venerdì 1 agosto 2014

                                                                                  
Dal: “Diario partigiano di Mauro Tanzini”,
“La piccola banda di Ariano”, altri appunti sparsi e “I
preti nella Resistenza delle Colline Metallifere Toscane”, di Carlo Groppi.

(II)

Il sangue dei minatori annuncia la Liberazione.

“…6 Giugno 1944: Roma è già stata liberata dagli anglo-americani. Dal movimento dei tedeschi e degli stessi fascisti si capiva bene che era imminente la loro ritirata. La nostra Brigata era già in contatto con il comando strategico Alleato, pertanto il nostro operato concertato tramite il tenente dell’esercito americano Castaldi. A tale scopo il nostro comando si teneva in continuo contatto con un piccolo aereo da ricognizione, una “cicogna”, che sorvolava ininterrottamente la zona, anche per poter fornire le coordinate alle artiglierie alleate. Il 17 giugno, il comando alleato ci dà l’ordine di predisporsi nell’area operativa che comprende le località di San Vincenzo, Piombino, Suvereto, Monteverdi, Follonica, Monterotondo e Massa Marittima. Le nostre sezioni vengono così dislocate: la “Mancuso”, “Gandolfi”, “Baroni” e “Dani”, con il comando della Brigata, nella zona di Settefonti, nei pressi di Massa Marittima; la “O. Chiesa” (comandante tenente Osvaldo), nei pressi di Suvereto; la “Gallistru” (comandante Lido), nella zona di Monteverdi Marittimo; la “Meoni” (comandante tenente Masco), in località Rigalloro per mettersi a disposizione del CLN di Massa Marittima. Al campo del Caglio, sede del comando, rimangono le sezioni “Fidanzi”, “Landi”, “Cheli”, “Filippi” e “Benedici”. Al tenente Eros viene affidato il comando delle cinque sezioni, con il compito di sabotare il movimento delle truppe tedesche sulle rotabili Montioni, Calzalunga-Casalappi. La sezione “Gattoli” (comandante tenente Viazzo), opererà sulla rotabile Ghirlanda-Perolla.
            A Settefonti si unirono a noi alcuni ragazzi massetani, fra questi vi era mio fratello Marino. Ci abbracciammo a lungo, erano sei mesi che non ci vedevamo. Confesso che la presenza di mio fratello nella formazione partigiana anziché farmi piacere smorzò il mio entusiasmo che tanto mi aveva contraddistinto. Io sapevo bene cosa voleva dire essere partigiano, lo avevo già sperimentato sulla mia pelle in oltre otto mesi di vita estremamente disagiata e piena di pericoli. Ero testimonio vivente di una vera caccia all’uomo, tanto eravamo stati braccati dai nazifascisti. Quindi sapere che i miei genitori avevano due figli e tutti e due partigiani, mi preoccupò fino al giorno della Liberazione. Fortuna volle che si trattasse di pochi giorni. A lungo non avrei resistito, almeno militando nella stessa formazione.
            Il 20 giugno ci giunse un messaggio radio con l’ordine di far saltare alcuni ponti della zona. Ormai siamo in continuo contatto con la “cicogna”. La V Armata americana ha già liberato molte località della provincia di Grosseto; alcune avanguardie stazionano nelle vicinanze di Massa Marittima, ostacolate dall’incessante martellamento delle artiglierie tedesche, occultate nei dintorni della fattoria del Cicalino. Al comando di Brigata viene trasmesso l’ordine di spostarsi da Settefonti alle Bruscoline con il difficilissimo compito di sabotare le batterie nemiche. La giornata del 23 fu un continuo susseguirsi di azioni di sabotaggio creando panico nei tedeschi; ciò rese possibile, la mattina del 24, il nostro intervento per distruggere in pochi minuti la stazione radio della Wehrmacht e con un colpo di mano effettuare la messa al silenzio del cannone che stava creando grosse difficoltà all’avanzata alleata. Nel pomeriggio del 24 alcuni reparti della V Armata affiancati da reparti partigiani “Camicia Bianca” al comando del tenente Renato e la sezione “Meoni” al comando del tenente Masco, entrarono in Massa Marittima. Nella notte tra il 24 e 25 giugno il gruppo delle Bruscoline attaccò una colonna tedesca in ritirata; sul far del giorno si contarono settanta morti e tra loro un ufficiale superiore (un prigioniero affermò trattarsi di un Colonnello) e due marescialli. Furono catturati trentuno prigionieri e molto materiale bellico d’ogni specie. Le nostre perdite furono un morto, il partigiano Michele Burattelli caduto combattendo abbracciato alla sua mitragliatrice; quattro feriti, il più grave, Marcello Bolognini, rimarrà con un braccio impedito per tutta la vita.
            Il 25 giugno, verso le ore 10, mentre transitavamo sulla strada che dal Cicalino porta a Massa Marittima, nei pressi del podere Colombaia, ci incontrammo con alcuni automezzi alleati. Dopo aver fraternizzato con i militari riprendemmo il cammino scortati dagli Alleati fino al nostro trionfale ingresso in città. Massa Marittima dal pomeriggio del giorno precedente era in festa per la Liberazione, tuttavia anche a noi fu riservata una calorosa accoglienza che non dimenticherò mai. Finalmente, dopo lunghi, interminabili mesi, potei rivedere e riabbracciare i miei cari genitori. In realtà erano passati soltanto sei mesi dall’ultima volta che ci eravamo visti, eppure mi sembrava un’eternità. Lo stesso giorno visitò la città il generale Clark, comandante della V Armata americana. La stazione radio “Italia Libera” che trasmetteva da Bari, nel suo notiziario citò la nostra azione del 24 giugno, affermando che essa aveva meritato l’encomio solenne del generale Clark. Molti partigiani rimanemmo a disposizione degli Alleati, alcuni, come me, collaborarono con i carabinieri per il servizio di polizia, altri seguirono le forze combattenti. Tuttavia, per ordini superiori, la nostra Brigata fu smobilitata il 20 luglio 1944, ma alcuni partigiani si arruoleranno con l’esercito di liberazione italiano, seguitando a combattere i nazifascisti fino alla vittoriosa insurrezione popolare del 25 aprile 1945…”.

                                                                                                          (continua)

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