lunedì 31 maggio 2021







 1 GIUGNO 1921: Nasce NORMA  PARENTI.

Nell'anno 2021 ci sono tre centenari che ricorderò: tre donne. La prima, Trudi Diggelmann Baur, zurighese, mia  gande amica per più di 50 anni. La seconda: Norma Parenti, Massa Marittima (GR, Toscana, Italia), medaglia d'0ro al valor militare alla memoria, assassinata dai nazifascisti alla giovane età di 23 anni. La terza di cui celebrerò il "centenario" nel mese di novembre, è la mia mamma, mezzadra: Sestina Fignani, nata a Castelnuovo di Val di Cecina. Trudi e Sestina sono due celebrazioni strettamente personali. Norma, invece, è ricordata in Italia ed a Monterotondo Marittimo (GR), il luogo della sua nascita, ma, soprattutto, a Massa Marittima, la citta dove trascorse con la famiglia la sua giovane esistenza e patì il suo martirio. 

Norma Parenti

 A los veinte años la belleza no muere,

el odio no mella el amor;

a los veinte años entre los olivos de plata

Norma, todavía eres virgen!

 

Oh! los negros verdugos,

las cruces gamadas en sucios uniformes,

almas heladas, hijos del Mal,

te truncan las carnes, los dientes,

el tierno pubis, la sonrisa:

pero no tendrán tu corazón!

 

A los veinte años la belleza no muere,

el odio no mella el amor;

a los veinte años entre los olivos de plata

Norma, todavía eres virgen!

 

De Maremma es el Ángel invencible,

Norma Parenti, ojos de flor de lirio,

labios purpúreos, niñez indefensa,

Apostol de paz y de fraternidad!

 

A los veinte años la belleza no muere,

el odio no mella el amor;

a los veinte años entre los olivos de plata

Norma, todavía eres virgen!

 

Ahora hace viento en los callejones antiguos,

esperanza de campos perfumados,

eres el Ideal que vence

en los corazones sedientos de hermandad;

eres tórtola y nido,

eres fuente y eres riachuelo,

eres mármol y memoria,

ocaso y aurora,

eres cielo y mar,

eres llama eterna de Libertad!

 

A los veinte años la belleza no muere,

el odio no mella el amor;

a los veinte años entre los olivos de plata

Norma, todavía eres virgen!


 

Nonna Enélide Benucci.


Siamo sul torrente Pavone, a monte di Pietrabbilli: Mario Masselli, Adolfo Innocenti, Carlo Groppi e Giuseppe Ferrini.

Siamo nel Piazzone sulla carretta del giardiniere: da sin a dx Giuseppe Ferrini, Carlo Groppi, Mauro Lisi, più in basso a  centro Benito Volpi sulle spalle di Franco Nardi, col piede in terra Elmanno Benini

 Carlo, inverno e neve ,un vestito leggero e scarpe fini, poco adatte!


Ricordi e inediti…

All’avvicinarsi della morte, il Principe don Fabrizio Salina, personaggio del romanzo “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, descrive, in una stanza d’albergo, la propria malinconica fine cercando di condensare nei suoi settanta anni di vita, il tempo veramente vissuto. E’ una pagina famosa, alla quale mi capita di ritornare di frequente, per quell’esame di coscienza che, nel tempo che scorre, sempre di più mi assilla alla ricerca dei passaggi fondamentali e del senso profondo del vissuto.

La sorte degli uomini e delle donne di umile condizione sociale, nati alla vigilia della seconda guerra mondiale, in famiglie dove il saper leggere e scrivere e fare la propria firma era già un atto di notevole elevazione culturale, resta per molti versi oscura mancando quei supporti  documentali, scritti e visivi, filmici e orali, che oggi, al contrario, abbondano oltre ogni ragionevole misura.

Anche del mio remoto passato non è rimasto quasi nulla! I semplici documenti che comunque andavano a formare un “archivio” custodito in un cassetto sbilenco di un “comodino” nella camera dove in due letti dormivano mia nonna, e nell’altro, matrimoniale, mio padre ed io, venivano setacciati dalla mia curiosità ogni volta (e ciò avveniva abbastanza di frequente) che cadevo ammalato. Era allora che mia nonna mi porgeva il cassetto dicendomi di “fare lo spoglio”, cioè consegnare alle fiamme del camino, anche per ravvivarle, le carte ritenute “inutili”! Cosicché alla fine non è rimasto niente!

E stamattina, giorno di Ferragosto, 2007, chiuso in casa per una forte “influenza di tipo allergico”, solo tra i silenziosi amici Otto, amato e vecchissimo cane e Cirilla, la gattina zoppa per essere stata investita da una automobile killer, mi son messo a rovistare le poche carte, questa volta non per fare uno spoglio, ma per assecondare il moto di malinconia che mi ha pervaso.

Ed ecco cosa ho trovato! 1947: foto in posa della Prima Comunione, ero bellissimo. 1949: foto della IV elementare con il maestro Orsini Otello. Dei ragazzi son morti Luciano di Masino e Giano di Nepo mentre è ricoverato all’ospedale, in gravi condizioni, Franco di Ginona; tra le bambine manca Rosamaria, ma tre hanno seri problemi di salute. 1955: foto di me mascherato da donna nel carnevale del 22 febbraio 1955. Molto procace e con un luminoso sorriso di tutti i miei bianchissimi denti! Frontespizio di una piccola agenda  iniziata il 24 dicembre 1955 con le firme autografe di moltissimi amici, tra loro le “assenze” son più numerose. C’è anche un curioso diagramma a colori con i nomi delle ragazze delle quali m’ero innamorato e la durata stessa dell’innamoramento! (il più delle volte a “Solaio”). Dopo i primi acerbi moti del cuore, trovo, a partire dal 1951, l’inizio di un amore vero che mi fa annotare: “…ci vuole così poco per essere felici, a me basta vederla nel suo bel vestitino colorato e sorriderle e trascorrere insieme le sere nei giardini…” e più avanti (1952) “…i migliori anni sono quelli passati senza il presentimento della vecchiaia. Gli anni dolci che non si possono dimenticare, dei pantaloni corti, delle corse nei prati, dei giochi tra i castagni…ed ora rimane solo il ricordo dei suoi meravigliosi occhi verdi”. Trovo anche (1954) l’annotazione dei risultati del terzo anno di Scuola Aziendale dai quali risulta che sono promosso primo della classe! 8,8,8,8,8,8,7,6. E il 29 giugno 1954: oggi, lunedì, sono stato con mio padre a pescare in Pavone, 3-4 chilogrammi di pesce. Ed il 30 giugno: oggi martedì sono andato a Siena con l’ICAS. Buono il viaggio Sono stato alle prove del Palio ed alla Lizza  con Alberto, la mia cugina Jolanda, e i miei parenti senesi. Giovanni e Franca che mi ha presentato una sua amica, Rosella.” Inoltre vi si trova, per la prima volta, un accenno alla mia produzione poetica, dal quale risulta che nel 1954 avevo scritto trenta poesione ed altrettante ne avevo scritte nel 1955. Anche se ho qualche poesia datata 1953, è il primo vero documento comprovante una notevole attività letteraria!

Infine, dalla data del rilascio del “Libretto di Lavoro”, il 17 gennaio 1956 e dall’inizio dell’attività lavorativa vera e propria, come manovale della “Coop. Nuova Liberlavoro Larderello”, il 18 febbraio 1956 (il mese di una delle più grandi nevicate sul mio piccolo paesello), i documenti cominciano a comparire  in misura più rilevante. Ne citerò solo tre o quattro, tra i più significativi:  in data 28 dicembre 1957 trovo annotazioni e tentativi di traduzione di poesie del poeta bulgaro Nikola Vapzarov e del poeta Bertolt Brecht; in data  dicembre 1960 la prima tessera di iscrizione al PCI, “Cellula di Fabbrica”, con il versamento del “bollino” mensile di 800 lire; in data 17 luglio 1969 l’iscrizione all’AVIS e la prima donazione di sangue, gruppo A negativo, con cessazione nel 1984 e la medaglia d’argento per venticinque donazioni. Poche, in verità, perché il mio gruppo non è molto diffuso.

Lascio per ultimo un foglio dattiloscritto  nel 1993, dimenticato ed emerso tra carte recenti, che testimonia, in quel periodo, una ripresa della creatività. Si tratta di un elenco di titoli di poesie “mai scritte” sul tema “bicicletta: la bicicletta/l’hai voluta?/o pedala!

La strada della vita: una tappa in salita!

Ora si va per un secreto calle

Da Lampo

Rineo

Tour de France

Attilio Camoriano

Il Campionissimo

In canna

Giro del Canalino

Lo stoico

Il primo amore ritorna

Il fico

Sulle antiche strade

Radicondoli

Esploit

Maremma

Ricavolo

Sulla tomba di un caro amico

Lagoni Rossi

Il Pavone

In gara!

Mi vedessero gli amici lontani

Eddie Merckx

Acquae Populoniae

Pedalare nella tiepida sera

venerdì 28 maggio 2021







Didascalie delle immagini: 1) Carlo e Grazia; 2)Grazia; 3) Carlo, Alberto e Mario all'uscita del Cinemà; 4) Solidea e Lenzina con famiglie, prima comunione; 5) Giorgio Bisogni e Renzo Groppi.


 28 maggio 2021.

Le case in affitto. (II)

 La casa di Legno di Raspino, mitica. Con Libero e Libertà, Niva, Alberto, Neda, la sorella del prete di Montecastelli e suo marito, a piano terra Giosuè Carducci con Antonietta e Fabio, e infine Gelasio e la "baracca". Sul lato ad est, tutto il "Piazzone", mentre ad ovest la pendice dei ciliegi, dei meli, dei castrucci dei conigli e del maiale!  Mi ha ispirato alcune poesie e due o tre racconti, ma adesso è stata completamente abbattuta e ricostruita in mattoni e pietre, e il lungo terrazzo aperto, che si affacciava sui giardini del Piazzone  è stato inglobato nei vari appartamenti, ci sono soltanto finestre. All’inizio io, nonna e babbo, abitammo le due sole stanzette, cucina e camera. Il gabinetto non c’era, dovevamo uscire di casa, girare l’angolo del passaggio che  circondava il lato a monte del fabbricato, dov’era una specie di piccolo castruccio, con al centro la famosa “buca” sopraelevata, che scaricava direttamente su una specie di fossetto che veniva dal Poggio del Galina, di modo che, quando pioveva, ripuliva il monticello che vi s’era formato! In quel tempo di semimiseria l’igiene personale praticamente non esisteva! Ma la casa era tutta di legno, e la fisarmonica del babbo con le sue canzoni risuonava in tutto il fabbricato! Venivano ad imparare la fisarmonica alcuni giovani mezzadri e qualche ragazzo e ragazzina del paese, con i quali era possibile giocare sulla lunga terrazza ed anche sognare. Sul retro della casa abitava in due stanzette in pietra, aggiunte alla “casa di legno”, con annesso WC, Gelasio, un vecchio  anarchico, ormai solo dopo la morte della sua compagna, non del tutto solo, perché aveva con se molti gatti che portava anche dentro il letto. Gelasio coltivava un orticello in Possera e si sentiva bene quando partiva e quando arrivava, perché aveva un bastone con la punta di ferro che batteva sugli scalini. Aveva letto molti libri nella sua vita, quasi tutti anarchici, ed era contento di prestarmeli. Nelle domeniche della bella stagione la finestra della nostra cucina, che si affacciava sull’orto e sui ciliegi, spandeva nell’aria il suono della fisarmonica. Così quando Gelasio rientrava per mangiare vi si affacciava sempre, salutando la nonna e chiedendo al babbo di suonare “Addio Lugano Bella”! E mio babbo lo accontentava. Ogni tanto rientrava un po’ brillo e una sera inciampò e cadde in quello stretto vicoletto, c’ero io che sentii il colpo e mi precipitai fuori per sollevarlo, ma lui, con tono deciso rifiutò il mio aiuto e mi disse una frase che non ho più dimenticato: “un uomo, quando cade, deve risollevarsi anche da solo, caro Carlo grazie”, ma rifiutò il mio aiuto. Dopo la sua morte noi ci trasferimmo nella sua casetta di muro che però aveva due finestre e un WC! Ma mentre nelle stanze di legno si stava al calduccio con una sola stufa, nella casa di muro, esposta a nord, nell’inverno il sudore componeva il suo spartito gelido sulle pareti della camera che brillavano al tenue chiarore della luna. La nonna aveva raggiunto i 74 anni di età e un bel giorno del maggio 1958 ebbe una trombosi cerebrale che la paralizzò sul lato destro del corpo. Quel giorno stesso fu portata all’Ospedale di Siena, dove fu curata con grande perizia e amore, si che in capo a due mesi aveva parzialmente ripreso quasi tutti i movimenti del braccio e della gamba, mentre il cervello, vista, udito, memoria,  erano rimasti indenni. Fu allora che il babbo decise di lasciare questa casa. Ritornammo così nel Vicolo del Serrappuccio, proprio nella casa dov’ero nato io, che aveva tre stanze, e, un WC nel sottoscala! Ormai anch’io lavoravo da due anni alla Larderello SpA, in un ufficio, mentre il babbo era saldatore specializzato  sempre alla Larderello SpA. Da questo momento prendemmo una “badante” per la nonna, ma solo per due ore o tre al giorno per aiutarla  a fare le faccende di casa, mentre lei cucinava! Io ero l’incaricato di fare la spesa, al macello della “Tigre” e da “Liberino” per gli altri generi alimentari. Avevamo un salottino con divanetto, libreria e poltrone, con una finestra che dava su un giardino, la cucina spaziosa con altra finestra, la stufa a legna, un apparecchio radio, l’acquaio…e anche una camera con il letto matrimoniale dove ho sempre dormito insieme al mio babbo, mentre la nonna aveva il suo lettino di ferro dalla mia parte, perché ero io il suo infermiere…di notte! Eravamo persone di buona cultura, nella nostra casa entravano: un quotidiano ogni domenica, l’Unità, che ci portava Fabbrino; un settimanale ed altri fumetti, ed i primi libri, romanzi economici della Rizzoli, ma anche le fiabe di Andersen nell’edizione dei Millenni di Einaudi e la Storia della letteratura Italiana di Francesco Flora. Naturalmente eravamo comunisti, come tutto il nostro vicinato. Intorno a noi c’erano alcune vecchie vedove, ma anche giovani spose coi loro figli e tutti ci volevamo bene! Dentro il Vicolo non potevano entrare le auto, né biciclette, né c’erano altri pericoli. La nonna faceva il “tifo” per me nell’amore. Quando avveniva che portavo in casa una ragazza del paese, la nonna mi incitava “Carlo, pigliala, mi garba!” Ma, magari, era solo una ragazza alla quale prestavo un libro! In quegli anni il babbo fu inviato dalla Larderello SpA in cantieri lontani: a  Ravenna e sulla Maiella. Lui era un saldatore esperto, quello che ci voleva nelle trivellazioni alla ricerca del metano, quando erano in gioco grandi pressioni dei fluidi alle bocca pozzo. Si fece molto onore (e trovò anche un po’ d’amore…) tanto che fu destinato ai campi petroliferi della Nigeria. Quando arrivò la bozza del contratto economico ci sembrava un sogno: dieci volte di più di uno stipendio in Italia, voli aerei pagati, soggiorno pagato ecc. ecc. Io lo incitavo ad accettare (anche perché la sua motocicletta MIVAL 125 Sport sarebbe stata mia!) E così Renzo andò a Roma per le visite mediche che furono tutte OK! Ma al suo rientro disse che aveva rifiutato l’ingaggio! Secondo la sua teoria lui aveva il cranio piatto per resistere al sole africano! Addio per me MIVAL  125 SPORT ! E così rimanemmo nel Serrappuccio, noi tre. La nonna non stava di peggio, il babbo conduceva la sua vita tra lavoro, gioco delle carte, suono della fisarmonica e veglie  mezzadrili (e qualche donnetta). Dormivamo nello stesso letto, sempre allegri. Ci raccontavamo storie, anche molto intime. Intanto mi ero fidanzato con una bellissima ragazza di paese, che iniziò a frequentare la nostra casa, poi mia sposa e compagna di tutta la vita! Fu lei che  mise fine al mio “barbarismo” e andò così: ero a letto ammalato e venne a trovarmi. Si accorse subito che ero soltanto in camicia senza altro addosso! Infatti io e il babbo, nella bella stagione, dormivamo solo con la camicia…eravamo un po’ primitivi, e da quel giorno ebbi camiciole e canottiere a mezze maniche,  di lana e di cotone, a maniche lunghe, mutande, calze e tutti gli accessori civili! Finì il nostro benestare. Nel 1964 ci sposammo ed io andai ad abitare nella casa  dei miei suoceri, in Via Renato Fucini, mentre nel Serrappuccio rimasero nonna e babbo. Nel 1970 ingrandimmo il fabbricato di Via Fucini e così babbo e nonna si trasferirono in un piccolo appartamento in affitto proprio al piano sottostante il nostro, più luminoso e caldo, e, praticamente, ci eravamo riuniti e babbo e nonna poterono godere dell’affetto delle nostre due figlie, oltre che del nostro. La nonna morì nel suo lettino nell’anno 1974, novantenne e senza soffrire; il babbo morirà dieci anni dopo, all’età di 69 anni, per un mesotelioma pleurico contratto dall’inspirazione di fibre di amianto prodotte dal suo lavoro di saldatore, venti anni dopo averlo interrotto! Ma non fu mai solo,  nei sette mesi che trascorsero tra la diagnosi e la morte,  e cessò di suonare la sua amata fisarmonica solo 20 giorni prima! Suonò una canzone per me e per un mio caro amico che prima del Natale era venuto a salutarlo! E ormai anche le mie perigrazioni tra le “case” era terminata.

lunedì 24 maggio 2021

 

24 maggio 2021.

CORONA VIRUS IN TOSCANA.

Ieri 23 maggio 2021 i nuovi contagi sono stati 382 (di essi solo il 3% ha una età al di sopra gli 80 anni). I morti sono stati 8 (5 uomini e 3 donne) e quelli totali dall’inizio della pandemia 6.625. I casi totali sono 239.474 dei quali 221.550 guariti. I ricoverati oggi in strutture ospedaliere pro Covid ammontano a 760, dei quali 135 sono in terapia intensiva. I vaccinati ammontano a 1.861.373 , e tra prima e seconda dose rappresentano il 91,9% delle dosi di vaccino ricevute. Purtroppo siano ancora indietro nella graduatoria d’Italia ricoprendo il 13° posto tra tutte le 21 regioni.
Si ritiene che il 17 settembre 2021 il 70% della popolazione toscana sarà vaccinato.
La Toscana ha 397 Km di coste bagnate dal Mar Tirreno e comprende ben 5 Isole.
Il 1/1/2021 la popolazione residente in Toscana ammontava a 3.668.333 abitanti; con una densità di 160 abxKmq. 273 sono i Comuni. Il suo nome è antichissimo e deriva dai suoi abitanti, gli Etruschi: ETRURIA, trasformato poi in Tuscia e poi in Toscana. La Festa della Toscana cade il 30 novembre, nel ricordo di questo giorno del 1786 nel quale furono bandite la pena di morte e la tortura nel Granducato di Toscana. Si tratta del primo ordinamento al Mondo ad abolire la pena di morte.
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domenica 23 maggio 2021


 

Le “case in affitto”.

La mia famiglia Groppi non ha mai posseduto una “casa”. Né Primo, né Natale, né Dario, né Renzo, né Carlo…sempre case in affitto, salvo questa dove abito dal 1965, proprietà di mia moglie. Questi Groppi provenivano, quasi con certezza, dal Monte Groppo nell’Appennino parmense, ingaggiati all’inizio dell’’800, per il loro basso salario, da Francesco De Larderel per avviare lo sfruttamento dei Lagoni di Montecerboli, e così, per quattro o cinque generazioni, questo ramo dei Groppi, ha lavorato a Larderello! Io ho cambiato molte case in affitto a Castelnuovo e tali cambiamenti mi sono stati utili per ricostruire i passaggi della mia vita, perché queste case ci sono ancora, e con poche o nulle modifiche esterne, salvo una, quella di Raspino in Via Gramsci, una casa di legno e poi totalmente rifatta in muratura. Sono nato nel Vicolo del Serrappuccio,  non so bene quando, ma all’età di due o tre anni, andai ad abitare sopra la Chiesa di Borgo,  in Via Cavour; seguii mia madre e la mia sorellina al podere Carbonciolo, dopo la separazione dei  genitori; e nella primavera del 1946, dal Carbonciolo tornai ad abitare col babbo e i nonni in Via Cavour, restandoci circa cinque anni; nel 1951, dopo la morte del nonno, lasciammo  questa casa troppo grande per noi, andando ad abitare in Via Repubblica 87, nella casa più alta del paese, proprio al 5° piano, due sole stanze senza servizi igienici. E’ quella delle due finestrelle accanto al tubo bianco del doccione, a destra. Anni felici. Perché nell’appartamento  sullo stesso piano abitava la famiglia del fratello del mio babbo, Gino Groppi, con moglie (Iris), due figlie gemelle (Jolanda ed Eleonora), ed i genitori della moglie (Liduina Menichelli e Garibaldo Bisogni). Garibaldo, un socialista, era stato l’ultimo sindaco di Castelnuovo, prima dell’avvento del fascismo, aveva la sua bottega di calzolaio al piano terra dello stesso casamento. Con la morte di Liduina e Garibaldo vennero ad abitare in quella casa anche il fratello di Iris, Bimas, e i suoi due figli, Mauro (mio coetaneo) e Gabriella, dopo la separazione con la moglie. Sullo stesso piano, lato destro, abitava un’altra famiglia, quella di Luigi Settembrini, operaio della Larderello, con a moglie Filomena (una valente pittrice) e i figli Loredana e Sergio, quest’ultimo neonato. Diciamo pure che andavamo tutti d’accordo, soprattutto nella gestione dell’unico “gabinetto”, uno stanzino di passaggio per saltare la chiostra ed andare nell’orto! E qui non entro nei particolari igienici…In più eravamo tutti social-comunisti e l’Avanti e l’Unità entravano nelle nostre case, insieme ai primi apparecchi radio e alla fisarmonica del mio babbo. Ma, adesso diamo uno sguardo anche ai piani sottostanti, che facevano un unicum, date le uniche strette e buie scale collettive. Al piano di sotto c’era un grande e bell’appartamento di proprietà della famiglia Benucci, di Paolino, fratello di mia nonna Enélide, ormai molto ammalato, con la moglie Dantina, la figlia Feria, il marito operaio della Larderello SpA, e la nipotina Diana. Scendendo si trovava l’appartamento di Pietro con moglie e tre figli grandi: Torquato, Adele e Maria, la più giovane e bella. Al primo piano abitavano Menotti Bisogni, fratello di Garibaldo, calzolaio, aveva avuto una vita avventurosa, e la figlia Elvira che era nata a Parma, ma la madre era morta, mentre a Castelnuovo aveva un figlio, che però non viveva con loro. Elvira era, per quei tempi nei quali si cresceva presto, una “ragazza invecchiata”, in attesa dell’amore. La sua passione erano gli albi a fumetti: Bolero, Sogno, Grand Hotel…che conservava accuratamente, i quali costituivano la mia miniera sentimentale! Infine sul piano strada c’erano le due botteghe di calzolaio: in una, per breve tempo, Garibaldo con Bimas, nell’altra Menotti. Ormai le stanzette sono chiuse da decenni.

Credo che sia sufficiente questo breve riassunto per far comprendere la vitalità umana che riempiva questa altissima casa! Poi Gino e famiglia si trasferirono nel centro di Via Repubblica, di fronte al loro negozio di elettricità, gas, carburo e soda caustica, vasellame, ecc…, noi  tra il 1952-1953, ci trasferimmo nella casa di legno di Raspino, Elvira si sposò, i vecchi morirono…Infine partiranno le ragazze, i giovanotti, e tutti i vecchi andarono al camposanto. E per decenni  questo luogo, un tempo così pieno di vita, rimarrà semivuoto, salvo un vecchio marocchino poi anche con moglie, al primo piano, nella casa di Menotti.

sabato 22 maggio 2021

Lo Stemma antico di Castelnuovo.

 La tappa dello Zoncolan mi ha tenuto inchiodato davanti al televisore! Era troppo tardi per la passeggiata giornaliera. E il cielo nuvoloso mi ha impedito di salire al Vado la Lepre per fotografare un tramonto, che non c'è. Mi son messo al computer a rileggere e correggere la punteggiatura di alcune interviste a persone del mio paese che coprono un arco di tempo dal 1878 al 1938. Ce n'è una di un amico, nato nel 1906, L.G, morto da un pezzo, che in gioventù era stato il grande amico del fratello del mio babbo, Gino, e successivamente anche mio amico. Mi raccontava sempre storie incredibili, con una lucidità sorprendente. Ebbi modo di dimostragli la mia amicizia negli anni della sua vecchiaia. Fu così che mi fece il dono di uno stemma antico raffigurante il simbolo del Comune di Castelnuovo, prima dell'Unità d'Italia, in argento di 5x6 cm. Lo tengo molto caro.

A domani cari amici ed amiche, e sempre vigili!
Potrebbe essere un'immagine raffigurante albero
Claudio Ulivelli

mercoledì 19 maggio 2021

 

Renzo Groppi


Giorgio Bisogni e Renzo Groppi

19.05.2021 Spedita su FB.

A J. Dalnoky.

Caro parente, mi dispiace non poterti aiutare a ricostruire un “albero genealogico”  per Leo Groppi e Diane. Per prima cosa c’è di mezzo la “storia”! L’Italia antica era divisa in numerosi Stati, nei quali ognuno aveva le proprie leggi, fino al 1861. Per spostarsi da uno Stato ad un altro occorreva un passaporto. La registrazione delle persone avveniva in modi diversi, Stato per Stato.  La Chiesa teneva gli atti di nascita e di morte in archivi per la maggior parte dispersi. Anche quelli di Castelnuovo! Generalmente gli “atti” anagrafici delle persone comuni e povere venivano distrutti  ogni 20 o 30 anni per far posto negli archivi (non c’era internet!). Dal 1861 al 1946 c’era il Regno d’Italia, le Amministrazioni Locali cominciarono a funzionare  accentrando i servizi di Stato Civile e l’Anagrafe. Ed è da questa data che è possibile reperire dati. Furono organizzati i Censimenti della popolazione, ed i dati riuniti in fascicoli ogni 10 anni (i decennali) che si possono teoricamente consultare. Nel mio caso (Groppi Carlo) sono risalito a Natale Groppi, nato circa tra il 1840-1850: da Natale  sono nati Maria Groppi, Dario Groppi (1879)  e Zeffiro Groppi; da Dario Groppi (il mio nonno che ho conosciuto), sono nati Gino Groppi (1906) e Renzo Groppi (1915), mio padre. Io ho due figlie Tania e Barbara Groppi ed è con loro che il cognome Groppi sparisce da questo ramo. Zeffiro Groppi (che ho conosciuto) trovò lavoro a Siena dove si sposò. Morì nel 1967.  Ebbe due figli Loredana e Narciso Groppi. Narciso ebbe tre figli: Franca, Giovanni e Mauro Groppi. Giovanni e Mauro hanno avuto solo figlie femmine. Ma io ho anche 2 sorelle Groppi e 2 fratelli Groppi: Leonia, Giuseppina, Fulvio e Giorgio. Le femmine si sono sposate ed hanno figli con il cognome del marito. I maschi hanno figli maschi con il cognome Groppi…e sono loro a dare seguito al nostro cognome! Ma in Italia ci sono molte altre persone che hanno il cognome Groppi! E alcune famiglie dei Groppi sono emigrate dall’Italia in Svizzera, Francia, Stati Uniti d’America. All’inizio del 1900 alcuni Groppi di Castelnuovo sono emigrati negli USA. Tra loro Clamiro Groppi ed il suo cugino Eude Groppi. Eude Groppi ritornò in Italia dove aveva un fratello Sorge Groppi. Eude si sposò ed ebbe 2 figlie femmine, delle quali una Rosalia, è ancora viva. Sorge Groppi ebbe una figlia, Nadia che è ancora viva. E anche questo ramo finirà. Uno dei fratelli di Nono Groppi si chiamava Ottavo Groppi. Ottavo ebbe un figlio, Lando Groppi, che ebbe un figlio Sandro. Adesso son tutti morti. C’erano infine a Castelnuovo altri Groppi  che ho conosciuto come parenti, ma non di quale grado, ad esempio Algeri Groppi, senza figli e Algeria (Geria) Groppi, sposata Pierini. Anche Pietro Groppi aveva un figlio, che si fece prete ed emigrò  a Siena. Sono tutti morti.

Se cerchi sul web “Groppi” troverai molte persone. La maggior parte abita nel nord Italia, tra le città di Parma, Piacenza e in quei territori. Ad esempio, il nome Carlo Groppi da’ 3 o 4 risultati diversi: c’è un Carlo Groppi a Livorno ed un Carlo Groppi, prete, a Piacenza! Oltre che io stesso. Al Cairo in Egitto c’è un famoso Caffè Groppi!

Alcuni decenni fa sono andato con il marito di mia figlia a vedere delle macchine per la produzione del formaggio a Piacenza, nel Nord Italia. Parlando con un tecnico e dicendogli il mio cognome Groppi lui mi rispose che anche sua moglie aveva il cognome Groppi! Gli chiesi l’origine di questo cognome e lui così mi rispose: “i Groppi provengono tutti dalle montagne dell’Appennino di Parma, provengono dal “Monte Groppo”. Erano persone molto primitive e povere e quando scendevano a Parma venivano presi in giro dicendo “Ecco! Sono arrivati i Groppi!” Cioè le persone sempliciotte e ingenue! E fu proprio Francesco De Larderel, il fondatore dell’industria dell’acido borico in Toscana, che all’inizio del 1800 (1815-1816)  si recò nel Ducato di Parma e Piacenza per reperire alcune decine di operai per i pesanti lavori ai lagoni di Montecerboli (oggi Larderello), portando tra loro alcuni giovani uomini, pagati poco prezzo, dal cognome Groppi. Ed infatti molti figli e nipoti di questi Groppi si son trovati negli elenchi degli operai della Larderello SpA. Questo è tutto ciò che posso dirti! Oggi credo che abbia poca importanza ricostruire, come facevano i nobili, gli alberi genealogici, perché sappiamo che l’unico legame tra noi viventi e le nostre antiche madri (non padri!) è il DNA Mitocondriale, che si trasmette per via femminile. Adesso siamo arrivati a leggere la sequenza del DNA MITOCONDRIALE fino a 40 mila anni fa, trovando ben 7 grandi madri! Forse si potrà arrivare in futuro a 100.000 anni fa. Anche i gruppi sanguigni sono pochissimi!  

Un affettuoso saluto a te e famiglia. Carlo.

domenica 16 maggio 2021

 


Brasile.

 

Risveglio pigro alle ore 8. Esauriti i miei “compiti” mattutini e preparate le due colazioni: the, caffè d’orzo, tostare il pane, disporre miele, marmellata e zenzero, devo dare la colazione alla mia gatta cieca e assecondare i suoi movimenti da una stanza all’altra (perché è nata cieca), presa la cardioaspirina e un po’ dopo, il citinerv per i problemi degli occhi, eccomi nel mio studiolo ad accendere il PC. La prima cosa che faccio è inserire un CD-R registrabile che ho già predisposto. Si tratta di canzoni della brasiliana Flavia Bittencourt “Sentido” che ebbi in dono da una carissima amica, con canzoni popolari riprese  dello stato del Maranhao, Nord-Este del Brasile. A parte Pelé e il calcio ed anche quattro meravigliosi volumi sugli indios dell’Amazzonia, ho dieci CD musicali appositamente registrati per me, con la storia della canzone brasiliana! E’ questo un dono di due giovani sposi brasiliani di origini italiane ritornati a Castelnuovo per poter assumere la doppia nazionalità, in quanto operatori di un settore minerario export-import, essa gli avrebbe facilitato il commercio. Diventammo amici. Dunque il mondo è tanto grande ma, qualche volta, anche piccolo! E queste canzoni, nell’isolamento causato dal Covid, me lo dimostrano, cavalcando il tempo almeno di 12 o 15 anni fa!    

 

venerdì 14 maggio 2021



 

Tempi di “pandemia”. 

 

Ma cos’è la “pandemia?”  Forse  più che una malattia virale universale, potrebbe essere quel luogo, “Pandemonion” , dove i demoni han preso possesso? E se così fosse, anche le “vaccinazioni” sarebbero totalmente inutili, perché il “male” non sarebbe soltanto quello “fisico”, ma quello dell’anima. Ormai da più di un anno  vivo proteggendomi dal contatto col virus, seguendo alla lettera le indicazioni dei politici e dei medici. All’inizio, oltre alla paura, c’era anche il senso di una sfida e di liberazione dall’insulso modello sociale ed economico ed anche anaffettivo che, specialmente alla mia età, stava prendendo campo, ma, successivamente, questo atteggiamento elitario si è trasformato nella solitudine sociale, divoratrice del tempo residuale della mia vita. Ho dovuto anche interrompere il mio colloquio con i defunti, che da due o tre anni stavo frequentando in oltre cinquanta camposanti sparsi sulle Colline Metallifere, quando me ne mancavano ormai pochi: Volterra, Monteverdi, Canneto, Frassine, Montecatini di Val di Cecina e forse qualche altro, di piccoli borghi. Ho scritto una decina di poesie sui morti e sui cimiteri, anche antiche, per i miei antenati, i partigiani, alcuni amici ed amiche, e, naturalmente, sto’ pensando anche alla mia morte, ormai non troppo lontana. Vorrei andare nel vento, evitando il peso del terreno. Quel “peso” che, leggendo Jaroslav Seifert, sarebbe insopportabile!  

 

Così come l’albero ripete la sua corona

nella corona delle proprie radici

         sotto, dentro il terreno,

che a lungo ancora vivono

quando l’albero tagliato è già caduto,

 

forse anche agli uomini dopo la morte

resta un frammento di vita

         sotto, dentro la terra

sopra la quale si stavano e aprivano le braccia.

Di quella notte  nulla più sappiamo

         se non forse questo,

che i colori che di lì salgono

ai petali dei fiori

         sono tutti neri

e l’acqua, sotto, tiene gli occhi chiusi.

 

Non si vuole credere

che potrebbero i morti sorgere ancora

e passeggiare sotto il peso del terreno.

         Ma se fosse!

 

Quando me ne andrò, datemi un bastone,

null’altro.

         E magari bianco.

  c’è buio dappertutto,

quale conoscono soltanto i ciechi,

e tenterò

per l’erba almeno di mandar notizia

sull’aspetto della morte,

         questo attimo

che attendiamo tutta la vita.

 

Una volta posai l’orecchio a terra

e udii un pianto.

Ma forse l’acqua soltanto piangeva,

presa nella gola del pozzo,

non desiderando di salire all’uomo.

giovedì 13 maggio 2021




Filiberto Francini


Enélide Benucci



Eny Serenari, Enzo Francini, Renzo Groppi.

STORIE CASTELNUOVINE.

All'inizio del 1970 cominciai un progetto "memoria" relativo alla Comunità di Castelnuovo di Val di Cecina (PISA, TOSCANA, ITALIA), facendo interviste col mio primo registratore GELOSO, e successivamente con registratori più piccoli e portatili, ad un campione di persone, che conoscevo, e che, a parte alcuni miei familiari, rappresentavano meglio di altre il compimento del mio progetto. Delle oltre 300 registrazioni, più o meno lunghe, ne ho sbobinate e trascritte sul PC ed anche stampate su carta, circa un centinaio. Tengo per me questo lavoro, ma, quando è possibile, ne stampo copie singole per le famiglie  del soggetto registrato. I ringraziamenti dei congiunti mi ripagano abbondantemente della fatica! Adesso metterò sul blog "L'Indice", la "Prefazione", e le storie di 4 miei familiari. 

MEMORIE LONTANE

 Storie di gente comune per non dimenticare

INTERVISTE  TESTIMONIANZE

E

BIOGRAFIE DI ABITANTI

DELLA

COMUNITA' DI CASTELNUOVO DI VAL DI

CECINA

                                                                       (1823-1963)

 

 - Premessa.

  1474 – Un giorno di vita nel Borgo di Castrinovi de Montanea.

 1823 – Biografia della famiglia Moriani.

 1873 – Il Piazzone di Castelnuovo.

 1874 – 1910: Note di storia del movimento operaio nella Comunità di Castelnuovo di                Val di Cecina attraverso i suoi protagonisti:

 - Alle origini del partito socialista nel Volterrano.

             - Paolo Baldi

            - Ottavo Cascinelli. Questo sindaco non s’ha da fare!

            - Pietro Cascinelli: amava il sole, il vento, le stelle…

            - Battaglie elettorali

            - I giorni del dolore: la morte di Ottavo Cascinelli

 

Storie e biografie.

 1878  – Emilio Fanetti.

 1884  – Enélide Benucci.

1887 – Filiberto Francini.

1889 – Fortunato Milani.                                

1900 – Ciro Francini (“Ciro di Naso”).

1900 – Bruno Cappelli. L’uomo, il medico e lo scienziato.

1905 – Armando Bartalesi (Robot). Un secolo di miseria e di emigrazione.

1905 – Gino Cascinelli.

1906 – Leonida Grassini.

1910 - Alba Costantini.

1912 – Sesto Bisogni, nei ricordi  del nipote Dino Bisogni.

1913 – Enzo Francini. (Il “Chiò”).

1914 – Mario Pighetti.

1914 – Leonardo Viola e Paola Triolo.

1914 – Moderino Neri.

1915 – Ario Lolini.

1915 – Steno Ferri.

1916 – Benso Cheli.

1916 -  Franz Von Wesendonck.

1917 – Anna Serenari. (Eny).

1920 – Adema Manetti.

1920 – Adolfo Battaglini.

1921 – Alfo Bandinelli. (Saporito).

1922 – Mario Pierattini di Gualtiero. (Il “Castrino”).

1922 – Alvaro Cappellini. (Il "Nero").

1922 – Enza Centini.

1923 – Michele Rossi di Amerigo. (“Michelone).

1924 – Aldo Borgianni.

1925 – Enzo Bartoli.  (La “Faina”).

267 - 1925 – Renato Confortini. (“Batacchio”).

1925 – Navarino Cerboneschi.

1926 – Alberto Conti.

1927 – Elisa Innocenti.

1928 – Silvio Serenari. (11/4/2021).

1928 – Eugenio Rossi.

1928 – Walter Benini. (“Valterone).

1928 – Marisa Giorgi.

1933 – Ermanno Serenari. (Il “Truci”).

1938 - Carlo Groppi, Autobiografia. (dal 1938 – al 1963).

 1943 – Geo Desi, Diario, 1943 – 1945.

 1943 – 1945 - Storie di guerra e di resistenza:

                       - Guido Nenciolini (1900 – 1944).

                       - Cherubino Ulivelli (1885 – 1944).

                       - Guido Salvadori  (1924 – 1944).

                       - Isidoro Santi (1924 -1944).

                       - Piero Bernardi (1925 – 1945).

             

1944 - Stella d’Argento, un’orchestrina jazz a Castelnuovo, 1944 – 1952,

            nei ricordi di:

                  - Renzo Groppi (1915-1985)

                  - Emio Frasconi (1917 -  + )

                 - Ciro Panichi (1918 – 2012)) (“Cirone”).

                 - Alfio Benincasa (1920-2001)

                 - Alfio Fulceri (1922-  +  )

                 - Alberto Ciampi (1924 - 2006 )

                 - Avio Morelli (1927 - +   )

 

1944 – Il maldocchio ai maialini. Lotta politica e vita quotidiana dei mezzadri nelle Colline Metallifere Toscane (1944-1955), nei ricordi di:

              - Aldo Bianciardi (1911 - + )

             - Antonio Cini (1912 -   +  )

             - Rita Cappellini (1912 -  +)

             - Attilio Cheli ( 1915 -  +    )

             - Maria Pericci (1916 - 2005)

             - Egeo Salvi ( 1917 -  +  )

            - Rita Guarguaglini (1918 - +   )

            - Ilva Gorini (1918 -   +  )

            - Bruno Ricci  (+ )

            - Alvaro Cheli (1925 -    )

            - Adelmo Carli (1927 - +  )

           - Rino Cambi  (1930 -    )

        

Indice dei nomi di persona.

Indice dei luoghi.       

 

Premessa

             La “Cronologia della Comunità di Castelnuovo” è un’opera che doveva abbracciare, in forma di brevi dati, appunto, cronologici, la storia, dalle lontanissime origini fino ai giorni nostri, e della quale, sono soltanto usciti due volumi, il primo nel 1996, “Né latino né tedesco né lombardo né francesco. La Comunità di Castelnuovo dalle origini alla fine del XIII secolo” ed il secondo, nel 2000, “Sopra le tombe vecchie è passato l’aratro. La Comunità di Castelnuovo dall’inizio del XIV secolo alla morte di Michele Marullo (1500)”, mentre sono ancora incompleti e manoscritti quelli relativi al periodo dal 1501 ad oggi.

             Essa doveva accogliere anche saggi storici e materiale documentario eterogeneo, si da costituire una summa delle conoscenze del passato della nostra piccola Comunità. Così sono usciti gli altri volumi e saggi sparsi: 1997, “Dare qualcosa in cambio di niente. Storia di congreghe, compagnie e confraternite di Misericordia”; 1998, “Fabbrica amica. Sindacato e lotta politica a Larderello (1944-1956)”; 1998, “Dina Ferri: antologia lirica”; 1999, “Il maldocchio ai maialini. Lotta politica e vita quotidiana dei mezzadri nelle Colline Metallifere (1944-1955)”; 1999, Fiorin di cacio, facciamo finta di chiamare il micio...Proverbi e modi di dire sulla pastorizia delle alte valli del Cecina e del Cornia”; 2003, “La piccola banda di Ariano. Storie di guerra e di Resistenza nelle Colline Metallifere Toscane (1940-1945)”; 2004, Castel del Sasso in Val di Cornia: 2000 anni di santità; 2005, Stella d’argento. Un’orchestrina jazz a Castelnuovo (1944-1951); 2006, Larderello, geotermia: dagli Etruschi al 2004; 2007, La cometa Swan, poesie. 2007, In questi fummacchi risiede un grandissimo tesoro…Dalla scoperta dell’acido borico nei lagoni toscani, alle soglie del terzo millennio. Cronologia, 1702-2004, 2008; El poeta canta por todos, poesie, 2009; Di passere e d’altri uccelli…proverbi licenziosi, 2010; La vita larga. Zibaldone di pensieri poetici di un blogger ai margini (2007-2009), 2010; Viandante nella memoria. Poesie e prose, (2010-2011), 2012; Grazie alla vita, poesie, 2014; Ora son fiore, ombra, albero, vento…partigiani sardi nelle Colline Metallifere Toscane. Dina Ferri, in Rassegna Volterrana, (2017; Nous sommes ici, poesie, insieme a Luciana Radi, 2018; Vita di Marie Curie, 2018; POESIE, insieme a Luciana Radi, 2019.

             Ai volumi e saggi editi si accompagnano numerosi più brevi articoli apparsi su riviste locali, che molte volte integrano e aggiornano le opere maggiori, e numerosi inediti autobiografici, stesi sotto forma di post, apparsi, fin dal 2007, nei blog “La vita larga” e “Grazie alla vita” ancora in corso.

             Inoltre, si può aggiungere il materiale raccolto in lunghi decenni di studio e ricerca e  parzialmente ordinato, conservato inedito. Di quest’ultimo materiale i fascicoli più significativi sono: La casa di legno ed altre storie dell’età fiorita, Racconti;  Urbanistica&Gastronomia; Il gioco nel Comune di Castelnuovo Val di Cecina. Prospettive di ricerca; Analisi del voto nelle elezioni politiche, regionali e nei referendum svoltesi nel Comune di Castelnuovo di Val di Cecina dal 1946 al 1979, con alcune considerazioni e dati sul voto politico in Italia dal 1861 al 1929; La Primavera di Praga; Su Fratelli! Su compagni! Note di storia del movimento operaio nella Comunità di Castelnuovo di Val di Cecina, attraverso i suoi protagonisti (1902– 1910); Faville, prose sparse; La grande illusione. Per una storia del periodo fascista, della Resistenza e dell’attività del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) nel territorio della Comunità di Castelnuovo di Val di Cecina (1919-1946); Il sogno negato. Storia del Partito Socialista Italiano (PSI) in un centro operaio della provincia di Pisa: Castelnuovo di Val di Cecina; 29 giugno 1944 - 7 giugno 1953: dalla guerriglia partigiana, all’esperienza del CLN ed alla ripresa della vita democratica. La sconfitta del “Fronte Popolare” il 18 aprile 1948 e il tentativo di “colpo di stato” messo in atto dalla Democrazia cristiana nel giugno 1953, con un cenno alle vicende dei protagonisti e delle battaglie proletarie, dal primo “Circolo Socialista” alla conquista del Comune, prima dell’avvento del fascismo e tra gli operai della “Boracifera”; Il lungo sonno di Castelnuovo sotto i granduchi di Toscana e il Marchesato degli Albizzi, (1501-1859); Italia bella mostrati gentile. La Comunità di Castelnuovo, dalla fuga del Granduca Leopoldo II di Lorena da Firenze al “regicidio” (1859-1900); Passioni, speranze, illusioni. Antologia di scritti politici e sindacali (1964-1985); Canzoniere, poesie, 1952-2021;  Soprannomi castelnuovini; Piangono i cieli stille di rugiada. Dina Ferri: (1908-1930), una singolare esperienza di donna e di poetessa che non cessa di stupirci.

             A tali scritti inediti si unisce  il presente lavoro, che raccoglie testimonianze ed interviste degli abitanti della Comunità, consentendo in tal modo di disporre di un filo conduttore che ci accompagna per quasi due secoli (le memorie storiche iniziano nel 1823 e terminano, praticamente, nel 1998).

             Purtroppo i testimoni, per gli eventi che vanno dall'Unità d'Italia agli anni ’20 del Novecento, non ci sono più. Alcuni potenziali testimoni ancora in vita, quasi centenari, hanno perduto la memoria, altri ricordano solo minimi e frammentari episodi e troppo gravoso sarebbe stato un lavoro di registrazione e decodificazione, per un singolo ricercatore. Perciò ho cercato di selezionare i soggetti in base a parametri oggettivi: età, sesso, qualità della memoria, appartenenza sociale e politica, aver svolto funzioni significative nella vita della Comunità (sindacalisti, soldati, prigionieri di guerra, fascisti, partigiani, possidenti, sindaci, donne, dirigenti del movimento cooperativo...), non trascurando i legami di parentela, per avere un'immagine più nitida dei rapporti familiari nello scorrere del tempo. Si tratta, in sostanza, di un lavoro "aperto", perché esso potrà arricchirsi di nuovi filoni di ricerca se andranno avanti le biografie.

             Si deve inoltre tener conto che l'intervista orale (adesso tutti i nastri registrati, quasi trecento, sono in attesa di essere digitalizzati in un progetto sostenuto dalla Regione Toscana e dall’Università di Siena), ha le sue regole, di lunghezza, di impostazione, di approccio psicologico con l’intervistato e che, pertanto, nell’intervista possono andare perduti molti dettagli, cioè i particolari che il soggetto, nel raccontarsi,  ritiene non essenziale sia tramandato e conosciuto della sua vita: le stagioni, il cibo, il sesso, l'amore per gli animali, le avventure giovanili, le feste, le vacanze, le malattie, "i pensieri" e le tristezze o le gioie di ogni giorno, ed anche il contesto urbano o contadino può apparire, il più delle volte, come sfuocato nella sequenza interminabile di date, nomi, fatti. Tuttavia, pur con tali limiti, queste “memorie di gente comune” riescono ad umanizzare l’insieme della “Cronologia Storica” portando il soffio della vita vissuta più vicino ai nostri sentimenti, ed anche, in larga misura, ai nostri ricordi. Ci fa sentire che, "nelle cucine della storia", ci siamo, o ci siamo stati, anche noi.

Infine permettetemi qualche citazione. Mi preme, in primo luogo, sottolineare il ricordo affettuoso dei miei nonni Enélide e Filiberto, intervistati nel 1972, quando ormai la loro memoria, un tempo vivissima, si era appannata, pur restando sempre commovente. Al di là di questo ricordo personale voglio esprimere la più grande gratitudine per la disponibilità, la sensibilità e il costante stimolo a seguire la ricerca nel tempo, da parte di un numero molto grande di persone - che per me ha costituito uno dei motivi principali per proseguire il lavoro, – come  importante testimonianza di civiltà e di cultura. Perciò sono fiero di aver tentato di dar volto e voce a uomini e donne della nostra terra, a quelli che hanno fatto la storia ed a quelli che ancora, per molti versi, ne costituiscono i saldi punti di riferimento. Le biografie riportate in questo testo sono  71, selezionate tra le centinaia di registrazioni effettuate a partire dal 1970 ma, per la maggior parte, raccolte tra il 1994 ed il 1999. Ad esse si affiancano le ricerche storiche: le vicende della famiglia di “briganti”, i Moriani; la costruzione del “Piazzone”; le note di storia del movimento operaio nella Comunità di Castelnuovo di Val di Cecina; il “Diario” di Geo Desi; le storie legate alla guerra ed alla Resistenza; alla rinascita della musica a Castelnuovo attraverso i componenti della jazz band “Stella d’Argento”; ai mezzadri e mezzadre protagonisti delle lotte per la “terra”, fino al declino irreversibile della mezzadria, alla grande invenzione del “regolo clinico” del medico castelnuovino Bruno Cappelli, ed infine, alla mia autobiografia, un diario, che iniziato nel 1952, si chiude con l’anno 1963.

Insieme ai ringraziamenti per tutti coloro che mi hanno concesso il privilegio di ascoltare – viva voce –  in indimenticabili incontri, le storie delle loro vite, non posso tacere i ringraziamenti a: Susanna Mattiangeli, per il completamento della vita della nonna Elisa; Elmanno Benini per avermi messo a disposizione il “Diario” di Geo Desi e le altre carte del suo archivio privato; Adelmo Fanetti per il materiale su Emilo Fanetti, il “contadino della Leccia”; Lidio Milani, per avermi ricostruito la biografia minima del padre, il poeta Fortunato, ed avermi fornito i testi dei poemi riprodotti; Alba Costantini e Paola Gigli per la disponibilità a tratteggiare la vita e la personalità di Costantino Costantini, notevole figura di antifascista, confinato politico e dirigente il PCI di Montecastelli; l'amico Paolo Cascinelli per avermi fornito il manoscritto con la biografia di suo padre, Gino, notevole figura di uomo politico e presidente del CLN comunale. Dal volume di R. Wagner “Mein Leben”, Torino, 1954, ho tratto la citazione che compare nell'intervista a Franz Wesendonck e dal vecchio testo di A. Ribera, “Riccardo Wagner, la vita e le opere”, e dal saggio di Gustavo Macchi "Wagner", alcuni elementi di dettaglio. I riferimenti al lager di Vorkuta sono tratti da L'Araldo, del 22 maggio 1955, oltre ai ricordi di Franz. L'intervista a Eugenio Rossi è stata completata con i testi delle poesie della zia Giannina, nata nel 1902 a Sasso Pisano e la cui vita interessantissima non è potuta  entrare che di sfuggita in questo lavoro. Alcuni dati relativi alle vicende del fascismo a Radicondoli, che compaiono nella testimonianza di Alba Costantini, sono  tratti dal testo di G. A. Chiurco "Fascismo senese. Martirologio toscano dalla nascita alla gloria di Roma", Siena, 1922 e da “Storia della rivoluzione fascista”, I-V, Firenze, Vallecchi, 1929.

Ho inserito la mia "autobiografia" 1938-1963, che contiene poesie di varie epoche, nella versione, con piccole varianti, depositata nell’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano (AR) e, quindi, a disposizione di tutti, che dedico, in particolare, alle mie figlie e nipoti: loro non sanno di quel tempo lontano mille anni luce nel quale ho vissuto e mi sono formato: forse svelandomi li aiuterò a costruirsi una più salda identità, come vorrei fare con tutti gli uomini della "Comunità", nel raccontare le loro “Storie". Ho aggiungo infine, alla Premessa, un piccolo saggio storico, “Un giorno di vita nel Borgo di “Castrinovi de Montanea”, A.D. 1474”, plausibilmente da me ricostruito sulla base dello Statuto entrato in vigore in quel tempo, per valutare il percorso effettuato a quattro-cinquecento anni di distanza dalle storie “moderne”.