lunedì 26 novembre 2018









Io, la musica e mio padre.

Dario, il mio nonno paterno (1879), è stato un virtuoso clarinettista con i Maestri Batoni e Manoni, fino ai suoi anni tardi, quando  doveva posizionare le partiture sull’estremità del clarinetto dati i problemi alla sua vista;  è morto relativamente giovane nel 1948 all’età di 69 anni. Ho di lui soltanto uno sbiadito ricordo, formatosi, credo, più dai racconti della nonna e di mio padre, che non dalla mia memoria. La nonna, Enélide,  (1884), era stata una cantante nelle operette paesane agli inizi del ‘900, ma poi era stata assorta dalle vicende della sua vita, il marito emigrato negli Stati Uniti, in figlio da allevare, e senza rimesse alcune di denaro in quanto il nonno minatore in Pennsylvania  guadagnava un misero salario che appena era sufficiente a mantenerlo; ed alla fine, quando  rientrò nel 1913, la tristemente famosa banda della “mano nera”  lo aveva derubato dei pochi risparmi! Devo dire che il nome di questa banda di criminali di New York non deriva dalla presenza dei “neri”, poiché era totalmente costituita da bianchi, e per di più a maggioranza italiana! Dopo il primo figlio Gino, (1906), al rientro di Dario nacque, nel 1915, mio padre Renzo. Gino è stato un bravo sassofonista, ma il fratello minore di 9 anni, lo superò ben presto, tanto che nel 1927, all’età di 12 anni, fu assunto dalla Società Boracifera di Larderello, proprio in virtù della sua fama di “musicante”. Posso dire che da questi  tre virtuosi la successiva prole abbia “dirazzato”! Infatti  né io, né mia sorella,  abbiamo appreso l’arte musicale, e delle uniche due figlie di Gino, nate paiotte,  soltanto Jolanda strimpellava un piccolo organino, ma solo per diletto personale.

Di mio padre ho un ricordo ancora lucido, almeno fin dall’età di 10 anni., quando messo in disparte il clarinetto piccolo si bemolle, si era dedicato completamente alla fisarmonica, nella quale, presto fu un vero virtuoso ed innovatore, lasciando ad altri paesani l’approccio popolare  e dedicandosi al jazz ed alla musica dei maestri italiani, austriaci e ungheresi. Insieme ad altri dette vita al quintetto jazz “Stella d’argento” che  ebbe un gran successo tra le truppe americane che  sopraggiunsero a Castelnuovo  all’inizio dell’estate del 1944. Nel dopoguerra , dopo tante sofferenze, il popolo si dette alla pazza gioia e i veglioni da ballo imperversarono. Ed il “quintetto”, arricchito da giovani cantanti e quale apprendista, ebbe il suo periodo di gloria. Infine fu ricostituita la Banda Musicale, una grande Banda del Comune di Castelnuovo, con la sua Sede, la Scuola di Musica e l’affluenza di tanti giovani ragazzi e ragazze. Resterà famoso un concerto nel grande Cine-Teatro di Larderello del 1973, registrato dalla BBC di Londra, diretto dal Maestro Alfio Benincasa, rampollo di una dinastia di Maestri musicisti.

Come minimo mio padre  si esercitava in casa per circa due ore al giorno, ed io dovevo sorbirmi non le allegre canzoni melodiche che andavano per la maggiore, ma gli esercizi per fisarmonica di Lizst, che andavano dall’uno al dieci, cioè solo dei primi tre o quattro, perché al primo errore il babbo si rifaceva da capo! Tante volte, quand’ero più grandicello, gli chiedevo di suonarmi una canzonetta, come Gigolé, o Pino solitario, o Besame mucho, ma lui non mi ha mai accontenato. Si era fatta una convinzione sulle mie inconsistenti qualità musicali! Ed aveva ragione, ma allora non lo capivo e per questo rifiuto non mi sono mai avvicinato ad uno strumento musicale.  Avevo davvero “dirazzato”, forse  prendendo il dna di mia madre e della sua stirpe, che non annoverava alcun rappresentante musicista, o musicante.

Tuttavia, crescendo,  fui contagiato dalle canzoni americane e sudamericane ed anche francesi, ma più per stringere tra le braccia le giovani ragazze che per l’amore verso la musica. Intanto, anche in casa, avevamo una radio, una radio con giradischi, mentre il babbo aveva ripreso in mano anche il quartino ed il clarinetto, oltre che la fisarmonica, ed era molto attivo all’interno della Banda e nella Scuola di musica paesana.

Cominciai a superare mio padre poco a poco sul piano “culturale” della musica, lasciando in disparte le canzonette e le romanze d’opera ed avvicinandomi alla “musica classica” dei grandi musicisti del mondo.

All’inizio mio padre mi prendeva un po’ in giro, ma alla fine cominciò a venire con me ai tanti concerti alla Gran Guardia di Livorno, al Politeama di Pisa ed al Comunale di Firenze.  E fu proprio al Comunale di Firenze che avvenne l’incontro tra me ed il grande violoncellista russo David Oistrach, proprio nel suo camerino, con abbracci, foto e dedica sul libretto del Concerto! Negli anni che precedettero la sua immatura morte, mio padre aveva imbracciato ogni sera la sua fisarmonica, una bellissima Farfisa,  e suonava alla presenza dell’amico suo e padre di mia moglie, Enzo, che era un suo ammiratore! Per fortuna gli ho registrato un nastro mentre i due si divertivano con la musica della fisarmonica! Ricordo come fosse ieri l’ultima sua “suonata”, alla vigilia del Natale 1984, pochi giorni prima del ricovero in ospedale a Volterra, dove morirà il 19 gennaio seguente, per un mesotelioma pleurico da inspirazione di fibre di amianto.

Ed è per questi ricordi che stasera, in un giorno piovoso di novembre, ho riascoltato il cd con i brani del “famoso” concerto del 1973! Memorie lontane.

martedì 20 novembre 2018













PISTOIA, CITTA’, IN TOSCANA.

The Pistoia “of enchanted stone” is a treasure chest filled with riches to be reveaked bit by bit. I twill surprise you with its ancient history and its people, buildings, monuments, museums and libraries, cuisine linked to the rural tradition, nurseries, organs known worldwide, the names of squares and streets that often called one name on a map and another on people’s lips, and the urban fabric, in which the medieval, modern and contemporary ages blend harmoniously together.

Questa dedica a Pistoia si deve a  Maria Lorello in un volumetto “PISTOIA MAP. Guida alla città di Pistoia” edito da Vannucci Piante – The FLEXX – VIBANCA, 2017, quando Pistoia fu Capitale Italiana della Cultura.

Per motivi familiari mi reco in questa meravigliosa città, che scopro poco a poco e sempre di più m’incanta.

Quest’anno sono state quattro le scoperte: 1) L’immenso  vivaio di piante da esterno di “VannucciPiante”, oltre 500 Ha, una viabilità interna di 50 Km.,  una grande impresa italiana di dimensioni mondiali, dove l’antica tradizione vivaistica si unisce alla più avanzata tecnologia, alla scienza, alla logistica, all’accoglienza ed alla formazione professionale. 2) Il MEMORIAL DEI SOLDATI BRASILIANI morti in Italia , combattendo con gli Alleati contro le armate naziste e fasciste.  Questo MEMORIAL  BRASILIANO è l’unico in Italia. 3) Il PARCO ROMANTICO PUCCINI, il grande parco pubblico con i suoi giganteschi alberi, gli scorci panoramici, il laghetto trasparente ed il silenzio rotto solo dal vento; 4) La BASILICA DELLA CHIESA DELL’UMILTA’, la quale, con la sua altissima cupola, caratterizza il profilo della città, eretta nel 1490 a ricordo di un miracolo: un dipinto della Madonna versò lacrime d’argento! E, infine, alcuni scorci notturni di una delle Piazze più belle del mondo!     

mercoledì 14 novembre 2018










Andar per Cimiteri.

Quest’anno mi son prefisso di visitare i cimiteri ubicati nelle Colline Metallifere Toscane e fino ad oggi dei 47 previsti me ne mancano 11. Ci vorranno ancora due o tre mesi per completare le visite. E’ un lavoro faticoso, di precisione, e non ha scopo alcuno! Ho scattato oltre un migliaio di fotografie, e forse, alla fine, arriverò a duemila. Mi sono anche documentato sui “Regolamenti Mortuari” adottati dai Comuni in base alla Legge Vigente ed ho compreso che qualsiasi studio o statistica o censimento, comune per comune, o località per località dove sia ubicato un cimitero, è praticamente impossibile ed anche inutile. Infatti in questo nostro territorio non abbiamo le tombe degli uomini illustri, né sacrari  eterni. I dati per studi statistici o storici si potranno fare soltanto sui registi anagrafici post unitari, e, parzialmente, sui registri delle Parrocchie per quelli preunitari,risalendo, tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento. Attualmente sono previste rotazioni nelle sepolture  nel campo comune tra i 20 e i 28 anni, in quelle dei loculi un po’ di più, ma nulla di eterno. Inoltre, adesso, non tutti i morti vengono sepolti nei cimiteri: un numero sempre più consistente sceglie la cremazione e il successivo spargimento delle ceneri in luoghi individuati dai Regolamenti, oppure in luoghi segreti. Quindi quello che potrò vedere io (salvo sepolture in cappelle  ed altre che son regolate più dalla consuetudine che dalle leggi) è solo una visione molto parziale, che va  indietro al massimo di 70-80 anni per i loculi e 25 – 30 anni per le sepolture nel campo comune. Allora? Mi hanno chiesto diverse persone che ho incontrato nei cimiteri, cosa fai? Prepari un libro fotografico , racconti, poesie? No, non preparo nulla di tutto questo, non scriverò  una Antologia come quella di Spoon River, tranquilli, vado soltanto alla ricerca di emozioni, fin dove il mio ricordo arriverà, di persone conosciute o sconosciute. Forse, al termine del lavoro, metterò le immagini in un archivio elettronico, non lo so ancora.