martedì 28 agosto 2012








LA ROTTAMAZIONE.

27 agosto 2012: ore 9,30, sono dal “rottamatore” con la “punto rossa” AY851GE carica dei suoi quasi trecentomila chilometri in quattordici anni di vita. Ha molti acciacchi e incomodi, e nessuno, nemmeno per regalo, nemmeno un extracomunitario, l’ha voluta salvare da questa sorta di “eutanasia utilitaristica”. Sembra proprio la parabola della vita di un uomo diventato troppo vecchio, ancora arzillo, ma bisognoso di cure costose, troppo costose per un investimento di brevissima durata. Confesso che mi ha servito bene. L’unico vero grave incidente non l’ha provocato Lei, anzi ne è stata incolpevole vittima, speronata, quasi a fermo da una aggressiva “nipponica Micra”. Dovette torto collo rifarsi la pelle, pardon, la carrozzeria, che non fu più quella originaria. Nel ribaltamento io uscii strisciando dal vetro dello sportello che era andato in frantumi, quasi incolume, mi rianimò un bicchier d’acqua prontamente offertomi da una gentile spettatrice. La “punto rossa” aveva un cuore, il motore, perfetto e dopo questa lunga vita insieme eravamo davvero una coppia affiatata. Ha visitato molti luoghi che amo, anche lontani, come la città di Praga. Adesso però la carrozzeria era sciupata in più parti, la tela dei sedili consunta, si apriva da una sola porta, un sedile non si reclinava e perciò era malagevole per il terzo passeggero, salire e scendere sul/dal sedile posteriore, gli ammortizzatori logori, le luci fioche, ed anche il punto dell’accensione lo sapevo trovare soltanto io…però, quanti ricordi! Il mio nipotino l’amava al pari mio, perché ci poteva caricare di tutto: sassi, frecce, legni di varia lunghezza e dimensione, come lance e bastoni, e poi l’avevo fatto arrampicare sul tetto, ci poteva mangiare la schiaccia e lasciare le briciole sui tappetini, aggeggiare con le cassette musicali e tenere sempre un manciato di caramelle nel cruscotto per ogni evenienza. All’interno, inconfondibile, era rimasto l’odore del nostro amatissimo cane, “Otto”, che l’aveva utilizzata quasi ogni giorno per recarsi nelle campagne e nei boschi a passeggiare. La sera che “Otto” morì, il 5 febbraio 2010, lo stesi con cura nel bagagliaio gelato, ed al mattino, ancora intatto, lo trasportai alla sepoltura a Realponte, dov’era nato! Con il suo vestito vecchio e sbiadito, d’un rosso cremisi, e con la targa che iniziava per A era conosciuta da tutti, anche dalla nuova vigilessa, che probabilmente gli ha risparmiato qualche contravvenzione per “divieto di sosta”! Avrei da dire di episodi buffi, avvenuti a bordo, ed anche di romanticherie, che non sono mancate, ma nonostante siano fatti realmente accaduti, l’ho collocati nel gran libro della fantasia e dei sogni. Vivranno un po’ di più, dentro la mia mente. Addio cara amica…in fondo non t’ho tradito del tutto scegliendo una tua sorella come partner, una “punto grigio topo”, ma, come si usa da vecchi, assai più giovane e “accessoriata”.

domenica 26 agosto 2012



Mi piace Obama! Sarà senz’altro un abile politico, lo dimostra il fatto di essere stato eletto Presidente del più potente Stato del mondo. Ma è anche un uomo coraggioso (ho letto la sua autobiografia), e la sua vita non è stata facile. In più, il suo colore della pelle rassomiglia molto a quello dei miei due nipotini, e il più grande, otto anni, non cela un sorrisino di compiacimento quando gli mostro le fotografie della famiglia Obama, mio amico di FB! Ogni tanto mi domanda: “Che fanno nonno le figlie di Obama?” In un mondo ancora pieno di cattiveria e stupidità razzista, Obama è come un salvagente psicologico, non per quello di buono che fa o che potrà fare, ma per il solo fatto che sia alla Casa Bianca! Mi dispiace non poterlo votare, per il secondo mandato, perché questa volta per vincere non può sostenersi, come la volta scorsa, soltanto sulle “belle parole”. E’ uscito un libro interessante “The Obamians”, di James Mann, Viking, New York, recensito da Ermanno Bencivegna, su La Domenica del SOLE24 Ore, nel quale si mettono in discussione molte delle scelte, anzi delle non scelte, del Presidente, soprattutto nelle relazioni internazionali, con compromessi, equivoci ed anche “con una buona dose di codardia”. Eppure, viste da me, iscritto al Partito Democratico, senza Obama, anche le residuali  tracce del New Deal e della recente Social Security, pur in una forma parziale e addomesticata, rischierebbero di essere spazzate via dal partito dei conservatori. Se si vuole sono le stesse ragioni che mi spingono a votare alle primarie italiane, per Bersani, uno dei più concreti baluardi contro la frantumazione dello Stato, la sua emarginazione in Europa e il prevalere selvaggio dello sfrenato liberismo in economia con il risucchiamento, verso la povertà, della “classe” lavoratrice. Ti auguro di vincere ancora, Presidente Obama,  anche in nome dell’Italia. 

sabato 25 agosto 2012

RITRATTO DEI NOSTRI "CUGINI" FRANCESI! (Certamente, ci saranno anche là molte cose che non andranno bene..., ma, insomma il Presidente socialista, qualcosa ha già fatto in pochi mesi...)


Ecco cosa ha fatto Hollande in Francia in 56 giorni di presidenza.

Ha abolito il 100% delle auto blu e le ha messe all’asta; il ricavato va al fondo welfare da distribuire alle regioni con il più alto numero di centri urbani con periferie dissestate. Ha fatto inviare un documento (dodici righe) a tutti gli enti statali dipendenti dall’amministrazione centrale in cui comunicava l’abolizione delle “vetture aziendali” sfidando e insultando provocatoriamente gli alti funzionari, con frasi del tipo “un dirigente che guadagna 650.000 euro all’anno, se non può permettersi il lusso di acquistare una bella vettura con il proprio guadagno meritato, vuol dire che è troppo avaro, o è stupido, o è disonesto .
"La nazione non ha bisogno di nessuna di queste tre figure”.
                  
              -   Via con le Peugeot e le Citroen. 345 milioni di euro risparmiati subito, spostati per creare (apertura il 15 agosto 2012) 175 istituti di ricerca scientifica           avanzata ad alta tecnologia assumendo 2.560 giovani scienziati disoccupati “per aumentare la competitività e la produttività della nazione”.

              -   Ha abolito il concetto di scudo fiscale (definito “socialmente immorale”) e ha emanato un urgente decreto presidenziale stabilendo un’aliquota del 75%  di aumento nella tassazione per tutte le famiglie che, al netto, guadagnano più di 5 milioni di euro all’anno.

-       Con quei soldi (rispettando quindi il fiscal compact) senza intaccare il bilancio di un euro ha assunto 59.870 laureati disoccupati, di cui 6.900 dal 1 luglio del 2012, e poi altri 12.500 dal 1 settembre come insegnanti nella pubblica istruzione.

-        Ha sottratto alla Chiesa sovvenzioni statali per il valore di 2,3 miliardi di euro che finanziavano licei privati esclusivi, e ha varato (con quei soldi) un piano per la costruzione di 4.500 asili nido e 3.700 scuole elementari avviando un piano di rilancio degli investimenti nelle infrastrutture nazionali.

               -    Ha istituito il “bonus cultura” presidenziale, un dispositivo che consente di
 pagare tasse zero a chiunque si costituisca come cooperativa e apra una libreria indipendente assumendo almeno due laureati disoccupati iscritti alla lista dei disoccupati oppure cassintegrati, in modo tale da far risparmiare soldi della spesa pubblica, dare un minimo contributo all’occupazione e rilanciare dei nuovi status sociale.

-       Ha abolito tutti i sussidi governativi a riviste, rivistucole, fondazioni, e case editrici, sostituite da comitati di “imprenditori statali” che finanziano aziende culturali sulla base di presentazione di piani business legati a strategie di mercato avanzate.

-       Ha varato un provvedimento molto complesso nel quale si offre alle banche una scelta (non imposizione): chi offre crediti agevolati ad aziende che producono merci francesi riceve agevolazioni fiscali, chi offre strumenti finanziari paga una tassa supplementare: prendere o lasciare.

-       Ha decurtato del 25% lo stipendio di tutti i funzionari governativi, del 32% di tutti i parlamentari, e del 40% di tutti gli alti dirigenti statali che guadagnano più di 800 mila euro all’anno.
·          
-       Con quella cifra (circa 4 miliardi di euro) ha istituito un fondo garanzia welfare che attribuisce a “donne mamme singole” in condizioni finanziarie disagiate uno stipendio garantito mensile per la durata di cinque anni, finchè il bambino non va alle scuole elementari, e per tre anni se il bambino è più grande.

-       Il tutto senza toccare il pareggio di bilancio.

Risultato:

Lo spread con i bund tedeschi è sceso, per magia.
·         E’ arrivato a 101 (da noi viaggia intorno a 470).
L’inflazione non è salita.

·         La competitività e la produttività nazionale è aumentata nel mese di giugno per la
     prima volta da tre anni a questa parte.

QUALCOSA BOLLE IN PENTOLA

Qualcosa bolle in pentola!
Più che della “pentola” ho un ricordo lontano del “paiolo” di rame sempre attaccato alla catena del camino, perennemente in bollore, estate ed inverno, perché nel ciclo delle stagioni c’era sempre qualcosa da cuocere, ad esempio il latte, le barbabietole, le castagne, le patate, la polenta…o la carne di pecora e di maiale… In questo ricordo lontano mi vedo, insieme ad un gruppetto di mocciosi coetanei, quattro o cinque, tra i quali mia sorella e mia zia, quest’ultima più grande di me di solo un anno, una volta che dal paiolo tutta la ricotta era stata estratta e non ci restava che un siero torbido, armati di mestoli pescare fino all’ultimo residuo solido di cosa restava della bollitura del latte in un liquido detto “scotta”. Anche la “scotta” si serbava, sia per mescolarla con un po’ di semola per i maiali, sia per sorseggiarla noi,  moderatamente, dato che  “scioglieva il corpo”.
Ma, credo, che questi ricordi lontani non interessino a nessuno, troppi anni sono passati da allora!. Se la pentola o il paiolo si equiparano alla “vita”, che c’è di nuovo, oggi, che, a fuoco morto o vivo, non si agiti, gorgogli, mandi nell’aria segnali di vapore ecc. ecc.? Cosa bolle e cuoce in pentola? E’ una domanda solo apparentemente banale, alla quale confesso di non saper rispondere. Sono “vivo” (cogito, ergo sum!), quindi il fuoco è acceso e la pentola, con l’acqua che ci rimane, sta bollendo. Ma cosa ci sia nell’acqua, prodotti vegetali, o incantesimi e sogni, oppure sostanze commestibili…non lo so’. Non ho parlato di attese e speranze, che ribollono nella giovinezza. E nemmeno di tristezze, malattie, solitudini, dell’estrema vecchiezza. Il filo invisibile che lega al mio numerosi sparsi destini, benché non strappato, non è in tensione, ma potrebbe tendersi all’improvviso per un volontario o involontario moto. Ed allora ecco che la pentola delle Parche riprenderebbe vivacità.

Posso dirvi, abusando della vostra pazienza, la novella della bella Rosina (che nel pentolone ci trovò l’amore).

Quando i polli ebbero i denti
e la neve cadde nera
(bimbi state bene attenti)
cera allora, c’era…c’era…

…nei tempi passati, un pover’uomo che rimase vedovo con una bambina di nome Rosina. Per campare e accudire alla bambina fu costretto a riprendere moglie dalla quale ebbe una seconda figlia, che fu chiamata, impropriamente, Assunta. Ma dopo poco anche lui morì per il troppo lavoro e per le cattiverie della nuova moglie. Le bambine crescevano insieme, ma mentre Rosina era bella, solare e garbata, Assunta era brutta, nera come un tizzo di carbone e maleducata.  Assunta si struggeva d’invidia vedendo la grazia e la bellezza di Rosina e non voleva più andare al villaggio insieme a lei. La matrigna, che vedeva la figlia intristire per la gelosia, pensò di mandare Rosina a pascolare le vacche sulle remote pasture della montagna. Mentre le parava doveva filare cento rocche di canapa, e se la sera fosse ritornata senza canapa filata e con le vacche affamate l’avrebbe picchiata tanto da farla diventare, picchia oggi e picchia domani, più brutta di Assunta. Lassù alla malga Rosina disse alle vacche: “Vaccherelle mie, come farò a segarvi l’erba e a governarvi se ho da filare cento rocche di canapa?” Allora la più vecchia delle vacche così le parlò: “Non sgomentarti Rosina, tu falcia il fieno per noi e noi ti fileremo la canapa. Basta che tu ce l’ordini con queste parole”:

Vacchicina, vacchicina,
con la bocca fila fila,
con le corna annaspa, annaspa,
fammi presto la matassa.

E quella sera le vacche ritornarono alla stalla contente e satolle e la canapa era tutta filata. La matrigna digrignava i denti dalla rabbia e l’avrebbe mangiata viva. Ma dovette rassegnarsi. Il giorno dopo e per altri giorni ancora si ripeté la stessa storia. Allora Assunta disse alla madre: “madre ho voglia di mangiare raperonzoli. Stasera mandate Rosina a coglierli nel campo dell’Orco, lui la scoprirà e la mangerà!” Detto fatto. Così la Rosina si mise ad andare di notte, scavalcò la siepe ed entrò nel campo dell’Orco. Non aveva fatto a tempo a sbarbare i raperonzoli quand’ecco l’Orco che arriva,annusando qua e là:

Ucci ucci
sento odor di cristianucci
o ce n’è o ce n’è stati
se li trovo rimpiattati
me li mangio tutti!

E cercava, tirando su con il naso, cercava, fino a quando, dietro una grossa rapa vide la bambina. Svelto la chiappò e la mise nel suo sacco. Intanto cominciò a urlare con la sua voce tonante:

Catera, metti al fuoco la caldera
che la Rosina ho chiappo!

Meglio per noi, perché, come sappiamo, la storia avrà un lieto fine e l’Orco e Catera, resteranno a bocca asciutta. Rosina, protetta dalla Fata che già l’aveva aiutata trasformandosi nella vecchia vacca,  aveva con se una bacchettina fatata, che teneva nascosta nella tasca del suo vestitino e che le dava coraggio. Intanto nella casa dell’Orco era acceso un gran fuoco e sopra il fuoco bolliva un enorme pentolone, che Catera rumava continuamente aggiungendo all’acqua erbe aromatiche per insaporirla. Alla vista di Rosina le venne l’acquolina in bocca, ma prima c’era da fare il pane, e il forno era acceso da tempo e i ceppi erano ormai diventati ardenti carboni. “Rosina metti il pane in forno!” gli comandò. Detto questo la prese sgarbatamente per un braccio e ce l’avvicinò, fin quasi a farla lambire dalle braci che avvampavano. “Infilati dentro e guarda se è ben caldo perché dobbiamo infornare il pane!” (Così, mentre Rosina saliva dentro il forno lei l’avrebbe chiuso facendocela arrostire viva!) Come si sa alle Orchesse piace molto di più l’arrosto che non il lesso! Ma con la sua bacchettina fatata Rosina non ebbe paura e gli rispose: “Non so come fare ad entrarci!” “Brutta sciocca, guarda com’è grande l’apertura, potrei entrarci anch’io!” E detto questo si avvicino alla bocca del forno: Rosina non fece complimenti, la prese per il culo e ce le ficcò dentro. Poi chiuse il forno e tirò il catenaccio. Uh! Che urla orribili uscirono dalla gola della strega cattiva! Ed ecco arrivare l’Orco richiamato da quelle grida spaventose. Fece per agguantare Rosina che con in mano la sua bacchettina disse:

Orco cattivo Orco birbone
buttati dentro il pentolone!

A questo comando l’Orco si tuffò nell’acqua bollente dalla quale tornò immediatamente a galla trasformato in un bellissimo Principe biondo, tutto vestito d’oro e di broccato. L’incantesimo che l’aveva trasformato in Orco era svanito con la morte della malvagia strega. Si può aggiungere, che il giovane Principe s’innamorò a prima vista di Rosina e che questo amore venne ricambiato. E quando fu il tempo e i due giovani furono cresciuti, fu fatto una magnifico sposalizio e un banchetto che durò sette giorni e sette notti! Pive, fagotti e cornamuse suonarono armoniosamente, e furon servite le vivande: i quattro quarti del montone che portò Elle e Frisso per lo stretto della Propontide; i due caprioli della celebre capra Amaltea, nutrice di Giove; i piccoli di quella cerbiatta Egeria, consigliera di Numa Pompilio; sei paperi covati da quella degna oca Ilmatica la quale col suo canto salvò la Rocca Tarpea di Roma; i maialini di Troia; il vitello della vacca Ino, così mal guardata da Argo; il polmone di quella volpe che Nettuno e Vulcano avevano così mal fatata, a quanto dice Giulio Polluce “in Canibus”; il cigno nel quale si convertì Giove per amore di Leda; il bue Api, di Menfi in Egitto che rifiutò di prender cibo nella mano di Cesare Germanico, e sei di quei buoi rubati da Caco e recuperati da Ercole; i due capretti che Coridone salvò per amore di Alexis; il cinghiale erimantico, olimpico e colidonio; i cremasteri del toro tanto amato da Pasifae; il cervo nel quale fu trasformato Atteone; il fegato dell’orsa Calisto. E poi: trentasei primi tra i quali i deliziosi “stronzi fini alla sberlottina”, la “promerdis, vivanda sovrana”,  e delle “cornamcuse, rivestite di brezza”. Come secondo servizio furon portati cinquanta piatti, tra i quali, particolarmente apprezzati: il “cacciucco di pecora all’erbe fini”, “la “testina di cinghiale in salmì”, le “budellina d’agnello alla Marsicana”, le “coglie di vitello  trefolate alla maniera antica”, il “lardo d’asino”, i “lippe-lappe”, e la “marmittaglia in pisciaforte”; per ultimo furon portati  ventinove stuzzichini per alimentar l’appetito, tra i quali: “la neve dell’an passato”, la “pica candita”, “l’uccabarucca” e dei “soffiaminculo”. Come dessert giunse, graziosamente sorretto da due splendide fanciulle, un gran vassoio di merda coperto di stronzi fioriti: che era un gran piatto pieno di miel bianco, rivestito d’uno strato di aranci canditi, e come contorno, teglioni di “Pionono“, giunto per l’occasione dal paesello di Sante Fe nell’Andalusia e immense zuppiere di “latte alla portoghese”. La bevanda fu servita in tirlarigotti, bel vasellame antico, e fu un beveraggio assai gradevole e inebriante. Finito il pranzo furon levate tutte le tavole e allora suonando più melodiosamente di prima i menestrelli, fu comandato dal maestro delle Feste un “passo doppio” e dopo, al suono divino delle pive, tutti i commensali danzarono in vario modo le duecento e più ballate, tutte originali di quel ricco Paese, tra le quali destarono ammirazione “Si, sono assai procace…”, “qui venite a toccarmi  o buon curato…”, ”all’ombra di un boschetto, sull’erbetta…”, “Guglielmino vien quà, morbido è il saccone…” e soprattutto “Pellegrin che vien da Roma…”, la “Ciaccona”, “l’ortolano e le dolci monacelle…” e infine, per conclusione,  “la mia voglia è sol d’amare!” Si seppe poi che per magia delle danze e degli abbracciamenti più di trecento giovani e fanciulle convolarono di li a poco al talamo nuziale.

Così finirono tutti i guai per la dolce Rosina ed i due principi vissero insieme per tutta la vita felici e contenti in un reame lontano lontano, mentre di Assunta e della matrigna si persero le tracce fino a quando non giunse la notizia che erano state trasformate in un sasso tondo  ed in un osso di morto, per l’eternità, ossia fino a che il mondo dei sogni esisterà.

La pentola bolle,
alla fiamma fiammante,
in attesa noi siamo
quassù all’Aquilante!

La mia fiaba v’ho detto
laggiù corre un sorcetto
prendigli il pelliccione
e fatti un berrettone!
 
Stretta è la foglia
largo il bocciolo
con la pelle del culo
faremo un bel lenzuolo!

Stretta è la foglia
larga la via
dite la vostra
che ho detto la mia!

NOTE AL TESTO

Testo letto alla riunione del PIL di Belforte, alla Casa della memoria L’Aquilante, domenica 4 novembre 2007. Scritto a dieci mani, con importanti varianti e accurato mixage, da:  “…Der Bruder Grimm, Freund Karl, Meister Calvino und Herr Professor Rabelais” e quattro versetti di Guido Gozzano. Spero che dal Paradiso mi perdonino!

lunedì 20 agosto 2012


NORMA PARENTI. Partigiana, cattolica, medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria (1921-1944).

Dramma liberamente tratto da un saggio di Carlo Groppi: “Un Angelo a Massa Marittima: Norma Parenti”, ed. 2005.

FESTIVAL TEATRALE LEGATO AL TERRITORIO. Montecastelli Pisano, Domenica 19 agosto, Piazza della Chiesa dei SS. Filippo e Giacomo,  ore 21,45.

Organizzazione generale: Matteo Amodeo
Dialoghi: Andrea Pazzagli,
Logistica: Fabiola Torellini.
Scenografia: Danilo Strulato e Gastone Bulleri.
Regia e sceneggiatura: Mario Rossi,
Attori: Lucia Ghilli, Mario De Giorgis, Paolo Casari, Andrea Masti, Massimiliano Borgoni, Riccardo Galleri, Giulio Garfagnini, Nilo Cigni, Cristina Pettorali, Penelope e Riccardo Ribechini, Angela Gherardi, Manuela Salvadori, Stefano Piredda.
Canzoni di Irene Marconi e Carlo Groppi.
Chitarra e voce: Irene Marconi (suono e canto) e Mario De Giorgis: (voce)

Con il contributo di: Associazione Culturale La Torre – Montecastelli Pisano; Associazione Culturale Il Chiassino – Castelnuovo di Val di Cecina; Amministrazione Comunale di Castelnuovo di Val di Cecina; Amministrazione Comunale di Pomarance; Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra.

Finalmente, dopo intense settimane di preparazione e prove, è andato in scena l’atteso atto unico  ispirato all’eroina della Resistenza Italiana, medaglia d’Oro al valor militare alla memoria (una delle 19 medaglie d’oro alle donne d’Italia). Figura prestigiosa e purissima di cattolica impegnata e di partigiana combattente che aderì con ardimento e fede, fin dall’autunno 1943, alla lotta per la Liberazione della Patria dal fascismo e dal nazismo. Fu assassinata proditoriamente per vendetta dai militi della sedicente Repubblica Sociale Italiana, prezzolati agli ordini delle SS naziste,  il 23 giugno 1944, la notte innanzi l’arrivo degli alleati a Massa Marittima.





Un successo caloroso di pubblico che assiepava ogni angolo della piazza della Chiesa, un silenzio assoluto, un cielo, quando le luci si oscuravano, ch’era un fulgido mantello di stelle, anch’esse attonite e partecipi all’evento, applausi scroscianti, umiltà degli attori, mischiati alla fine con la gente…un nuovo esempio d’arte senza orpelli, povera, ma ricca di quei valori che son tanto più alti quanto più rari! Grazie in primo luogo a Matteo Amodeo ed ai suoi collaboratori oscuri di Montecastelli Pisano, che con il Gran Concerto di Ferragosto e con quest’opera teatrale, ci hanno fatto trascorrere i più bei momenti di questa estate!

Sommesso elogio di mia nonna Enélida.

Chissà perché con quest’aria torrida, anche al salir delle stelle, con la voglia di alimentare un asfittico blog-diariopersonale, mi tornano a mente le frasi e i motti “celebri” della mia amata nonna
Enélida (un nome credo in onore di Enea, o dell’Eneide, molto colto, che  richiama i fondamenti dell’italica stirpe…dato che anche la sua sorella fu chiamata Italia!). I primi sono quelli pronunciati mentre pettinava la Principessa russa, sposata Borghese, nella sua residenza di Isola del Garda, nell’anno 1900 o giù di lì. Vedendo la lunga bionda chioma della nonna, che amava raccogliere in treccia annodata sulla testa, la nobildonna le chiedeva: “Enèlida, pettinami come te!” al che la nonna rispondeva: “Ma, Eccellenza, lei ha tre peli!” e così di questo passo col suo parlar toscano incantava la Principessa che l’ebbe a benvolere per più di due anni. Quand’ero adolescente la nonna si preoccupava del mio “sviluppo”, e conoscendo la vita, mi faceva fare la cura delle 100 uova! Crude, da bersi una al giorno! Ma, per quanto, il mio colorito, non le piaceva e nemmeno i brufoli che spuntavano, allora esclamava: “Bimbo, con questa voce a gallerone, hai un coloraccio, sembri un racano!” (il “racano” da noi era una specie di ramarro, molto più grosso e verde di quello usuale, un animale misterioso e terribile tanto che ella mi diceva: “Stai attento quando vai al bosco, se incontri un “racano” e ti si attacca alle orecchie, fino a che non sente suonare le campane di San Pietro, non ti si staccherà!” Figuriamoci la paura che avevo d’incontrare e irritare questo “racano”.
Mi aveva anche insegnato a bere l’acqua nei fossetti del bosco: con le mani schiara un po’ l’acqua e poi dì: “Acqua corrente/ci ha bevuto il serpente/ci ha bevuto il Figlio di Dio/ci posso bere anch’io!”
Dopo, già vecchia, parteggiava per il partito comunista, dato che io e mio padre eravamo di quel partito. Leggeva l’Unità, ma, soprattutto, Vie Nuove e la cronaca “nera”, oggi si direbbe “rosa”. Conosceva a menadito il “caso” della Montesi e del processo al Ghiani! Al momento di andare a votare la nonna veniva accuratamente indottrinata con prove a ripetizione sui facsimili delle schede elettorali: “Allora, nonna, lo sai per chi votare? “Si, voto per il Partito, anche nonno Dario era socialista” “Ma, noi non siamo socialisti, nonna, noi siamo co-mu-ni-sti! Allora come voterai? “Voterò sulla falce e martello, ma dov’è la stellina!” Credo che non si sia mai sbagliata! A me, quando le cose politiche non andavano troppo bene, diceva “Tutti dicono contro i comunisti…eh...i comunisti così, i comunisti cosà…ma i comunisti sono brava gente! Dico bene, bimbo!” Era una ruffiana e lo faceva per compiacermi. Si nonna, dici bene. Qualche volta si arrabbiava con il babbo: “Ma perché fa tardi? E’ sempre a battere le noccole!” (voleva dire a giocare a carte). Se difendevo il babbo s’impermaliva, mi offendeva dicendomi “Sei un disensito!” oppure pronunciava un nome “Tullio”, senza aggiungere altro (ma io sapevo la leggenda di quest’uomo che, si diceva, durante una lite con la madre l’aveva rinchiusa in un baule)”. A novant’anni prese l’influenza, si mise a letto e smise di mangiare. Dormicchiava, in una sorta di coma leggero. Stavo molte ore accanto al suo lettino, nella camera che si trovava al piano terra del mio appartamento. Una volta c’era anche mia figlia piccina, di tre anni, che faceva un po’ di confusione correndo qua e là per la camera. Così io la sgridai. E la nonna allora disse: “Sono bambini…mi garbano tanto!” E si riappisolò. Era abbastanza religiosa e aveva spesso in mano il vecchio libro da messa, diceva di pregare per il nonno e per le anime del purgatorio. Qualche volta stavo attento a carpire le sue preghiere: al suo Dario, morto da ventisei anni, diceva: Aspettami, ma vedi come io ci stò bene? Vedì? Ho la lavatrice, la stufa, la televisione, la donna che mi fa compagnia, poi viene Filiberto a veglia…aspettami…ma ora ci stò bene quaggiù!” Della morte non aveva paura, ma amava la vita. Una volta disse: “Quando mi sentirò male davvero, e forse morirò, non chiamatemi il prete, perché se vedo lui morirò di sicuro dalla paura!” Anche sul suo amico e coetaneo Filiberto (il nonno di mia moglie), aveva molto da ridire perché era sordo e cieco da un occhio, gli si metteva su una poltrona, al calduccio e parlava poco, ma appoggiando la testa al muro ci lasciava una traccia d’unto, al che la nonna non mancava di rimarcare “Guarda che capata ci fa questo vecchio!” Una volta ebbe a ridire perché Filiberto gli si accostò all’orecchio per parlarle: “Non bisogna far così, chissà cosa direbbe la gente se ci vedesse, o che si danno un bacio?”. Avevano entrambi novant’anni! Ho dormito, prima nel letto della nonna, poi nel letto col mio babbo, 27 anni, cioè fino alla notte prima del mio matrimonio! Con la nonna avevo molta confidenza, ma lei era timida e pudica. Però io la curavo quando s’ammalava, gli davo ogni sera le sue medicine per il cuore, e gli preparavo “la ciambella” (un dischetto di gomma con il foro al centro) per sostenere il suo utero che nel parto del babbo, un parto “doppio” s’era abbassato…e poi ero sempre pronto a darle il vaso da notte ecc…ecc. dato che dopo un ictus che la colse all’età di 74 anni, si muoveva non troppo bene, soprattutto per alzarsi dal letto. Però non l’avevo mai vista nuda del tutto. Quando morì venne il dottore a constatare la morte (era un dottore molto scrupoloso), in mia presenza. La nonna era perfetta e composta. Il letto pulitissimo. Il dottore esclamò: “Ma, Carlo, guarda che belle gambe e che pelle ha la tua nonna! Sembra una ragazza!” Forse l’aveva mantenuta così il grande amore che aveva donato ai suoi “due uomini” come chiamava me e suo figlio, mio padre del quale m’aveva raccomandato “Dopo, non lasciarlo solo!” No, cara nonna, t’ho dato retta.

Dante nato a Montegemoli? Il sogno diventa (quasi) realtà

Intanto il borgo dedica un giardino alla mamma del Sommo Poeta

Il primo settembre, durante l'inaugurazione, spiega in una nota il Festival Internazionale Teatro Romano Volterra, l'attore Simone Migliorini leggerà alcuni Canti della Divina Commedia
La Divina Commedia
La Divina Commedia
Pontedera, 14 agosto 2012 - Il borgo di Montegemoli, nel comune di Pomarance, alle pendici di Volterra, dedica un ''giardino alla sua più illustre concittadina: Bella degli Abati, madre di Dante Alighieri''. Il primo settembre, durante l'inaugurazione, spiega in una nota il Festival Internazionale Teatro Romano Volterra, l'attore Simone Migliorini leggerà alcuni Canti della Divina Commedia. ''Dante Alighieri non rinnega i suoi natali, i luoghi della sua infanzia, bensì li tace con malinconia - spiega la nota - li metaforizza come luoghi eterni: Paradiso, Purgatorio e Inferno, a indicare non solo i tormenti personali e spirituali che lo legano, senza ombra di dubbio, alla madre, Bella degli Abati, morta quando lui non aveva neppure dieci anni, ma anche al non troppo stimato padre, Alighiero usuraio per il Podestà di Volterra e forse responsabile degli stenti materni per il quale viene biasimato anche da Forese Donati nella nota Tenzone poetica. Bella degli Abati era nata a Montegemoli (adesso comune di Pomarance), dove lavorava anche lo zio del divin poeta, e proprio Montegemoli il primo settembre dedichera' un poetico giardino al suo nome''.
''Gli indizi sui natali volterrani di Dante si accumulano negli anni fino quasi a poterlo ipotizzare con davvero poca possibilita' d'errore - conclude la nota - Indizi di cronache del tempo, di epoche successive, poeti, come Bindino da Travale (seconda meta' del XIV sec.) ne danno nei loro scritti, indizi inequivocabili. E ora Montegemoli si fa coraggio, rivendica a piena voce i natali del poeta e di sua madre Bella alla quale verra' intitolato l'arcadico giardino''.

domenica 5 agosto 2012


Comune di Castelnuovo di Val di Cecina
Associazione Culturale Montecastelli Pisano
Patrocinio Comune Castelnuovo V.C. (PI)
Collaborazione Associazione Culturale “Il Chiassino”


Concerto San Lorenzo


Montecastelli Pisano
Mercoledì 15 Agosto 2012 Ore 21.45


Werner von Schnitzler violino;
Philipp Bonhoeffer viola;
Cosmin Boeru pianoforte


Musiche di: Wolfgang Amedeus Mozart e Ludwig van Beethoven


Concerto per Violino, Viola e Pianoforte


FESTIVAL TEATRALE
Teatro legato al territorio - IX Edizione


MONTECASTELLI PISANO
Domenica 19 agosto 2012 ore 21.45


NORMA PARENTI
Partigiana, medaglia d'Oro al Valor Militare

Attori: Lucia Ghilli, Mario De Giorgis, Paolo Casari, Andrea Masti, Massimiliano Borgoni, Riccardo Galleri, Giulio Garfagnini, Nilo Cigni, Cristina Pettorali, Penelope e Riccardo Ribechini, Angela Gherardi, Manuela Salvadori, Stefano Piredda. Canzoni di Irene Marconi.


Testi: Andrea Pazzagli - Organizzazione: Matteo Amodeo


Responsabile logistica: Fabiola Torellini


Scenografia: Danilo Strulato e Gastone Bulleri


Regia e Sceneggiatura: Mario Rossi


Liberamente tratto dalle ricerche storiche di Carlo Groppi.

FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO
DI VOLTERRA

venerdì 3 agosto 2012


America centrale e isole caraibiche scelgono la geotermia


L'energia geotermica potrà svolgere un ruolo chiave nella crescita economica dell'America Centrale e dei Caraibi.
Geotermia News
Redazione
03/08/2012

In America Centrale il rapido sviluppo economico (con la conseguente crescita della dipendenza dai combustibili fossili importati e uno stimolo a superare la frammentazione regionale attraverso il Sistema d’Interconnessione Elettrica Per l’America Centrale SIEPAC) ha creato le opportunità per lo sviluppo delle risorse rinnovabili.
La maggior parte dei Paesi dell’America Centrale ha così intrapreso la strada dello sviluppo delle risorse geotermiche per la produzione di energia.
El Salvador e Costa Rica ricavano rispettivamente il 24% (con 204 MW di potenza installata) e il 12% (163 MW) della produzione di elettricità da energia geotermica, così come il Nicaragua e Guatemala con i rispettivi 87 MW e 49,5 MW, anche se il potenziale delle risorse presenti è assai più vasto, essendo, per l’intera regione centroamericana, stimato tra 3.000 MW e 13.000 MW e 50 sono i potenziali siti geotermici identificati (fonte IGA).
El Salvador –che per la maggior parte della produzione della sua energia elettrica dipende da combustibili fossili importati- ha già sviluppato competenze interne per far decollare lo sviluppo delle risorse geotermiche nel breve periodo ed ha recentemente ricevuto una sovvenzione di due milioni di dollari da parte dell’Inter American Development Bank per la costituzione di un centro internazionale di formazione in campo geotermico per l'America Latina e i Caraibi, che sia di sostegno a tutta la regione.
Le ingenti risorse geotermiche presenti nel paese associate all’esperienza nel settore e a un impianto normativo favorevole hanno messo El Salvador nelle condizioni di sostituire una considerevole frazione della produzione energetica totale con quella derivata da questa fonte rinnovabile.
Lo sviluppo geotermico in El Salvador rientra nella sfera di competenza di La Geo una società di proprietà dello Stato salvadoregno in partnership con l’italiana Enel. La Geo ha esperienza nella prospezione e sviluppo e potrà attingere, attraverso la partnership, alle risorse e alle competenze finanziarie di Enel.
La pianificazione della nuova capacità di generazione elettrica da fonte geotermica in El Salvador è di competenza del Consiglio Nazionale per l'Energia, che ha formulato contratti di acquisto economicamente favorevoli per gli sviluppatori privati.
Anche in molte isole dei Caraibi si prevede una crescita significativa dell’uso della risorsa geotermica per soddisfare l’aumento della domanda di energia elettrica. Nella Repubblica Dominicana, ad esempio, il ministro dell'Energia Rayburn Blackmore ha riferito al Parlamento che il Governo sta valutando la costruzione di un impianto geotermico da 10-15 MW nel prossimo futuro, nell’ambito dei programmi di sviluppo delle fonti rinnovabili.
Lo scorso anno, il governo dominicano ha firmato un contratto da 17 milioni per l'esplorazione dell'energia geotermica nella Valle di Roseau e all'inizio di quest'anno il ministro Blackmore ha affermato che gli studi preliminari necessari a comprendere la fattibilità della produzione e della commercializzazione sono terminati.
Sull’isola caraibica oggi il fabbisogno energetico è soddisfatto per il 40% con fonte idroelettrica e per il 60% da combustibili fossili e la costruzione dell’impianto geotermico che l’amministrazione vorrebbe realizzare potrebbe avere il vantaggio di ridurre il prezzo dell'energia elettrica sopratutto per la popolazione più povera.
Dagli studi effettuati risulta, infatti, che guardando a tutte le variabili per impianti di queste dimensioni, sarebbe possibile ottenere un risparmio del 40% sulle bollette dell'energia elettrica, pari ad oltre 6 milioni di dollari.
Secondo la Banca mondiale, la domanda di elettricità in molti paesi caraibici è destinata a crescere di circa il 3,6 % entro il 2028; questo incremento comporterà un aumento dei costi dovuti sia per l’aumento delle importazioni di gasolio sia per i costi di gestione. Per questo motivo molti paesi caraibici stanno valutando le opportunità offerte della risorsa geotermica di cui gran parte delle isole è ricca.
Le stime per le isole Dominica e Nevis indicano che le risorse geotermiche per entrambe le isole (100 MW e 300 MW, rispettivamente) potrebbero essere sufficienti a soddisfare la domanda di energia elettrica su entrambe le isole, con costi significativamente più bassi rispetto a quelli associati all'attuale generazione di energia da combustibili fossili.
Sempre secondo la Banca Mondiale, il costo più basso per la produzione elettrica con combustibili fossili è pari a 20,4 cent US $ / kWh, mentre il costo dell'energia geotermica è stimato in 5,5 cent US $ / kWh.
Nella seconda metà del 2011, Dominica ha concesso permessi di ricerca per l'esplorazione geotermica alle imprese islandesi Iceland GeoSurvey e Iceland Drilling. Il sostegno finanziario del progetto di esplorazione è stato fornito dal governo dominicano, dall'Agenzia francese per lo sviluppo (FDA) e dal Fondo europeo di sviluppo (FES).
I risultati ottenuti sono stati promettenti e il paese ha recentemente firmato un memorandum d'intesa con l’International Finance Corporation (IFC) per un finanziamento di 250.000 dollari per avviare lo sviluppo geotermico.

Sono un "tifoso" del CO.SVI.G, del quale, nel 1988, come Sindaco del Comune di Castelnuovo di Val di Cecina, fui socio fondatore. Avevamo iniziato la realizzazione del "teleriscaldamento geotermico" del capoluogo, al quale avrebbero seguito, nel corso dei successivi anni e decenni, quelli di tutti gli altri centri abitati del Comune e le case sparse. Oggi il "teleriscaldamento geotermico" è una realtà in quasi tutta l'area geotermica tradizionale della Toscana, mentre si apriranno nuovi orizzonti e nuove sfide tecnologiche per l'uso dell'energia geotermica e della bassa entalpia, se, specialmente, le Amministrazioni Locali e le Aziende private, saranno supportati da finanziamenti pubblici e da investimenti degli Istituti Bancari. Le potenzialità sono grandiose, le fonti di calore diffuse in molte aree toscane, così che i grandi centri abitati e poli industriali, un tempo ubicati a decine di chilometri dalle medesime, - si da ritenere non competitiva l'energia geotermica rispetto alle fonti tradizionali (carbone, petrolio, gas), - sono ormai raggiungibili, data l'evoluzione delle tecnologie e l'abbassamento dei costi. Per non parlare, in un'ottica Nazionale, del risparmio di "dipendenza esterna" e abbattimento o sostanziale riduzione dell'inquinamento ambientale. Auguro al CO.SVI.G lunga vita di realizzazioni e successi.