martedì 29 maggio 2018




Nous sommes ici

Luciana et Carlo, poètes castelnuovini, dédient cette petite antologie, amis francais Les Vans, Communauté jumelée avec celle de Castelnuovo di Val di Cecina. 

“…Cher Luciana et Carlo, jai eu un grand plausir à traduire ces poèmes magnifiche, pleins de sentiments et d’emotions…”

                        Simone Lea Fayard



Finalmente il libriccino di 14 poesie in lingua francese con il testo a fronte in lingua italiana,  tradotto da S.L. Fayard e con una  bella e delicata prefazione del dott. Alberto Ferrini, Sindaco del Comune di Castelnuovo di Val di Cecina, Pisa, Toscana, è giunto da pochi giorni agli amici "gemellati" di Les Vans, come dono della nostra Comunità, segno di amicizia e affetto. Il volumetto non è in vendita, nè mai lo sarà. La tiratura di circa 400 copie si esaurirà rapidamente. Sono personalmente molto legato alla Francia, per alcune persone conosciute in passato, nella mia prima giovinezza e durante gli inizi della mia attività lavorativa, Aurora, Albo, Duprat e più tardi, il poeta e amico Bernard Vanel...ho soggiornato alcune volte a Parigi ed ho viaggiato in molti dipartimenti, ho conosciuto persone interessanti, anche se, le più importanti riposano nei cimiteri monumentali, nei quali vado sempre a portare un fiore o mettere un sassolino sulla pietra tombale. 

domenica 27 maggio 2018




PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI. CAP. 91.

Quel pasticciaccio brutto delle case dell’Enel-Larderello

         Difficile entrare nel merito della validità del contenuto del volantino del Pci di Cavriglia (AR) a proposito degli alloggi Enel di Santa Barbara e degli sfratti che avrebbero colpito per adesso due famiglie e che colpirebbero entro il 1982 circa 150 famiglie di non dipendenti.
         Non conosciamo la situazione, i motivi, la storia, la posizione dell’Ente. Certo il tono non pare adeguatamente meditato e non abbiamo elementi per comprendere realmente come stiano le cose. Ma altro è prendere lo spunto per tracciare un parallelo con la situazione esistente nella gestione degli alloggi dell’Enel di Larderello e di piangere lacrime di coccodrillo sui malcapitati che  “a pedate” sarebbero stati cacciati fuori dalle loro abitazioni una volta andati in pensione.
         Antico è il problema di Larderello e intricato e controverso. C’è chi dice che le case costruite intorno alle vecchie fabbriche siano state un luminoso esempio di socialità del padrone, c’è chi dice che il loro scopo fu quello di avere maestranze più prossime alla fonte del lavoro, più controllabili e ricattabili (la casa, l’orto, il pollaio, il garage o il terreno per il tenditoio…), chi vede la situazione in un disegno del capitalismo avanzato (Marzotto a Valdagno, Olivetti a Ivrea, Piaggio a Pontedera), ma lo scopo resta comunque quello di condizionare il più possibile i lavoratori evitando conflitti sociali, di creare contraddizioni all’interno della classe operaia, di portare acqua al mulino delle forze politiche verso le quali più vicini si sentivano i padroni.
         L’Enel ha ereditato Larderello, con i suoi abitanti ed i suoi problemi: non ha fatto quasi nulla per affrontarli seriamente, ha innescato nuove tensioni tra i dipendenti, ha gestito gli alloggi con la stessa filosofia del padrone privato. Chi abita a Larderello e nelle altre “fabbriche” è del resto sempre più scontento della qualità della vita che vi conduce: manca una vita sociale, un pluralismo politico, commerciale e culturale; l’eterogeneità degli abitanti ha inoltre cancellato le radici storiche e solo la modestia del canone degli affitti e del riscaldamento esercita probabilmente la più forte attrazione sui dipendenti per richiedere un alloggio e rimanervi.
         Noi siamo per il superamento del regime di monopolio che esercita l’Enel. Quindi, liberalizzazione dei terreni per creare nuove aree edificabili, servizi trasferiti agli enti locali, gestione democratica del patrimonio immobiliare, equi affitti e canoni di riscaldamento adeguati, studio possibilità di cessione a riscatto degli alloggi…fine delle attuali discriminazioni nelle assegnazioni che non sono trasparenti e pubbliche, rapida consegna degli alloggi vuoti, salvaguardia dei vecchi inquilini con pensioni modeste, gradualità nell’imporre il rilascio delle abitazioni.
         Chiediamo all’Enel di rendere nota la situazione dei propri alloggi: Quanti sono? A chi sono stati assegnati? Quanto viene pagato di affitto? Quanto per il riscaldamento? Quanti sono vuoti? Quante le domande inevase? Chi possiede un garage? Chi due o tre garagi? Quanti estranei abitano negli alloggi Enel? Quanti pensionati?
         Attraverso la conoscenza di questi dati potremo operare un riflessione seria sul problema alloggi, problema che rappresenta un elemento di divisione tra i lavoratori perché se è vero che c’è anche chi non avrebbe mai voluto andare ad abitare in una casa Enel, c’è anche chi non vi abita perché discriminato politicamente e non ben visto dai vecchi e nuovi dirigenti, e c’è chi “per patire il freddo” spende 600-700 mila lire in più dei propri colleghi; c’è chi fa oltre 100 chilometri al giorno per raggiungere Larderello…e ci sono poi partiti ed associazioni che hanno sedi, riscaldamento, pulizie e contributi…c’è infine chi paga una cifra e chi un’altra:
         E non parliamo di pedate. Anche noi siamo per la democrazia calcistica, ma che dire di chi avendo due o tre case a Cecina, Follonica o in altro sito, non lascia la casa dell’Enel a Larderello e viene soltanto una volta al mese per riscuotere la pensione “sociale”, versare i denari sulle obbligazioni, innaffiare i gerani e vedere se è morto il gatto?

Privilegi di tutto il mondo unitevi!

E contro il privilegio, forse, le pedate non sono sufficienti.

lunedì 21 maggio 2018




PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI. CAP. 89.

Intervento all’incontro con l’on. Lodovico Maschiella, Consigliere di Amministrazione dell’Enel in visita a Larderello (29 maggio 1981)[1]

Noi salutiamo con soddisfazione la visita del Consigliere di amministrazione dell’Enel Lodovico Maschiella alla “capitale della geotermia italiana”, Larderello, per prendere visione diretta dei problemi e delle prospettive di sviluppo in un comparto energetico di grande importanza per il nostro Paese.
Questa soddisfazione si lega anche al successo della fase di rinnovamento –in verità ancora molto timida- dei vertici di direzione dei grandi Enti pubblici, per i quali noi auspichiamo la caduta piena delle pregiudiziali politiche e la presenza pluralista di dirigenti con elevate capacità professionali, e non dei prescelti per mere lottizzazioni partitiche (e speriamo che almeno il nostro Ente non sia compromesso con le “logge” P2 o P1, ma che l’unica sigla che conosca sia e rimanga quella dei “permessi disagio”, i P3, come vengono comunemente chiamati).
         In un Ente vitale per l’insieme delle attività umane dell’Italia, quale l’Enel, ancora molto c’è da fare: occorre oggi operare una grande svolta di rinnovamento, di sburocratizzazione, di funzionalità gestionale, di organizzazione interna dinamica e articolata sul territorio; una svolta nella politica industriale e degli investimenti per una politica energetica basata sulla più ampia diversificazione delle fonti e sull’uso pieno delle risorse interne.
         Come lavoratori, sindacati, forze sociali di queste zone abbiamo grandi tradizioni di lotte e di impegno per lo sviluppo industriale, l’uso pieno della geotermia, la democrazia in fabbrica. La classe operaia di Larderello, dopo il grande sforzo di ricostruzione degli stabilimenti distrutti dalla guerra, si impegnò, fin dagli anni ’50, per la nazionalizzazione dell’energia elettrica, subendo poi gli effetti di una pesante discriminazione politica, pur in presenza di un accentuato allargamento produttivo. A partire dal 1964, con l’avvento dell’Enel, le attività geotermiche entrarono in una grave crisi. I nostri Comprensori hanno dimezzato in 20 anni le loro popolazioni; in alcune aree l’emigrazione verso i poli industriali toscani ha raggiunto il 60%, con effetti gravissimi e irreparabili sulla vita civile e sociale della gente.
         Inutile, perché ripetute fino alla noia, richiamare le motivazioni che portarono l’Enel alla scelta del “tutto petrolio”. E’ questa una delle pagine più nere della storia moderna del nostro Paese e da sola basta per esprimere un giudizio di condanna sul suo gruppo dirigente.
         A partire dal 1974-1975, in concomitanza con eventi e crisi di natura internazionale, è cominciata una lenta fase di sviluppo e riconsiderazione della geotermia, che si è concretizzata di recente con l’approntamento del programma 1980-1984, il Convegno di Siena sulle energie rinnovabili, quello di Chianciano (promosso dalle Regioni Toscana, Lazio e Campania), con vari progetti di “legge geotermica” discussi in una Commissione e presentati al Parlamento, con il DL 665 bis sul contenimento dei consumi energetici, con la definizione di una collaborazione più stretta tra Enel, Eni, Cnr, Cnen, Università ed Organismi Internazionali, con la costituzione, in ambito Enel, dell’Ung.
         La geotermia e il suo totale impiego (per usi elettrici e di riscaldamento) sembrano essere usciti dal limbo, per conquistare il posto che gli spetta nel complessivo fabbisogno di energia elettrica e calore, sul territorio nazionale.
         Le cifre della richiesta energetica complessiva per i prossimi anni, il valore enorme sul bilancio italiano delle importazioni, le difficoltà ed i tempi lunghi per un apporto nucleare e anche del carbone vi sono noti, inutile richiamarli più dettagliatamente.
         Dovremo operare per il risparmio, l’uso corretto dell’energia elettrica, per un più pieno apporto di fonti autoctone rinnovabili. Tra queste, quella geotermica, che per le sue caratteristiche di piccole potenze, decentramento su vaste regioni, flessibilità d’uso, minimo inquinamento, può assumere in tempi brevi una notevole dimensione. Certo non è un’energia alternativa per usi elettrici (il suo apporto oscillerà nel futuro su percentuali inferiori al 3-5%), ma, per usi di calore potrebbe invece coprire spazi assai più ampi, anche se attualmente non quantificabili.
         Ma è l’energia che costa meno delle altre e fa risparmiare dollari! E’ energia ad alto contenuto scientifico, che apre collaborazioni internazionali e mercati all’Italia, che ha un futuro di sviluppo se si svilupperanno le ricerche e le nuove tecnologie, è già fonte di vita per migliaia di lavoratori e di famiglie.
         Sulla nuova fase di sviluppo nazionale della geotermia e sulla costituzione dell’Ung, abbiamo dato, come Fnle-Cgil, un giudizio complessivamente positivo, pur con dubbi e riserve. I dubbi e le riserve sono sulle volontà politiche di elaborare ed attuare i programmi, sul gruppo dirigente Enel nel suo complesso che pare ancora legato a vecchi schemi e mentalità, e che sfugge a ogni prassi di formazione democratica, ed anche sul superamento di forme di lassismo, di spreco, di inefficienza, presenti nei livelli più bassi dei dipendenti, per realizzare la giusta armonia tra produzione/occupazione/organizzazione del lavoro. La geotermia è un comparto omogeneo; le attività di ricerca, di perforazione, manutenzione e produzione sono legate tra loro e interfaccia; a nostro avviso occorreva un’unica struttura organizzativa nell’Enel. Si è invece attuata un’altra forma organizzativa, che recherà sicuramente dei danni aziendali. E’ comunque importante non creare artificiosi conflitti interni tra le varie direzioni (Ung e Spt) e ricercare invece la massima unità.
         La geotermia è nazionale, non chiusa tra Cecina e Cornia, ma è da Larderello e dalle aree in produzione che devono partire le ricerche e le sperimentazioni per il resto del territorio italiano indiziato dalle ricerche preliminari. Il ritorno alla vita della geotermia non deve significare quindi la decadenza di quanto la nostra tenacia, le nostre lotte, hanno realizzato e vogliono realizzare in questi Comprensori. Ma non dobbiamo e non vogliamo guardare solo al mantenimento del presente, né al solo sviluppo della produzione elettrica dell’Enel. Pur grande che sia, come abbiamo detto, esso sarà sempre modesto e non porterà sicuramente a forti incrementi di occupati. Anzi, in senso lato, è prevedibile un decremento occupazionale in rapporto alla potenza geotermoelettrica installata e all’energia prodotta dai nostri impianti. Occorrerà allora, per l’incremento dell’occupazione, un uso totale della geotermia, oltre a quello per produrre elettricità.
         Il Centro Dimostrativo Larderello per l’utenza termica che l’Ung ha previsto, deve diventare rapidamente operativo, deve essere aperto alle collaborazioni esterne, deve costituire il supporto alle iniziative degli Enti Locali e di tutti i potenziali utilizzatori.
         Su questo punto, come sulle altre attività previste nei Programmi Enel, sulla loro effettiva realizzazione (e noi faremo le verifiche e le proposte perché non siamo forza di negazione, ma di proposizione), noi valuteremo, in ultima analisi, se è il nuovo che viene avanti e vince o se il vecchio, con il suo mortale abbraccio, non ancora del tutto allentato, avrà o tenterà di riprendere il sopravvento.
         Una rondine non fa primavera, dice un proverbio toscano. In tal caso, come sempre, ci appoggeremo all’unica risorsa nostra, ai lavoratori ed alle loro capacità di lotta e di intelligenza.


[1] Dopo il famoso “Libro Bianco” della Fidae-Cgil del 1973, viene pubblicato nel novembre 1981 un rapporto su uno speciale “Ifcl”: “Problemi e prospettive della geotermia italiana”, a cura di Carlo Groppi, pp. 34, che rappresenta la più ampia analisi sullo stato della geotermia.

domenica 20 maggio 2018


Piscina geotermica coperta di Larderello.

PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI. CAP. 83.

Referendum sul premio di produzione agli “elettrici”

         Comunichiamo l’esito dello scrutinio delle schede per il referendum sul “Premio di Produzione” sia all’Ung che al Gig di Larderello(1980):

Iscritti             1539
Votanti            1346 (87,04%)
Bianche              32
Nulle                  19
Voti validi       1295
Mozione A        679 (52,40%)
Mozione B        616 (47,60%)

In campo regionale e nazionale, alle ore 9 del 18 novembre 1980, si avevano i seguenti risultati:

Toscana voti validi 6658  Mozione  A voti   3848 (57,80%)    Mozione B voti  2810  (42,20%)

Italia      voti validi 70577 Mozione A voti 40056 (56,75%)    Mozione B voti 30521 (43,25%)

Un primo giudizio “a caldo”, ci fa esprimere soddisfazione poiché è prevalso nei lavoratori lo spirito di non rischiare di rimettere in discussione le conquiste già fatte e la volontà, non senza spirito critico, di voler mantenere al sindacato quel ruolo di conflittualità a difesa dei lavoratori e della società, dai continui attacchi del padronato pubblico e privato.

Stiamo sperimentando per la prima volta forme dirette di intervento dei lavoratori, anche attraverso il voto segreto, su “ipotesi” non mediate dai vertici sindacali. Al di là di tutte le polemiche e dei piccoli strascichi che ciò comporta, noi riteniamo che non sia un metodo sbagliato.

Se, come sembra emergere dalle cifre parziali, anche in campo nazionale prevarrà la Mozione A (sostenuta dalla Fnle-Cgil), si aprirà una difficile fase per la vertenza del premio di produzione, che avrà bisogno del sostegno dell’intera categoria e dell’apporto pieno di tutte le Organizzazioni Sindacali, per imporre all’Enel, a tempi brevi, una soluzione non mortificante e consona alle richieste unitarie.

Siamo fermamente convinti che il “patto d’onore” preso nelle assemblee dei lavoratori, di sostenere la Mozione maggioritaria, sia mantenuto da parte di tutte le Organizzazioni Sindacali.

venerdì 18 maggio 2018



Risorgimento, al quale si era ispirato Guido Nobili scrivendo il suo capolavoro "Memorie lontane"
I fatti si svolgono a Firenze nell'aprile 1859, quando si concluse la "pacifica rivoluzione della Toscana". 



PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI. CAP. 82.

Memorie lontane

Leggere, trovando la lettura così gustosa fino al punto di provare il desiderio di renderne altri partecipi, un libro come “Memorie lontane”, può sembrare, ai tempi nostri, assurdo, incosciente. Eppure, se ancora esiste un “tempo per la lettura” del libro, che parta da bisogni e gusti e godimenti durevoli e non sia il “voler essere aggiornato” secondo le indicazioni delle rubriche letterarie dei principali organi di stampa e della televisione, ci sono non solo i grandi temi e autori da leggere, alcuni recuperandoli dopo la deformazione scolastica, ma anche da scoprire piccoli, oscuri autori, particolarmente legati all’ambiente storico e geografico nel quale viviamo, altrettanto importanti per riflettere su noi stessi e sulla nostra storia e società. Tuttavia sono scettico che anche queste semplici note, redatte con tanta amorevole fatica, servano e stimolino qualche lavoratore a tentare: ne parlavo insieme con i compagni del “Gruppo di Lavoro del “giornalino””, riflettendo sulle letture segnalate in questi cinque anni: T. Mann, Archimede, Maometto, P. Caleffi, A. Joszef, A. Machado, B. Brecht, Dina Ferri…e sul fatto che, probabilmente, nessuno ci ha dato retta leggendo ciò che abbiamo segnalato!

Guido Nobili, figlio di un avvocato e di una pittrice, nacque a Firenze nel 1850 e seguì la carriera del padre. Esercitò la professione vivendo in disparte, senza partecipare attivamente alla vita pubblica. Nel 1906 pubblicò il romanzo “Senza bussola (Vita vissuta)”. Le “Memorie lontane”, insieme ad altri scritti minori, furono stampate dai familiari in una edizione a tiratura limitata, nel 1916, subito dopo la morte dell’autore. Pochi sono i riferimenti critici, salvo una prefazione di Pietro Pancrazi e quella più recente di Geno Pampaloni (1975) per l’edizione Einaudi nella collana “Centopagine”.

Nel libro, scritto con ironico garbo, si racconta la storia, vissuta a Firenze negli anni del trapasso dal Granducato al Regno d’Italia, di un amore giovanile tra un ragazzo (l’autore), appartenente ad una famiglia della piccola borghesia intellettuale e una fanciulla greca, Filli, che vive in Italia seguendo il padre nelle sue peregrinazioni commerciali. Si trovano in queste pagine i luoghi di una Firenze che ancora conosciamo: Piazza Indipendenza e quelli dei vicoli adiacenti dove ferveva l’intensa vita popolare, con le sue Usanze, con i suoi personaggi, i giochi fanciulleschi; vi hanno un vivido rilievo i ritratti della famiglia e di altre famiglie amiche, la loro vita borghese, le discussioni, la religione, gli svaghi mondani, le vacanze  “in villa” all’Impruneta e le reazioni politiche al trapasso tra un sistema di potere ed un altro.

Ma, soprattutto, il libro è lo svelarsi di un acerbo amore tra i due bambini, un amore che crea situazioni paradossali, in cui anche il tragico diventa sorriso, e che si conclude, come quasi sempre avviene in questi casi, con una separazione. Un non ritrovarsi che alimenta l’incessante fiamma degli affetti tingendo di dolce malinconia il ricordo, suo e nostro: “…mezzo secolo, e più, è passato; una selva di anni si è messa di mezzo fra quei giorni di amore e di dolore, e l’oggi; ma l’immagine di Filli, chiara, colorita e fulgente, è sempre viva nella mia memoria e nel mio cuore. Ho vissuto anch’io; sul lungo cammino della mia vita ho incontrato delle donne; ma il gioco dell’amore non era più quello…”. Buona lettura!

sabato 5 maggio 2018




I sismografi della Larderello S.p.A

Sul mensile della Larderello SpA .n. 9, anno 3, settembre 1957, a pg. 17 si legge un breve articolo ”Quattro stazioni sismiche nelle a zona boracifera”, abbastanza interessante anche in relazione ai recenti “terremoti” con epicentro nelle Colline Metallifere Toscane.

Per una migliore lettura lo trascriviamo: “ Nel mese scorso (ottobre 1957) per interessamento della nostra Società, a cura dell’Istituto Nazionale di Geofisica di cui è direttore il Prof. Enrico Medi, sono state installate n. 4 stazioni sismiche nelle seguenti località della Zona Boracifera: Larderello – Castelnuovo- Monterotondo e Travale. Le Stazioni sono state dotate di sismografi a breve periodo ed elevata sensibilità, costruiti dall’Istituto suddetto. Lo scopo di queste apparecchiature è quello di poter registrare movimenti sismici di breve periodo che eventualmente si verifichino nella zona, sperando di poter stabilire l’esistenza di qualche ipocentro locale, origine di perturbazioni più forti ed anche se tali ipocentri sono piuttosto raccolti od estesi.

Inoltre le registrazioni dei quattro strumenti, potranno presentare delle differenziazioni locali circa l’intensità delle perturbazioni registrate, potendo fornire dati utili all’analisi geologica del sottosuolo.
Infine l’attività sismica, potrà essere messa in relazione con altri fenomeni naturali o prodotti artificialmente, che si verificano a Larderello in relazione con l’apertura di nuovi pozzi, con manifestazioni di emissione di vapore, con attività di natura endogena straordinaria”.

Ricordo vivissimamente il periodo della seconda metà degli anni ’50, quando, dopo aver ultimato il quadriennio delle Scuole Aziendali, fui assunto presso l’Ufficio Geologico diretto dal pm. Renato Burgassi. Era un periodo di grande espansione industriale nei settori chimico ed elettrico della Larderello SpA, di rinnovamento delle antiche Fabbriche, delle zone residenziali, delle strutture sociali e, in particolare, delle innovazioni scientifiche e tecnologiche, ed anche dei livelli occupazionali, sia diretti che delle Cooperative Lavori in appalto.

Ad un giovane curioso di apprendere come io ero, non mancavano le occasioni di crescere professionalmente, dato il contatto con giovani e brillanti tecnici, con illustri scienziati e geologi, con la frequentazione della ricca ed aggiornata Biblioteca Aziendale, nella quale arrivavano le principali riviste scientifiche italiane e straniere. Partecipai, come aiutante, in campagna e poi in ufficio, alla “livellazione di precisione di Larderello e dintorni” per monitorare il movimento di scivolamento delle pendici sulle quali si trovavano gli impianti industriali e il Villaggio residenziale; aggiornavo i diagrammi mensili di tutti i pozzi in produzione, sapendo applicare i diagrammi di Mollier; accompagnavo illustri geologi nelle rilevazioni sul territorio, naturalmente portando lo zaino degli strumenti, ma, instaurando molto spesso un rapporto di confidenza che consentiva al professore di trattarmi come uno studente dei suoi corsi, ampliando così notevolmente le mie conoscenze, partecipai ad una campagna di rilevamenti “sonar” per captare fonti geotermiche profonde. E, finalmente, si pensò di installare i 4 sismografi che dipendevano dall’Ufficio Geologico! Larderello aveva una storia abbastanza antica (anni ’30 del Novecento) nelle rilevazioni dei terremoti avendo costruito  a poche centinaia di metri dallo Stabilimento, una apposita struttura, con tanto di apparecchio di rilevazione, radiotrasmittente, collegato con l’Osservatorio Ximeniano di Firenze, al quale era stato addetto un certo signor Cheli, che non ho mai conosciuto, dato che nel dopoguerra tale attività era stata sospesa e il macchinario obsoleto e non più funzionante.

Gli stretti rapporti scientifici della Dirigenza  della “Larderello” con il prof. Medi, portarono infine  alla installazione dei 4 sismografi. A quello di Larderello fu assegnato il mio amico e collega Mario Nati, a quello di Castelnuovo venni assegnato io! Non ricordo bene chi si interessasse degli altri due sismografi, ma, credo fossero i due parroci di Travale e di Monterondo che ospitavano nelle rispettive parrocchie tali strumentazioni. Il sismografo di Castelnuovo fu installato nei locali del sottosuolo della Villa Ginori Conti. Ricordò che lo installò e mi istruì un tecnico dell’Istituto Nazionale di Geofisica, col quale divenni amico, il dr. Alceste! Trattandosi della preistoria mi dilungherò sulle modalità del mio incarico, praticamente non retribuito in quanto veniva svolto dopo le 8 ore di lavoro in ufficio, al mio rientro a Castelnuovo, cioè nelle ore serali e qualche volta notturne. Avevo ricevuto in dotazione due chiavi, quella del “cancellino” principale e quella delle stanze del sottosuolo. La coppia che gestiva la Villa, ora foresteria della Larderello SpA, il signor Amato e sua moglie, conosceva la mia famiglia e presto mi si affezionarono. Più di una volta sentendomi tramestare laggiù, mi invitavano nel loro appartamento sia per fare due chiacchiere sia per offrirmi qualche dolciume un vinsanto. Ero molto scrupoloso nelle operazioni al sismografo e molto gentile e riservato nei rapporti personali. In verità mi sarebbe piaciuto portare la mia fidanzata sotto quei bellissimi lecci del Parco…

Come è stato scritto nell’articolo della Rassegna, il sismografo era registrato per scosse telluriche di breve periodo, sussultorie, o ondulatore con epicentro più lontano, e con durata limitata. In ciò c’era un grave inconveniente: molte volte trovavo la “pennina” saltata dalla sua sede, cioè sbalzata fuori dal suo tracciato per un evento troppo forte! In questo caso si poteva rilevare solo l’ora del sisma, ma non la sua intensità. Le mie operazioni giornaliere erano così fatte: passare dall’affumicatore il rullo di carta sul quale sarebbe stata collocata “la pennina” dell’apparecchio; posizionare con cautela detto rullo affumicato sul meccanismo ruotante, posizionare la pennina sul margine, registrare l’ora esatta dello start e far partire il movimento rotatorio. Il rullo era tarato per una durata di 24 ore, perciò si doveva calcolare  il cambio del rullo con una certa precisione. Una volta tolto il rullo esso doveva passare attraverso un liquido, “il fissatore” di ceralacca, che impediva la cancellazione delle registrazioni. Ogni mese questi rotoli registrati venivano inviati a Firenze all’Osservatorio. Ricordo che una volta fu registrato un terremoto avvenuto in Mongolia! Ma in quegli anni non si registrò alcun sisma importante sul nostro territorio. Con l’avvento dell’ENEL (1962) l’attività cessò. Si stavano installando in Italia e nel Mondo apparecchiature automatiche, poi digitali  ed a Larderello fu organizzata una Unità vera e propria addetta alla microsismica, con laureati e diplomati. Il tempo dei ragazzi delle “Scuole Aziendali”, in gran parte artefici della ricostruzione e del primo grande sviluppo industriale in geotermia, era terminato.

martedì 1 maggio 2018








PICCOLA STORIA DELLA FAMIGLIA DI GROPPI GIOCONDO

Nel 1913 Giocondo Groppi (1884-1956) e  Giorgina A. Groppi (1890-1985), emigranti italiani, arrivarono nella grande città americana di Milwaukee, nel Visconsin, sul Lago Michigan. Presto essi aprirono una piccola bottega di generi alimentari in un piccolo fondo al 1441 di E. Russell Avenue, in quella che oggi è chiamata “Little Italy” nel quartiere di Bay View. Ebbero 12 figli, ma due morirono in tenera età, e di questi figli, il più noto fu James, l’undicesimo,  nato il 16 novembre 1930. La famiglia viveva accanto al negozio e tutti i figli vi lavoravano alternativamente. Trovarono all’inizio molti ostacoli ad inserirsi nella vita sociale della comunità cattolica in quanto il parroco del loro quartiere, un irlandese, padre Fagan,  non permetteva agli italiani ed ai tedeschi di frequentare la sua chiesa. Furono dirottati ad un’altra chiesa nel terzo rione di Milwaukee, dove tutti i bambini Groppi furono battezzati e, successivamente, in un piccolo fondo vicino alla loro bottega, già stanza di un calzolaio, prima di approdare di nuovo nella chiesa di padre Fagan che permise finalmente la frequentazione agli italiani. Tutti i bambini frequentarono la scuola. James proseguì gli studi superiori al Seminario di Bay View School, nella quale fu capitano della squadra di basket durante il suo ultimo anno di studi. Nel 1956, mentre James si apprestava a ultimare il Seminario, suo padre Giocondo morì. Giocondo aveva dato una buona educazione morale ai propri figli e non permetteva loro di fare commenti sprezzanti su persone di diversa nazionalità, fede o razza. La famiglia Groppi si integrò profondamente con il vicinato. Chiunque fosse entrato nel loro negozio si sarebbe sentito il benvenuto! Il maggiore del figli, Mario, sembrava conoscere tutti quelli che entravano e aveva sempre una cosa gentile da dirgli. Il negozio di generi alimentari era gestito alla “vecchia maniera italiana”, usando un sistema di contabilità con una semplice calcolatrice manuale e non avevano un registratore di cassa! Spesso “segnavano” su un libretto il denaro che molti poveri non possedevano.  I Groppi erano sempre generosi con amici, clienti e con tutti coloro che entravano in contatto con loro. Il negozio sembrava essere una “reliqua” di un tempo più antico: le salsicce fatte in casa e la carne fresca erano sempre deliziose. Anche la panetteria era molto buona ed i prodotti importati dall’Italia sempre di ottima qualità. Vendevano anche le caramelle sciolte e caramelle incartate che si potevano comprare a peso o singolarmente. Se volevi del cibo per i conigli: loro ce lo avevano! Avevano tutti sempre un sorriso per i clienti. James divenne un famoso leader nel movimento per i diritti civili, senza mai dimenticare le sue radici, e molti libri sono stati pubblicati sulla sua storia di vita. Il negozio era la sua casa, quand’era lontano da casa. Quando morì Mario, il primogenito, che aveva dedicato la vita per il successo del negozio “GROPPI”, tutto sembra aver fine. La sua forza, la sua intelligenza la sua abilità non potevano mai essere sostituite. La famiglia tentò di continuare a tener aperto il negozio, ma ben presto si rese conto che non ce la potevano fare. Quando John e Anne Nehring chiesero di poter comprare il negozio e mantenere le ricette e le usanze, lo stile nella produzione della salsiccia e della carne fresca, come avevano fatto i Groppi dal 1913,  fu concluso l’accordo della cessione. Oggi il negozio porta ancora il titolo “GROPPI” ed è aperto in uno stile simile al modo di come veniva utilizzato da Giocondo. Puoi quasi visitare il passato facendo acquisti all’interno del negozio! Dobbiamo levarci il cappello di fronte a John e Anne per il loro lavoro nel mantenerlo aperto e alla famiglia Groppi per tutti i dolci ricordi del passato. Sono sicuro  che se incontrerai qualcuno della famiglia Groppi, potrai saperne di più sulla loro grande famiglia. Anche i piccioni viaggiatori potevano essere visti una volta in cima al negozio di alimentari. La gentilezza della famiglia Groppi non sarà mai dimenticata. Chi andrà nella città di Milwaukee si rechi, per favore, in visita al “Grocert Store di Groppi” al 1441 E. Russel Avenue, e lo ammiri nel ricordo. Cammini e ammiri il grande ponte in ferro, sulla valle della città di Milwaukee, ponte dedicato a James Groppi: il “James Groppi Unity Bridge”, a ricordo delle grandi lotte e delle marce per i diritti civili capeggiati da James.

Testo di John Manke, storico di Bay View, 2008.   






TERREMOTO A CASTELNUOVO DI VAL DI CECINA-MONTECASTELLI-RADICONDOLI. 1 maggio 2018.

Ho un estratto del saggio “Attività sismica in Toscana durante il cinquantennio 1930-1985” nel quale molte notizie si riferiscono all’erea di Larderello,  dove era attivo il “vecchio sismografo” nella casetta ancora esistente. Allora non c’era Istituto Nazionale di Geofisica (una sede è a Pisa) e il sismografo era collegato via radio all’Istituto Ximeniano di Firenze. Con la seconda guerra mondiale l’osservatorio cessò temporaneamente l’attività.  Una delle scosse più violente a Larderello avvenne il 16 febbraio 1936, fu del 5° grado  ed ebbe la durata tra i 2 ed i 4 secondi, sussultoria con rombo sotterraneo. A Castelnuovo durò 3 secondi, ondulatoria-sussultoria da nord con rombo sotterraneo. Il telegramma sismologico parla di “lesioni nei fabbricati a Castelnuovo”.

Nelle considerazioni d’insieme, si inquadrano gli eventi sismici che interessano la Toscana in una dinamica generale del bacino del Mediterraneo e Tirrenico nel quale si concentrano le spinte orogeniche, da ovest ad est. Queste spinte si inseriscono logicamente nella teoria della Tettonica a placche o a zolle. Due grandi zolle si fronteggiano nel mediterraneo occidentale: quella africana che preme da sud e quella euroasiatica che reagisce da nord. Dalle rilevazioni geofisiche pare che la zolla africana stia scivolando sotto la euroasiatica proprio ai piedi dell’Italia. Nella parte centrale la situazione sembra complicarsi: l’insieme Corsica-Sardegna sembra far parte di una zolla che si scontra con quella detta Apulogarganica posta ad oriente, di cui fanno parte le regioni adriatiche e che tende ad immergersi sotto la prima. Conseguenza  fa che i terremoti siano localizzati prevalentemente lungo i margini di frizione.

Su questa situazione generale sembra inserirsi la particolarità dell’area interessata dalla presenza di un plutone (una massa intrusa di magma ad alta temperatura alla profondità di oltre 10 km), che caratterizza gli alti gradienti geotermici nell’area tra Siena-Grosseto e le Colline Metallifere Toscane.  L’apporto dello sfruttamento industriale degli acquiferi profondi (soffioni, trivellazioni, reiniezioni) sembra minimale rispetto al grande scontro tettonico in atto (che durerà centinaia di milioni di anni), producendo una micro sismicità praticamente ininterrotta.
Campagne di rilevazioni microsismiche furono avviate nella seconda metà degli anni ’50 con installazioni di sismografi fissi a Castelnuovo-Larderello-Monterotondo e Travale e, successivamente, con  stazioni moderne gestite da una apposta struttura tecnica dell’Enel a Larederllo che coprivano tutta l’area, rilevando una attività microsismica (per lo più non avvertibile all’uomo) intensa e costante.

Certezze però non ve ne sono, né precauzioni da prendere, purtroppo. Classificate da sempre come “zone non sismiche” le nostre non hanno mai richiesto norme edilizie antisismiche nelle aree edificabili. Per quanto riguarda i fabbricati medievali, è la loro longevità di 700 e 1000 anni a testimoniarne la solidità. Tuttavia  credo che l’Istituto di Geofisica di Pisa, l’ENEL  e altre strutture scientifiche potrebbero chiarirci meglio la situazione. Mi auguro che l’Amministrazione Comunale si sia attivata per reperire  tutti gli elementi scientifici  e informare la popolazione.