata in salita, ma il ritorno...in discesa! In tutto il percorso avvistati un uomo con il suo cane. Quindi distanziamento perfetto! Le solite immagini...Leggo i casi del Covid in Toscana: 114.246 dall'inizio; 3348 decessi di cui 63 registrati ieri, insieme a 636 nuovi casi rilevati da pochi tamponi! C'è poco da stare allegri, mi pare. Poi arriveranno i vaccini...e forse entro il 2021, questo virus mutante sarà sconfitto. Lo scorso anno, in Italia, ci sono stati circa 700.000 decessi. Perchè non si muore solo di corona virus e forse quest'anno questa cifra aumenterà, data la lunga chiusura degli Ospedali. E poi, come si dice, Dio chiama chi vuole lui! Buona notte, prudenza e buona fortuna!

giovedì 10 dicembre 2020


Se di lassù mi vedi

              a mio padre Renzo, grande musicista (1915-1985)

Natale era alle porte

quando un mio caro amico

venne a trovarti

e la morte era ormai vicina.

Entrammo dal piccolo giardino

che aveva qualche  rosa ancor fiorita

mostrando facce sorridenti,

e tu ci accogliesti lieto,

mentre al petto

stringevi la tua fisarmonica.

Ti chiesi, babbo suonaci

il Carnevale di Venezia,

e vidi occhi spenti riaccendersi

all’improvviso. Fu l’ultima volta:

scese la neve ed anche gli uccellini

abbandonarono il cipresso antico,

come tu la vita.

La Filarmonica con pochi musicanti

ti accompagnò fino al Canale,

la marcia funebre che sfidava il vento,

fece gli occhi

traboccar di pianto, caro babbo,

credimi, in tanti ti amavano.

Forse sarai stato contento

di morir  senza tormenti

in un bianco lettino di ospedale,

e, se di lassù mi vedi, 

che io spolveri ogni tanto

i tuoi strumenti.

martedì 8 dicembre 2020


Notizie in tempo di corona-virus.

In questi 8 mesi di pandemia anche la creatività e la voglia di contatti, se pur virtuali, si è ridotta al lumicino! Ho scritto soltanto qualche poesia, che spero poter pubblicare  nella primavera del prossimo anno, dal titolo NON TUTTO MORIRO'. Nel caldo mese di novembre, ed anche nei mesi precedenti,  ho compiuto passeggiate quotidiane nei dintorni del mio paese natio, che mi hanno molto consolato. Adesso ho iniziato  a fare uno "spoglio" nel mio caotico "archivio", per recuperare un poco di spazio in un garage e in una stanzina, sistemando il materiale ed evidenziando quello più importante (se ci sarà) da trasferire  nel mio studiolo. Mi fa piacere mettere in evidenza una rivista sindacale n° 111 Marzo-APRILE 1987, anno XII, nella quale si trovano pubblicate, per la prima volta, alcune mie poesie. E' anche sorprendente trovare  in una rivista sindacale di quegli anni poesie e raccontini, ma ciò si deve, in primis, ad un gruppo di compagni e compagne con una forte carica di "umanesimo". Credo sia stata un'esperienza irripetibile che vorrei poter inserire, nel piano complessivo di un saggio storico su Larderello, la sua industria, la geotermia, del quale è uscito il primo tomo "Fabbrica Amica" che va' dal 1940 al 1956. mentre avrei pronto il secondo, inedito, che va dal 1970 al 1985, dal titolo "Passioni, speranze, illusioni", lasciando in mezzo un terzo volume che dovrebbe affrontare il periodo  1957 - 1969, gli anni della Nazionalizzazione della Larderello SpA nell'ENEL e per il quale avrei preferito che tale saggio, molto complesso, fosse affrontato da un ricercatore vero, magari da una tesi di laurea. Questa rivista sindacale, che credo non sia più stata pubblicata da molti anni, si trova all'ARCHIVIO GENERALE TOSCANO  DELLA CGIL DI FIRENZE:

lunedì 23 novembre 2020





Ancora sul mio BLOG.

 

La “pandemia” ha praticamente azzerato i miei contatti personali e limitato al massimo i miei spostamenti nel territorio, esclusi quelli per necessità di salute. Le giornate sono lunghe e monotone, le ore passano lentamente. La mia gatta cieca mi fa molta compagnia e mi considera una mamma, è una fonte continua di gioia e una compagna dei miei pisolini…guardo poca TV, salvo un po’ di sport e qualche film giallo, ascolto invece molte canzoni dei miei amati poeti, ad esempio, adesso mentre scrivo queste brevi note, ho inserito uno dei quattro CD  con le 100 mejores canciones chilenas de todos los tempo, tra le quali, oltre a quelle di Violeta Parra, mi piace molto Me gusta el vino. Ho la fortuna di abitare in un piccolo borgo toscano, circondato da grandi boschi, da torrenti, da montagne, con una infinità di strade e sentieri che si possono percorrere in “solitudine”, o in due, io e mia moglie! E perciò, quasi ogni giorno, facciamo una passeggiata di circa due ore, cambiando percorso a seconda di dove soffi il vento, o ci sia il sole, o ci ispiri un tramonto o ricordi delle nostre giovinezze. Resto al computer poco tempo, per aggiornare FB ed anche il Blog “Grazie alla vita”, in questo secondo caso un Blog divenuto avaro di commenti e notizie, mancando l’alimento. Mi scuso con i visitatori, quelli antichi e quelli occasionali. Lo iniziai nel 2007 e mi ha dato tante gioie. Dall’inizio a oggi i visitatori sono stati oltre 200.000. Oggi, ad esempio, si contano 290 visitatori italiani, 81 statunitensi,  24 tedeschi,  più di altre nazioni, compresi alcuni a me più cari, come Spagna, Cechia, Brasile e Francia. Per questo continuo. Buona salute a tutti e Grazie!



sabato 21 novembre 2020

POESIA


Con +1 °C, niente passeggiata! Ho così messo a punto (quasi del tutto) il testo di un nuovo libriccino di poesie che vorrei stampare nella primavera del prossimo anno (Dio permettendo). Piccole dimensioni, estrema cura grafica, bassa tiratura. Sui testi non posso anticipare nulla, ma chi mi conosce sa che i miei temi son sempre gli stessi, difficile guardare in avanti, più facili i ricordi, anche se sempre più evanescenti. Con i versi di un poeta vero, Idilio Dell'Era (1904-1988), che ebbi la fortuna di incontrare, faccio mia una sua poesia:

Preghiera del poeta.
Io non ti chiedo che il pane
di una preghiera, Signore:
basta un singhiozzo d'amore
alle mie pene quotidiane.
Rendimi puri gli occhi,
perché, nell'esilio mortale,
non vedano ombre di male,
tocchino ciò che tu tocchi.
E scorga sempre il tuo viso
nel volto del poverello,
sicché mi ritrovi fratello
di chi non ebbe un sorriso.
Illumina di primavere
il mio mattino, sia
la sera un'elegia e la notte
un giardino di preghiere.
Tu Signore, che sei
fatto di creta, il poeta
proteggilo come un'asceta,
ch'egli non pecchi giammai.
Serbagli tu Signore
in dono la fanciullezza,
ed il supremo stupore
d'una sillaba eterna di bellezza.
Mauro Bardi

martedì 17 novembre 2020

Una delle tante "buche" prodotta da una bomba sganciata dagli aerei inglesi per distruggere la Centrale geotermoelettrica di Castelnuovo nel 1943.


 Quello che resta del podere "Merlinguzza", dove qualche volta mi spingevo col gregge delle pecore, tra il 1943-1945.

Le casettine di pietra.

Ritorno alle antiche pasture tra le bianche rocce,

cercando un ricordo, una voce portata dal vento,

una fonte nel fosso e pali di legno del telegrafo,

un ginepro e un tratturo per il casolare ancora lontano.

 

Saltellavo contento dietro il branco delle pecore,

Lupetta correva ai lati del gregge abbaiando,

già si vedeva fumare il camino al di là del pero stento.

 

Era stata per me, una giornata perfetta,

tiepida,  pur avendo una gran fame e sete

che acqua non c’era sulle scavate pietre,

e le fette di pane coi fichi secchi e il cacio

non mi erano bastate  e mi gorgogliavano in pancia,

nell’attesa di una tarda cena.

In più avevo molto faticato a costruire

le casette di pietra che ormai disseminavano

i pascoli del Dolmi, della Bassa e della Merlinguzza:

era questo il mio preferito gioco

che inventavo nella solitudine.

 

E dopo tanti anni ancora mi rallegravo

quando  mia sorella, mi raccontava

di averne trovata ancora una tra il palero.

Ma nella vita non ho fatto il muratore!

Eppur qualcosa dovevo aver

assorbito dai miei parenti, Gino e Renzo,

perché avevo scoperto che lassù,

dietro la proda,  tra l’erba selvaggia e la pineta

della Colombaia, nei loro vagabondaggi

senili, avevano costruito meravigliose casette,

con le scaglie di bianco calcare, intorno

alle profonde buche prodotte dalle bombe

degli inglesi, sganciate a bassa quota sull’altopiano

per distruggere la grande centrale elettrica.

 

Di loro, zio e padre,  rimane soltanto

qualche catastina votiva nel bosco,

a lato della via di Pietralata,

il cui mistero solo io conosco:

lasciare agli immemori viandanti

il segno, che erano vissuti

con la speranza del Cielo

lunedì 9 novembre 2020




Finalmente un tramonto! Al Vado la lepre.

 

Adesso il sole tramonta alle 17,01. Stasera era abbastanza banale; il giorno senza nubi e senza vento, ma l’umidità cala presto e la temperatura si abbassa. Ho cercato di drammatizzare l’evento approfittando di un cespuglio di cardi disseccati. Lassù il distanziamento è assicurato, nessun essere umano. Purtroppo le agenzie battono note pessimistiche sull’andamento del virus e ogni cautela e precauzione è d’obbligo, ma non penso soltanto alla mia pelle, ma alle persone che amo e che, naturalmente, mi mancano molto, così come mi mancano i contatti ravvicinati con amici ed amiche. La strada è ancora  lunga e impervia, anche se ci dicono che entro la fine di quest’anno ci sarà un “vaccino” sperimentale, assai promettente…nonostante  che  ci vorranno mesi per vederne gli effetti  su qualche miliardo di esseri umani. Quindi cautela, rispetto, e passeggiate. Chi può si dedichi alla poesia, alla scultura, alla pittura, a compilare  gli album con le vecchie fotografie, a scrivere le proprie memorie e i ricordi lontani…magari a cucinare! Buonanotte a tutti! Manteniamoci vigili e non perdiamo la speranza.

 


domenica 8 novembre 2020

 






SPOSTAMENTI?            

 

In Toscana il Corona Virus galoppa! Non manca molto all’isolamento! Ne approfitto (data anche la mia maggiore età) per andare  a passeggiare in coppia, in altre province confinanti con la mia (PISA) ; sia in quella di SIENA, il cui confine è a circa due-tre chilometri in linea d’aria, sia in quella di Grosseto, che sarà tre o quattro chilometri in linea d’aria. Quella di LIVORNO è un po’ più lontana, ma poco più di 30 Km.  Buone passeggiate!

mercoledì 14 ottobre 2020

 




UNA RIFLESSIONE SU BLOG, FB, EMAIL…

  Uso il computer per attività personali dal 1985, prima, con mezzi più vecchi, per  uso di lavoro, come programmi di grandi costruzioni industriali, dagli anni ’70. Ho diversi diplomi di Società come CEGOS, ENEL, OLIVETTI, IBM. Quando sono andato in pensione (1991), mi s’è aperto un mondo con Internet, soprattutto per scrivere i miei libri di storia, per comunicare con amici ed amiche in lingue diverse, per conservare in un Blog poesie e piccoli testi, che poi ho stampato dal 2007 ad oggi. Ma adesso? L’invasione universale mi ha stancato. Tutto, praticamente, diviene effimero. La maggior parte delle “amicizie” sono virtuali, non carnali. Il Blog langue ed anche la posta si è fatta selettiva e riguarda poche decine di persone. Avanza, da ogni lato, il messaggio promozionale del grande motore del mondo, il WEB. Dico la verità, per diversi anni, il bacino FB, BLOG, EMAIL, mi ha dato un buon contributo alla diffusione, dietro preventiva prenotazione, di sei o sette libriccini di poesie, naturalmente a modico prezzo ed ancor più modico ricavato finale, appena sufficiente a ripianare le spese tipografiche e quelle di spedizione postale, lieve per le spedizioni in Italia (come campione di libri), ma molto elevate per gli altri paesi europei ed extraeuropei (dove non si può spedire con tale agevolazione). Adesso ho circa 200 amici di FB. Troppi, perché con molti, in cinque o sei anni, non ho scambiato niente. Mentre molte altre facce mi vengono riproposte in automatico tramite i contatti. Mi accingo, spero, a stampare il mio ultimo libriccino di poesie per il 2021 (un anno importante perché in esso sono nate tre donne che mi hanno ispirato molto: la mia mamma, Trudi e Norma).  Vorrei regalarne una copia, almeno 100, a chi la vorrà! Come segno di ringraziamento. Poi vedremo di alleggerire un po’ la zavorra.

martedì 13 ottobre 2020




 Ottobre, memorie lontane.

 

Ottobre, il mese delle ricordanze,

nella storia ho conosciuto i miei eroi,

ai quali sempre ritorno

per mantenere viva la fiammella della poesia,

e dei miei ideali.

 

San Francesco d’Assisi

morì il 4 ottobre del 1226,

per me è ancora vivo

e predica agli uccelli,

parla al lupo, a Chiara

e ai poverelli;

 

più di mill’anni prima

era nato Virgilio,

il poeta dei nostri miti,

e non  caso la mia nonna amata

fu chiamata Enélide;

 

pure Picasso nacque in ottobre,

il 23 dell’ 81,  e s’ingegnò

a trattare la natura

attraverso il cono, la sfera ed il cilindro,

e nella nuova arte

rappresentò la tragedia antica

dell’umanità, i disastri della guerra;

 

Francisco Ferrer, l’anarchico,

la pura luce del mondo,

fu ucciso il 13 ottobre.

La sua fama non ebbe  corso,

e dopo pochi anni fu tolto il suo nome

dai nostri giardini del Piazzone,

imperando il fascismo e Mussolini.

 

Per fortuna ci furono Dongo

la Villa Belmonte di Giulino

per gli assassini;

la forca a Norimberga

dei criminali nazisti, anche se i più

riuscirono a salvar la pelle!

Ma c’è, in ottobre,

anche un giorno felice:

la nascita della mia sposa

che ho tanto amato!


Infine, è in questo mese,

che i nostri castagneti si vestono a festa,

offrendoci i loro preziosi frutti,

mentre i boschi si rianimano di voci

e di memorie.


Avrei molte altre storie da narrare,

tristi e liete, ma, non oso, perché temo

che nessuno sia ad ascoltare.

Ho soltanto l’ardire

di far parlare un vecchio castagno,

che adesso non c’è più.

Non racconto bugie, andate

sul monte, alla Capanna,

e vedrete le sue radici.


Il vecchio castagno racconta


Ho sfamato mezzadri e paesani,
scoiattoli e cinghiali; ai bambini
del borgo non ho chiuso i cancelli,
quando venivano a ruspolare,
raccogliendo stecchi per leggeri

fastelli.
  
In quel capannuccio di frasche
vuoto e cadente, dove dorme
la biscia e il vento ammontina
il suo tesoro di foglie secche,
un tempo vidi sbocciare
il tuo amore, ora larva
dell’evanescente memoria.

Nel castagneto silenzioso
l’eternità tesse la sua tela,
incurante di speranze ed oblio,
ma io, il vecchio marrone,
non posso dimenticare.

So che sei poeta
e molte solitudini hai colmato,
né mirto, né ricchezze
hai guadagnato, solo baci
e carezze di leggiadre amanti, 
perenne vena del solitario 

canto.

            
T’amo per questo sogno ardito,
quasi fratello a me medesimo,
che, schivo, l’ombra e il frutto
spando, in questo autunno mite,
e mi protendo coi ricci aperti
che t’offro in dono, in attesa
dell’inverno che mi spogli.

Infine verrà la morte, per te.
Per me, la saetta o il tagliatore.
Ci sarà un ultimo fuoco,
di fascine e di parole. Qualcuno
in futuro scaverà: il ciocco,
per fare un buon terriccio,
e dai tuoi versi, un fiore!

 
















































venerdì 9 ottobre 2020


 

LA SCOMUNICA.

Sono stato battezzato, comunicato e cresimato...poi, piano piano, mi sono distaccato dalla religione cattolica-apostolica-romana. Ho fatto il matrimonio "civile". Ma ho avuto la fortuna, nell'arco della mia lunga vita, di essere amico di molti preti e di qualche vescovo, e di aver stretto la mano al Papa Woitila, presentato dal mio amico Vescovo  Vasco Bertelli, più, naturalmente, alle mie tre Sante Protettrici. Nel 1961 mi sono iscritto al Partito Comunista Italiano. Hai, Hai! Sono incappato nella scomunica e dichiarato "apostata". dal Papa Pacelli! Tra molte contraddizioni dottrinali sono stato in parte riabilitato da Papa Roncalli, quando, nel 1959  (?), non vorrei sbagliare anno, in una sua famosa enciclica fece una distinzione fondamentale tra "errore" ed "errante". Quindi la radice ideologica doveva essere rifiutata, ma l'errante accolto!  Ormai il PCI non esiste praticamente più, ma la famosa scomunica non è mai stata cancellata dal Sant'Uffizio! Così, quando fui eletto sindaco del mio Comune, ci fu chi scrisse sul foglio della parrocchia "L'orologio della storia  è andato indietro!", o pressappoco!.



 

La “Carlina” e la “Cornata”, i monti ad est di Castelnuovo.



Ore 7,25  del 9 ottobre 2020, in attesa che il sole spunti dietro ai nostri monti Carlina e Cornata, il secondo alto 1059 metri. Se osservate il profilo della Cornata vedrete una serie variazioni della pendenza. Nelle recenti passeggiate io e mia moglie saliamo al secondo gradino, dove si trovano le antiche cave del calcare rosso ammonitico, ossia un calcare molto compatto e stratificato, emerso da un mare profondo più di 2000 metri, entro il quale si sono depositati i gusci di quei meravigliosi abitanti marini, di color rosso! Con un po’ di fortuna e gli arnesi giusti, e molta pazienza, si può tentare di scoprirne ancora qualcuno! Sono affascinato da questa montagna, anche se, con la piantumazione di pini e abetelle, ormai la sommità non offre più quella visione in cinemascope dal Giglio alla Pania della Croce, né si può osservare il riflesso del sole al tramonto che illumina la facciata del Duomo di Siena! Sono contento di esserci andato più di 60 anni fa’ ed una volta averci accompagnato 3 o 4 ragazzi più piccoli di me, ed anche un cane! Ci voleva un giorno intero, andata e ritorno, sempre a piedi da Castelnuovo e ritorno, naturalmente oggi tutto è cambiato, si va con l’auto a Gerfalco, si svolta a sinistra, si passa davanti alla Chiesa dell’Apparita, si prosegue fino ad un podere abbandonato, Campo alle Rose, si lascia l’auto e si comincia a salire per una agevole strada fino alla prima Cava, si prosegue per un centinaio di metri raggiungendo la seconda Cava. Si può salire ancora ad una stazione sismica poco più in alto e poi il viottolo dopo alcune centinaia di metri porta sulla sommità del Monte. Avendo lasciato l’auto al Campo alle Rose, occorre riscendere dal sentiero-strada con il quale siamo saliti. Non consiglio di scendere con una bella strada, apparentemente percorribile, al podere sottostante (Romano) che scende nel Torrente Riponti e risale fino ala Castello di Fosini, perché essa non offre praticamente possibilità di scambio con un eventuale automezzo che viene in salita. Inutile azionare il clacson! E, dato il raro transito, non c’è un semaforo tra Fosini e Romano! Per l’ascesa alla Cornata si potrebbe anche lasciare l’auto a Gerfalco e proprio dal questo paese si diparte un sentiero che arriva alla vetta, l’ho fatto due volte e mi ricordo che esso era molto più agevole perché usato da greggi di pecore e pastori. Oggi credo che non ci vadano più. A quel tempo un problema erano i cani dei pastori, dei quali avevo molta paura. Altri tempi, è vero, dato che oggi, per portare  gli scolari alle elementari e medie all’interno del paese di Castelnuovo, si usa lo Scuolabus…e molto spesso l’auto dei genitori o dei nonni! E si tratta al massimo di 250 metri all’andata ed al ritorno e non di oltre 20 Km! Certo, a ripensarci, le nostre gite, si svolgevano in luoghi ancora molto abitati, punteggiati da casolari, e da mezzadri della Fattoria di Fosini, dove non solo trovavi la chiesa, donne e ragazze e un bel via vai di carri e di buoi, ed  una volta il Fattore Nastasi, mi fece salire anche in groppa ad un cavallo! Allora non c’erano animali selvatici pericolosi, né cinghiali, né lupi, semmai si poteva trovare qualche serpente intorno i torrenti. Memorie lontane!  


mercoledì 7 ottobre 2020





 Al Serrappuccio,

in un mattino un po’ triste di fine ottobre [i]

 

Vedo come non l’ho visto mai

il mio paese, avvolto dalle nuvole

che vengono dal mare, nere,

pesanti di pioggia e vento,

appiccicose, e di mestizia foriere,

che novembre è ormai

alle porte, coi fiori di plastica,

tristi, per le genti morte.

 

Anche stamani

suona lamentosa la campana,

a rammentare una partenza amica;

pure noi siamo in attesa,

noi che ci sentimmo immortali,

quando la bellezza ci sfiorava

e l’amore ogni porta spalancava.

 

Con questa donna umile e mite

m’incontrai alla mensa nuziale

di un cugino, la vedo ancora,

ridente, porgermi dal fiasco

il vino che ancor più faceva divampare

l’amor che dentro me sbocciava.

 

Salgo nel Serrappuccio, dove son nato,

dove a vent’anni sono ritornato,

io poeta, il babbo musicista e la nonna

già vecchia che per amor di noi

la vita sua  allungava. Tutto è silenzio

se non fruscio di vento sulle cime

dei cipressi, e rauche grida

d’ uccelli, intorno alla torre e in cielo.

 

Scandaglio la memoria 

alla ricerca di volti, nomi, parole,

ma poco affiora dal gorgo della storia.

Lenzina, Corinna, Teresa, Solidea,

Concetta, la Manetta, Iris, la Tradotta,

e Franca, Vittoria, Seconda, Gustavo,

Livio, Carla, Natalino, Elsa, Angelo,

ed altri ancora, che un tempo amavo.

 

Chi condivise i miei giorni felici

di giovinezza, é partito

verso perduti lidi,

altri, dispersi nel mondo

come le foglie brune,

per gli stretti vicoli.

 

E’ l’umano destino che ci attende:

morire soli e far perdere ogni traccia,

con la speranza mai sopita,

d’incontrarci nell’eterna vita.





 

[i] Serrappuccio è la denominazione antica di un vicolo chiuso del paese di Castelnuovo di Val di Cecina. In una delle sue casupole vi nacqui il 3 settembre 1938. Vi abitai per poco tempo, e vi tornai ad abitare, con il babbo e la nonna dall’autunno 1958 alla primavera 1964. Era un piccolo mondo di persone buone e operose, di vecchi e di bambini, del quale mai s’è spenta in me la nostalgia.Al Serrappuccio,

in un mattino un po’ triste di fine ottobre [i]

 

Vedo come non l’ho visto mai

il mio paese, avvolto dalle nuvole

che vengono dal mare, nere,

pesanti di pioggia e vento,

appiccicose, e di mestizia foriere,

che novembre è ormai

alle porte, coi fiori di plastica,

tristi, per le genti morte.

 

Anche stamani

suona lamentosa la campana,

a rammentare una partenza amica;

pure noi siamo in attesa,

noi che ci sentimmo immortali,

quando la bellezza ci sfiorava

e l’amore ogni porta spalancava.

 

Con questa donna umile e mite

m’incontrai alla mensa nuziale

di un cugino, la vedo ancora,

ridente, porgermi dal fiasco

il vino che ancor più faceva divampare

l’amor che dentro me sbocciava.

 

Salgo nel Serrappuccio, dove son nato,

dove a vent’anni sono ritornato,

io poeta, il babbo musicista e la nonna

già vecchia che per amor di noi

la vita sua  allungava. Tutto è silenzio

se non fruscio di vento sulle cime

dei cipressi, e rauche grida

d’ uccelli, intorno alla torre e in cielo.

 

Scandaglio la memoria 

alla ricerca di volti, nomi, parole,

ma poco affiora dal gorgo della storia.

Lenzina, Corinna, Teresa, Solidea,

Concetta, la Manetta, Iris, la Tradotta,

e Franca, Vittoria, Seconda, Gustavo,

Livio, Carla, Natalino, Elsa, Angelo,

ed altri ancora, che un tempo amavo.

 

Chi condivise i miei giorni felici

di giovinezza, é partito

verso perduti lidi,

altri, dispersi nel mondo

come le foglie brune,

per gli stretti vicoli.

 

E’ l’umano destino che ci attende:

morire soli e far perdere ogni traccia,

con la speranza mai sopita,

d’incontrarci nell’eterna vita.

 

[i] Serrappuccio è la denominazione antica di un vicolo chiuso del paese di Castelnuovo di Val di Cecina. In una delle sue casupole vi nacqui il 3 settembre 1938. Vi abitai per poco tempo, e vi tornai ad abitare, con il babbo e la nonna dall’autunno 1958 alla primavera 1964. Era un piccolo mondo di persone buone e operose, di vecchi e di bambini, del quale mai s’è spenta in me la nostalgia.