Campo ai Bizzi, 16 febbraio 2014.
Parte (VII).
5.Ritorno dal capitano Chirici
...Ripresi di gran lena il viaggio che mi
avrebbe portato a raggiungere il Chirici. Arrivato alla Fattoria di Fosini mi
fermai per chiedere qualcosa da mangiare, una massaia che aveva fatto il pane
mi dette una stiaccia con gli sfrizzoli di maiale e una coppia d'uova. Giunto
nei pressi del podere Mistenne fui colto da un violento temporale che mi bagnò
come un pulcino. Al podere Mistenne feci sosta, era già buio. Vi abitava la
famiglia Banchi, che conoscevo per essermici fermato altre volte con alcuni
partigiani. Vedendomi in quelle condizioni mi fecero spogliare e asciugare e
dopo mi fecero vestire con dei loro panni e sedere al lato di un enorme
focolare per scaldarmi, in attesa della cena.
Questa ospitale famiglia mi volle al loro tavolo, mi fu servita
un'ottima minestra di riso, fatta con soffritto di cipolla e carne grassa, per
secondo pane salsiccia e buristo. Dopo tanto tempo bevvi un bicchiere di
vinello. Prima di coricarmi, ovviamente sempre nella stalla in compagnia dei
buoi, sopra una pulitissima paglia (questa volta non era quel lurido strame su
cui fui costretto a sdraiarmi nell'ovile a Belcaro), mi vennero riconsegnati i
miei indumenti asciutti. Angiolina, la capoccia, volle farmi dono di un paio di
calze di lana, nuove, fatte a mano. Nonostante la pace che regnava nella stalla
la mia mente nella mia mente si affacciavano strani pensieri. Non riuscivo a
capacitarmi del comportamento tenuto da Stoppa. Pensavo "come mai non si
era degnato di leggere il messaggio del Chirici? " e poi "perché
anch'io che ero stato un suo fedele, dietro suo preciso ordine, venivo
disarmato?" Quella inefficace bomba
a mano "balilla", datami in sostituzione della pistola, era una prova
del disprezzo che Stoppa nutriva per Chirici e per tutti coloro che lo
seguivano. A un certo momento feci una riflessione, mi dissi: "questa
volta è andata bene!" Per molto tempo ho ipotizzato che se Chirici fosse
venuto nella Carlina non ne sarebbe uscito vivo e io pure avrei subito la
stessa sorte. Stoppa non sarebbe stato così imprudente lasciando in vita un
testimone scomodo. Anche questa notte la passai in bianco. Sul far del giorno
ripresi il viaggio diretto verso la zona del Poggione. Al podere Poggione
chiesi al contadino che aria tirava da quelle parti e se avesse visto il
capitano Chirici che lui conosceva molto bene e altri partigiani. Mi rispose:
"Stai attento perché da un paio di giorni ci sono in giro molti fascisti
repubblichini in assetto di guerra, un centinaio, hanno già fatto visita ai
poderi Poggio Carlo, Serra Paganico, Poggio ai Buoi e Puntone. Questa mattina
sono tornati e hanno rovistato tutto il bosco del Poggiarello. Evidentemente da
una spia molto attendibile sono stati informati che i partigiani in questo
bosco avevano effettivamente occultato materiale bellico". Mi occorsero
tre giorni per rintracciare il capitano Chirici. Credevo che il gruppo che
aveva lasciato la Carlina
fosse rientrato in contatto con il comandante, invece lo trovai solo e molto
sfiduciato, aveva con sé il nostro amatissimo cane "Mondiale". Nella
zona regnava una diffidenza generale anche per la continua caccia all'uomo data
dai nazifascisti al movimento partigiano. Questo fu il vero motivo che creò uno
sbandamento generale. Si deve a pochissime persone se io, Mauro Tanzini, e
Mario Chirici, potemmo sopravvivere in questa precaria situazione. In modo
particolare per l'aiuto offertoci da un certo Bardelloni di Monterotondo, un
boscaiolo che ci ospitò nel suo capanno e Silvio Calamassi anch'esso di
Monterotondo, sottofattore alla tenuta delle Casse Lombarde. Il Calamassi,
quasi quotidianamente, in questo delicato periodo, ci fornì notizie e viveri. Per la seconda volta mi trovavo
spettatore al dissolvimento di una formazione partigiana. Non prima dell'ultima
decade di marzo 1944, ci fu possibile mettersi in contatto con elementi della
Resistenza. Ciò avvenne nel bosco presso il podere Le Piane, con il gruppo di
Viazzo Zazzeri. In questa occasione ci venne comunicata la notizia della
tragica fine del partigiano Enrico Filippi.
(continua)
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