Karol Wojtyla e me.
Non so bene come abbia fatto a
diventare “un libero pensatore” e d’altra parte nessuno mi ha indirizzato su
questa strada. Non sono uomo di studi filosofici, né uno scienziato e, per
essere sincero, nemmeno un marxista o un anarchico. All’interno della mia
stirpe ho appreso che vi sono stati preti, come Angelo e Giacomo e frati, come Stanislano
ed anche due bisnonni, Natale e Rosa, religiosissimi. Mio padre, pur non
praticando la chiesa ed i sacramenti, era molto attratto dal Vangelo, una delle
sue letture preferite. Io assomiglio molto a lui, e non ho mai interrotto una
personale ricerca della Fede, anche se, per essere sincero, non l’o ancora
trovata. Nel cammino ho incontrato molti religiosi, e praticamente quasi tutti
mi hanno voluto bene. Non dico delle mie tre Sante protettrici, alle quali,
senza promettere nulla, sono rimasto molto simpatico, tanto da tirarmi fuori da
situazioni delicatissime…ed una mi ha addirittura chiamato per incontrarla! Sono
stato battezzato, comunicato e cresimato dal vecchio prete paesano, figura un
po’ altezzosa, ma non assillante verso noi monelli, cresciti negli anni della
guerra e del primo tumultuoso dopoguerra, in un periodo di accese
contrapposizioni ideologiche; poi, nell’adolescenza e nel primo contatto con il
lavoro, ho visto i preti asserviti ai ricchi, ai padroni, ai ruffiani, alle
spie, rendendosi complici di un disegno oscurantista e discriminatorio verso
chi non la pensava come loro, e me ne sono allontanato tanto mi pareva
tradissero il messaggio di Cristo. Infine, crescendo, ho imparato ad apprezzare
il buono che scaturisce da ogni parte, ed a dividere quel che appartiene a Dio
e quel che appartiene a Cesare. Il rispetto e la tolleranza, insieme ad altri
valori morali, sono entrati a far parte della mia quotidianità. Sono stato, e
rimango, per quelli ancora in vita, amico di molti sacerdoti e vescovi. Devo
infine a Giovanni XXIII, il buon Angelo Roncalli, la cancellazione della
“scomunica” lanciata contro gli iscritti al Partito Comunista Italiano, e
l’affermazione della distinzione tra “errore” ed “errante”. Tra i preti ho
amato don Saltarelli, don Renzo, don Bocci, don Ceccuzzi, padre Lombardi, don Campinoti e don Meini; tra
i vescovi Bertelli e Santucci. Infine ho stretto la mano, con molta simpatia,
ad un futuro Santo, Giovanni Paolo II,
il Papa Wojtyla, polacco, un Karol, mio omonimo! Pensate un po’ tra
settecento anni, quando l’attualità entrerà nella storia o nel mito e i miei
discendenti mostreranno questa immagine, un santino, che soddisfazione! Intanto
la mostro a voi, cari amici ed amiche che ogni tanto navigate nel mio
personalissimo piccolo blog!
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