domenica 28 gennaio 2018



I bambini di Izieu.

Storia e memoria di un crimine contro l’Umanità.  Per non dimenticare che la Storia dell’Umanità è fatta dalle piccole storie degli Uomini.  Ed anche per alzare lo sguardo e la memoria al di sopra del massiccio bombardamento mediatico che tende ad appiattire e spettacolizzare i crimini e la Shoah  in nome dell’audience e del profitto.
Il 6 aprile 1944, la Gestapo di Lione,  al comando di Klaus Barbie in Izieu, tiene prigionieri quarantaquattro bambini  di una colonia di ebrei, insieme ai loro sette maestri. Quarantadue bambini e cinque insegnanti saranno deportati  ad Auschwitz-Birkenau, in Polonia, e  uccisi e bruciati nelle camere a gas. Un crimine poco conosciuto.  Il criminale autore della retata dei bambini e di un’altra serie impressionante di delitti era un Maggiore delle SS dell’area di Lione. Riuscì a fuggire in Bolivia, dove fu finalmente arrestato ed espulso in Francia il 4 febbraio 1983. Accusato di “crimini contro l’umanità”, Klaus Barbie fu condannato all’ergastolo e morirà in prigione il 25 settembre 1991.
Il 3 febbraio 1993 il Presidente francese Francos Mitterrand  emette il decreto che istituisce  “la giornata ”. commemorativa nazionale  delle persecuzione razzista ed antisemita, che si celebrerà il 16 luglio giorno della retata al Velodromo d’Inverno di Parigi contro gli ebrei.

 Il Presidente della Repubblica francese Francois Mitterrand inaugurerà il “Memorial di Izieu”, oggi monumento nazionale,  il 24 aprile 1994.

sabato 27 gennaio 2018






GIORNATA DELLA MEMORIA DELLA SHOAH 27 GENNAIO 2018


Da Roccatederighi ad Auschwitz

Uccelli fermate il volo,
su noi gettate un ultimo sguardo,
non rivedremo i frutti del castagno,
non udremo lo strepito
                        delle raganelle.

Sarà tremendo morire separati
ed ancor più morire uniti:
madre e figlio, fratelli e sorelle,
mariti e spose, amanti e amiche,
generazioni scompariranno,
la memoria non ci bagnerà
                        il ciglio.

Il tremolio del mare non ci da  gioia,
il vento tra i rami è presagio funebre,
docili andiamo dove non c’è ritorno,
nelle fauci ardenti
che ammorbano le pianure.

Sognavamo la luce e l’amore,
ma lontana, troppo lontana
è l’alba dell’Uomo:
oh vita come sei stata breve,
seppur colma di pene
            tanto t’ho amata!



 De Roccatederighi à Auschwitz

Oiseaux cessez de voler,
jetez sur nous un ultime regard,
nous ne reverrons pas les fruits du châtaignier,
nous n’entendrons plus le tapage des rainettes.

Ce sera terrible de mourir séparés
et pire encore de mourir unis:
mère et fils, frères et sœurs,
maris et épouses, amants et amies,
le souvenir ne mouilllera pas nos cils.

Le frémissement de la mer ne nous donne pas de joie,
le vent parmi les branches est un  présage funeste,
dociles nous allons là d’où l’on ne revient pas,
dans les gueules ardentes
qui empestent les plaines.

Nous rêvons de lumière et d’amour
mais loin, trop loin
est l’aube de l’Homme;
oh vie comme tu es brève,
quoique remplie de peines
je t’ai tant aimée!


mercoledì 24 gennaio 2018

 Edizione 2004.
 Edizione 2003.

 Liliana Segre, estate 943.
 Conferenza  2003.


GIORNATA DELLA MEMORIA 2018

Da più di 60 anni ho tenuta accesa una piccola fiammella per la “memoria” della Shoah. Mi sono occupato di avvenimenti lontani, visitando i Campi di sterminio, quelli di transito, raccogliendo biografie di sommersi e di salvati, diari, fotografie. Ho stretto anche importantissime amicizie, durate decenni, con alcuni ebrei sopravvissuti. Infine, nel 2000, son venuto  casualmente a conoscenza dell’esistenza di un Campo di Internamento per ebrei a poche decine di chilometri dal mio Comune, a Roccatederighi, in Toscana, Provincia di Grosseto. Nel 2001, e più estesamente nel 2003, ho infine pubblicato alcune delle mie ricerche. Ho scritto articoli e tenuto conferenze. Naturalmente ho messo, ciò che avevo, a disposizione di tutti, perdendo anche qualche pezzo per la strada…
Adesso pubblico sul mio blog qualche fotografia e, soprattutto, la lettera-memoria che ebbi  a scrivere il 25 gennaio 2007 alla regista tv Vera Paggi, dopo la presentazione del suo documentario a Grosseto.

Gentile signora Vera Paggi,
ieri, 25 gennaio, ero presente, mescolato tra gli studenti, in una poltrona poco distante da quella dove lei era seduta, ma non avendo grande libertà di movimento e un po’ per timidezza nell’incontrare persone nuove, non mi sono presentato. Non ho salutato nemmeno la Rocchi (che con il suo piglio autoritario mi incute un certo timore), né l’amico Ariel e nemmeno altri che invece conoscevo bene! Ero anche abbastanza teso in attesa di ascoltare la discussione e, soprattutto, vedere il film. Sono rimasto fino all’ultimo ascoltando amareggiato l’intervento di un prete, anzi di una delle massime cariche religiose della “attuale” Diocesi di Grosseto. Che pena! Tuttavia le voglio fare i miei modesti complimenti per il film, preso a se stante, senza bisogno di commenti e discussioni storiche. Parla abbastanza eloquentemente da solo, con la forza poetico-tragica delle immagini e dei sentimenti che suscita nelle persone.  Non nascondo che ad un certo punto m’è sgorgata una lacrima, eppure con i miei settanta anni di età e decenni di lavoro tra le famiglie ebraiche dell’Europa Centrale e con i pellegrinaggi alla ricerca dei “morti non si sa dove”, tra Terezin, Auschwitz, Dachau, Bergen-Belsen, Terezin, Vienna al Centro di Simon Wisental, Casa di Anna Frank, Museo Yad Vashem, ecc.ecc. ne ho visti di orrori e sono abbastanza indurito.
Nella ricostruzione storica che possiamo dedurre dal film, non si è andati sopra le righe, anzi, a mio avviso, siamo stati molto al di sotto della cruda verità e degli interrogativi sulle responsabilità, in particolare del Vescovo Galeazzi e dei militi della RSI ed anche sull’omertà della gente comune che in un modo o nell’altro ha partecipato, in silenzio, appunto all’internamento degli ebrei a Roccatederighi, alla selezione tra stranieri ed italiani, italiani e grossetani, ed anche alla corruzione del denaro di qualcuno più facoltoso rispetto ad altri che non avevano altro bene se non la loro dignità  e gli occhi per piangere.
Sul Vescovo Galeazzi rimane un giudizio morale più pesante di un macigno, che nessuna difesa d’ufficio, nessun documento falso, e, magari, nessun documento nascosto per più di 60 anni e portato alla luce in futuro, potrà alleggerire!
E’, come per Pio XII e per la stragrande maggioranza dell’alta gerarchia della Chiesa cattolica, la “compromissione del silenzio”. Un silenzio che affonda le radici in duemila anni di antisemitismo, di odio contro un popolo accusato di “deicidio”, ma, in realtà, come sappiamo bene, contro i “testimoni scomodi della storia”, coloro cioè che essendo presenti alla predicazione del Battista e di Cristo, ai miracoli, alla morte del “Nazzareno”, non cedettero a lui ed ai suoi pochi seguaci, non si fecero convertire e mantennero la loro Fede nella Bibbia, il libro sacro. Proprio gli ebrei ci ricordano che era ed è possibile essere diversi, percorrere un’altra strada nella fede ad un unico Dio. Ciò, per la Chiesa-Istituzione-Potenza economica-Politica, che ha nel suo programma la conversione, al suo credo, dell’umanità, non era e credo che non sia, nonostante le diplomatiche aperture, possibile.
Galeazzi visse tra gli “internati” in quel Campo, ma in condizioni di vita di ben altro tenore, degli ebrei. Ma ci visse per volontaria paura per le sorti della propria vita, lasciando sotto le bombe e le macerie della città di Grosseto il suo “gregge” di fedeli. Ci visse, per usare una parola grossa, per “viltà”. Ma vivendo tra quei cento ebrei sapeva quale sorte li attendeva. Eppure rimase in silenzio, anzi, permise una selezione, prima della selezione finale. In silenzio. Vide salire su quei camion i bambini, gli innocenti tra gli innocenti, e rimase in silenzio. Vide nascere dentro il Campo di Roccatederighi, Gigliola Finzi, e la vide partire con padre e madre ad appena pochi mesi di vita, verso i luoghi della morte certa. In silenzio. Eppure Gigliola Finzi era ormai “grossetana”, essendo nata e registrata all’anagrafe del Comune di Roccastrada (GR)!
E, dopo, a guerra finita, Galeazzi pretese addirittura il pagamento del canone di affitto del suo Seminario, trasformato in Campo di Concentramento nazi-fascista,  dal Governo Militare Alleato e dalle autorità del CLN e Istituzioni antifasciste!
Intanto, con accrescimenti e modifiche, il Seminario di Roccatederighi fu adibito a Colonia Estiva e luogo di ricreazione, meditazione e studio della dottrina cattolica per giovani, adolescenti e bambini, non solo della Diocesi di Grosseto, ma di Massa Marittima e di Volterra. Così, senza pudore, con una imbiancata, quelle stanze che furono anticamera della morte, divennero luogo di risate e di gioco, di vita normale. Perché nessuno sapeva! Mi è capitato personalmente di aver raccontato qualche anno fa la storia di Roccatederighi ad una mamma cattolica che aveva mandato suo figlio in quella Colonia Estiva, per vederla turbata e inorridita.
Ma al vescovo Galeazzi, all’edificatore di campanili, al cultore della devozione di Maria, importava l’efficienza della sua Diocesi e la rendita spirituale del cattolicesimo, altro che meditare sulla sorte di quei poveri ebrei mandati alle camere a gas di Auschwitz! Su Galeazzi occorrerà tacere, non per acquiescenza, ma per nostro orrore.

Comunque, cara signora Vera, grazie al suo talento che nasce dal cuore, ella ci ha permesso di alzare ancora un po’ questa cappa di omertà, nel tentativo di risvegliare le coscienze ignare o addormentate della gioventù. E grazie anche da me, per l’emozione che ho provato e che non dimenticherò.

domenica 21 gennaio 2018





MARIE CURIE A LARDERELLO

Giovedì 18 gennaio 2018 ho svolto una "lezione" all'Università della Libera Età di Pomarance. Nei 20 anni di mia partecipazione ho svolto 19 lezioni, e ancora una volta ringrazio gli Organizzatori Responsabili per mantenere viva una forma d'importante aggregazione sociale. Sono amico di molti di loro e vengo sempre accolto con calorosa simpatia, pur non essendo, una vero e proprio "docente", ma, praticamente un raccontatore di storie, molte al "femminile". Quest'anno abbiamo recuperato un avvenimento importante, e praticamente sconosciuto ai biografi, registi cinematografici e documentaristi: la presenza di Madame Marie Curie a Larderello (Comune di Pomarance) tra luglio-agosto del 1918.

1918 – 2018
PRIMO CENTENARIO DELLA VISITA
DI MARIE CURIE A LARDERELLO

UN EVENTO STORICO DI GRANDE IMPORTANZA MONDIALE





PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI.

CAP. 68. 

(Quando i rapporti sociali erano permeati di "umanesimo" ed il "rancore", o peggio, l'odio, erano lontani...)

 Ad un compagno dimissionario (29 novembre 1979)


         Caro R., abbiamo discusso la tua lettera in segreteria e siamo molto amareggiati della decisione che hai preso di lasciare la tessera del sindacato. E’ inutile rammentare a te, che hai combattuto tutte le lotte del movimento operaio ed hai vissuto tempi anche più difficili di questi, come sia importante per la soluzione dei drammatici problemi di ordine generale e locale, e di quelli personali, poter contare su un forte ed unito movimento sindacale.

         Noi non sappiamo (non l’hai motivato) da quali ragioni nasca la tua volontà di lasciare la Fnle-Cgil. Se ripensiamo ai colloqui avuti, al tipo di questioni che hai sollevato e per le quali ci siamo coerentemente impegnati, ci pare che non dovessero sussistere motivi così gravi da indurti alle dimissioni. Tuttavia potrebbero esserci ragioni che non conosciamo o malintesi da chiarire e per questo ti invitiamo ad un incontro con la nostra segreteria in una data che potremo concordare telefonicamente.

         Se comunque tu, pregiudizialmente, volessi mantenere fermo il tuo proposito di dimissioni, dovrai darne personale comunicazione al tuo Servizio di appartenenza come prevede il ccl. In attesa di un tuo riscontro ti porgiamo fraterni saluti.


sabato 20 gennaio 2018

PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI.
CAP. 67.

Geotermia oggi (1979).



         Il gruppo di studio “Cadmos” del Centro Europeo della Cultura, con sede a Ginevra, in un recentissimo rapporto sul tipo di sviluppo della società mondiale, afferma che sia i paesi a sistema socialista, sia quelli a sistema capitalista, non troveranno la strada per uscire dalle crisi cicliche, se non operando un cambiamento radicale del sistema di vita.
         Dall’era industriale dovremmo passare all’era delle risorse umane. L’era industriale prevede la massimizzazione della produzione quale che sia il prezzo sociale, chiede la concentrazione degli sforzi, pretende il centralismo. Tutto al contrario, l’era delle risorse umane ricerca prioritariamente il benessere, il decentramento, l’iniziativa locale, l’autonomia, una programmazione regionale, fatti salvi gli indispensabili collegamenti interregionali e nazionali, e la diversificazione energetica, puntando soprattutto alla piena occupazione, di fatto uno dei problemi centrali nei paesi capitalistici, nei quali il tasso di incremento della disoccupazione è di 100 unità al minuto.
         La geotermia, cioè quella branca di attività tecnico-scientifiche-industriali volta allo sfruttamento del calore interno della terra, per le sue intrinseche caratteristiche (piccola potenza unitaria, decentramento su vaste aree territoriali, usi plurimi…) e per un esaurimento che si colloca in tempi geologici, cioè quasi illimitato, si proietta nel futuro del mondo con grandi prospettive.
         Non è stato a mio avviso approfondito abbastanza il nesso che corre tra il “potere” e il controllo dell’energia nelle società industriali. Non a caso l’orientamento, per quanto riguarda la produzione elettrica, anche da risorse nucleari, è quello di costruire megacentrali che non sono altro che gli apparati più potenti di condizionamento dell’umanità, a prescindere da valutazioni sui costi, esaurimento delle materie prime, vulnerabilità ed inquinamento dello spazio vitale.
         Le energie rinnovabili e naturali (sole, vento, geotermia, acqua…) presuppongono invece, per una applicazione su scala mondiale, non solo un cambiamento di vita, della qualità della vita degli uomini, ma anche una radicale trasformazione politica che superi gli attuali modelli esistenti. Per lo sviluppo di queste energie occorrono piani grandiosi ed enormi investimenti di capitali. E’ infatti prioritario e pregiudiziale alla fase dello sfruttamento industriale un ruolo trainante della ricerca, dell’impiantistica, delle tecnologie che, in particolare per la geotermia, registrano un alto tasso di rischio e di risultati negativi. Tutto ciò dovrà portare alla massima concentrazione delle risorse umane e materiali esistenti nel nostro Paese attraverso una rigorosa politica di programmazione, che, finalmente, in una ottica nazionale di grande respiro e lunga prospettiva, avvii l’affrancamento dal petrolio e dall’uranio, potenzi i centri di ricerca, riqualifichi le Università in settori vitali  della scienza e della tecnica.
         L’unitarietà dei programmi dei vari Enti oggi impegnati disordinatamente nella ricerca e nello sfruttamento della risorsa geotermica è dettata da una chiara finalizzazione della stessa. La selettività degli investimenti non può ignorare le energie di più economico sfruttamento, quali quella delle acque calde da sistemi idrotermali poco profondi per usi diversi da quello elettrico, ma nemmeno potranno essere trascurati progetti di ricerca che avranno applicabilità tra venti o cinquanta anni, quali quelli legati alla creazione di campi geotermici artificiali (progetto rocce calde secche), o di trivellazioni a grande profondità (7-10.000 metri), o l’utilizzo del calore contenuto in sacche magmatiche legate ai vulcani attivi , per produzione di energia elettrica.
         Non voglio e non posso fare una analisi della situazione italiana ed internazionale per quanto concerne la geotermia, né approfondire ulteriormente le cause politiche che hanno impedito, ai vari Enti preposti alla sua ricerca e sfruttamento, di operare uno sviluppo di questo settore.  Certamente vanno  ricercate nell’asservimento dell’Italia alle multinazionali del petrolio e alla politica degli Stati Uniti d’America. Oggi, con l’impegno di tanti soggetti e non soltanto a caUsa della crisi petrolifera, o delle giustificate preoccupazioni e avversioni delle gente verso l’energia nucleare, la geotermia si trova in una fase potenziale di grande espansione.
         Vengono costruite nuove centrali, acquistati impianti di perforazione, introdotte sperimentazioni; si fanno accordi nazionali tra i grandi Enti energetici pubblici e si aprono interessanti collaborazioni internazionali, aumenta l’occupazione. Tuttavia si profilano all’orizzonte anche pericoli, si avvertono ritardi, forse tentativi di chi è ancora ostile a questo tipo di risorse e di sviluppo, che potrebbero perpetuare la fase di immobilismo in atto da oltre venti anni nella geotermia, se non andremo in tempi brevi a concretizzare programmi, investimenti, strutture organizzative che accolgano l’istanza di un cambiamento nella professionalità del gruppo dirigente, che si aprano alla democrazia ed a un nuovo assetto legislativo tale che abbracci gli Enti Locali, che operino un effettivo coordinamento della ricerca per l’applicazione di nuove tecnologie: nell’Enel, nell’Eni, nel Cnr, nell’Università e in tutti i soggetti interessati.
         Ed è per questo principale motivo, caratteristico dello scollamento tra quello che definiamo “paese reale” ed Istituzioni, che occorre passare dalla fase delle enunciazioni alla fase delle realizzazioni. In primo luogo occorre, per dare credibilità alla politica sindacale,  che si prenda una netta posizione a proposito dell’ingiustificato non avviamento della centrale geotermoelettrica di Radicondoli da 30 Mw, che attende ormai dal 27 aprile 1979 il benestare ministeriale per la reiniezione delle acque reflue in un pozzo all’uopo predisposto e che non presenta alcun problema di inquinamento né di perturbare l’assetto idrogeologico del sottosuolo rispetto ai bacini produttivi delle altre diciassette centrali in produzione. La burocrazia, l’inefficienza, la mancanza di volontà politica del Governo, vanno superate. I lavoratori di Larderello hanno protestato, promosso incontri, operato sensibilizzazione a tutti i livelli. Sono pronti ad una lotta più incisiva. Ma non basta, se da così tanti mesi si protrae questa situazione scandalosa. Occorre la consapevolezza e l’iniziativa del movimento democratico e da oggi possiamo averle entrambi. Non vanifichiamo, ancora una volta, questa possibilità.
         La Regione Toscana, con le sue grandi potenzialità geotermiche, può svolgere veramente un importante ruolo per lo sviluppo di tutto il Paese. Il “Centro di sperimentazione” richiesto dalle organizzazioni sindacali all’Enel per la messa a punto di tecnologie e progetti finalizzati di utilizzazione delle energie rinnovabili a Larderello, per usi plurimi, può assumere non solo un ruolo promozionale in un ambito territoriale ristretto, ma divenire il Centro Nazionale e Internazionale di esperienze che abbraccino le nuove produzioni (e quindi occupazione), nuovo e più qualificato ruolo della ricerca, riproponendo la centralità delle zone geotermiche in produzione e con ampi potenziali produttivi, in un ruolo guida.
         Tutto ciò presuppone una ripresa del movimento di opinione e di lotta, non più tanto sugli aspetti teorici, quanto sulla fase delle realizzazioni, se è vero, come affermiamo, che siamo impegnati al recupero di larghi strati di giovani, di emarginati, di disoccupati  e quindi, a porre in termini credibili, la lotta per la trasformazione della società. Altrimenti, al di là delle nostre tante e belle parole, quasi un rituale per gli addetti ai lavori e sempre più concettuali e sonanti perché vuote, il prezzo che pagheremo, come classe operaia e come insieme delle forze democratiche, sarà sempre più alto.[1]

























[1] Gc., in “Conferenza regionale sull’energia”, Firenze, 12 novembre 1979, pp. 55-57, edito dalla Federazione Cgil-Cisl-Uil.

lunedì 15 gennaio 2018



PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI.
CAP. 66.

Comunicato ai lavoratori

Il giorno 8 novembre 1979 si è riunita a Larderello la segreteria della Fnle-Cgil con i compagni della Fnle-Cgil di Pisa: Bartaloni, Cameli, Bertozzi, Mazzocchi e della segreteria regionale Cesare Salvagnini ed Ulisse Sadocchi. L’incontro è servito per uno scambio di informazioni sull’andamento della “vertenza geotermia” e sulla situazione produttiva a Larderello e sui problemi del Crg ed ha constatato una concordanza di vedute tra le tre strutture della Fnle-Cgil.
         Per quanto riguarda la “vertenza geotermia” siamo ormai alla fase conclusiva della costituzione dell’Unità Nazionale Geotermica (Ung), dopodiché inizierà il confronto a livello compartimentale per affrontare la fase di organizzazione, come previsto anche dal progetto di ristrutturazione del Settore Produzione e Trasmissione (Spt). E’ stato ribadito il concetto che, a parere della Fnle-Cgil, la Ung dovrà avvenire tramite e previo invio del documento promesso dalla Direzione centrale dell’Enel, e sulla base di quella che è conosciuta come “proposta Bottazzi” (dal nome del compagno Levio Bottazzi che, a nome delle tre organizzazioni sindacali, la formulò completamente nell’incontro di Roma con l’Enel). Tuttavia da allora sono intervenuti fatti nuovi che impongono in primo luogo un aumento degli stanziamenti, una selettività degli stessi, una possibilità di controllo annuale e, principalmente, una proposta chiara, dettagliata, sul ruolo, i mezzi umani, le attrezzature delle officine di manutenzione di Larderello, delle perforazioni e delle centrali geotermoelettriche investite da profonde trasformazioni tecnologiche.
         La Fnle-Cgil pone inoltre molta attenzione non solo ai mutamenti strutturali, che non devono portare al gigantismo degli apparati, ai doppioni, alle inutili moltiplicazioni delle alte poltrone, ma anche agli uomini che dovranno dirigere la fase di grande espansione che sta interessando la geotermia.  Noi richiediamo in primo luogo dirigenti democratici, con alto livello di professionalità e di volontà innovativa. Non tutti gli uomini che hanno diretto finora la geotermia, che ne hanno gestito l’emarginazione, che hanno accettato supinamente le decisioni dei vertici Enel, hanno tali requisiti e pertanto si impongono scelte di cambiamento e di rinnovamento.
         Sulla situazione produttiva di Larderello tutti i compagni hanno posto in particolare l’accento sulla questione del mancato avviamento della centrale di Radicondoli da 30 Mw. Tale mancato avviamento sarà denunciato alla Conferenza Regionale dell’energia in Toscana che si svolgerà il 12 novembre p.v. a Firenze e sono in corso contatti con la Flaei/Cisl e la Uilsp/Uil e Ced per decidere iniziative unitarie che portino ad una azione di sciopero dei lavoratori dell’energia dei comprensori geotermici.
         In un momento così difficile, di grave crisi economica e di valori morali, pare alla Fnle di grande significato proporre una azione di lotta per obiettivi produttivi, contro la burocrazia e l’inefficienza e contro le posizioni rinunciatarie delle Direzioni dell’Enel che, mascherandosi dietro il falso alibi della “vertenza geotermia” non si confrontano e non risolvono nemmeno uno dei tanti problemi aperti ormai da mesi ed anni, dalle Organizzazioni sindacali (perforazioni, autoparco, centrale Lago, vertenze individuali, officine, organico centrale Radicondoli, telecomandi…).
         Da non trascurare infine la precaria situazione che si vive all’interno del Centro di Ricerca Geotermica, sia a Pisa che a Castelnuovo V.C. Questo importante organismo non è inteso come centro propulsore per tutta la geotermia, ma quasi come uno strumento personale, per attività all’estero (che anche noi riteniamo comunque vada fatta), per “memorie”, per lavori di mera routine, spesso doppioni di altri. Ci sono validissimi ricercatori, amareggiati, abbandonati a se stessi e alla loro personale iniziativa, ci sono situazioni semplici da risolvere che vengono fatte incancrenire per le non decisioni dei Capi, c’è la sensazione di un grande spreco umano e di mezzi e anche di troppi privilegi ed abusi personali.
         A ciò vogliamo sia posto fine al più presto. Le due assemblee di Pisa e Castelnuovo V.C., hanno rivelato la volontà di lotta dei tecnici e dei ricercatori. Essa è un motivo in più per passare rapidamente ad una azione di protesta di tutti i lavoratori di Larderello e del Crg di Pisa. La Fnle-Cgil ritiene che perdere altro tempo potrebbe avere gravi conseguenze e pertanto invita fin da ora tutti i lavoratori alla mobilitazione, alla discussione di questi ed altri temi adesso appena accennati, per dare vita ad una giornata di lotta che veda la classe operaia in prima fila per garantire la possibilità di sviluppo della geotermia, del nostro stabilimento e dei Comprensori interessati da questa grande risorsa energetica.


venerdì 12 gennaio 2018



PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI.
CAP. 65.

Carta d’identità della Fnle-Cgil di Larderello e delle altre oo.ss.

Ai compagni del Comitato Direttivo Fnle-Cgil di Larderello.

         Cari compagni, un esame abbastanza approfondito, al 30 giugno 1979, sulla consistenza organizzativa del nostro sindacato all’Enel di Larderello ha fornito i seguenti dati: dipendenti considerati n. 1500 (Gig, Gm, Crg, Linee At Castelnuovo V.C., Sottostazione di San Dalmazio, Teletrasmissioni).

Iscritti Fnle-Cgil                 556  (37%)
Iscritti Flaei-Cisl                 684  (46%)
Iscritti Uilsp-Uil                  111   ( 7%)
Iscritti Faile                             3      -
Non iscritti                          147  (10%)

Come Fnle-Cgil possiamo considerarci soddisfatti perché nonostante un periodo di estremo malessere e difficoltà, vissuti non solo dal sindacato, siamo riusciti ad accrescere la nostra forza organizzata in una fabbrica e in un ambiente, quello di Larderello, dove ancora tanta influenza hanno le idee del privilegio e della conservazione. Ci pare tuttavia di registrare un rallentamento nell’azione promozionale dei compagni verso i giovani e i non iscritti, per indirizzarli nella scelta della Fnle-Cgil quale organizzazione di classe, seria e con un glorioso passato, dove ancora si parla di ideali e si ricerca non la chiusura corporativa e settoriale, ma l’unità ed il contatto con la realtà esterna degli altri lavoratori, dei giovani disoccupati, della scuola e delle donne. Noi pensiamo che sia possibile, sui vari Reparti, fare nuovi iscritti alla Fnle-Cgil. Sarebbe già positivo se ogni membro del Comitato Direttivo reclutasse un nuovo iscritto: in questo modo il traguardo dei 600 iscritti sarebbe veramente raggiungibile entro il 1979. Alleghiamo una documentazione (strettamente riservata e personale) che vi potrà servire in questo impegno che, crediamo, darà presto i suoi frutti. Ci scusiamo infine per le inevitabili, anche se minime, inesattezze contenute sia nell’elenco dei non iscritti, sia nelle varie tabelle. Vi preghiamo di comunicarci tutte le osservazioni per avere un quadro più vicino possibile alla realtà.


 Dati riassuntivi generali (al 30 giugno 1979)

                                             Pisa                      Siena                      Grosseto                   
                                Uilsp   Flaei    Fnle      Uilsp   Flaei  Fnle     Uilsp  Flaei  Fnle      

Reparto

Elettrico                     50     153      94             1         18       2          1       34     22       
Minerario                  53     444     397             -           2       -           1        5       5          
Crg                             2        11     16              -            -       -             -         -       -            
Teletrasmissioni           2          9       1              -           -        -             -        -        -                     
Azienda Agricola         -           1       2              -           -       -              -        -       -             
San Dalmazio               1          5      10             -           -       -              -        -       -             
Linee A.T. Cast.vo      -          2        6              -           -       -                -       -       -            

Totale                          108     625    527             1         20       2            2      39      27       Totale Generale         111     684    556


* Faile = 3 (Elettrico)

Per motivi di privacy si omette l’elenco nominativo dei non iscritti al sindacato, che fu, invece, fornito ai compagni del Comitato Direttivo. Dei 147 nominativi totali: 39 prenderanno nei mesi ed anni seguenti la tessera della Fnle-Cgil, qualche unità quella delle altre oo.ss.. I non iscritti si stabilizzarono intorno alle 100 unità.[1]

















[1] Doc. a cura di cg. (25 settembre 1977), fto: Segreteria Fnle-Cgil Larderello. Lettera con tre tabelle, più elenco nominativo dei non iscritti ad alcuna Organizzazione sindacale.

sabato 6 gennaio 2018




Benvenuto Nuovo Anno 2018!

Siccome non è possibile viaggiare fisicamente indietro nel tempo, ma solo con la memoria, porgo il Benvenuto al futuro! Ho, naturalmente, la consapevolezza, che questo futuro, da qualsiasi lato lo si voglia considerare, sarà breve e, lo spero, senza eccessivi malanni e sofferenza. Dunque abbandonerò i progetti a “lunga” scadenza, che resterebbero  larve e abbozzi, e mi concentrerò sul presente e vivo e il suon di lui, naturalmente sulla poesia e sui contatti umani, all’interno della famiglia e tra amici, compagni, animali, e luoghi a me cari. Un posto di prim’ordine l’avranno i libri. Ne possiedo quattro o cinquemila, posso affermare che ho tutto quello avrei desiderato senza muovermi da casa! Adesso che ho fatto l’intervento chirurgico sulla cataratta senile, la mia vista è tornata splendente: vedo gli oggetti e i panorami, ed anche le persone, in una luce nuova, sia fisicamente che metaforicamente. Anche molti avvenimenti importanti del mio passato riesco ad inquadrarli con uno sguardo penetrante e benevolo.  Liberato di molti fardelli, sono meno ansioso, mi accorgo di soffermarmi  di più sul buono e sul bello. Allora, che cosa mi aspetto da questo 2018?  L’amore dei miei familiari, in particolare dei miei amati Bereket e Yobdar; mantenere una buona salute e un buon appetito, vedere l’Italia, la patria mia e dei miei antenati, tendere al raggiungimento “ di quel  loco che i poeti sognaro”, in fratellanza e solidarietà; e che lo spirito della poesia possa aleggiare ancora, pur se lieve, intorno a me.  E così la memoria, che vorrei lasciare ai miei bambini, come i sassolini della novella di Pollicino, disseminati nella selva oscura affinché potessero smarrirsi e ritrovare sempre il sentiero del Bene.


AUGURI  ANCHE AGLI IGNOTI VISITATORI DI QUESTO BLOG, CHE MI AIUTANO A  ESSERE QUELLO CHE SONO.
PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI.
CAP. 64.

Perché il sindacato, oggi?

Voci non disinteressate teorizzano in questi ultimi mesi sulla “crisi di identità” del sindacato, sulla perdita di credibilità dei vertici sindacali tra i lavoratori, sul fallimento della politica di trasformazione sociale e morale che è conosciuta con il nome di “Linea dell’Eur” e così via.
         C’è chi vede il sindacato confederale italiano già morto e sepolto e al suo posto svilupparsi il cosiddetto “sindacato libero”, quello autonomo, non più classista, quello più congeniale al sistema, ai padroni e agli apparati politici. Si scava anche nel passato di lotte, esperienze, strategie del sindacato, si scrivono articoli e libri sul ’69 e sui successivi dieci anni, si mettono in evidenza luci ed ombre. E non potrebbe essere altrimenti visto il ruolo centrale che il sindacato ha assolto, coprendo vuoti delle forze politiche e del Governo, in questo periodo storico così difficile, dentro una crisi scatenata da forze oscure e potenti iniziata quel drammatico 12 dicembre 1969 a Piazza Fontana a Milano e costellata dai mille micidiali delitti e attentati eversivi, fino all’assassinio di Aldo Moro, al fallimento del Patto di unità e solidarietà nazionale tra i partiti di governo e di opposizione.
         Se c’è stato un argine invalicabile alle manovre reazionarie in Italia, se in queste condizioni tremende la classe operaia, le masse popolari, i giovani, hanno mantenute intatte le possibilità di avanzamento economico e sociale, questo è dovuto principalmente  all’azione, alla presenza del sindacato unitario! Bisogna aver sempre presente questa verità e saper guardare con mente aperta ai travagli che pur ci sono, ai problemi, alle difficoltà, superando il pessimismo che spinge “nel privato” e rafforzando un patto di solidarietà tra gli uomini sfruttati, tra i lavoratori, per trasformare i rapporti tra le classi e costruire la società nuova, a misura dell’uomo.
         Il capitalismo monopolistico ha ormai la possibilità concreta non solo di corrompere una minoranza ristretta, “l’aristocrazia operaia”, come avveniva a cavallo dei secoli XIX e XX, ma anche di favorire l’imborghesimento spirituale di strati molto più vasti di classe operaia. La “società dei consumi” e la deproletarizzazione della classe operaia, nonché le teorie sulla democraticizzazione del capitale e della compartecipazione gestionale alle aziende, sono gli strumenti atti ad ostacolare l’unità tra le masse ed esercitano una influenza negativa sullo sviluppo del movimento operaio.
         Le lotte di questi ultimi mesi per le vertenze aperte con il Governo,  a difesa degli strati più deboli, la larga partecipazione registrata dimostrano che il sindacato non intende chiudersi entro gli stretti limiti degli interessi corporativi, ma intende sviluppare una azione di grande respiro ideale e politico e quindi contrapporsi all’azione della borghesia, rafforzando la coscienza di classe degli operai, la loro unità interna e con le masse popolari.
 Chi aveva scommesso sulla debolezza del sindacato e sul suo fallimento, specialmente nello sciopero del 21 novembre, ha dovuto ricredersi. Il rapporto dei lavoratori con il movimento sindacale è saldo. Da noi, a Larderello, lo sciopero è andato bene: oltre l’80% di partecipanti, anche se restano spazi da colmare, specialmente tra gli impiegati. Altri importanti impegni ci attendono: dai congressi, all’applicazione dei contratti, all’impegno per lo sviluppo economico del Mezzogiorno, all’occupazione giovanile, alla lotta al terrorismo…solo se saremo forti, uniti e combattivi avremo la certezza che non torneremo indietro. Cantava Brecht nel film Kuhle Wampe:

Se tra noi manca l’accordo
i padroni son contenti.
finché  riescono a dividerci
restan loro i più potenti.
Avanti, e non scordate
quello che forza ci dà:
 in fame o in abbondanza

avanti, ricordate la solidarietà.