lunedì 31 marzo 2014

NORMA PARENTI  (IX).

(Monterotondo Marittimo, 1921 – Massa Marittima, 1944)
Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria.

            Norma Parenti appartiene alla memoria della nostra terra: padre volterrano, madre suveretana, residenza a Massa Marittima…dove fu uccisa e dove è sepolta. Nata nel 1921, morta a 23 anni, nella notte del 23 giugno 1944, poche ore prima dell’arrivo a Massa Marittima dei soldati americani della V Armata, 1^ Divisione corazzata del generale Harmon, è una delle 19 medaglie d’oro al valor militare concesse alle donne italiane.
            Mi sono occupato di lei fin dal 1964, quando conobbi il figlio Alberto Mario a Massa Marittima in occasione dell’inaugurazione in Poggio, di un monumento, nel 20° anniversario della Resistenza.
            La sua biografia, che si condensa e si consuma in pochi anni, la vede staffetta partigiana nella III Brigata Garibaldi, tra le Bande Camicia Rossa e Camicia Bianca. E’ una cattolica, attiva nelle opere di solidarietà di Massa Marittima, sposa un comunista, e’ animata da un forte carattere di indipendenza e amore per la libertà, odia i fascisti e i nazisti. Rischia per mesi la propria vita aiutando i prigionieri fuggiaschi, gli ebrei,  a trovare un rifugio, porta armi e ordini ai gruppi partigiani, e, infine, compie il gesto eroico di dare la sepoltura, vietata dalle autorità fasciste, ad un giovane partigiano ucciso l’8 maggio dai militi della GNR di Massa Marittima, Guido Radi, nativo di Belforte, colui che darà alla XXIII Brigata Garibaldi, il suo nome: “Boscaglia”.
            E’ con tale gesto che Norma firmerà la sua condanna a morte. Però, tanta è la sua fama tra la popolazione massetana che nessuno osa toccarla. Probabilmente la sua bellezza fisica e il suo modo anticonformista di comportamento, nonché il fatto che i suoi genitori avessero una trattoria a due passi dal comando della Milizia Repubblichina, e che lei abitasse, in una delle camere al piano superiore della stessa, avranno attirato l’attenzione morbosa di qualche ufficiale della Milizia. Attenzione che Norma avrà respinto con disprezzo…del resto, giovanissima, aveva conosciuto  Mario Pratelli, bello, ardito, comunista, del quale s’era innamorata perdutamente. I due si sposano, e alla fine del 1943 nasce il loro figlio, Alberto Mario.
            Siamo al 23 giugno 1944, vigilia della Liberazione: i cannoni americani sparano dalla pianura sulla città, avanzano i carri armati e le pattuglie di fanti esploratori, tra poche ore Massa Marittima sarà liberata e i tedeschi si stanno ritirando.
            Ma Norma non è stata dimenticata…prima del calar della sera un gruppo di soldati italiani e tedeschi si presenta alla trattoria. Catturano Norma, sua madre e una ragazza di servizio, e si avviano fuori le mura, per fucilarle. Un obice di cannone cade  a pochi metri da loro, la madre resta a terra, sembra morta; Ulema, la ragazza, fugge, ma Norma viene trascinata per una viuzza incassata ad un casolare vicino alla città, prima picchiata selvaggiamente e ferita tra gli ulivi prossimi al podere, poi, quando la notte cala, portata all’interno con un altro prigioniero, il mezzadro del podere, Giovanni Moschini.
            Norma viene pugnalata, ella implora che ha un figlio da allattare, invano. Partono alcuni colpi di pistola sparati quasi a bruciapelo, il Moschini si getta a terra, fingendosi morto, Norma, ferita mortalmente, è abbandonata sul pavimento. Morirà prima della mezzanotte, forse intorno alle 23. I nazifascisti danno fuoco ad una parte della casa, ma restano nei paraggi non azzardando di rientrare a Massa ed attendendo le prime luci dell’alba. Il Moschini, che intanto era riuscito a sgattaiolare da una scala nella stalla, riesce a raggiungere un rifugio poco discosto, nel quale s’era riparata la sua famiglia, ed alla moglie e al figlio racconta di  aver sentito Norma lamentarsi, poi silenzio. Tuttavia alle prime luci dell’alba ritorna al podere per dare un po’ di fieno ad una mucca che stava per partorire, ma viene avvistato e ucciso, mentre anche un carabiniere, che aveva notato l’incendio ed era sceso al casolare, viene mortalmente ferito.


                                                                                                          (continua)



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