mercoledì 26 marzo 2014

L’innocenza degli oggetti.

Mentre stavo leggendo il romanzo di Pamuk “L’età dell’innocenza” mi resi conto che anch’io, senza conoscerlo e a distanza di migliaia di chilometri, stavo lavorando, inconsapevolmente, da più di sessanta anni, ad un progetto simile che avevo chiamato “L’età fiorita”. Vi avevo virtualmente e materialmente collocato senza alcuna classificazione ed ordine, in cassetti, bauli, armadi, cantine, e stanze della mia casa, le poesie (a partire dalla prima che scrissi all’età di quattordici anni), le foto bianco e nero (a partire dai quindici) e, dopo, il diario dei primi venticinque anni, i racconti, gli oggetti della quotidianità e le immagini delle ragazze amate. Successivamente, e con la stessa innocenza, stupore e amore per la vita, son venuti  gli oggetti e i ricordi del lavoro, dell’impegno politico e sindacale, dei gatti e dei cani, degli amici, dei figli e nipoti; nonché le perdite delle persone care ed anche  una vena di malinconia cantando “ciò che si perde”. Ora ho il libro-catalogo di Orhan Pamuk “L’innocenza degli oggetti. Il museo dell’innocenza, Istanbul”, pubblicato da Einaudi nel 2012, e lo sto leggendo con emozione. Me l’ha portato mia figlia, direttamente dal Museo. Non trovo altre parole per suscitare curiosità se non quelle dell’ultima di copertina: “…Orhan Pamuk ha fatto ciò che sembrava esclusiva dei maghi delle fiabe o del Genio delle Mille e una notte. Ha preso ciò che esisteva tra le pagine del suo ultimo romanzo, Il Museo dell’innocenza, e l’ha trasformato in qualcosa di materiale, di fisico, uno spazio da esplorare con tutti i nostri sensi: ha costruito il Museo dell’innocenza. Un luogo unico al mondo, un tesoro nel cuore incantato di Istanbul: la celebrazione dell’amore, della memoria, del potere dell’immaginazione di plasmare la realtà”. Il futuro dei musei è dentro le nostre case! Io lo alimento nell’anima.








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