lunedì 17 febbraio 2014



Campo ai Bizzi, 16 febbraio 2014.

Parte (III).
  
1.Mario Chirici, dedicò la vita al bene della Patria2


      “...con questi stralci di diario, ricostruiti facendo ricorso alla memoria nell'ottobre 1960, non ho la pretesa di fare la storia della III Brigata Garibaldi, banda «Camicia Rossa», dopo la descrizione delle vicende che fecero maturare le condizioni per la lotta di Liberazione nazionale contro il nazifascismo, mi limiterò soltanto al periodo che va dall'insediamento della formazione al Frassine, al rastrellamento fascista del 16 febbraio 1944, fino  al dissolvimento della formazione stessa. Ho scelto questo periodo perchè lo ritengo il più difficile ed anche, secondo me, il più dileggiato e mistificato. Pertanto il mio intento è quello di dare un contributo per far conoscere la verità su quanto accadde al Frassine. Di quell'episodio è stato scritto troppo e male, anche da persone che erano presenti nella formazione, con l'intento di scindere le loro responsabilità da quelle del Comandante Mario Chirici. Sull'operato del Chirici si sono dette cose, a volte infamanti, da persone che all'epoca si guardarono bene dal rischio che la vita cospirativa comportava; a fine guerra per giustificare il loro meschino comportamento, si improvvisarono giudici. Quello che io non ho mai digerito è che le critiche al Chirici, siano state fatte quando egli non era più in vita per difendersi, soprattutto da personaggi allora sempre eroi del momento, su quest'uomo colto dalla morte in estrema povertà, nell'ottobre 1958, dopo aver dedicato tutta la sua vita al bene della Patria e alla causa della libertà. Analizzando oggi tutte le vicende e tutti gli episodi di quel lontano passato, non mancherebbero di affiorare indecisioni, lacune, lacerazioni probabilmente e inevitabilmente dovute alla diversissima estrazione politica, sociale, culturale dei componenti le formazioni partigiane e, vorrei dire, soprattutto alla inesperienza di noi giovani che ne costituivamo il nerbo principale. E' in questo contesto che sono da valutare eventuali errori; sarà opportuno ricordare che i nostri capi di allora fondarono la loro autorità non già sull'anzianità o sui gradi più o meno elevati ricoperti nell'esercito, bensì sulla fiducia che riuscivano a conquistare sul campo della lotta. Nel nostro territorio la Resistenza, come del resto in tutta Italia, dal settembre 1943 alla primavera 1944, non aveva ancora registrato quella grande partecipazione di popolo che prenderà corpo dopo la liberazione di Roma, nel giugno 1944. Basta pensare che la formazione del Frassine, il giorno del rastrellamento del 16 febbraio '44, aveva un organico di 65 elementi, provenienti da Pisa, Volterra, Piombino, Livorno e Grosseto; il numero più consistente era costituito da massetani. Questo dimostra ampiamente che fino a quella data, checché se ne dica ancora oggi, il movimento partigiano in queste province era ben poca cosa. E' vero anche che nella nostra zona nasceranno altri gruppi, ma a primavera inoltrata, quando saranno chiare le sorti della guerra, cioè quando ormai s'intravede da quale parte pende la bilancia. Allora sì che nasceranno i veri salvatori della Patria!


                                                     (continua)

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