venerdì 25 ottobre 2013





Al Monte, a far castagne.


La giornata è bella, invita a vincere la pigrizia. Escono i funghi ai castagni ed al bosco, ma non mi sento sicuro come qualche anno fa ad andarci da solo, e poi troppa fatica, troppe regole (anche se le ritengo giuste in linea di principio) sulla quantità dei funghi che si possono raccogliere, le dimensioni dei medesimi, il tipo di contenitore, avere il tesserino regionale se si oltrepassano i confini del territorio comunale, facilissimo per noi che abitiamo proprio sul confine di tra province, ed anche troppa gente che con auto e fuoristrada arriva dappertutto, anche nei luoghi più impervi, quelli che un tempo solo pochi borghigiani conoscevano. Solo la vista regge bene, perché, come si dice da noi, io ho “gli occhi a fungo”, nel senso che non me ne sfugge uno che si trovi nel raggio visivo. Allora è d’obbligo optare per una passeggiata nel castagneto del Monte, raccogliendo qualche chilogrammo di castagne, ossia marroni e carpinesi, da cuocere, come vuole la tradizione, il giorno dei Santi. Il Monte! Da tanto non ci andavo, molto lassù è cambiato! Alberi ammalati e senza frutti, alberi secchi, rami caduti, roghicce e arbusti selvatici, fossati, e strade devastate dal passaggio di veicoli 4x4…e poi, nessuna persona, nessun canto…Adesso le castagne non sono più una componente essenziale dell’alimentazione di numerose famiglie castelnuovine, sia come frutto fresco che seccato (i famosi, energetici, “biscottini”), né come farina per la polenta ed il “castagnaccio”, quel dolce fatto con la farina dolce delle castagne secche, pinoli, olio e ramerino…che mi faceva sempre venire i bruciori di stomaco. Oggigiorno si mangiano una o due volte all’anno, come frutto! Tutti in paese dicono che non è annata perché i castagni si sono ammalati di una nuova malattia oltre l’antica, il “mal dell’inchiostro” ossia il cancro del castagno. Temo che tra qualche decennio tutti i nostri monti ritorneranno pelati, senza più i grandiosi  amatissimi castagneti domestici! Ma probabilmente gli agronomi e gli scienziati riusciranno a trovare  gli antidoti alle malattie e nell’auspicabile rinsavimento dell’uomo e nel suo riavvicinarsi alla terra, anche il castagno si diffonderà nuovamente. Metto quattro fotografie: la via del Monte, il capanno di Gemello, il seccatoio del Padreterno, e, infine, la sporta con le castagne raccolte.

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