lunedì 31 marzo 2014

Roccatederighi - Auschwitz, 1943-1944 (XI).


            Oggi sappiamo tutto, o quasi, della Shoah, cioè il progetto messo in atto da Hitler e dai nazifascisti per sterminare tutti gli ebrei dall’Europa. Da circa 12 anni, il 27 gennaio è stato dichiarato dalla Comunità Europea “Giorno della memoria della Shoah” e sia sulla stampa, che in televisione viene dato largo spazio a questo tema. Dalla Toscana, in quei giorni, parte  un treno di studenti per Auschwitz, in Polonia, dove si trova uno tra i più grandi impianti di sterminio, perché non dobbiamo mai stancarci di tramandarne la memoria alle nuove generazioni, soprattutto attraverso la scuola.

            Ho avuto la fortuna di conoscere molti ebrei, testimoni diretti del tentativo di annientamento del loro popolo e la mia vita s’è intrecciata, per molti decenni con alcuni di loro, uomini e donne, coi loro figli e nipoti. Ho visitato alcuni lager, Bergen-Belsen, Mauthausen, Terezin, Auschwitz-Birkenau, e alcuni luoghi simbolo come i ghetti di Cracovia, Varsavia, Lublino, Plzen e Praga…l’appartamento di Anna Frank ad Amsterdam…in più ho contribuito a rendere nota la vicenda del piccolo campo di concentramento per ebrei  allestito a Roccatederighi, ubicato a pochi chilometri da noi, nel comune di Roccastrada, provincia di Grosseto.

            Sono stato a Vienna, al Centro di Simon Wiesenthal, il cacciatore di criminali nazisti, ed a Parigi al Centro di documentazione ebraico Mémorial de la Shoah nel  2001 e nel 2009; ho dato l’input alla produzione di un documentario per RAI News 24 sulla vicenda degli ebrei grossetani. Sono membro  della Sezione Italiana dei Figli della Shoah, il che costituisce, forse, il premio più alto e sorprendente della mia  vita.

            A Castelnuovo mai avevo sentito parlare di ebrei italiani o, addirittura toscani…Si celebrava l’antifascismo, la nascita della democrazia, la bandiera del 25 aprile e, naturalmente, il 14 giugno, data dell’eccidio dei minatori di Niccioleta, ma la storia degli ebrei era completamente sconosciuta o dimenticata.

            E’ bene ribadire che in Italia la Shoah è avvenuta con le Leggi Razziali proclamate da Benito Mussolini nel 1938, quando il fascismo raggiunse il massimo del consenso popolare, e ciò fa pendere sulla nostra società, sui nostri nonni e padri e madri, su noi stessi, una condanna morale con poche scusanti.

            Molti sostengono che il fascismo fu più umano del nazismo, perché non gassificò gli ebrei (se non qualcuno alla Risiera di San Sabba a Trieste), pur avendogli confiscato i beni, allontanati dalle scuole e dall’insegnamento, e sostanzialmente dal lavoro, vietando loro di frequentare gli alberghi, di possedere un apparecchio radio, di avere alle dipendenze una domestica cosiddetta  ariana, di innamorarsi di una donna o di un giovane ariano, prima di essere obbligati a censirsi presso appositi uffici comunali e provinciali e poi, internati e deportati. Se nell’orrore del male ci fosse una graduatoria, è vero, il fascismo fu meno orribile.

            Gli ebrei in Italia alla data del 1938 erano circa 36.000, dei quali molti riuscirono a fuggire e a nascondersi, aiutati, è bene dirlo, da istituzioni religiose, da antifascisti e persone di buon cuore d’ogni ceto sociale. Si può, grosso modo, ricostruire la sorte degli ebrei italiani dei quali 500 ripararono al Sud liberato, 6000 in Svizzera e 29.000 rimasero nella clandestinità. Di loro, 1000 risultano inquadrati nelle brigate partigiane e 100 caddero in combattimento, mentre 20.000 riuscirono a nascondersi fino alla Liberazione.


                                                                                              (continua)




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