domenica 9 febbraio 2014


Dalla finestra della casa di Victor Hugo.

Notre-Dame de Paris.
  
Insieme alle parole della canzone triste e strana che Quasimodo, il sordo e deforme, canta nella notte  nascosto sotto le tettoie del campanile di Notre-Dame, alla zingara Esmeralda:

Non guardare la faccia,
fanciulla, guarda il cuore.
Il cuore di un bel giovane
è spesso deforme.
Vi sono cuori  ove l’amore
non si conserva.

Fanciulla, l’abete non è bello,
non è bello come il pioppo,
ma conserva il suo fogliame
d’inverno.

Ahimè! a che pro dir questo?
Quel che non è bello ha torto d’essere;
la bellezza ama solo la bellezza,
aprile volta le spalle a gennaio.

La bellezza è perfetta,
la bellezza può tutto;
la bellezza è la sola cosa
che non esiste a metà.

Il corvo non vola che di giorno,
il gufo non vola che di notte,
il cigno vola di giorno e di notte.

Avviandomi alla fine del romanzo, ho trovato questo passaggio fulminante:


“…Perché l’amore è come un albero, nasce da sé, mette profonde radici in tutto il nostro essere  e spesso continua a verdeggiare  su un cuore in rovina. E quel che è ancora più inspiegabile è che più quella passione  è cieca, più è tenace. Essa non è mai più solida di quando  non ha in sé alcuna ragione”.

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