venerdì 16 giugno 2017

PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI.

CAP. XIII

20. I comunisti per il Vietnam, per un nuovo corso politico in Italia, per lo sviluppo del Comprensorio e giustizia per i lavoratori degli appalti (19 maggio 1975)[1]


         La Cellula comunista delle fabbriche di Larderello saluta con gioia il trionfo della trentennale lotta del popolo vietnamita e vede in questo trionfo l’affermazione dei principi di indipendenza e di unità nazionale e la sconfitta dell’imperialismo americano[2].
         La vittoria del Vietnam è la vittoria di tutti i lavoratori italiani, dei democratici, degli antifascisti. Essa si ricollega idealmente alla Resistenza e testimonia che la sete di libertà, l’unità di un popolo, anche se piccolo, può sconfiggere qualsiasi avversario.
         E’ stata anche sconfitta la campagna anticomunista, imbastita dalla Dc e dal suo segretario Amintore Fanfani intorno agli avvenimenti della penisola indocinese. I fatti gli hanno dato nuovamente torto. Il tanto atteso “bagno di sangue” dei vietcong non c’è stato e a difendere un castello di menzogne è rimasto, oltre all’oltranzismo del telegiornale, solo qualche quotidiano reazionario come “La Nazione”.
         Le ripetute speculazioni sugli avvenimenti internazionali dimostrano che la segreteria democristiana è a corto di argomenti “seri” di fronte alla gravità della crisi economica, morale e sociale che 30 anni di dissennata politica ha causato all’Italia. La Dc tenta disperatamente di non pagare il conto rinunciando a misurarsi sui problemi concreti del nostro Paese, puntando sulla divisione del movimento operaio, favorendo con l’inerzia e la connivenza la trama provocatoria delle violenze politiche e cercando di spostare a destra la direzione politica dell’Italia. Ciò non solo è dannoso a tutta la comunità nazionale, ma è dannoso anche per i lavoratori democristiani, per le masse popolari cattoliche, per gli elettori Dc. Ecco perché occorre contestare e battere la linea di destra perseguita dalla segreteria democristiana e da Fanfani, e gli elettori sono chiamati a pronunciarsi con chiarezza sulle disastrose conseguenze e sulle prospettive di questo spostamento.
         E’ evidente che oggi in Italia non è possibile uno spostamento a destra senza fare ricorso al Msi. Questo lo sanno bene i capi missini i quali fiutano nella strategia fanfaniana l’occasione per rientrare in qualche modo nel gioco politico, dal quale sono stati esclusi per le comprovate responsabilità nelle azioni del terrorismo e per la forza della risposta antifascista. Qui stanno i pericoli di tensione, qui sta l’avventurismo di Fanfani!
         In una linea politica che tenta di creare divisioni artificiose e contrapposte barriere si collocano gli scoperti tentativi di opposizione, con tutti i mezzi, all’unità sindacale nell’autonomia della classe operaia italiana. Ecco allora i finanziamenti promessi da Brown agli scissionisti, ecco le posizioni quarantottesche di Scalia, le ambiguità dei socialdemocratici della Uil, le posizioni di rottura che all’interno di alcune categorie (elettrici, braccianti, parastato…) hanno assunto sparuti gruppi di dirigenti Cisl, preoccupati di mantenere il collateralismo alla Dc e alle posizioni di Fanfani, più che degli interessi dei lavoratori.
         Ma, nonostante questi pesanti attacchi, l’unità sindacale compie progressi notevoli. I lavoratori hanno da tempo compreso che solo una classe operaia unita è in grado di far avanzare l’Italia sulla via del rinnovamento, sconfiggendo tutte quelle forze reazionarie che celandosi dietro false autonomie non fanno gli interessi dei lavoratori, ma di coloro che vogliono una classe operaia debole e divisa: i padroni, i capitalisti.
         Le stesse assemblee delle nostre fabbriche di Larderello hanno dimostrato che la strada dell’unità è giusta e particolarmente sentita dalla stragrande maggioranza dei lavoratori e dei giovani. Ed è con questo spirito unitario che noi facciamo appello alle altre forze che operano all’interno delle nostre fabbriche per mutare profondamente gli indirizzi politici delle grandi aziende, che sono stati causa del mancato completo sviluppo del Comprensorio.
         Crediamo pertanto di grande importanza lo sciopero proclamato per il 23 maggio 1975 dai sindacati, perché esso pone al centro le rivendicazioni essenziali portate avanti dal movimento operaio e dalle Amministrazioni locali in questi ultimi anni nella Valdicecina e nella Valdicornia e ribadite nei convegni di Larderello organizzati dalle oo.ss. e dal Pci, contro le linee monopolistiche dei gruppi dominati dalla Dc e dai suoi alleati di Governo. Ma lo sciopero del 23 maggio vuole raggiungere anche un altro importante obiettivo: “giustizia verso i lavoratori delle Ditte appaltatrici”. Pur ritenendo, dunque, molto positiva l’intesa unitaria attorno a questo problema vogliamo chiarire che non tutti hanno le carte in regola, specialmente quelle forze che hanno tentato di ricostituire nelle fabbriche pascoli elettorali e centri di potere.
         Non ci occorre muovere “Onorevoli”, né abbiamo Consiglieri dell’Enel per promettere qualcosa; l’impegno dei comunisti è ed è sempre stato la mobilitazione, la lotta, la solidarietà di classe verso tutti coloro che in una società profondamente ingiusta come la nostra sono discriminati e sfruttati. E in questo senso i lavoratori ci hanno sempre riconosciuto e stimato. Vota le liste e i candidati del Pci. Basta con il malgoverno della Dc!



[1] Volantino redatto da gc, a nome Pci Cellula di Fabbrica Larderello, 19.5.1975.
[2] Alla fine del mese di aprile 1975 la decisiva offensiva dei “Vietcong” su Saigon indusse il governo degli Usa ad abbandonare il Vietnam ed a porre fine alla guerra. Inizia la fase della “riunificazione” della nazione vietnamita.

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