domenica 21 marzo 2021

 


21 Marzo: domenica di Primavera!

 

Catalogando i miei libri non sono solo:

ci trovo tutte le passioni,

i miei amori, i miei ideali.

Una vita lunga, larga.

Affermo di nuovo:

grazie alla vita che m’ha dato tanto.

Arrivano nella mia stanza

i profumi della cucina,

là c’è la mia sposa, regina.

Anche se è piccolo il regno,

c’è qualcuno

che attende le sue delizie.

E’ già questo il raggiunto scopo:

far felici chi ci ama!

La gattina cieca mi fa compagnia,

si contenta delle mie carezze,

mi considera un gatto

premuroso e sapiente,

forse mamma o babbo,

o un suo parente.

Adesso è qui, vicina.

I miei occhi sono migliorati,

posso leggere e scrivere a lungo

ed anche guidare l’automobile

per altri due anni almeno!

Assai carina e gentile

quella dottoressa che mi ha detto:

 “Carlo, ci vedi bene,

 non hai bisogno di occhiali!”

Se fossi stato più giovane

l’avrei baciata.

Le nostre passeggiate solitarie

ci allargano il cuore,

luoghi da sempre amati,

strade nel bosco,

paleri fruscianti nelle prode,

e pietre antiche,

che nessuno comprende

come sia stato possibile

portarle lassù, sulle cime, 

e nemmeno sappiamo

la loro provenienza.

Poi i torrenti, i fiumi, le marcite,

le tombe antiche

ed anche quelle a noi più care,

ora soltanto ricordi,

perché i morti son tutti in Paradiso.

E’, questa,  per noi vivi,

una gran consolazione.

sabato 20 marzo 2021



 

Ho anche due nuove versioni della poesia di Tchang-Tsi “La sposa virtuosa” e le trascrivo per dimostrazione della difficoltà di tradurre in un’altra lingua l’originale, che ci resta sconosciuto.

 

1) La  sposa virtuosa.

 

Tu m’offri due perle lucenti, e benché io storni la testa,

il mio cuore impallidisce e si commuove, mio malgrado.

Un istante io le depongo sulla mia veste, queste due perle chiare;

la seta rossa dà loro riflessi rosei.

T’avessi conosciuto prima di maritarmi!

Ma allontanati da me, poiché io appartengo a uno sposo.

All’orlo delle mie ciglia ecco due lacrime tremanti;

sono le tue perle ch’io ti restituisco.

 

2) La sposa virtuosa.

 

Le perle che m’offri

M’affascinan gli occhi,

Non fia ch’io le tocchi,

già trèmane il cor.

venerdì 19 marzo 2021

 CANZONE DELLA DONNA FEDELE (Ciang Tsi, 765-830).

Voi sapete che sono maritata,

ma mi offrite due perle rilucenti.

Dal vostro delicato amor commossa

io le sospendo sopra la mia veste di seta rossa.

La mia dimora sta fra padiglioni

alto elevati e giardini infiniti;

ed il mio sposo, colla lancia in mano

serve al palazzo della Chiara Luce.

Io so ch'è luminoso

come il sole e la luna il vostro intento,

ma ho fatto giuramento

di vivere e morire col mio sposo.

Colle lacrime agli occhi ecco vi rendo

quelle vostre due perle rilucenti.

Ohimè, perché non v'ho incontrato prima

quando ero ancor fanciulla?




lunedì 8 marzo 2021

 

8 Marzo

 

Grazie donna tu mi hai dato la vita,

la speranza la gioia il calore il sorriso.

Grazie donna tu mi hai dato l’amore:

donna madre sposa figlia amica.

 

Mimose oggi fremono nel vento

e freme anche il mio cuore accanto a te,

questo cuore sempre pronto alla lotta

donna, è accoccolato sul tuo grembo.

 

Donna, tutto ancora io non so’, né

credo vorrò mai sapere ed essere uguale,

ma compagno nel bene e nel male

soltanto desidero.

 

Lungo ancora è il cammino

e allettanti le ombrose radure,

il fresco dei fossi, le trasparenti

insenature pronte all’approdo.

 

E incerto è il pensiero,

inquieto e ammaliato dal canto

di languide irreali sirene:

talvolta esso fugge

per nascondere il pianto!

 

Grazie donna per l’amore mutevole

che ogni giorno accetti e rinnovi,

mentre passano gli anni

esso cresce senza tristezze.

 

Grazie memoria bandiera mimosa

grazie mani carezze parole

grazie compagna sorella amante

grazie, donna, dolcissima e ribelle.

 

domenica 7 marzo 2021

 

ULYSSE.

 

 Vien giù la rugiada.

Non fa bene, mia cara,

star seduti su quella pietra.

Provoca perdite bianche.

Avrei voluto essere la pietra

su cui sedevi,

anche a rischio per le emorroidi.

Piccolo tesoruccio,

non sai quant’eri carina!

Cominciano a piacermi

a quell’età. Mele acerbe.

Afferrano tutto quello che capita

sottomano.

Penso che è l’unico caso

in cui noi incrociamo le gambe,

stando a sedere.

Anche alla Biblioteca oggi:

quelle laureate,

beate le seggiole dove siedono.

Ma è l’influsso della sera.

Sentono tutte queste cose;

si aprono come fiori,

conoscono le ore,

girasoli, carciofi di Gerusalemme,

nelle sale da ballo

lampadari, viali sotto i lampioni,

violacciocca nel giardino

dove la baciai

dietro l’orecchio.

Vorrei avere un bel quadro

a olio di lei a quel tempo,

figura intera.

Era anche estate

quando le facevo la corte.

L’anno ritorna, la storia

si ripete.

Picchi e montagne

ancor sono tra noi.

Vita, amore, viaggio

intorno al piccolo mondo.

E ora? E  lei? Triste,

angosciata, naturalmente,

ma occorre stare in guardia

e non intenerirsi troppo.

Ne approfittano quasi sempre.

Un’altra volta,

sempre su quel pezzetto di sabbia.

Si scendono quattro scaloni.

La musica ti arriva alle spalle,

quando non te l’aspetti,

l’onda si quieta

nella striscia del faro.

Siamo fuori stagione.

Ettore Socci, ossia,

la sua bronzea testa,

sempre là,

nel giardinetto spoglio.

Sono contento che rimanga

anche dopo  che sarò morto.

Lui c’era e dei baci

non lo saprà nessuno.

Certo non lo dirò proprio ora.

Mi chino e rivolto

un pezzo di carta sulla spiaggia.

Me l’avvicino agli occhi

miopi e la scruto.

Una lettera? No, illeggibile.

Meglio avviarsi. Meglio.

Ho le gambe indolenzite,

le sere sono frigide,

alla mia età. Circolazione?

Tutti questi buchi

e sassolini, chi ce la farebbe

a contarli?

Non si sa mai quel che si trova.

Bottiglia

con dentro la mappa di un tesoro;

gettata da nave alla deriva?

Involucro di pacco postale?

I bambini vogliono sempre

buttar roba in mare.

Fiducia? Pane gettato

sull’acqua se lo contendono

uccelli bianchi.

 Che cos’è questo?

Un pezzetto di legno. Rosso

stinto.

Oh! Mi ha proprio sfinito

quella femmina.

Non son più giovane.

Mio zio s’addormentava

tra due, diceva. Forse.

Non son più giovane.

Tornerà qui d’estate?

Aspettarla per l’eternità

al riparo della duna?

Devo tornare.

Gli assassini lo fanno.

 E io?

Qui la marea non sale,

inutile, non sale. La luna

è debole, o, forse,

l’acqua non basta?

Anche l’onda sembra stenta.

La camicia rossa,

il pube verginale intatto.

Vietato depilarsi, solo

ai bordi, un pochino.

Quelli più lunghi, ribelli.

Non son più giovane

e la salsa umidità mi bagna.

No, non è pianto. Davvero.

 

Nota:

 

James Joyce, scrittore irlandese (1882-1914), dopo aver scritto un piccolo libro di poesie, una raccolta di novelle ed un saggio autobiografico, mise mano all’Ulysse, ardito romanzo psicologico nel quale l’Autore applicò una nuova tecnica narrativa. Così stava scritto sulla “Piccola Enciclopedia Mondadori” (PEM) che mi fu regalata nel 1954.  Una sera del 2009, mesto mesto, riportavo il libro, non letto fino in fondo, alla Biblioteca Comunale. Per la strada mi venne voglia di aprirlo e leggere qua e là, alla poca luce e senza occhiali. Mi pentii subito di restituirlo, anche se da sei mesi non riuscivo a superare la duecentonovantatreesima pagina (con qualche capatina oltre la cinquecentesima)… uno degli ultimi tentativi dopo una serie di altri innumerevoli insuccessi… Credo di aver fatto bene  a non arrivare fino in fondo a questo libro meraviglioso, rigenerante, perché mi rimase sempre qualcosa da desiderare e da sperimentare.

 

 

 (Autoritratto, 7/3/2021)


mercoledì 3 marzo 2021

 

All’Aia dei Diavoli.

Breve escursione all’Aia dei Diavoli, l’altititudine maggiore  del Comune di Castelnuovo di Val di Cecina, metri 875 slm. Luogo facilissimo da raggiungere per comodi sentieri. Un tempo…partivo a piedi dal paese, e  lungo il sentiero Sorbo-Pagliaure-Casetta del Fiornovelli-Crocina di Pietralata-Casetta di Cenerino, raggiungevo il piccolo pianoro della vetta! Adesso vado con la Panda sulla strada degli Appennini ed è meno faticoso! Ma tutto, lassù, è cambiato! Sul pianoro c’è un’antenna metallica, nessun resto della grande “rosa dei venti”  tracciata  a colori su una gettatina di cemento, che esisteva dagli anni ’40 del Novecento  è servìta per le segnalazioni degli aerei americani che venendo da sud  sorvolavano la nostra zona per bombardare le Centrali e le strutture  industriali della Larderello SpA, la DICAT, in modo da preavvisare la popolazione del pericolo! L’ho vista ancora agli inizi degli anni ’60 quando mi recai lassù per osservare la famosa eclissi totale del sole! Anche la “Casetta di Cenerino” è crollata in gran parte e la vegetazione impedisce adesso di godere dei grandiosi panorami. All’età di 6 e 7 anni accompagnavo la mia nonna Guglielma a portare lassù le nostre pecore…e stranamente ho un ricordo vivissimo di quei luoghi: la sorgente, le grandi rocce bianche, i fiorandelli, e, su un propaggine  del monte, un po’ più in basso della sommità, c’era ancora la grande croce di legno, eretta agli inizi del Novecento per contrastare  i Diavoli, che altro non erano, nella realtà se non i colonizzatori longobardi, con i loro elmi cornuti! Forse saranno già 50 anni che la croce non c'è più ! Si, tutto cambia...cambia.









l