Campo ai Bizzi, 16 febbraio 2014.
Parte (III).
1.Mario Chirici, dedicò la vita al bene
della Patria2
“...con questi stralci di diario, ricostruiti
facendo ricorso alla memoria nell'ottobre 1960, non ho la pretesa di fare la
storia della III Brigata Garibaldi, banda «Camicia Rossa», dopo la
descrizione delle vicende che fecero maturare le condizioni per la lotta di
Liberazione nazionale contro il nazifascismo, mi limiterò soltanto al periodo
che va dall'insediamento della formazione al Frassine, al rastrellamento
fascista del 16 febbraio 1944, fino al
dissolvimento della formazione stessa. Ho scelto questo periodo perchè lo
ritengo il più difficile ed anche, secondo me, il più dileggiato e mistificato.
Pertanto il mio intento è quello di dare un contributo per far conoscere la
verità su quanto accadde al Frassine. Di quell'episodio è stato scritto troppo
e male, anche da persone che erano presenti nella formazione, con l'intento di
scindere le loro responsabilità da quelle del Comandante Mario Chirici.
Sull'operato del Chirici si sono dette cose, a volte infamanti, da persone che
all'epoca si guardarono bene dal rischio che la vita cospirativa comportava; a
fine guerra per giustificare il loro meschino comportamento, si improvvisarono
giudici. Quello che io non ho mai digerito è che le critiche al Chirici, siano
state fatte quando egli non era più in vita per difendersi, soprattutto da
personaggi allora sempre eroi del momento, su quest'uomo colto dalla morte in
estrema povertà, nell'ottobre 1958, dopo aver dedicato tutta la sua vita al
bene della Patria e alla causa della libertà. Analizzando oggi tutte le vicende
e tutti gli episodi di quel lontano passato, non mancherebbero di affiorare
indecisioni, lacune, lacerazioni probabilmente e inevitabilmente dovute alla
diversissima estrazione politica, sociale, culturale dei componenti le
formazioni partigiane e, vorrei dire, soprattutto alla inesperienza di noi
giovani che ne costituivamo il nerbo principale. E' in questo contesto che sono
da valutare eventuali errori; sarà opportuno ricordare che i nostri capi di
allora fondarono la loro autorità non già sull'anzianità o sui gradi più o meno
elevati ricoperti nell'esercito, bensì sulla fiducia che riuscivano a
conquistare sul campo della lotta. Nel nostro territorio la Resistenza , come del
resto in tutta Italia, dal settembre 1943 alla primavera 1944, non aveva ancora
registrato quella grande partecipazione di popolo che prenderà corpo dopo la
liberazione di Roma, nel giugno 1944. Basta pensare che la formazione del
Frassine, il giorno del rastrellamento del 16 febbraio '44, aveva un organico
di 65 elementi, provenienti da Pisa, Volterra, Piombino, Livorno e Grosseto; il
numero più consistente era costituito da massetani. Questo dimostra ampiamente
che fino a quella data, checché se ne dica ancora oggi, il movimento partigiano
in queste province era ben poca cosa. E' vero anche che nella nostra zona
nasceranno altri gruppi, ma a primavera inoltrata, quando saranno chiare le
sorti della guerra, cioè quando ormai s'intravede da quale parte pende la
bilancia. Allora sì che nasceranno i veri salvatori della Patria!
(continua)
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