Campo ai Bizzi, 16 febbraio 2014.
Parte
(II).
Diario
partigiano di Mauro Tanzini1
Mauro
Tanzini (1925-2005, l'autore del diario partigiano, è nato a Massa Marittima
il 17 maggio 1925 in
una famiglia molto povera che da generazioni traeva l'unico sostentamento dai
miserabili guadagni del durissimo e pericoloso lavoro nelle miniere. Povera
economicamente, ma non certo mancante d'ideali. Il nonno aveva seguito i
volontari di Giuseppe Garibaldi nelle guerre d'indipendenza ed il padre faceva
parte di un gruppo antifascista di ispirazione libertaria, gruppo capeggiato
dall'anarchico Giuseppe Gasperi, operaio della "Montecatini", sempre
in prima linea nel reclutare nuovi proseliti alla lotta antifascista. Mauro,
durante la guerra civile spagnola viene scoperto nella distribuzione di
volantini che invitano la popolazione massetana a sottoscrivere per "Il
soccorso rosso". Nel giugno 1943, all'età di 18 anni, è assunto come
operaio dalla Società "Montecatini", alla miniera di Niccioleta. In
mezzo ai minatori prende subito a respirare un'atmosfera di forte avversione
alla guerra e con lo slancio della sua giovane età non può restare insensibile
all'ambiente, anche in considerazione del clima di amore per la libertà e la
forte avversione alla dittatura fascista che regnava da sempre nella sua
famiglia. Dopo la caduta del regime fascista, insieme ad altri coetanei di idee
antifasciste, si riunisce nella torre civica in Cittanuova a Massa Marittima,
formando un gruppo conosciuto come "I ragazzi della Torre". Il 22
settembre 1943 abbandona la miniera e Massa Marittima andando a costituire il
primo nucleo partigiano nel territorio delle Colline Metallifere ed uno dei
primi raggruppamenti della Resistenza italiana. Nella formazione partigiana III
Brigata Garibaldi,banda «Camicia Rossa», matura la sua adesione
all'ideale comunista attraverso la conoscenza ed il contatto con il Commissario
politico, "Gino", un comunista di Empoli che era stato a lungo
detenuto nelle carceri fasciste. Nel 1945 viene assunto come operaio dalla
"Larderello SpA". Nel 1950,
a Modena, vengono uccisi dalla polizia di Mario Scelba,
sei operai delle Fonderie Riunite Orsi, che manifestavano pacificamente per la
ripresa del lavoro. Nessun poliziotto rimane ferito da arma da fuoco. Questo
avvenimento costringe Mauro a rompere ogni indugio e vincere ogni dubbio e,
ignorando le sue radicate tendenze anarco-sindacaliste ed una forte riluttanza
ad accettare i metodi centralisti e soprattutto le parole d'ordine di Mosca, si
iscrive al PCI, presso la sezione di Montecerboli. A seguito dei tragici
avvenimenti a Berlino, nella Germania Est, in Polonia e in Ungheria, lascia il
Partito comunista. L'agosto 1968 lo trova a Praga occupata dall'Armata Rossa e
insieme ad un gruppo di cittadini cechi viene caricato dai carri armati russi.
Nonostante questa nuova drammatica esperienza, che contribuisce ad accentuare
il distacco dal Partito comunista, non viene mai meno agli ideali di pace,
giustizia e libertà lasciati in eredità dalla Resistenza. E della Resistenza,
Mauro rimane oggi uno dei principali punti di riferimento, avendo contribuito,
dopo la lotta armata, alla sua valorizzazione, conoscenza, difesa e studio.
Amico e collaboratore di prestigiose personalità della cultura e della politica
e di illustri storici della Resistenza, non mi ha mai negato la sua
appassionata collaborazione, dando in tal modo un contributo fondamentale al
mio lavoro di ricerca.
(continua)
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