mercoledì 12 febbraio 2014

Il torrente Pavone.

Anche se sono le acque d’inverno, non le chiare e fresche acque di primavera, il torrente m’accoglie  sempre con la gioia del suo canto e con l’allegria dei ricordi. Ci sono ritornato, oggi, e ve lo mostro, con una poesia.

Dopo le piogge risalgo il torrente

Le rosse bacche del pungitopo
brillano sul verde tenero dell’edera
che avvolge il torrente spumeggiante
                 d’acque di primavera.

Le acque intonano un inno al perenne
fluire del tempo, scivolano
e si rincorrono come fanciulli innocenti
sulle bianche rocce d’ere primordiali
e mai si stancano del desiderio
di congiungersi con l’immensità del mare.

Risalgo il torrente, nell’arcana frescura
che mi stringe tra ciclamini
che spandono profumi antichi, irradiano
luminescenze giovanili, e non soffro
                            malinconia.

Il mio destino corre sui gorghi,
rapido, leggero come un fuscello,
                            inaffondabile,
verso la riva inondata dal sole.








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