lunedì 30 settembre 2013

Vecchio autunno, bentornato amico!

Bentornato amico!
                                                                                                                                                                   
Vecchio autunno, bentornato amico!
Mi da gioia il lento ritmo dei tuoi giorni nebbiosi,
e la dolcezza che spandi sugli addii della vita.
In te mi ritrovo, all’alba, in tiepide lenzuola
ricche di sogni e d’amore senza lacrime,
perché  mentre tu bussavi alla mia porta
lei, si, proprio lei, la donna a cui portavi
il canestro di frutta matura,
è partita! No, non temere, non è per sempre!
Godiamo di questa solitudine che fa bene,
mandando nell’etere baci leggeri
di là dai monti che apparentemente ci separano,
al tenue chiarore della luna che si rinnova.
  
Bienvenido amigo!

Viejo otoño, bienvenido amigo!
Me encanta el lento ritmo de tus días nebulosos,
y la dulzura que esparces sobre las despedidas de la vida.
En ti me descubro, al alba, entre tibias sábanas
ricas en sueños y en amores sin lágrimas,
porque mientras tu llamabas a mi puerta
ella, si, precisamente ella, la mujer a la que llevaste
el cesto de fruta madura,
se ha ido! No, no temas, no es para siempre!
Gocemos de esta soledad reparadora,
enviando a través del aire suaves besos
más allá de las cimas que aparentemente nos separan,

a la tenue claridad de la luna que renace.
Autunno 2013.

Ed ecco l'amico autunno come si vede dalle mie finestre.




sabato 28 settembre 2013

IMMAGINI "GEOTERMICHE": La centrale geotermoelettrica di "Farinello", Toscana, Larderello.


La Centrale di Farinello ben inserita nell'ambiente naturale.


I "refrigeranti" di nuova concezione.

Nuovo vapordotto per trasporto fluido endogeno alla Centrale di farinello.


Panorama che si vede dalla Centrale di Farinello, la Val di Cecina e sullo sfondo la città di Volterra.

venerdì 27 settembre 2013

IMMAGINI "GEOTERMICHE": La centrale di Valle Secolo.







Acquarello di Gabriella Balestri.

giovedì 26 settembre 2013

IMMAGINI "GEOTERMICHE", Italia, Toscana, Larderello.

Prima di iniziare la pubblicazione della "cronologia" e della succinta "bibliografia", relative allo sviluppo moderno delle industrie a cui la geotermia ha dato luogo (chimica, elettrica) ed agli usi dei fluidi a bassa entalpia per applicazioni di teleriscaldamento ambientale, serricoltura, florovivaismo ed industrie alimentari, ho effettuato una breve ricognizione sugli impianti industriali ubicati nell'area di Larderello, tra cui le centrali n. Larderello n. 3 e Larderello n. 2 e sulle centrali Valle Secolo e Farinello. La centrale n. 3 entrò in servizio nell'anno 1950 con una potenza installata di 120.000 Kw. e rappresentava il più moderno e grande impianto di produzione mai costruito nel mondo. Oggi, con la messa in servizio di una piccola turbina il suo contributo è modesto. Delle 4 torri refrigeranti una è stata demolito. La centrale n. 2, entrata in servizio nel 1938, è stata da tempo smantellata ed un refrigerante demolito. Sono invece entrate in servizio le centrali  "Valle Secolo" e  "Farinello", la prima nel 1991 con due gruppi unificati Ansaldo da 60 MW ciascuno, a ciclo continuo con modulazione di carico, telecomandata; la seconda nel 1996 con un gruppo unificato Ansaldo da 60 MW. Ormai tutte le centrali geotermoelettriche sono telecomandate a distanza con l'abolizione del personale in servizio nei turni giornalieri, compreso quello notturno, con una diminuzione di posti di lavoro di alcune centinaia di addetti. Prima serie d'immagini: Centrale Larderello n. 3 e Larderello n. 2.

 A sin. in secondo piano la centrale Valle Secolo, in primo piano la n. 3 e a dx. la n. 2



La premillenaria Pieve di San Giovanni Battista a Morba, a poche centinaia di metri dalla Centrale Larderello. n. 3. oggi abbandonata.
I due refrigeranti della centrale Larderello n. 2 e, in rosso, le officine di manutenzione; in alto i reparti  logistici del reparto "perforazioni".


Panorama di Larderello, villaggio residenziale, vapordotti, settore chimico.

Statistiche.


I dati leggermente approssimati della produzione di energia geotermoelettrica italiana (Toscana) da Enel Green Power espressi in GWh.:

1996: 3762; 1998: 4210; 1999: 4402; 2000: 4705; 2001: 4506; 2002: 4662; 2003: 5340; 2012: 5235.


Insomma, nell’ultimo decennio, una sostanziale stagnazione.  

mercoledì 25 settembre 2013


Centrale geotermoelettrica "Larderello 3" dopo l'abbattimento della quarte torre di refrigerazione.

GEOTERMIA, Italia, Toscana, Larderello.

Si chiude qui questo breve saggio, pubblicato sulla prestigiosa rivista "Rassegna Volterrana" dell'Accademia dei Sepolti di Volterra nell'anno 2006. Lo farò seguire da una Cronologia e da una succinta Bibliografia, aggiornate al 2004, anch'esse pubblicate nell'anno 2007 su "Rassegna Volterrana", "In questi fummacchi risiede un grandissimo tesoro...". Dalla scoperta dell'acido borico nei lagoni toscani alle soglie del terzo millennio, 1702-2004. 

Geotermia, un frammento di stelle lontane (XI).

Alla soglia del nuovo millennio.

            Come già avvenuto nel passato (1827, 1835, 1890, 1904, 1972), l'attività geotermica italiana si trova alla soglia del III millennio ad affrontare  una prova estremamente impegnativa e rischiosa, almeno per gli effetti socioeconomici che potrebbero determinarsi in scala regionale[1].
            L'integrazione europea e la globalizzazione dei mercati, compreso quello energetico, la privatizzazione dei grandi Enti pubblici e il risanamento del deficit nazionale (del quale è presupposto fondamentale il ristabilirsi di un equilibrio tra costi/ricavi in ogni comparto produttivo), la dimensione macroeconomica del settore elettrico, mal sembrano conciliarsi con produzioni "marginali" e "locali", tanto più atipiche rispetto a modelli organizzativi, operativi e gestionali, unificati (e la "geotermia" ha in sé tutte queste caratteristiche: produttive, locali e marginali). Tuttavia esistono concreti motivi per poter affermare che la "geotermia" (non solo intesa come produzione di energia elettrica) ha di fronte un esaltante cammino: il suo successo sarà correlato ai progressi della ricerca pura ed applicata nelle scienze della terra e nella trivellazione profonda del sottosuolo; alle micro utilizzazioni termiche plurime sul territorio; alle sperimentazioni ed alla esportazione di nuove tecnologie; agli utilizzi chimici dei componenti i fluidi endogeni; alle applicazioni spinte di informatizzazione e telematica. Il tutto in quella moderna concezione politica che mira al “decentramento” e allo "sviluppo sostenibile" per l'intero pianeta ed all'uso di risorse rinnovabili in alternativa all'esaurirsi delle risorse accumulate in lunghe ere geologiche, quali il petrolio, il gas naturale e il carbone. Ma ciò, a prescindere da una concertazione su scala europea e mondiale, non potrà essere impegno di un solo soggetto, od Ente, ancorché di grande dimensione strutturale qual'è l'ENEL, bensì dell'impegno istituzionale diretto del Governo Italiano e delle articolazioni territoriali decentrate dello  Stato (Regioni e Autonomie Locali, Università, Enti ed Istituti di ricerca), in una sinergia di programmi, obiettivi ed investimenti economici che potrebbero assicurare all’Italia, nell'utilizzazione dell'energia geotermica nel campo delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico, ancora una volta, la leaderschip internazionale.

                                                                                                                                                             (Fine)



[1] C. GROPPI, Fabbrica amica, cit., pp. 322-323; ENEL, Compatibilità ambientale degli impianti geotermici, DSR, Usrp, Roma, sd. p. 4; id., Le fonti rinnovabili, DSR, Usrp, Roma, 1989, p. 16; id., Centrale geotermoelettrica di Valle Secolo, Roma, 1991, p. 8; id., Speciale Illustrazione ENEL, 8 Novembre 1997, p. 2; id., Centrali geotermiche di Monteverdi, 1997, p. 8; id., Più geotermia per il futuro, in "Illustrazione ENEL", n. 1, 1997, p. 14; id., Al via in Toscana le due centrali di Monteverdi, in "Illustrazione ENEL", n. 2, 1977, pp. 10-11; id., A. TRIVELLA, Programmi di sviluppo dell'ENEL SpA nelle aree geotermiche, in "Geotermia in Toscana: ambiente e sviluppo, atti del convegno, Certosa di Pontignano-Siena, 26 marzo 1993", GRT, Firenze, 1994, pp. 91-102; id., Geothermal energy in Tuscany and Northern Latium, Roma, 1995, pp. 1-50; id., Indirizzi programmatici dell'ENEL per l'attività nel Settore geotermico per il quinquennio 1978-1982, Firenze, 6 aprile 1978, pp. 1-33. id., Attività nel settore geotermico, programma 1980-1984, Roma, 1980, pp. 1-29; id., Attività nel settore geotermico, programma 1980-1984, appendici, Roma, 1980, pp. 1-32.

martedì 24 settembre 2013

Geotermia, un frammento di stelle lontane (X).

Aldo Fascetti e la "fabbrica globale".

            Nella gestione "statalizzata" delle Ferrovie dello Stato  la spinta propulsiva allo sviluppo della geotermia sembra momentaneamente esaurirsi dopo l'intensa fase della ricostruzione, (pur non mancando risultati di grande rilievo, tra i quali l'applicazione di metodi di prospezione geofisica che individueranno nuovi "serbatoi" e nuovi "campi" geotermici”), fino alla metà degli anni '50. Il "microcosmo" Larderello è stato attraversato da tensioni, idee e lotte che hanno posto il complesso industriale all'attenzione del mondo politico e sindacale nazionale. Qui si sono infatti sviluppate le prime idee della "nazionalizzazione" della "Larderello SpA", idee che attraverso gli interventi dei gruppi parlamentari della Democrazia Cristiana, del Partito Comunista Italiano e del Partito Socialista Italiano sono confluite nel grande dibattito che ha preceduto la nascita dell'ENI e, di fatto, innescato il più vasto e complesso processo per l'avvento dell'ENEL. Ma la classe operaia di Larderello (dopo aver subito la divisione in tre contratti di lavoro differenti, con il sorgere di una vera e propria "aristocrazia operaia", fonte di lacerazione sociale profonda e drammatica) conosce, come la classe operaia di Torino, la sconfitta politica e sindacale della CGIL, il sindacato egemone fin dalla ripresa della vita democratica in fabbrica, a vantaggio del sindacato di matrice cattolica, la CISL, fortemente sostenuto dalla Direzione Aziendale, nel rinnovo della Commissione Interna nell'anno 1956. Si apre un periodo buio nel quale la discriminazione e la corruzione sembrano travolgere ogni resistenza e gli stabilimenti della "Larderello" assomigliano più a caserme, tante sono le guardie armate che vi si aggirano, che non a luoghi di lavoro. E' un periodo di  lotta "muro contro muro" tra le parti sociali, ma, per assurdo, è anche il periodo di una grande rivoluzione tecnologica come non si verificava a Larderello fin dai tempi dei pionieri, nel secolo precedente. Aldo Fascetti, notevole personalità del gruppo di intellettuali pisani forgiati alla scuola del sociologo cattolico Giuseppe Toniolo, è il protagonista di questa "rivoluzione" e di questo scontro[1]. La sua visione "fondamentalista" in politica ed il suo progetto di ricostruzione della "fabbrica globale" di tipo ottocentesco, ormai antistorici, vengono sconfitti, ma le sue realizzazioni, prima come Presidente della "Larderello SpA" e, successivamente, come Presidente dell'IRI, concorrono alla fortuna della geotermia italiana attraverso una serie di opere (sociali, infrastrutturali, industriali) mai viste prima. In appena tre anni i metri perforati e la produzione chimica raddoppiano, la produzione annua di energia elettrica è incrementata del 20%, la realizzazione delle opere sociali supera del 300% i pur ambiziosi obiettivi programmatici e il personale dipendente passerà rapidamente dalle millecinquecentodiciassette unità del 1953 alle duemiladue unità del 1961[2].

L'avvento dell'ENEL.

            E' nell'anno 1962, con la nazionalizzazione dell'energia elettrica, che si conclude il ciclo delle proposte, delle lotte, delle iniziative dei partiti di sinistra per sottrarre al profitto capitalistico (anche se mascherato dalla presenza nel pacchetto azionario della Società Larderello, delle Ferrovie dello Stato), l'industria boracifera e per inserirla, con un accresciuto peso economico e scientifico, nella più ampia fase di socializzazione che pare aprirsi all'intero Paese per le mutate condizioni politiche in conseguenza dell'ingresso del Partito Socialista Italiano nel gruppo dei partiti sostenitori del Governo, che ha, come perno, la Democrazia Cristiana.
            Nella successiva involuzione del processo politico, che seguirà la fase iniziale dei governi di centro-sinistra e che vedrà la subordinazione dell'apparato e delle risorse pubbliche ai grandi monopoli e gruppi finanziari privati, anche la "Larderello nell'ENEL" non confermerà pienamente il mantenimento delle ottimistiche aspettative, anzi, l'Azienda subirà una marginalizzazione ed un impoverimento (separazione del settore chimico affidato all'ENI, riduzione degli investimenti, contrazione della manodopera occupata, trasferimento del gruppo dirigente dalla sede di Larderello a quelle di Firenze e di Pisa)[3].
            La fase di collaborazione tra ENEL ed ENI, attraverso la Joint-Venture (che opererà nelle aree esterne alle quattro province toscane, in particolare a partire dalla fine degli anni '70, ponendo fine ad una più o meno aperta conflittualità, risalente al 1953 quando all'ENI fu assegnato il compito istituzionale, peraltro molto generico, di "promuovere ed attuare iniziative di interesse nazionale nel campo degli idrocarburi e dei vapori naturali")[4], non produrrà, sostanzialmente,  eventi significativi da un punto di vista meramente industriale[5].             
Bisognerà attendere la fine degli anni '70 per vedere, da parte dell'ENEL, l'applicazione di nuove concezioni scientifiche che rilanceranno a livello internazionale un progetto avanzato e diversificato di utilizzazione dei campi geotermici italiani e di Larderello, per lo "sviluppo delle potenzialità geotermiche per la produzione di energia elettrica e di calore, nella piena armonizzazione con l'ambiente e il territorio", progetto in corso tutt'ora[6].

                                                                                                        (continua)

Travale 22, pozzo geotermico più potente mai ritrovato, 300 tn/h. di vapore 1972.

[1] ibidem, pp. 125; 147-148.
[2] C. GROPPI, Fabbrica amica, cit., p. 219 e segg.
[3] Id., cit., pp. 25; 232-233.
[4]FIDAE-CGIL, Libro bianco sulla politica dell'ENEL nel settore geotermico, Larderello, novembre 1973, pp. 1-29; F. IPPOLITO, F. SIMEN, La questione energetica, dieci anni perduti 1963-1973, Feltrinelli, Milano, 1974, p. 217; AA.VV., CGIL-CISL-UIL: Conferenza di produzione ENEL-Geotermico Larderello, xerocopia, Larderello, 20 novembre 1976, pp. 1-13; G. ALLEGRINI, G. P. RICCI, Utilizzazione dell'energia geotermica: stato attuale ed alcuni progetti a breve scadenza nei programmi dell'ENEL, IILA, Roma, 1979, pp. 603-626.
[5] G. MARINELLI, (a cura), Alle origini dell’energia geotermica, cit., p. 8; AA.VV., "Geotermia e Regioni": atti del convegno nazionale promosso dalle regioni Toscana, Lazio, Campania, Chianciano, 14-16 aprile 1977, GRT, Firenze, 1977; L. DEL GIUDICE,  Tesi di Laurea, Università degli studi di Parma, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di laurea in Lettere Moderne: "Energia geotermica della regione boracifera di Larderello: riflessi economici e antropogeografici", relatore G. Zanella, AA.AA. 1995-1996, pp. 1-144.
[6] C. GROPPI, Nota informativa sulla situazione nel settore geotermico, PCI, Castelnuovo V.C., dts, 1982, pp. 1-22; L.  DEL GIUDICE,  Tesi di Laurea, Energia geotermica della regione boracifera, cit; pp. 1-144; R. NOCCETTI, Tesi di Laurea, Università degli studi di Siena, Facoltà di Scienze Economiche e Bancarie, Corso di laurea in Scienze Economiche e Bancarie: "Varianti locali dello sviluppo: il caso della Val di Cecina", relatore A. Messeri, AA.AA. 1995-1996,  pp. 1-238.

lunedì 23 settembre 2013


La centrale geotermoelettrica di Castelnuovo V.C. (Pi) come la vedo dalla mia finestra.

Geotermia, un frammento di stelle lontane (IX).

responsabilità, rassegnano le dimissioni. Pochi giorni dopo, il 31 maggio, il Vice presidente, Giovanni Ginori Conti, prenderà atto della nuova situazione assumendo il potere forte della rappresentanza di 1.404.320 azioni del milione e mezzo che costituiscono l'intero capitale sociale[1].
            Da un comunicato della Direzione del personale del 1 settembre 1944, a firma del Dr. Carlo Mannozzi, risulta che fin dal giorno 14 giugno 1944 fu completamente sospeso il lavoro nelle Fabbriche chimiche e in tutti gli altri impianti e che l'attività riprese, dopo l'arrivo degli Alleati, a partire dal 1 agosto 1944. In questa data l'organico risulta costituito da 1144 unità, tra operai ed impiegati, inquadrati contrattualmente nell'Accordo interconfederale 13 giugno 1941 per i lavoratori chimici. Direttore Tecnico è l'ingegnere Lanfredo Musi (figlio dell'operaio boracifero di Sasso, Alfredo, ucciso dai fascisti per poter incolpare un dirigente comunista), laureato a pieni voti al Politecnico di Torino e di idee democratiche. Appoggia la sua nomina (oltre all'ing. Enea Virgili della Direzione Aziendale ed al Maggiore Clive Robertson, responsabile del Governo Militare Alleato per il sud della Toscana), la Commissione Interna di fabbrica, appena ricostituita[2].
            Un grande fervore operoso contrassegna nell'Italia liberata la ripresa delle attività produttive ed anche a Larderello e in tutti gli stabilimenti boraciferi la ricostruzione procede alacremente. La piccola turbina a vapore da 230 kW, utilizzata nella scuola aziendale che la “Larderello” aveva creato nel 1925, recuperata dalle macerie e revisionata, produce le prime kWh di energia elettrica; gli zoppicanti automezzi salvati dalla razzia tedesca sono rimessi in efficienza; si aprono gli ombrelli per riparare dalla pioggia gli operai che lavorano al tornio sotto le capriate dei capannoni scoperchiati; si costruiscono rudimentali sagome in legno per le forme dei pezzi da eseguire nella fonderia di Follonica; si tolgono tonnellate e tonnellate di macerie per far riprendere l'attività nello Stabilimento. I contatti con la sede di Firenze sono interrotti, la paga è incerta, chilometri e chilometri vengono percorsi sotto la pioggia o la calura, di notte e di giorno, a piedi o in bicicletta, per andare e tornare da Larderello  e dalle altre Fabbriche, nei paesi di residenza, talvolta ubicati a decine di chilometri di distanza. Con questo spirito e con un "cottimo" dai ritmi pazzeschi, tra l'agosto e il dicembre 1944 sono riattivati tre gruppi generatori di elettricità a Larderello per complessive 695 kW; nel marzo 1945 viene riattivato un gruppo da 11.000 kW a Castelnuovo e alla fine del 1945 riprenderà la fornitura per l'alimentazione delle reti delle FF.SS. Parallelamente si procede alla ricostruzione delle officine e degli impianti chimici che saranno completamente riattivati alla fine del 1947, allorché anche l'attività di perforazione sarà ripresa pienamente. Il 30 aprile 1948 le kW installate sono 138.500 contro le 135.800 del 1943 e da quest'anno il potenziale energetico continuerà a crescere[3]. Il personale occupato, che dalle dieci-quindici unità ingaggiate nel 1818 da Francesco Larderel tra i parsimoniosi montanari dell'Appennino parmense, era salito fino al massimo delle millesettecentosettantuno unità dell'anno 1938, per poi diminuire, alla fine della guerra, a novecentoquaranta unità, ritornerà a crescere assestandosi (tra il 1947 e il 1953) intorno ai millecinquecento dipendenti, suddivisi tra operai ed impiegati[4].
            Le notevoli quantità di vapore rinvenute nell'area geotermica di Travale nel 1949, in una zona notevolmente distante da Larderello, portano alla costruzione di una piccola centrale con un gruppo turbo-alternatore a vapore diretto a scarico libero da 3.500 kW. Il ritrovamento sembra aprire la strada a "impensati ulteriori sviluppi"[5], ma per una serie di fattori negativi dovremo attendere (7 gennaio 1972) l’esplosione del pozzo "Travale 22" (considerato il più potente mai perforato nel mondo), per la definitiva e importante valorizzazione dell'area geotermica di Travale-Radicondoli[6].
            Nel 1950, a seguito di considerevoli ritrovamenti di vapore in un campo geotermico ad ovest di Larderello (Valle Secolo), entra in servizio la Centrale Larderello 3, dotata di quattro gruppi unificati da 25.000 kW e due da 9.000 kW, che ne fanno l'impianto più moderno e potente del mondo. E' una Centrale che "prevede l'adduzione diretta in turbina del vapore naturale, con impianto di condensazione corredato di compressori del tipo centrifugo, per estrarre i gas incondensabili contenuti nel fluido endogeno"[7].
Il vapore viene utilizzato ad una pressione di esercizio di 4,75 atmosfere e temperatura di 185°C; con tale sistema di utilizzazione il consumo di vapore per kWh risulta notevolmente ridotto rispetto ai tipi di utilizzazione precedenti e cioè, con turbine ad adduzione diretta e scarico all'atmosfera e con turbine ad adduzione indiretta, alimentate da trasformatori di vapore[8]. Il kWh prodotto nella nuova Centrale ha pertanto un costo assai più vantaggioso per l'economia aziendale.
            A giugno dell'anno successivo, nelle sei Centrali geotermoelettriche i gruppi installati saranno ventitrè per una potenza complessiva di 258.500 kW, cioè di gran lunga superiore a quella prebellica[9].
            L'elemento più caratterizzante l'intera Regione Boracifera sono stati e rimangono (benché adesso sostituiti da altri a "tiraggio forzato" e di dimensioni ridotte), i "refrigeranti" a forma iperbolica ideati dall'ingegnere Van Iderson, in cemento armato, con diametro alla base di cinquantadue metri ed altezza di settanta metri dal fondo della vasca. Ciascuno di essi può raffreddare 12.000 mc. di acqua all'ora da 41° a 31°C (con temperatura ambiente di 25°C ed un'umidità del 60%), corrispondenti al pieno carico di una turbina principale. Essi suppliscono la totale mancanza in loco di acqua fluente da utilizzare nei condensatori ed agiscono, praticamente, a ciclo chiuso[10], salvo il naturale esubero della condensa del vapore che un tempo veniva immessa liberamente nei torrenti e adesso reiniettata in profondità all’interno dei "serbatoi geotermici", in un progetto di alimentazione artificiale dei medesimi.

                                                                                                            (continua) 




[1] C. GROPPI, Fabbrica amica, cit., pp. 19-20; E. ZANNERINI, Il massacro della Niccioleta, in memoria dei minatori fucilati dai nazi-fascisti, Niccioleta-Castelnuovo di Val di Cecina, 13-14 giugno 1944, Grosseto, 1945; LARDERELLO S.A., Bilancio al 31 dicembre 1944, Tip. Cencetti, Firenze, 1945, p. 10.
[2] C. GROPPI, Fabbrica amica, cit., p. 20.
[3] ibidem, p. 20.
[4] ibidem, pp 20-21.
[5] ibidem, pp. 25-26.
[6] A. MAZZONI, I soffioni boraciferi toscani, cit., p. 142.
[7] AA.VV., Travale 22, per una completa utilizzazione delle risorse geotermiche, CGIL-CISL-UIL, Ed. Nencini, Poggibonsi, 1979, p. 40; AA. VV., Energie Alternative: La geotermia, Coop. Centro Documentazione, Pistoia, 1978, p. 18.
[8] A. MAZZONI, I soffioni boraciferi toscani, cit., p. 119.
[9] ibidem, p. 120.
[10] ibidem, p. 108.

domenica 22 settembre 2013





Sullo schermo il ritratto di Evaldo.



C'è il pianeta Venere.


Compleanno Barbara.
Ricordo di Evaldo Serpi.

Non faccio a tempo a raccapezzarmi della  deliziosa cena di ieri a Poggiamonti (Pomarance) per festeggiare le “nozze d’oro” dei nostri carissimi amici Angela e Girolamo, tra un gruppetto di amabili conoscenti, che, svegliato con un leggero “torcicollo” per l’umidità della notte, mi viene ordinato di andar a far more per guarnire la torta alla frutta che Grazia preparerà per nostra figlia Barbara festeggiando il suo compleanno! Vedrete nell’immagine il risultato e peccato che per adesso via internet non si percepisca il sapore…ma vi assicuro: una bontà indescrivibile! Abbiamo fatto tardi a tavola ed io dovevo partire alle 16 per andare a Chiusdino dove alle 17 veniva ricordato il mio amico, morto due anni fa, Evaldo Serpi, il “Duca”, un ricercatore appassionato della storia, delle tradizioni, dei valori del nostro territorio. Ma, alle 16 non riuscivo a trovare la chiave della panda…cerca, cerca, in tutta la casa. Niente. Ormai le 16,30, dico a Grazia: rinuncio. Ultimo tentativo: penso che la chiave l’abbia nascosta la mia gattina. Sollevo le poltrone ed eccola, proprio
nascosta bene! Comunque la strada era praticamente libera, e in 34 minuti sono arrivato a Chiusdino, baci, abbracci, conosco tante gente ormai, non è certo un buon segno, ma che vuoi farci?

Interventi sobri, appassionati, poetici, testimoni importanti come Pietro Chimenti, Mauro Minghi, Caterina Trombetti e coordinamento impeccabile e partecipato di Andrea Conti…io, infine, ho chiuso le testimonianze ricordando Evaldo con leggerezza e rivelando aspetti inediti, come la sua partecipazione alla valorizzazione della Resistenza, il rapporto con me per la ricerca sui proverbi licenziosi, l’aiuto per una tesi di laurea sulla storia delle antiche Pievi premillenarie della Diocesi di Volterra…in più, Evaldo aveva sposato una mia compaesana, Silvana, perciò nel dna della sua stirpe c’è anche sangue castelnuovino oltre che montalcinellese! La sua nipotina aveva manifestato il desiderio di ricordare il nonno, ma l’emozione di trovarsi davanti a tante persone ed al centro dell’attenzione è stata troppo forte, è rimasta muta, ma con le lacrime agli occhi. Amava tantissimo il suo nonno! Una bella giornata.





1943-1944: le distruzioni della guerra, le mine dei tedeschi ed i bombardamenti degli anglo-americani.

Geotermia, un frammento di stelle lontane (VIII).

monopolio controllato dal portafoglio della holding finanziaria "La Centrale" detentrice del pacchetto azionario di maggioranza della telefonica "Teti" (operazione che avverrà sotto gli auspici di Pirelli e la protezione politica di Costanzo Ciano), il suo presidente, Luigi Bruno, lo troveremo membro del Consiglio di amministrazione della "Larderello", probabilmente con un ruolo di indirizzo e controllo. La spinta autarchica del regime, attraverso i finanziamenti dell'IRI, rafforzerà ancor più le imprese elettriche e siderurgiche toscane saldamente controllate da un omogeneo gruppo di potere (anche la Società Montecatini ha uno dei suoi uomini più rappresentativi, l'ingegnere Giacomo Fauser, nel Consiglio di amministrazione della "Larderello"). Non si deve inoltre dimenticare che Piero Ginori Conti reggerà le sorti della Confindustria pisana, ininterrottamente, dal 1928 al 1939 (anno della sua morte), e sarà sostituito  nell’alta carica dal figlio Giovanni fino al 1944[1].
Dal secondo semestre del 1926 lo sciopero è illegale in Italia, così come ogni altra manifestazione di dissenso, e un opprimente paternalismo tutto vigila e comanda  nelle Fabbriche della “Larderello”. Gli stretti legami che uniscono il principe Piero Ginori Conti alle autorità fasciste e allo stesso Mussolini sono ampiamente noti. La metà degli anni '30 segna l'inizio di più umane condizioni di vita degli operai boraciferi, fino ad allora tenuti in soggezione assoluta dalla famiglia Ginori Conti. Le Fabbriche Boracifere sono completamente fascistizzate e le uniche rappresentanze dei lavoratori sono costituite dai sindacati corporativi i cui vertici vengono nominati dal partito, mentre gli esponenti locali, anch'essi espressione dei segretari politici dei paesi ove sorgono i maggiori stabilimenti e centrali elettriche, risultano totalmente asserviti ad ogni istanza gerarchica della Direzione, che vi impone la propria legge attraverso i cosiddetti "Ministri", uomini rudi e autoritari che godono i favori incondizionati del principe Ginori. Nel 1938, dopo il ritrovamento di potenti soffioni (il "soffionissimo n. 1" era esploso a Larderello, praticamente entro lo stabilimento, il 26 marzo 1931 e la sua fama - 220.000 Kg/h. di vapore e un rumore assordante che si udiva nel raggio di venticinque chilometri, - fece il giro del mondo)[2] e l'entrata in servizio della grande centrale geotermoelettrica "Larderello II", il principe Ginori viene ricevuto dal Duce al quale spiega la potenzialità della geotermia nell'ambito di una politica autarchica. Nella primavera dell'anno seguente si propaga sulla stampa l'inattesa notizia che il principe si appresterebbe a trasferire gli uffici della Società Boracifera dalla sede di Firenze a una nuova sede in Volterra, ma la sua morte, che avverrà alla fine dell'anno per una incurabile malattia, troncherà sul nascere l'interessante progetto e nessuno ne parlerà più[3].

La "statalizzazione" della Società Boracifera Larderello.

            Nel 1935, per la compartecipazione alla elettrificazione della linea ferroviaria Firenze-Roma, il principe Ginori, azionista di maggioranza e Presidente della "Larderello", si fa anticipare dalle Ferrovie dello Stato quindici milioni di lire onde sfruttare i due "soffionissimi" perforati due anni prima a Serrazzano. E' di questo periodo l'approvazione della Legge 318, del 18 febbraio 1939, riguardante l'espropriazione del diritto di ricerca nel sottosuolo nelle province di Grosseto, Pisa, Siena e Livorno. Tale diritto viene attribuito in esclusiva alle Ferrovie dello Stato che lo eserciteranno attraverso la "Larderello"[4].
            Fino agli ultimi anni '30, grazie alla conveniente politica tariffaria, le Ferrovie avevano continuato ad acquistare l'energia necessaria ai propri locomotori dalle maggiori aziende elettriche dell'Italia settentrionale: Società Adriatica di Elettricità (SADE), Cisalpina (del gruppo Edison) e Acciaierie Falck. Nel 1938, volendo imprimere un diverso indirizzo di sviluppo, l'Amministrazione delle Ferrovie affiderà alla Società Elettrica Alto Adige l'incarico di realizzare un impianto idroelettrico sull'Isarco-Rienza: il primo gestito interamente dalle Ferrovie per il proprio fabbisogno energetico. La ricerca di fonti autonome di approvvigionamento, dettata da orientamenti di strategia aziendale, aveva anche motivazioni più schiettamente tecniche. Per alimentare le linee elettriche a corrente continua di 3,4 kW occorrevano rilevanti forniture di energia, stante la estensione e il numero delle linee stesse sulle quali veniva smaltito un traffico rilevantissimo. Occorrevano quindi centrali elettriche aventi caratteristiche tali da poter garantire, in ogni caso e con larghezza in potenza e in energia, la continuità delle forniture anche nell'alternarsi delle stagioni e delle vicissitudini meteorologiche che, specie nelle regioni centro-meridionali del nostro Paese, hanno spesso andamento irregolare. All'impianto sull'Isarco si affiancò, sempre nel 1939, il moderno impianto geotermico per lo sfruttamento del vapore dei soffioni boraciferi di Larderello dotato di tre turbo-alternatori Tosi da 12.000 kW, ai quali seguirono altri tre gruppi gemelli (due nel 1940 e uno nel 1941), impianto che detenne il primato mondiale tra le centrali geotermoelettriche fino agli anni '50[5]. L'esercizio degli impianti venne affidato alla "Larderello, Società per lo sfruttamento delle Forze Endogene", costituita il 24 maggio 1939 con sede sociale a Roma, Largo Ponchielli, 4". In essa le FF.SS., per aver conferito alla "Larderello" l'uso della esclusiva di ricerca, ottennero la maggioranza assoluta delle azioni, molte delle quali a voto plurimo, pari al 70,1% dell'intero capitale sociale. La famiglia Ginori Conti unitamente ad altri piccoli azionisti, rimase “socio di minoranza”, mantenendo tuttavia un notevole peso nel Consiglio di Amministrazione.
Il 9 dicembre 1939, sei giorni dopo la morte del principe Ginori, la vecchia Società "Larderello" o "Boracifera" si trasforma in "Larderello Società Anonima" per lo sfruttamento delle forze endogene: ha un capitale di cinquantaquattro milioni di lire (contro i sedici precedenti) e fissa la propria sede centrale a Roma. Antonio Stefano Benni, manager delle Ferrovie dello Stato, è il nuovo Presidente del Consiglio di Amministrazione; il conte Giovanni Ginori Conti, figlio di Piero, vice Presidente. Due altri membri della famiglia Ginori, Federico e Pompeo Aloisi, figurano tra i consiglieri mentre tutti i restanti membri della vecchia Società vengono sostituiti. Due funzionari delle FF.SS, gli ingegneri Micarelli e Virgili, assumono i poteri dirigenti. La concessione di ricerca e coltivazione dei giacimenti minerari di vapori e gas da utilizzare per la produzione di energia elettrica nelle quattro province toscane, è riservata alle Ferrovie dello Stato che l'esercitano tramite  la "Larderello". Il capitale sociale viene innalzato alla ragguardevole cifra di centocinquanta milioni[6].
All'atto dell'insediamento il Presidente Benni dichiara di prevedere "dopo il 1942, due miliardi di kWh annui per concorrere a facilitare la elettrificazione delle ferrovie italiane, che tramuta in un compito nazionale ed autarchico quello che altri hanno ritenuto un semplice problema regionale e di interesse soltanto economico...Diritto è quello di concorrere, nell'obbedienza al Duce in un bene inteso compito corporativo, al notevole aumento della produzione della energia elettrica nazionale..."[7]
La "Larderello" è ormai una realtà di tutto rispetto nel panorama energetico, rappresentando il 4,5% dell'energia prodotta nell'intero paese. Ma sono anni di guerra, anni difficili e le ottimistiche previsioni di Benni non si concretizzeranno. E' già significativo che nel 1943 sia raggiunta una produzione massima mensile di 98 milioni di kWh, con sei turbine da 12.000 kW alla Centrale II di Larderello, quattro turbine da 12.000 kW alla Centrale di Castelnuovo, due turbine da 3.500 kW alla Centrale Larderello I, una turbina da 3.500 kW alla Centrale di Sasso, una turbina da 3.500 kW alla Centrale di Monterotondo e con due turbine da 3.500 kW alla Centrale di Serrazzano[8].
Tra il 1937 e il 1942 la potenza geotermoelettrica cresce di otto volte e la produzione di sette, arrivando a sfiorare quasi il 5% della produzione nazionale. Infine, l'ulteriore variazione della ragione societaria si avrà il 28 febbraio 1945, quando la "Larderello" passerà da "Società Anonima" a "Società per Azioni", Società nella quale le FF.SS. rafforzeranno il proprio potere estromettendo dal pacchetto azionario i rappresentanti delle famiglie Ginori Conti e Larderel, pesantemente compromessi con il regime fascista[9].
             
Guerra e ricostruzione.
  
            Durante gli ultimi mesi del conflitto bellico tutto l'apparato industriale di Larderello viene gravemente danneggiato dai bombardamenti degli Alleati e dalle mine delle truppe tedesche in ritirata. Alla fine della guerra le distruzioni complessive della "Larderello" raggiungeranno il 25% delle consistenze patrimoniali del 1943. Risulteranno devastati la Centrale II, la sottostazione elettrica e gli impianti chimici. Sono stati fatti saltare la campata del ponte monumentale di accesso a Larderello e la maggior parte dei boccapozzi dei soffioni. Miglior sorte non avranno le altre Fabbriche, mitragliate e bombardate; in particolare saranno messe completamente fuori uso le due Centrali elettriche di Castelnuovo. I militari tedeschi, con la passività della Direzione aziendale, depredano i magazzini dell'acido borico per inviarlo in Germania, ma ormai non dispongono di mezzi adeguati per smontare e trasferire il macchinario elettrico più pregiato. In una notturna, tacita e pericolosa gara contro i nazifascisti, gli operai caricano su automezzi di fortuna il macchinario delle officine per metterlo in salvo a Pomarance, nascondendo nelle fogne e in altri luoghi sicuri, materiali metallici, cavi elettrici, strumenti di misura e di precisione, per poterli riutilizzare al momento della ormai prossima Liberazione. Nel "momento della verità" la Direzione Aziendale, per viltà ed opportunismo, abdica di fronte alla violenza delle armi nazifasciste mentre i lavoratori cercano di salvare la Fabbrica a costo del sacrificio supremo della vita. Sacrificio che si verificherà puntualmente nel tragico eccidio degli ottantatre minatori di Niccioleta, di cui settantasette trucidati a Castelnuovo, nella tarda sera del 14 giugno 1944, insieme ad altri quattro giovani partigiani, a pochi metri dalla Centrale elettrica[10].
            Il Consiglio di amministrazione della "Larderello", presieduto da Antonio Stefano Benni, convoca gli azionisti in assemblea generale ordinaria nella sede di Piazza Strozzi a Firenze, città non ancora liberata, il 19 maggio 1944. Si approva l'Esercizio 1943 e il trasferimento, avvenuto sotto l'incalzare della disfatta fascista, della sede legale da Roma a Firenze. Il Presidente e numerosi consiglieri e sindaci revisori, di fronte al precipitare degli eventi e timorosi delle loro personali

                                                                                                             (continua)

[1] C. GROPPI, C, Fabbrica amica, cit., pp. 15-16; G. GINORI CONTI, L’industria boracifera, in “AA.VV., I progressi dell’industria chimica italiana nel I° decennio del regime fascista”, pp. 319-391, Tip. Ed. Italia, Roma, 1932.
[2] A. MAZZONI, I soffioni boraciferi toscani, cit., pp. 48-50.
[3] C. GROPPI, Fabbrica amica, cit., pg. 17.
[4] ibidem, p. 16.
[5] T. BOCCI, P. MAZZINGHI, I soffioni boraciferi di Larderello, cit., p. 101.
[6] V. CASTRONOVO, (a cura) Storia dell'industria elettrica in Italia, 4. Dal dopoguerra alla nazionalizzazione, 1945-1962, Laterza, Bari, 1996; A. MAZZONI, I soffioni boraciferi toscani, cit., p. 84.
[7] A. MAZZONI, I soffioni boraciferi toscani, cit., p. 18.
[8] C. GROPPI, Fabbrica amica, cit., p. 17.
[9] LARDERELLO  S.A., Anno 1939, I° Esercizio. Bilancio al 31 dicembre 1939, Cencetti, Firenze, 1940, pp. 10-11.
[10] C. GROPPI, Fabbrica amica, cit., p. 19; A. MAZZONI, I soffioni boraciferi toscani, cit., p. 103.

sabato 21 settembre 2013



L’incontro.

Ieri ho incontrato, casualmente, un compagno di scuola che non vedevo da 58 anni! L’ho riconosciuto immediatamente tra altre persone e lui ha riconosciuto me, chiamandomi per nome!
Dopo questo lungo periodo, ora che siamo vecchi, le fisionomie  sono cambiate, e, il più delle volte si discostano enormemente da quelle della giovinezza. Perciò è stato ancor più piacevole l’incontro, vederci tutti interi, in buona salute, ed anche allegri. Benito (il nome si deve all’anno di nascita, 1936, in piena euforia nazionalfascista,  ma di tale genia aveva solo il nome) abitava in un podere nella valle del torrente Trossa, a quasi cinque chilometri dal paese dove, dopo le elementari, aveva fatto i tre anni della Scuola di Avviamento, da poco istituita. Ci trovammo nel primo corso delle Scuole Aziendali di Larderello, che iniziò nell’autunno dell’anno 1951 e ultimammo insieme gli studi nell’estate del 1955, in specializzazioni differenti, io alle sonde lui alle centrali, che ci avviarono al lavoro. Nei primi due anni di tali scuole  lui era bravissimo sfruttando il vantaggio accumulato nel triennio dell’Avviamento, ma in terza e in quarta lo sorpassai! Era un bellissimo ragazzo, sempre allegro e molto in grazia delle nostre professoresse. E’ stato bello ricordare insieme alcuni episodi di quegli anni memorabili, in particolare la vista (dati i tempi e soprattutto per gli allievi di 16, 17 e 18 anni) dei seni della nostra insegnante di “religione”, la bellissima Carla, che ce li mostrava volentieri alzandosi dalla cattedra e piegandosi verso i nostri banchi! Erano davvero fiorenti e maliziosi. Naturalmente la prima fila dei banchi, in quell’ora di “religione” era accaparrata dagli studenti più grandi, Benito, Giancarlo, Romano, Umberto…noi  piccoletti, ne eravamo esclusi e ci dovevamo accontentare delle descrizioni e dei commenti che ci venivano successivamente narrati. Così, quando la bella Carla, insegnante di religione, fuggì per una scappatella d’amore con un uomo anziano, scandalizzando l’intera piccola comunità locale, noi non ci meravigliammo, semmai ci  rimasero male i suoi fans che avrebbero voluto esserci loro al posto dell’amante!

Naturalmente Benito è in pensione, dopo aver raggiunto un alto grado di responsabilità e di soddisfazioni professionali. Nella fotografia scattata a Firenze nel 1954 lui è  a destra del basamento del David, col capo tocca la scultura sdraiata.