mercoledì 30 settembre 2015




DINA FERRI, poetessa (Radicondoli, 1908 - Siena, 1930).


Come ho avuto modo di scrivere in alcuni vecchi post, mi sono occupato della vicenda umana e letteraria della poetessa Dina Ferri nei primissimi anni ’70, iniziando la raccolta dei suoi scritti, degli articoli di giornale che la riguardavano, le edizioni del suo libro – Quaderno del nulla - sia in lingua italiana che in lingua inglese, la cartoline commemorative emesse da Radicondoli, Ciciano, Chiusdino, nonché stringendo un rapporto di amicizia e collaborazione con la sua famiglia, che abitava in parte alla Battellona e in Parte al Palazzetto di Chiusdino. Nel 1998, dopo un importante Convegno di Studi organizzato dall’Università di Siena, che si tenne a Chiusdino contemporaneamente alla messa in scena di un dramma “Dormirò sul ciglio del fossato” da me inserito in una “Antologia lirica” uscita in quell’anno, avvertii l’urgenza di registrare le poche persone ancora viventi che di Dina erano state amiche o compagne di scuola. Insieme alla nipote dall’emblematico nome di Dina Ferri (poi in Borgianni) stendemmo un piano e riuscimmo a contattare ben nove testimoni nell’autunno di quello stesso anno. Le interviste, anche se impostate con metodi artigianali, sono uniche e di eccezionale valore. In questi ultimi 17 anni avrei voluto produrre un volumetto, unitamente ad altro materiale inedito, ma  nessuno, nei territori dove Dina nacque, studiò, scrisse il suo libro e morì, appena ventiduenne, ha mai risposto all’appello. E’ per questo che ho deciso di stampare per me il testo delle interviste. Chiudo il libro con queste amare parole. “Opera prodotta artigianalmente da Carlo Groppi in una sola copia nell’autunno 2015, dopo rifiuti e disinteresse dei molti che sono compaesani di Dina. Non è autorizzato l’uso di questo testo, a qualsiasi scopo esse fosse destinato”. In attesa di tempi migliori.

martedì 29 settembre 2015

sabato 26 settembre 2015

Volterra, bene dell’Umanità.

Ieri sera, dopo una assenza prolungata, sono ritornato a Volterra in occasione di un “Convegno di Studi” organizzato dall’Accademia dei Sepolti (una Accademia istituita nel 1597 e della quale faccio parte come Socio Corrispondente) con il tema “Le mura di Volterra tra passato e presente” , svolto da Marinella Pasquinucci. Nell’occasione è stata distribuita la ristampa anastatica dello studio di Enrico Fiumi “Ricerche storiche sulle mura di Volterra”, edito nel 1947. Hanno preceduto la prolusione principale diverse autorità cittadine, nonché il figlio di Enrico, Piero, mio gentile amico.
Ho ascoltato con molta attenzione gli interventi del Consolo dell’Accademia, Umberto Bavoni, e di  Piero, i quali si sono soffermati, in particolare, sull’opera di Enrico Fiumi (1908-1976), quest’ultimo una grande figura di storico nazionale, purtroppo rimasto confinato nella sua Volterra, o tra gli specialisti di storia delle Università toscane. Sono molto felice di possedere, in prima edizione, molti degli scritti di Enrico, sia in brevi articoli sulla stampa volterrana, e sia i quattro volumi importanti: nel 1943 “L’utilizzazione dei lagoni boraciferi della Toscana nell’industria medievale”; nel 1948 “L’impresa di Lorenzo de’ Medici contro Volterra”; nel 1961 “Storia economica e sociale di San Gimignano” ed infine, tra le opere maggiori, nel 1968: ”Demografia, movimento urbanistico e classi sociali in Prato dall’età comunale ai tempi moderni”. La grande passione per la storia di Volterra, alla quale Enrico Fiumi dedicò forse  la maggior parte della sua vita di studioso, sbocciò precocemente in lui constatando di come negletta e deformata apparisse  negli anni ’40 l’immagine della sua città, Volterra,  nello stereotipo di due importantissime istituzioni che sembravano dominarla: la presenza del Carcere-penitenziario (il Maschio) e del Frenocomio, ossia il “manicomio”. Se riflettiamo che Volterra ha una storia lunga quasi tremila anni, e che le due Istituzioni, Prigione e Manicomio, risalgono, la prima al secolo XVI e la seconda alla fine dell’Ottocento, esse dovrebbero apparire molto marginali in tale lunghissima “storia” della città, se non fosse perché, come accade anche adesso “la notizia  della sera, viene cancellata rapidamente da quella del mattino dopo”, e cioè  sempre di più le novità e l’effimero, fanno presa sui popoli e, probabilmente, son causa dell’impoverimento culturale, che appare dominante nella grande esplosione demografica mondiale, degli ultimi secoli. Oggi il Manicomio non esiste più; il Carcere è ridotto ad entità marginale. Volterra cerca la sua “strada” nella valorizzazione del grande passato che le appartiene, nei suoi valori umani, nell’arte, nella cultura e nell’accoglienza. Sono personalmente un “amante” di Volterra (città, in questo caso, femmina per me), perché  non avendo legami col carcere né col manicomio, mi sono innamorato della sua storia, dei suoi monumenti, della fierezza del suo popolo espressa nella corale partecipazione alla Resistenza al nazifascismo, della creatività dei suoi artisti-artigiani, della sapienza della sua scuola, della sua gastronomia, e dei profondi valori religiosi della sua Diocesi, che fin, da San Lino, secondo Papa dopo Pietro, tiene unito quel più vasto territorio, in antico "volterrano", che abbraccia le antiche Pievi matrici, dal mare alla Maremma, alla Valdera, Valdicecina e territori senesi, nonché delle sue moderne Istituzioni, (Sistema scolastico, Medicina-riabilitazione, Fondazione CRV, Cassa di Risparmio, ecc. ecc), spesso all’avanguardia, non solo in Italia. Volterra è un bene dell’Umanità, e questa deve essere la mèta da perseguire con tenacia e passione, da tutti coloro che l’amano.










venerdì 25 settembre 2015

ECCOLO!

Nonostante ripeta sempre "Grazie alla vita", sono un po' scontento. Mi par di avvertire, con il crescere degli anni, un rallentamento, non solo fisiologico, ma creativo. I giorni, e le ore, sono lunghi, e molto spesso, soltanto dei vuoti contenitori, nelle "relazioni esterne" sempre più rare e nella quasi assenza di quei "meravigliamenti" che m'hanno frequentemente accompagnato. Sarà la solitudine di questo piccolo borgo, la rarefazione degli amici, l'incomunicabilità, la scomparsa di persone care, e, a mio avviso, l'effimero che tutto pervade ed è l'aspetto più evidente. E la vecchiaia, incombente, che mi illumina  di luce riflessa. Come le figure del progetto LUX che si riflettono su un borgo deserto e malinconico, nel quale solo la tristezza del ricordo trasuda dalle antiche pietre. 
Però...anche se lentamente, mando avanti le mie storie, cercando incontri culturali, tra gruppi di amici, a Massa Marittima, Pomarance, Montecerboli e ogni tanto a Castelnuovo. Per fortuna ho questo modesto Blog e FB e la posta elettronica, che mi danno un aiuto. Esaurite le 348 copie dell'ultimo libriccino di poesie "Grazie alla vita" ho preparato un testo "Lettere di quasi amore: Klement&Ulda", con illustrazioni a colori, in tutto circa 40 pagine piccolo formato, rilegato con spago e cartone usato, del quale ho deciso di farne UNA SOLA COPIA! Potrò darlo in prestito gratuito, come se fosse un libro della nostra Biblioteca Comunale, e, in futuro, forse, metterlo all'asta! Eccolo, il frutto tardivo:




giovedì 24 settembre 2015

Schein und Finsternis.

Le luci sono quelle dell'opera d'arte LUX che si può ad ogni calar della notte a Castelnuovo Borgo e Castello; le tenebre sono quelle dei boschi che gli fanno, per chilometri, corona. Quando mi affaccio al muro di Piazza vedo una sola fioca luce, entro uno spazio grandioso. E' un territorio senza uomini. Molte persone amano avventure in luoghi selvaggi, ma non sarebbe da meno fare una traversata notturna da Castelnuovo a Fosini, Cornata di Gerfalco, traversata della Carlina e ridiscendere dal Palazzaccio, Castello di Montalbano, e giù, giù a Santa Lucia, Torrente Pavone. Una notte di tenebra. Oppure fare la traversata dal Vado la Lepre, Bruciano, Malandesca, Pietrabilli e attraverso il castagneto risalire a Castelnuovo. Comunque, faccio un applauso alla "luce" e cerco di scacciare la tenebra che talvolta cerca di calare anche nella mia anima, che anela alla luce. 





Sulla strada. (Street).

Con l'inizio dell'autunno ha ripreso la sua attività il "Gruppo Fotografico" nato in seno all'Associazione Culturale IL CHIASSINO di Castelnuovo di Val di Cecina (Associazione, anche in questo caso, benemerita!). Ci siamo riuniti ieri sera, nella nuova sede all'interno dell'ex Asilo delle Suore, in una stanza risistemata a regola d'arte da alcuni soci (italico, fausto, silvio...soprattutto), bene attrezzata con apparati digitali, set per la ritrattistica e box per la macro...pc e stampante (concessa dalla Parrocchia con modica spesa annua, quasi simbolica). Eravamo in dieci, sei uomini e quattro donne e la serata è stata interessante. A parte lo scambio di vedute e informazioni "fotografiche", abbiamo visionato, su un grande schermo TV, le foto di ognuno sul tema "Street" (ossia, cosa si vede e si incontra su una strada), e, naturalmente, le immagini sono state tutte interessanti, ed alcune professionali super! Non le mie, una decina, scattate come sempre dalla mia piccola Casio Exlim 10.1 Mega pixel, non certo un apparecchio competitivo; in realtà non mi prefiggo lo scopo di insegnare qualcosa, ma solo il tentativo di far pensare, perciò, per me, non ha troppa importanza la bellezza dell'immagine in se, ma il suo contenuto evocativo e creativo. Abbiamo fatto un programma a breve termine: riprese collettive di gruppo all'evento LUX di Castelnuovo notturno il prossimo mercoledì; preparazione per una escursione a Montecastelli Pisano; preparazione per la partecipazione a "Castagnalandia" evento importante del nostro paese, sia per le riprese dal vivo, sia per l'allestimento di uno stand per effettuare "ritratti", e, se sarà possibile, farne successivamente una Mostra collettiva del Gruppo Fotografico. Abbiamo anche deciso di fare entro l'autunno un incontro con un professionista, nostro amico, per approfondire alcuni aspetti della ripresa fotografica. Bella serata, arricchita da una fetta di torta di mele di Lisa e una bottiglia di spumate secco! Usciti nella notte molto contenti! Grazie a chi ha condiviso l'incontro e un cordiale invito ai Soci a partecipare in forze alle attività del nostro Gruppo. Ecco le mie immagini del tema "street":















lunedì 21 settembre 2015







LODOLUX A CASTELNUOVO DI VAL DI CECINA, Toscana.

Questa volta il nostro Sindaco e la sua Giunta e la sua maggioranza hanno fatto le cose in grande! Il tentativo di lanciare tra le luminose stelle l'oscuro antico Borgo di Castelnuovo di Val di Cecina. Fino ad oggi, tutti coloro che amano vedere il cielo stellato e i moti dei pianeti e della luna (io, ad esempio, ho studiato a lungo quelli di Venere e di Giove, auspicando un loro astrale "congiungimento"), si sono lamentati dell'"inquinamento luminoso", auspicando un abbassamento delle luci, a partire dall'illuminazione pubblica, ma adesso l'oscuramento che si registra, con disagi e lamentele degli anziani, è volto solo a valorizzare l'illuminazione di opere d'arte appese ai muri delle case, delle sculture luminose di plexiglas e led clorati, dei riverberi che fuoriescono dai portoni di cripte e chiese, ed infine di parte della struttura dell' ex. Asilo Infantile, un tempo prima costruzione longobarda, già ristrutturata da oltre un migliaio di anni, fino ai definitivi stravolgimenti negli anni '20 del Novecento e poi del secondo dopoguerra. Ci sono, come sempre tre partiti, i favorevoli, i contrari e gli indifferenti. Ed ognuno vanta le proprie ragioni. Disagi, costi, privilegiare l'apparenza rispetto alla sostanza, ed anche, invece, far uscire dall'anonimato il nostro Borgo, richiamare turismo, e, quindi, occupazione e ricchezza. E' una grande scommessa e il Sindaco, in prima persona, ci crede fermamente. Ha ragione? Ha torto? Intanto dobbiamo dire che il "progetto" non si chiuderà al 31 dicembre 2015, ma proseguirà, con tempi e modalità diverse, per altri due anni, alla fine dei quali si potrà emettere un giudizio ponderato. Il Sindaco, presentando alla popolazione il progetto, ha illustrato tutte le opere che accompagneranno la valorizzazione del Borgo: dalla viabilità, alla pulizia delle aree a valle, all'asseto dei movimenti franosi, al termalismo e al recupero delle aree industriali dismesse e poi degli incentivi alle opere virtuose degli abitanti. Sarebbe un gran successo! Personalmente, per quanto conosco del progetto, ritengo che sia un'arma a doppio taglio, ma che in qualche modo doveva essere impugnata, dopo il fallimento di iniziative delle precedenti amministrazioni per creare una occupazione che non si sono realizzate: serricoltura, pescicoltura, in primo luogo. L'unica cosa che chiederei al Sindaco, nelle Sedi Istituzionali, è la chiarezza amministrativa ed economica, e l'informativa alla popolazione. Entrambi gli aspetti mi sono apparsi un po' carenti. Come quello della messa in sicurezza delle opere, in attesa delle piogge d'autunno e forse del ghiaccio e della neve di dicembre, sia per  i collegamenti elettrici che per la viabilità. Comunque, una frustata all'inerzia, a mio parere , ci voleva!  Incrociamo le dita e Auguri caro Alberto! Non ero a Castelnuovo la sera del 19 ed il 20, ma ho fatto un giro notturno, ed ecco alcune immagine tra le tante che mi hanno colpito.   

sabato 19 settembre 2015

INNO ALLA BELLEZZA!

Premiamo la "bellezza", specialmente quando è unita ad altre virtù: intelligenza, gentilezza, semplicità, amore per lo studio ed in più quando appartiene alla nostra terra, Toscana, Pisana, di un piccolo comune. Ho la fortuna di averla conosciuta, e, in parte, siamo stati "soci" in un progetto virtuoso! Se assisterete alla trasmissione dell'elezione di MISS ITALIA, dategli il Vostro voto. Ci porterà fortuna.


venerdì 18 settembre 2015





Lettere di quasi amore:
Klement & Ulda

Triste ma soleggiato è il mio cammino;
e tutto in esso, fino l’ombra, è in luce.
                       
                                               (U. Saba)

            Lettera   1, 20 novembre 1998, da Klement a Ulda.
            Lettera   2, 21 novembre 1998, da Klement a Ulda.
            Lettera   3, 26 novembre 1998, da Klement a Ulda.
            Lettera   4, 26 novembre 1998, da Ulda a Klement.
            Lettera   5,  3 dicembre   1998, da Klement a Ulda.
            Lettera   6,  9 dicembre   1998, da Klement a Ulda.
            Lettera   7, 21 dicembre  1998. da Ulda a Klement.
            Lettera   8, 26 dicembre  1998, da Klement a Ulda.
            Lettera   9, 26 dicembre  1998, da Ulda a Klement.
            Lettera 10, 27 dicembre, 1998, da Ulda a Klement.
            Lettera 11, 27 dicembre, 1998, da Klement a Ulda.
            Lettera 12, 29 dicembre  1998, da Ulda a Klement.
            Lettera 13, 29 dicembre  1998, da Klement a Ulda.
            Lettera 14, 30 dicembre  1998, da Ulda a Klement.
            Lettera 15, 31 dicembre  1998, da Ulda a Klement.
            Lettera 16, 31 dicembre  1998, da Klement a Ulda.
            Lettera 17, 13 gennaio    1999, da Klement a Ulda.
            Lettera 18,   3 marzo       1999, da Ulda a Klement.
            Lettera 19,   3 marzo       1999, da Ulda a Klement.
            Lettera 20,   4 marzo       1999, da Klement a Ulda.
           

            Alla fine del Novecento, ebbi la fortuna di incontrare sulla scalinata del Palazzo della Civiltà del Lavoro all’EUR di Roma, un “robivecchio” con un grande scatolone di cartoline illustrate e lettere che faceva scegliere a chi si fosse azzardato a frugare in quel caotico ammasso, vendendo ogni pezzo per una cifra irrisoria. Mi ci avvicinai con cautela e malcelato interesse per non destare sospetti e far aumentare il prezzo degli oggetti in vendita. Ci rimasi almeno tre ore a scegliere buste affrancate dell’inizio del Novecento, ma non soltanto per la nitida grafia e il bel francobollo, ma perché all’interno mantenevano l’originale lettera scritta. Ne trovai molte decine, scritte da due giovani fidanzati, Pina e Pierino, tra Predappio, Bracciano, Forlì, tra il 1921 ed il 1923, sperando che in esse potessi ricavare qualche riferimento al periodo storico della “rivoluzione fascista” ed a Benito e Alessandro Mussolini, ma le mie aspettative, almeno per quest’ultimo aspetto, andarono deluse. In fondo allo scatolone c’era un plico avvolto in un giornale straniero che attirò la mia attenzione in quanto notai che si trattava di un giornale della nuova Repubblica Ceca, alle cui vicende ero molto interessato. Senza nemmeno guardare il contenuto lo acquistai per poche migliaia di lire. C’erano, al suo interno, alcune antiche cartoline illustrate a colori con vedute della città di Praga e venti “letterine”, scritte a macchina. Portai  tutte queste brevi “letterine”, copie di e-mail, ad una signora ceca che abitava in una cittadina vicina, la quale si offrì volentieri a selezionarle, tradurle ed a trascriverle, eliminando, successivamente, dietro mio suggerimento, le frasi troppo personali. Si trattava di brevi messaggi d’amore tra due non meglio precisati innamorati praghesi, Klement e Ulda, il primo un poeta e la seconda una giovane studentessa. Tuttavia mi interessarono moltissimo dato che per me l’amore, come la memoria, è l’anima stessa della poesia. Perciò il tema, praticamente infinito, nelle infinite varianti ed esperienze di ogni persona, mi appassiona. Ho scritto molto sull’amore, una sorta di diario lirico, un canzoniere, che nessun testo singolo può rappresentare ed è la sua stessa vastità a renderlo inaccessibile. Sistemando alcune vecchie lettere ed altre scartoffie ecco che queste letterine son tornate alla luce insieme a lievi e sommessi baci, ormai svaniti, dei quali non rimane più nulla della loro carnalità. Tuttavia qualcosa invece s’è conservato attraverso lo spazio e il tempo, baci di carta, che stamperò in dieci esemplari, arricchiti da  undici illustrazioni a colori, non in vendita, ma soltanto per averli sullo scaffale, a portata di mano. E, senza voler indagare il loro misterioso segreto, ad alimentare le mie pigre e senili fantasie.







Un piccolo omaggio a Jaroslav Seifert.

Da “Concerto sull’isola” (1965): “…la vita umana, che è troppo breve, malferma, incerta nel suo procedere, acquista un senso solo se commisurata a valori più duraturi, quali la tradizione gloriosa della terra e della città natia, e la sua imperitura bellezza. Nella poesia seifertiana ritorna la tematica di sempre, solo che il tono si fa più sofferto e meditabondo: le impressioni e le esperienze della sua anima  incantata di ragazzo nel risveglio della primavera, la confessione d’amore per la città e la terra natia, il fascino femminile, gli anni dell’occupazione nazista con gli orrori delle esecuzioni e il pianto per gli amici caduti, le scene dell’insurrezione del maggio 1945. Ma compare, per la prima volta, il tema del tragico destino degli ebrei praghesi nella seconda guerra mondiale, che continuerà a presentarsi al poeta come un angosciato interrogativo sulla natura umana, e insieme, attraverso la figura della ragazza ebrea Hendele, come un simbolo della propria fine:

“Dopo tanti anni
talvolta ritorna
…si sta avvicinando.
Sono felice che tu sei venuta!
Come ti sbagli, caro!
Sono vent’anni che son morta
e tu lo sai bene.

Ti vengo solo incontro”.

martedì 15 settembre 2015


Kafka e  “i nonni”.

Dato che erano apparse precocemente, in lingua italiana, le “Opere” di Kafka mi ci sono imbattuto prestissimo. Erano gli anni della dittatura staliniana e del caos che seguì alla sua morte, quando cioè le atmosfere surreali del “Processo” e del “Castello” si adattavano alla perfezione alla realtà, in particolare a quella della sua città natale, Praga. Ho visitato quei luoghi aiutato dallo scrittore italiano Angelo Maria Ripellino, che, in un memorabile libro, “Praga magica”, mi portò alla loro scoperta. Infine, soggiornando a lungo entro un ambiente ebraico, tra persone malviste e vessate dal regime, ascoltando le storie delle infinite angherie (ed anche dei “processi” veri, come a Slansky, già segretario del Partito Comunista Cecoslovacco, condannato a morte e giustiziato nel 1952, appreso dalla viva voce di una sua familiare, parente stretta del mio amico Rudolf), mi ero immerso così tanto nei personaggi di Kafka da averli costantemente presenti nella mente. Oggi resta il fascino letterario, mentre la simbiosi romanzo-realtà è più sfumata, direi allontanata dalla mitteleuropa e nessun viaggiatore occidentale è obbligato a quelle interminabili ed incomprensibili sedute negli uffici di Polizia per registrare la propria presenza e perché? dove? con chi? ecc. ecc. Ore di attese in corridoi male illuminati, in stanze spoglie, tra montagne di carte in disordine, interrogati da uomini sciatti e, molte volte, avidi, dato che era una interminabile richiesta di denaro per bolli, timbri, permessi di soggiorno e qualche pacchetto di sigarette americane! Inoltre un’ombra di sospetto mi accompagnava anche fuori, camminando nelle vie della città, o nelle strade di campagna: non sapevi mai se chi incontravi e ti salutava era un curioso, una persona gentile, un poliziotto o una spia! E così era per le persone da cui vivevo, sempre più esposte per “fraternizzare” con un occidentale, un “capitalista”. Naturalmente non c’era parata, corteo, manifestazione politica pubblica di massa alla quale si poteva mancare! Anzi, era sempre meglio mettersi in vista e salutare col pugno alzato! Una volta, molti anni dopo, guardando le fotografie di quei tempi, mia figlia mi disse: “Ma, ci pensi babbo se ora in Italia vedessero queste fotografie mentre anche tu inneggi al comunismo sovietico ed ai  suoi piccoli dittatori?” Davvero atmosfere kafkiane! Ora a Praga è tutto cambiato, in ogni magazzino si comprano una infinita varietà di magliette con le immagini ispirate alle opere di Kafka ed il suo ritratto.


In quanto ai “nonni” mi rendo conto di aver raccolto poche testimonianze e di aver scritto pochissimo, non più di tre o quattro poesie. Di loro ne ho praticamente conosciuta soltanto una, la nonna paterna: Enélida. Gli altri son morti presto, e due, quelli materni, sono stati degli estranei. La nonna Enélida l’ho conosciuta in seguito alla separazione dei miei genitori che avvenne quando avevo l’età di cinque anni. Accaddero allora molte cose importanti. Nonostante che il giudice avesse assegnato me e la mia sorellina al mio babbo, per circa due anni ho vissuto insieme alla mamma in un podere lontano dal paese natio. Cominciai ad andare a scuola, che era distante alcuni chilometri e la strada attraversava un grande bosco e zone impervie e selvagge. Naturalmente devo esserci andato solo per pochi giorni, così bocciai e dovetti ripetere la prima elementare. Un giorno dell’anno seguente decisi di non ritornare più al podere della mamma. Mi presentai alla casa della mia nonna che mi accolse volentieri. Aveva allora 62 anni, e mio nonno, Dario, suo marito, ne aveva 67 e morì, non si sa bene di che cosa, due anni dopo, nell’estate del 1948. Il babbo era giovanissimo, circa 30 anni di età, andava e veniva dietro alle sue passioni: la musica e le gonnelle! Gli ero un po’ di impaccio, ma mi voleva molto bene. Un bene che è aumentato sempre più con il trascorrere del tempo, fino a che i ruoli non si sono invertiti: quando all’età di 69 anni è morto io ero diventato il babbo e lui il figlio! Ma torniamo alla nonna: nata nel 1884 è vissuta 90 anni, in buona salute. Per circa trent’anni abbiamo dormito nella stessa cameretta. Poco prima della sua morte la intervistai sulle vicende della sua lunga vita e la registrai, un racconto emozionante, anche se non lineare, ma a sprazzi, che adesso non è possibile trascrivere. Però m’ha lasciato molti frammenti di memoria nel mio cervello e nella mia anima, soprattutto andando molto indietro nel tempo rispetto alla sua data di nascita, fin quasi a due secoli fa. L’ho amata tanto. Sapeva leggere e scrivere, aveva conoscenza geografica del mondo, curiosità intellettuale, memoria delle tradizioni, non era religiosa, sapeva raccontare le fiabe, le filastrocche, ricordava i fatti lontani della sua giovinezza allorché sedicenne visse più di due anni sull’isola del Garda al servizio personale di una principessa russa, amava la musica e da giovane cantava stupendamente, soprattutto sapeva cucinare le cose che più mi piacevano! Inoltre, mai un rimprovero, mai uno scapaccione, gli piacevano tutti gli amici che frequentavo e, più tardi, anche tutte le ragazze. Non avendola vista nel fiore degli anni e non possedendo di lei alcuna immagine, salvo una di quando era fanciulla e andava a scuola, che mi aveva regalato Cirano Fiornovelli e adesso ho perduta, ho dimenticato l’immagine della sua bellezza, ricordo solo la simpatia e l’arguzia. Ho questa rara immagine, scattata sul lungo terrazzo della antica casa di Raspino il 24 luglio 1957, quando aveva l’età di 71 anni, l’anno prima dell’ictus che la paralizzerà solo parzialmente, ma senza farle perdere il sorriso e l’amore per me, mio padre e la vita! 

domenica 13 settembre 2015

Ponti sul Fiume Cecina.

Primo ponte sul Fiume Cecina con passaggio della diligenza e di  un cavaliere (1815): “Veduta del ponte di legno costruito sul Fiume Cecina, al passo della Via Emilia, o Maremmana”, lit. 250x430, L. Balocchi dis., P. Massai litografo, stampatore Salucci.

Ponte di legno 



Ponte di pietra





Secondo ponte sul Fiume Cecina, dopo quello ligneo: “Pescaia, Ponte, Edifizi, del M.te Ginori sul Fiume Cecina”. Ponte di pietra, costruito nel 1832 sul Fiume Cecina, sulla via tra Volterra e Massa Marittima nel tratto tra Querceto e Gello. Lit. Giuseppe Buonamici, da disegno dal vero; stampatore Stefani.

lunedì 7 settembre 2015

Bagno caldo rilassante al “biolago” di Sasso Pisano.


Oggi, per rilassarmi e farmi un idromassaggio muscolare, ore 17-18,20 sono andato al Biolago di Sasso Pisano. A 10 minuti di distanza da casa. Ho attraversato velocemente il calidarium (+36°C) per entrare nel tepidarium (+24°C) dove ho nuotato per 400-500 metri. Sembra che la “circolazione” sanguigna ne tragga un buon beneficio. Infine, bello fresco, sono ritornato nel calidarium e mi sono seduto a farmi massaggiare le varie parti del corpo dai potenti getti subacquei caldi.  Naturalmente non mi avventuro ad entrare nel biolago, tra le rane, le ninfee e qualche serpentello d’acqua dolce, perché ho paura che l’acqua sia per me troppo fredda. A parte le due ragazze addette all’impianto, ero il solo “bagnante” e perciò, nel silenzio, rotto dal grido dei corvi sull’alta rupe che sovrasta la Troscia, ho potuto concentrarmi sui miei sparsi pensieri, cercando di dare un ordine e una prospettiva ad alcuni lavori di ricerca che ho in corso. Pagato il ticket all’uscita (3 € in tutto) ho scattato alcune immagini ed altre le ho scattate nel ritorno a casa. Ne ripropongo 5 per illustrare la caratteristica del nostro paesaggio: il paesaggio del castello di Fosini e della montagna che lo sovrasta in un ambiente incontaminato e suggestivo, un vapordotto nel bosco, un impianto di perforazione, un particolare dell’impianto idrotermale, ed infine il sentiero che porta alla sorgente calda.Si può dunque notare l’integrazione tra benessere, energia geotermica, impianti industriali e conservazione di un ambiente naturale di eccezionale bellezza. Sono felice di essere nato qui e di viverci.






venerdì 4 settembre 2015



E così si entra in 78…


Non è una entrata “trionfale”, lo comprendo bene, però sono vivo. Ormai da diversi anni mi sono temperato a questa fase del tempo, quella della senilità, e a dirla francamente non mi ci trovo male. Intanto non ho nessuna nuova malattia. Convivo con patologie note, e ci sono farmaci a basso dosaggio e praticamente zero controindicazioni che uso  quotidianamente. Ad esempio, la cardioaspirina per fluidificare un po’ il sangue, 100 mg. al mattino; un collirio per tenere sotto controllo la pressione oculare, lumigan 0,1 - una goccia alla sera; una crema per impedire la “rosacea” sul naso, acido azelaico…e, al bisogno, per gli storici postumi dolorosi di un intervento chirurgico sulla vertebra L5-S1, una mezza o intera bustina 40 o 80 mg. di OKI! Stop. Sono farmaci di largo consumo e la loro produzione è assicurata per almeno altri 50 anni, nulla da temere, dunque, di rimanerne senza. Mi godo gli anni della crescita dei miei nipoti (maschio e femmina), di avere a lato ancora la mia sposa dopo 51 anni di matrimonio e 56 di intimità, con i sentimenti ancora ad un buon livello di attrazione, e intorno le famiglie delle mie due figlie, che mi amano. Mi sono mantenuto affettuoso con molte persone, e curioso delle vite degli altri, amo la lettura (ma in questo sono selettivo e, generalmente, ignoro tutti i “successi” editoriali degli ultimi decenni, adesso leggo Plutarco, Machado e Seifert con grande soddisfazione!), il buon cibo, camminare, tenere un blog, mantenere circa ottanta amici di FB, ed utilizzare la posta elettronica (ma non trascurando quella tradizionale, la lettera scritta). Condivido la politica del governo Renzi, amo il Papa Francesco, stimo moltissimo il Presidente della Repubblica Mattarella, sono iscritto al PD, all’ANPI, alla Associazione Culturale il Chiassino e a quella dei Collezionisti della Valdera,  al Gruppo Italiano Amici della Natura sezione di Volterra e al Gruppo Astrofili Volterrano, sono membro della Associazione Storica Agapito Gabrielli di Massa Marittima ed alla Accademia dei Sepolti di Volterra come membro corrispondente. Mantengo una certa vena di “creatività” e così alimento il Canzoniere che iniziai nel 1952, ma non trascuro del tutto la ricerca di microstoria locale, anche se ormai non pubblicherò più nulla. Frequento abbastanza assiduamente il gruppo del PIL (Piccoli Incontri Letterari) che si riunisce la prima domenica di ogni mese all’Aquilante di Belforte (SI). Vorrei fare ancora qualche soggiorno: a Plzen, a Parigi, a Gerusalemme ed anche ad Istanbul. Il mio sogno sarebbe però quello di fare il Giro d’Italia in auto, magari ripercorrendo le mitiche tappe del Giro Ciclistico del 1949, vinto dal mio idolo, il Campionissimo Fausto Coppi! Soffro un po’ la solitudine culturale, la mancanza di scambio nel piccolo microcosmo paesano, primo perché sono vecchio, secondo perché le cose che più interessano a me non interessano quasi a nessuno. Insomma, ripetendo l’antico proverbio cinese: “la fatica delle montagne è alle mie spalle, davanti a me c’è la fatica delle pianure”, continuo ad avanzare con fiducia  nel tempo perché è solo camminando che si fa il cammino. E concludendo ringrazio quella quarantina di persone, vicine e lontane, che mi hanno mandato belle parole di augurio. La più vicina dista solo poche decine di metri dalla mia abitazione, la più lontana abita a Colorado Springs, ed è una discendente della migrazione  che all’inizio del ‘900 portò 400 giovani castelnuovini ad approdare a Ellis Island, in cerca di fortuna,  una fortuna negata a molti, e ad altri arrivata almeno mezzo secolo dopo…