lunedì 11 agosto 2014

Dal: “Diario partigiano di Mauro Tanzini”,
“La piccola banda di Ariano”, altri appunti sparsi e “I
preti nella Resistenza delle Colline Metallifere Toscane”, di Carlo Groppi.

(XIV)

Il Vescovo di Volterra, Bagnoli e i funerali ai partigiani.

Vescovo di Volterra, Bagnoli, dal 1943 al 1954: “…il comando tedesco che era alla Scuola d’Arte a Volterra, era un comando amministrativo, non era un comando militare. Era un buon uomo il governatore…l’episodio del fucilato condannato a morte al cimitero (di Volterra)? c’era la sua mamma a pregare al suo fianco. Cavallini era il cappellano. Erano stati a Roma. La moglie di Togliatti aveva detto “Non c’è nulla da fare”. Il vescovo di Volterra l’ha saputo dopo della strage di Niccioleta: “…a Volterra c’era una situazione difficile, ma non è mai stata disperata…dopo s’è sofferto, anche per la rivincita. Quando sono tornati i partigiani, portavano i fascisti per le vie della città…cose incresciose”. E’ stato più drammatico il seguito che non la guerra, vero? “…Si, si, una lotta fratricida!” “Riportarono i corpi di quei partigiani morti e li riportarono a Volterra. Cinque cadaveri…” Saranno stati il Mancini…uno o due erano comunisti e appena arrivarono li portarono nella loro sede in Piazza. Gli altri li portarono nel Municipio. Poi vennero da me “Eccellenza, i funerali? Siamo tutti fratelli, abbiamo tutti combattuto per la stessa causa, si devono fare i funerali…” Va bene, venite, li portate in chiesa? NO! E allora facciamo così: noi andiamo avanti e voi venite dietro. Dietro può venire chiunque”. Scrive Lagorio, Dizionario di Volterra, Appendice, Migliorini, Grafitalia, Peccioli, 2001, p. 11: “…toccò a mons. Bagnoli guidare la diocesi durante l’occupazione tedesca e nei mesi durissimi del passaggio della guerra (primavera estate 1944). Durante quella tragica emergenza a lui si devono due atti di notevole significato: la pubblica protesta nei confronti del comando tedesco per le angherie alle quali era soggetta la popolazione e il coraggioso accorrere nel cortile della fortezza medicea dove stava per consumarsi la fucilazione di un gran numero di detenuti e prigionieri che avevano tentato la fuga. Il suo intervento contribuì a scongiurare un massacro”. Scrive don Giovanni Costagli, lettera 20.12.2001 a Carlo Groppi: “…arrivò nel settembre 1943 e nella visita pastorale utilizzo per i suoi spostamenti anche la macchina guidata  dall’ebreo Max Rovà”, suo amico”.

Don Luigi Rossi, prete di Massa Marittima, nella desolazione e nello sgomento della tragedia di Niccioleta si rimboccò le maniche e cominciò ad operare occupandosi degli orfani, raccogliendo i morti, intervenendo e correndo per dissuadere da azioni pericolosissime chi doveva essere dissuaso, per salvare tutto quello che rimaneva da salvare” In La Torre Massetana a. LXV n. 8 agosto 2001. (AMBO).

Don Enrico Lombardi  nato a Sassetta nel 1909, cappellano a Portoferraio e Piombino, parroco a Donoratico. Dal 1941 canonico e rettore del Seminario di Massa Marittima e in seguito parroco della cattedrale, uomo di cultura e di idee democratiche, autore di un libro interessante sulle meorie storiche di Massa Marittima, morto a Massa nel 1989.

Don Alessio Cenerini, nato a Sasso Pisano, parroco di Radicondoli, membro del CLN, impedì una rappresaglia contro un gruppo di uomini di Radicondoli opponendosi all’ufficiale tedesco e pagando una somma di denaro. Dette informazioni a Norma Parenti per il contatto con la famiglia di Guido Radi, ucciso a Massa Marittima dai tedeschi, protesse gli ebrei fuggiaschi dalla Maremma Grossetana che transitavano verso la Valdelsa, rischiando la vita. Nel dopoguerra sono famosi i suoi “contraddittori” sul palco degli oratori nelle campagne elettorali contro i social comunisti di Radicondoli.

Don Enrico Bulletti, padre scolopio a Siena e  poi a Radicondoli. Antifascista, ricercato. Padre francescano all’Osservanza di Siena. In appoggio ad una formazione partigiana e di ex prigionieri di guerra, nascose le loro armi nel cimitero della Misericordia di Siena. Incarcerato alle Murate e torturato non  tradì la causa: il suo nome circolò in tutta la provincia  come simbolo di nemico interno da combattere e perciò additato all’odio e al disprezzo. Uomo molto colto nel campo della storia francescana e redattore del Bollettino di Studi Bernardiniani.

Don Manfredo Pazzagli, parroco a Montieri sospettato di antifascismo fin dal 1926

Don Zeno Saltini, fondatore di Nomadelfia (GR). Diversi Piccoli Apostoli ed alcuni sacerdoti contribuiscono all’organizzazione della Resistenza, entrano nelle formazioni partigiane e aiutano centinaia di ebrei e di perseguitati politici a raggiungere la Svizzera con documenti falsi. 7 Piccoli Apostoli perdono la vita per la riconquista della libertà. Dopo la fine della guerra, nel 1947, i Piccoli Apostoli occupano l’ex campo di Concentramento di Fossoli, vicino a Carpi, in provincia di Modena, per costruire la loro nuova città “NOMADELFIA” (che dal greco significa: dove la fraternità è legge). Nel 1952 don Zeno trasferisce Nomadelfia in provincia di Grosseto dov’è tutt’ora.

                                                                                                          (continua)

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