lunedì 16 settembre 2013



Geotermia, un frammento di stelle lontane (III)

costruzione di splendidi edifici civili e religiosi[1].
             Dante Alighieri (forse nato in un villaggio rurale a nord di Larderello: Montegemoli)[2], conosce di persona le manifestazioni geotermiche e descrive il fenomeno nella centesima canzone  (Io son venuto al punto de la rota), al libro sesto delle Rime[3]:

"...versan le vene le fummifere acque
per li vapor che la terra ha nel ventre,
che d'abisso li tira suso in alto"

            Nel 1370 circa l'alchimista Ugolino da Montecatini viene inviato dalla Repubblica Fiorentina, insieme al consigliere e umanista mantovano, Coluccio Salutati, alle Terme di Morba per redigere una particolareggiata relazione delle celebri "Aquae Volaterranae". Abbiamo la prima ampia ed organica descrizione dei "lagoni del volterrano" nell'opera "De Balneis". In particolare Ugolino descrive i "lagoni di Castelnuovo": "...presso cotesti bagni, ad una distanza di due miglia...accanto ad un certo castello che si scorge da lungi e che viene detto Castelnuovo, si veggono molte cavità che gli abitanti chiamano lagoni in alcune delle quali si osserva ebollizione di acqua. Salgono infatti le bolle con impeto e rumore fino alla superficie dell'acqua ed emettono grandi masse di vapore...non dubito che la natura di tali lagoni sia solforosa...vi si ricava gran copia di sale che supplisce abbondantemente all'uso del popolo fiorentino e dei sudditi di quello; vi é pure grande ricchezza di allume e di zolfo"[4].
           
            Tuttavia occorre ricordare che il più antico documento storico noto, ove si accenna ai "lagoni", specialmente in relazione alle sostanze che dalle acque possono ricavarsi, è il codice G.16 dell'Archivio Comunale di Volterra (sec. XIV),  ove si legge (par. IIII, rubr. 49): "...statuimus et ordinamus quod...reditus sulphuris et aluminis seu vetrioli laconum qui sunt apud Castrumnovum et alibi (in Districtu Vult)". Con una postilla è stato aggiunto (nel 1336) al paragrafo originario: "in Districtu Vult" (nel distretto di Volterra). Ciò sta a significare che la stesura del testo deve essere di qualche anno più antica, probabilmente in una data che precede di circa cinquanta anni la descrizione di Ugolino da Montecatini. Il nome "lagoni" che abbiamo frequentemente incontrato non è un accrescitivo di "lago" al plurale, ma il corrotto del latino "lacunae", a significare un ridotto di acqua morta o stagnante. Infatti in tal guisa si presentavano i "lagoni", dove si porgeva loro qualcuna sinuosità a trattenere l'acqua sorgiva o pluviale, estendendosi poi tale denominazione a tutta la zona del suolo vulcanico che li comprendeva[5].

 La guerra delle allumiere.

            Le attività mercantili, incentivate dai liberi comuni, si indirizzano ben presto allo sfruttamento delle ingenti quantità di sali depositati nel corso dei secoli in prossimità dei lagoni e soffioni: sono lo zolfo, l'allume e il vetriolo, tutti minerali molto importanti nell'industria medievale e per le varie "arti", in particolare quelle della "lana" e degli "speziali". Lo zolfo era infatti indispensabile per sbiancare i tessuti, come disinfettante  e per le armi di guerra; l'allume (solfato di alluminio e potassio), per la concia del cuoio e delle pelli e la tintura dei tessuti; il vetriolo (solfato ferroso), mescolato con il tannino, per l'inchiostro, per tingere in nero la lana e i tessuti e come disinfettante in medicina[6].
            E' lo storico volterrano Enrico Fiumi (1908 - 1976), in una sua magistrale opera, a descrivere quest’attività medievale che caratterizza la "Regione Boracifera" fino al termine del XV secolo[7].
Sarà proprio la "guerra delle allumiere", insorta tra Volterra e Firenze per il possesso e lo sfruttamento di una miniera localizzata a Sasso, a far decretare a Lorenzo de' Medici, nel 1472, il famoso e funesto "sacco di Volterra" e la distruzione degli impianti estrattivi dell'allume. Episodio ancor oggi vivamente sofferto dai volterrani e dal quale la nobile e fiera città etrusca e il suo "contado" non si risolleveranno che in età moderna[8].
            Lorenzo il Magnifico, sofferente di gotta, fece tuttavia riedificare lo stabilimento termale dei "Bagni a Morba" (le Aquae Volaterranae) nel quale, ogni anno, si adunava l'allegra brigata degli umanisti fiorentini in cerca di benessere fisico e di ispirazioni letterarie. Proprio a Lorenzo si deve una tra le più belle descrizioni del fenomeno geotermico dei "lagoni" e dei "soffioni" nel suo poema mitologico "Ambra"[9]. Nel poema si prospetta al nostro sguardo la spaventosa solitudine dei lagoni stretti nella valle del torrente Possera, sulla quale incombono gli alti monti di Castelnuovo, in una landa disabitata e selvaggia:

"...quando gonfiato e largo si ristrigne
tra gli alti monti d'una chiusa valle,
stridon frenate, turbide e maligne
l'onde, e miste con terra paion gialle:
e grave pietre sopra pietre pigne
irato a' sassi dell'angusto calle:
l'onde spumose gira e orribil freme,
vede il pastor dall'alto e, sicur, teme.
Tal fremito piangendo rende trista
la terra drento al cavo ventre adusta:
caccia col fumo fuor fiamma, acqua mista,
gridando ch'esce per la bocca angusta,
terribile agli orecchi ed alla vista:
teme vicina il tuon alta e robusta
Volterra, e i lagon torbidi che spumano:
e piove aspetta se più alto fumano".
                                                                                            (continua)




[1] Id., Né latino né tedesco..., cit., pp. 92-93, 111-112, 134-136, 149.
[2] M. BOCCI, La chiesa di Montegemoli è la chiesa di Dante Alighieri?, in "La Comunità di Pomarance", n. 4, 1993.
[3] C. GROPPI, Né latino né tedesco..., cit., p. 176; D. ALIGHIERI, in “Enciclopedia dantesca, Biblioteca Treccani”,V, 4,  p. 222, versi 53-55, Milano, 2005.
[4] UGOLINO DA MONTECATINI, De Balneis (Lutetiae, apud. Nic. Nivellino, cod. 15369), in V. MICHELETTI, "Storia intorno ai soffioni", in "Larderello, Rassegna di studi, di opere geotermoelettrochimiche e di attività sociali", 1954-1962, Firenze, a. I, n. 2.
[5] C. GROPPI, Sopra le tombe vecchie é passato l'aratro. La Comunità di Castelnuovo dall'inizio del XIV secolo alla morte di Michele Marullo (1500), p. 27 e seg., Il Chiassino, Castelnuovo, 2002.
[6] G. MARINELLI, (a cura), Larderello alle origini dell’energia geotermica, cit., p. 8.
[7] E. FIUMI, L'utilizzazione dei lagoni boraciferi della Toscana nell'industria medievale, Ed. Carlo Cya, Firenze, 1943.
[8] id., L'impresa di Lorenzo de' Medici contro Volterra (1472), Olschki, Firenze, 1948.
[9] LORENZO IL MAGNIFICO, Ambra, a cura di A. SIMIONI, Bari, 1938, in "Scrittori d'Italia", vol. I;  C. GROPPI, Sopra le tombe vecchie è passato l'aratro, cit., p. 186.

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