venerdì 28 febbraio 2014



Alcune facezie del piovano Arlotto ( Firenze, 1396-1484).

                Mi hanno sempre affascinato i proverbi e gli aforismi, le filastrocche e gli stornelli, i detti, i soprannomi, gli indovinelli…fin da quando, bambino, ho cominciato ad apprenderli dalle mie nonne. Dai primi anni ’70 del secolo scorso ho iniziato a trascriverli, partendo proprio da quelli locali. Successivamente mi sono dedicato a raccogliere quelli sulla pastorizia, confluiti in un libriccino dal titolo  “Fiorin di cacio, facciamo finta di chiamare il micio…”,  pubblicato nel 1999 con la collaborazione di Claudia Vallini, e, per la parte grafica di Fabrizia Doloverti e Liliana Grazzini. Su questa spinta, nel 2006 è uscito il libriccino di Claudia “Fior di grano…profumo di pane” con illustrazioni di Margherita Cianchi. Parallelamente a queste trascrizioni e ricerche mi sono immerso in un segmento  specializzato appuntando diligentemente tutti i proverbi, modi proverbiali, arguzie, motti, locuzioni, detti, relativi all’immaginario della sfera dell’eros, che via via mi capitavano sotto gli occhi: dall’innamoramento all’amore, al matrimonio, alla voluttà, agli eccessi, al tradimento ed alla fiducia, alla fisicità del corpo umano, alla trivialità dell’invettiva, così come ci erano stati tramandati, molte volte soltanto oralmente, nel territorio  delle Colline Metallifere, in Maremma e in Toscana, con l’aggiunta di aforismi ed espressioni proverbiali moraleggianti, latine, italiane e straniere.
            Tra loro ho inserito qualche proverbio più leggermente allusivo, qualche indovinello, stornello e filastrocca, tra quelli che mi sono parsi nostrali e originali, lasciando, in tal modo, aperto un ulteriore spazio di ricerca in questo meraviglioso settore della cultura popolare, pubblicando nel 2009, in una edizione privata tirata in 350 copie, un fascicolo contenente 1200 proverbi licenziosi.
            Dopo tale pubblicazione (esaurita sul nascere), molte persone mi hanno segnalato nuovi proverbi, aforismi, modi di dire, stornelli, canzoni, da poter aggiungere, e testi da consultare.  Inoltre, man mano che procedevo nella raccolta, mi sono avvalso, oltre che delle fonti orali, di innumerevoli scritti di autori antichi e moderni italiani e toscani, fino a quando il materiale raccolto non è diventato così consistente  che ho dovuto sospendere la ricerca a 3585 proverbi e aforismi, scegliendo, con la mia sensibilità, tra i modi proverbiali, motti, detti sentenziosi, aforismi e indovinelli., iscrizioni funerarie, sortilegi e pronostici, escludendo, quasi del tutto, le “battute” e i “motti” delle gazzette e pubblicazioni degli ultimi  decenni.
Ritengo tuttavia che la raccolta abbia soltanto aperto una finestra sul grande universo de “li vulgari proverbi”, del quale il lettore potrà facilmente intuire la vastità, in particolare per i proverbi regionali, da me minimamente trascritti, e per un più attento confronto tra quelli dei paesi europei di cultura neolatina e germanica ed i nostri, provenienti da un’area assai più limitata, dalla quale siamo usciti raramente per raccogliere soprattutto proverbi e aforismi italiani, latini, greci, francesi, inglesi, tedeschi, sardi, lombardi, napoletani, veneti e spagnoli, a tema generico “licenziosità” e virtù morali.  Sono molto contento di poter pubblicare sul blog GRAZIEALLAVITA alcune facezie del piovano Arlotto, mitico prete toscano del secolo XV.

1)

Al tempo che era giovane e gagliardo, il Piovano Arlotto una sera, tentato da desideri libidinosi andò al fondaco maggiore cioè al bordello, e nell’oscurità, non vedendo la mercanzia, entrò in una stanza e vi trovò una donna grassa, grossa, corpulenta e molto formosa, sia nel corpo che nel viso. Dopo essersi scambiati gesti d’amore e carezze, disse la donna al Piovano: - Mio dolce fratello, tu vedi come sono carica di carne; se stasera mi metto a giacere su questo letto, durerò molta fatica a rialzarmi. E’ meglio che io mi chini e che appoggi il capo alla spalliera del letto e che per consolazione tua e mia, tu me lo faccia alla maniera del cervo. Rispose il Piovano: - Io sono contento di farti un piacere. La donna si chinò e si mise i panni e la camicia in capo; il Piovano allora vide delle anche così larghe e delle cosce così spisurate, che sembravano non di una donna, ma di una grandissima vacca, - e l’ altro sesso era così grande che pareva di forma diversa dagli altri -, cosicchè quello spettacolo visto da dietro gli parve una cosa mostruosa: restava meravigliato e stupefatto e non sapeva che fare.Gli venne un tale disgusta che la voglia e anche il desiderio gli passarono completamente. La donna, visto che non faceva niente, si meravigliò molto perché il Piovano gli sembrava giovane e gagliardo: voltata col viso verso di lui lo rinfrancava con vigore dicendo: - Che stai a pensare? Perché non lavori il podere? Sbrigati! Il Piovano Arlotto le rispose: - Non lo farei mai, perché questa è una cosa preparata per un Cardinale e non per un povero chiericotto di campagna come sono io, sicchè, sorella mia, consideratemi scusato, perché non oserei mai toccarti. Tuttavia desidero compiere il mio dovere verso di te e non voglio che tu abbia perduto il tuo tempo con me. La fece alzare e le dette un bolognino. Dopo averla salutata, se ne andò senza aver commesso peccato.

2)

Il Piovano Arlotto e Bartolomeo Sassetti andarono a desinare con quell’uomo dabbene che era Francesco Dini; dopo essersi messi a tavola disse Francesco: - Piovano, io ho della malvasia; la volete prima di desinare o dopo? Il Piovano non rispose se non con una parabola e disse: - La beata Vergine Maria fu vergine prima del parto, durante il parto e dopo il parto. Da uomo intelligente e generoso Francesco volle che a tavola non ci fosse altro che malvasia.

3)

Gli uomini più savi che ci siano al mondo sono i frati, perché fottono le donne nostre e noi diamo le spese a loro e ai figlioli. Quando vanno a cacare sempre si puliscono il culo con l’erba e noi siamo così matti che ce la mangiamo.

4)

Mentre una sera durante una cena parlavano di vari argomenti, uno dei commensali propose agli altri che ognuno dicesse il suo parere nel giudicare quali fossero gli artigiani più puliti. Tra loro c’erano molte opinioni diverse: chi lodava uno e chi un altro. Il Piovano disse: - Io sono di opinione contraria a tutti voi e dico che quelli che impastano con le mani la mota per fare i mattoni, sono i più puliti che ci siano. Tutti cominciarono a ridere l’uno con l’altro del giudizio insensato e sciocco che pareva loro avesse dato. E il Piovano: - So che vi ridete di me, a non per questo voglio cambiare opinione, e affermo che i fornaciai che sempre stanno tra la terra, mattoni e calcina, sono i più puliti artigiani che ci siano, perché non vanno mai a cacare senza prima lavarsi le mani. Tutti risero e ammisero che il Piovano aveva giudicato più giustamente di ognuno.

5)

Uno, a cui pareva di esser saggio, si meravigliava di molte cose. Rispose il Piovano: - Ancor più io mi meraviglio di te; ma soprattutto di quattro cose vorrei che tu mi levassi il dubbio; sono queste: Perché in mare piove pur essendovi sempre tanta acqua e come mai non cresce e perché l’acqua del mare puzza benché sia salata; perché i topi dei pagliai non si cavano gli occhi; perché i poveri non derubano i ricchi, pur essendo in maggior numero; perché alle donne non cadono le budella quando salgono le scale e aprono le gambe.

6)

Al tempo che il Piovano era giovane e non ancora prete ed era un bel ragazzotto da fatica, tentato da diabolica istigazione andò da una suora, che era molto innamorata di lui. Quando stavano per congiungersi, tale era in lei la voglia sfrenata del piacere, che non sentiva quasi niente; e con gran desiderio carnale, toccava il Piovano come una donna che volesse rimettere a posto le masserizie; nel toccarlo trovò i testicoli e gli chiese: - Che sono questi e come si chiamano? A lei rispose: - Si chiamano i trastullini. Rispose la buona suora: - Cacciatemeli qua dentro, perché noi suore non abbiamo bisogno di tanti ornamenti esterni.

7)


Il Piovano Arlotto diceva: - Ci sono molti che dicono che è davvero peccato grave che un prete baci una donna, io dico il contrario. Quando bacia la reliquia e tanti sacramenti, è pur vero che è un segno di bene, e quando bacia una donna è segno di meglio!

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