martedì 20 giugno 2017

Charcot.


Nel pomeriggio sono andato a trovare Roberto Marmelli, scultore, nel suo studio in via Borgo Lisci 87 a Saline di Volterra. Marmelli è un artista di notevole talento creativo, lo conosco da molti anni, ma solo da poco  tempo ho scoperto i suoi lavori. La prima volta che entrai nello studio notai  un “oggetto” negletto, posato quasi a terra dietro la porta di ingresso, mi colpì, più dell’espressione artistica, la scritta CHARCOT.
Gli chiesi delle spiegazioni e Marmelli mi disse che il lavoro servì per illustrare la copertina di un CD musicale di un gruppo rock volterrano. A lui non piaceva molto la musica rock e quei suoni gli riportarono alla mente i racconti di suo padre, infermiere all’Ospedale Psichiatrico di Volterra, il famoso “manicomio” che nacque nel 1884 come “Ricovero di mendicità” e si ampliò nel 1888 con una sezione di dementi tranquilli della provincia di Pisa. Nella prima metà del Novecento l’Istituzione manicomiale assunse proporzioni sempre più  grandi, fino ad ospitare diverse migliaia di pazienti, uomini e donne, in numerosi “padiglioni”, compresi  quelli della “sezione criminale” nel famoso padiglione dedicato a Enrico Ferri (1856-1929), giurista e parlamentare esperto di problemi  legati alla criminalità. Sottostante il “Ferri” si trovava l’edificio ove lavorava il padre di Roberto, il padiglione “Charcot”.
Avevo letto da poco un libro, molto interessante, che parlava appunto del dottor Charcot, direttore a cavallo tra ‘800 e ‘900 del più grande frenocomio femminile d’Europa situato nel centro di Parigi, e della sua strana relazione con una paziente, la cui vita si intrecciò con quella di Marie Curie. Alle mie nuove domande Marmelli mi ha risposto che la sua opera  vuol raffigurare  l’aspetto del reparto Charcot, nel cui salone si trovava un tavolo molto lungo e intorno a questo tavolo i pazienti giravano all’infinito cantilenando una nenia ossessiva, erano tanti, ma ognuno era solo nella sua pazzia, fino a quando gli infermieri non li interrompevano. Le figurette scolpite vogliono rappresentare la sofferenza delle persone. La doratura del manufatto vuol rappresentare invece  una esistenza che non esiste, cioè il contrario della condizione dei dementi. Tutti i materiali sono però poveri, legno, plastilina e metallo.

Ho scattato alcune fotografie, pensando ad un uso illustrativo per un mio breve saggio che uscirà nel prossimo mese di giugno 2018. 

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