giovedì 27 gennaio 2022

 27 GENNAIO, GIORNATA DELLA MEMORIA DELLA SHOAH (2021)

La Storia ha emesso il suo verdetto sui crimini dei nazifascisti e sul loro tentativo di sterminare quanti più esseri umani di sangue e di fede ebraica fosse possibile, e di pianificare tale distruzione attraverso i lager, in tutti i paesi conquistati dal Reich: nulla si può aggiungere a tale orrore!
Ho avuto la fortuna di avere per amico, per oltre 30 anni, un ebreo di Plzen. Un ebreo che riuscì a fuggire, pochi giorni prima che il suo Paese fosse invaso dai nazisti, in Inghilterra dove si arruolò nella Legione Cecha e, decorato due volte al valor militare, fu tra i primi soldati anglo-americani, che liberarono la sua città natia. Non trovò più nessuno della sua famiglia, erano stati tutti deportati e uccisi ad Auschwitz. Nella sua vita si dedicò a raccogliere le memorie della Comunità ebraica della Boemia Occidentale, ricercando gli antichi cimiteri, le epigrafi, i luoghi di culto, e le testimonianze dei superstiti. Mi coinvolse nelle sue ricerche, affidandomi delicati incarichi e facendomi incontrare con alcune persone, con le quali instaurai rapporti di amicizia. Mi ero talmente immedesimato nella tragedia della Shoah, che anche in Italia posi molta più attenzione alle vicende degli ebrei, ai deportati ed alle vittime, in particolare della Toscana, raccogliendo memorie, testimonianze, immagini e collaborando a ricerche storiche. Ebbi la fortuna di avere testimonianze dirette sul piccolo Campo di Internamento per gli ebrei, allestito nella Colonia Estiva della Diocesi di Grosseto, nei pressi del borgo di Roccatederighi, comune di Roccastrada in provincia di Grosseto. E’ da questo Campo che alcuni bambini, insieme ai loro familiari, furono inviati dai militi della RSI, agli ordini di Ufficiali nazisti, ad Auschwitz, e nessuno di loro sopravvisse: Franca, Enzo, Regina, Mary, Edita, Hans, Walter, Mosè e Gigliola…ed altri di cui ci è sconosciuto il nome ed il numero preciso. Il Campo di prigionia, dal quale partirono nella primavera del 1944 due distinti convogli per Auschwitz, era stato affittato al Comando Nazista dal Vescovo di Grosseto...e il suo silenzio successivo resterà come una ignominia eterna. Da C.N. ebreo grossetano nato nel 1923 ed internato in quel Campo, raccolsi la testimonianza. E fu lui a raccontarmi la vicenda di Gigliola Finzi, figlia di una coppia di livornesi e nata in quel Campo pochi mesi prima della deportazione ad Auschwitz insieme ai suoi genitori: “…invece fu uccisa senza pietà una bambina, nata nel Campo di Roccatederighi, figlia di un livornese F; la madre cercò in tutti i modi di nascondere la sua gravidanza, e poi la neonata, senza riuscirvi. Furono tutti e tre spediti ad Auschwitz, e si seppe che il pianto della piccolina era stato zittito uccidendola con due o tre colpi d’arma da fuoco, gettandola in aria all’arrivo del treno. Meglio non parlarne!” Ho pubblicato un opuscolo ed alcuni saggi su riviste e in un capitolo del mio libro “La piccola banda di Ariano”, ed. 2003. Sono andato più volte a Roccatederighi, in particolare il giorno della inaugurazione di un monumento “condiviso” tra ebrei, cattolici, ANPI, ed autorità locali, con la presenza del Rabbino della Comunità ebraica di Roma. Pochi, o nessuno, mi conoscevano di persona, ed io mi limitai a scattare fotografie aggirandomi tra i convenuti. Fu così che volgendo le spalle ad un gruppetto di signore riuscìi ad udire un brano della loro conversazione: “...io non sapevo nulla di questa vicenda, ma come hai fatto a scoprirla?” “è stato attraverso un libro, scritto da un certo signor Groppi, che son venuta a saperlo!” Allora non potei fare a meno di girarmi verso di loro presentendomi: “gentili signore, quel certo signor Carlo Groppi sarei io!”. Ebbi domande, abbracci, strette di mano, inviti e, successivamente, lettere! Fu un grande onore!


mercoledì 26 gennaio 2022

MEMORIA DELLA SHOAH.


Domani, 27 gennaio: giorno dedicato alla Memoria della Shoah. Non sarò in casa, né avrò il PC. Posto oggi la traccia del mio personale contatto con questa incancellabile tragedia della follia umana, l'idea, solo in parte realizzata, della uccisione di tutti gli ebrei! Ma non di sola memoria ci dobbiamo dissetare per non dimenticare: recenti notizie di cronaca ci dicono che il virus dell'odio è ancora attivo. Quando due ragazzine di 15 anni si accaniscono con violenza contro un bambino ebreo dodicenne di Venturina, mentre a Roma, una bandiera con la svastica di Hitler, avvolge la bara di un funerale religioso...e sono soltanto la punta di un iceberg, dobbiamo attivare le difese immunitarie della democrazia e della non violenza. Nella scuola e nella Società. Io non sono di religione ebraica, ma cattolica, e nelle mie modeste ricerche storiche ho contribuito alla scoperta del Campo di Concentramento per ebrei, allestito nel fabbricato e nel Parco del Seminario Vescovile di Grosseto. Due convogli trasportarono un numero imprecisato di uomini, donne e bambini, ad Auschwitz, dove furono uccisi. Tra loro la neonata Gigliola Finzi, uccisa addirittura all'apertura del treno blindato. Il mio itinerario di vita vissuta mi ha portato alla casa di Anna Frank ed al lager ove morì; a Dachau, Auschwitz-Birkenau, Belzec, Mauthausen,...Terezin, ed infine in Israele, allo Yadem Waschem, il più importante MEMORIAL storico della Shoah e degli oltre SEI MILIONI di ebrei assassinati! Per molti decenni ho avuto la buona sorte di legarmi di una forte amicizia con alcune famiglie ebraiche della esigua comunità sopravvissuta alla deportazione e alla morte (Jarka, Rudolf, Edmund, Jiri, Viera...), e con loro ho condiviso alcune visite e progetti "memoria" di ebrei boemi, materiali poi giunti in Israele.

Ho raccolto, inoltre, molte memorie di ebrei toscani che hanno dato luogo ad ulteriori ricerche storiche. Adesso, mentre scrivo,
ascolto, le canzoni in memoria delle vittime e della cultura ebraica.
NON DIMENTICHIAMO!
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venerdì 14 gennaio 2022

 



La scritta invincibile.

Ho ripreso in mano,

dopo lunghissimi anni di dimenticanze

e nuove ricordanze,

“Alla ricerca del tempo perduto”,

e mi ha colpito una semplice annotazione

sull’ultima di copertina

del primo dei tre volumi,

editi da Einaudi nel 1963,

“Terminato alle 24 del 23 agosto 1971.

Bellissimo!”

C’era, tra le pagine,

un rametto di fiori,

secco ed ancor profumato,

non so più bene

cosa abbia significato per me.

Infine, nel terzo ed ultimo volume,

ho trovato un biglietto cinese,

e la scritta a matita:

“Terminata lettura, agosto 1975.

Opera memorabile, Carlo”.

Si, mi ero letto, in cinque anni,

le 1150 pagine di quest’opera

gigantesca e memorabile!

E così sono andato a Parigi

a visitare la cameretta

dove Marcel Proust morì.

Ma perché ho ripreso a sfogliare

questo libro?

Forse per ravvivare la fiamma

dei miei ricordi lontani,

avvolti in una nebbia sottile,

ritornando,

dopo settantadue anni di assenza,

sulle antiche scale

di un alto casamento,

dove abitai nel breve trapasso

dall’infanzia all’adolescenza,

in un microcosmo irripetibile:

il Palazzo di Garibaldo.

Molte gonnelline sfioravano,

più volte al giorno,

sulle strette, alte e buie scale,

i miei calzoni corti,

ma senza destare pensieri lascivi,

e poi passi di calzolai, operai, spose,

ragazzi e delle mie amate cugine;

loro così belle

come più non ho visto nella vita

e che ancora non conoscevano l’amore.

Il sabato e la domenica

mio padre non si stancava  

di suonare la sua fisarmonica

e lo zio il sassofono contralto,

mentr’io, dall’alta finestrella

della minuscola cucina,

mi affacciavo sulla via

e sulla vita che mi sorrideva.

Nella camera di Garibaldo morente,

vidi per la prima volta

un grande quadro alla parete,

un carro con i buoi bianchi

e un gran sole rosso che illuminava

i campi di grano biondo

e la scritta:

“Proletari di tutto il mondo unitevi!”

Fu quella scritta invincibile

che segnò il mio futuro.