martedì 26 febbraio 2013


All’Italia.

Il Partito comunista è stato il cammino.
Nei passaggi scabrosi e perigliosi m’ha sorretto,
e quando son caduto m’ha rialzato.
Ammaestrava con la poesia, qualche volta
crudele, più d’una coltellata, ma la bandiera
degli oppressi non l’ha mai abbandonata.
Nella feccia del mondo si credeva
e luminoso al nostro sguardo
un grande sole rosso risplendeva.
Le mie compagne eran le più belle,
benché mezzadre o serve, e i loro baci
si mischiavano al sogno d’una falce
di luna ed al fulgor delle lontane stelle.
Un aspro vino frutto del sudore, nelle veglie
ci scaldava il cuore; la fisarmonica
scandiva il tempo della vita e dell’amore.
Son passati troppi anni, la fiumana del tempo
porta solo ricordi, la vecchiezza versa
amare lacrime. Osservo il mio amato popolo
abbrutito da falsa scienza senza coscienza,
avidità, menzogna, lussuria ed arroganza
avanzano su tutti i fronti, ma una
Stalingrado non c’è per vittoriosa  resistenza.
Forse siam giunchi flessuosi al vento
che ci piega, in attesa della bonaccia,
per rialzar la testa? Solo delle rane
il gracidar io sento.


























































































































































il gracidar io sento. 

domenica 24 febbraio 2013


DOMENICA 24 FEBBRAIO 2013

Il resto sono solo ricordi. (2^ serie fotografie)








Il resto sono solo ricordi.

In una breve pausa tra due nevicate ho deciso di uscire per scattare qualche fotografia al Borgo natio. Un luogo di pietra, senz’anima, dopo la “fuga” e la morte di quasi tutti i suoi abitanti. I pochi rimasti abitano le case della parte sommitale, nelle viuzze concentriche alla Chiesa del SS. Salvatore, al di sotto delle quali, fino all’ultima piazza, il “Casalino”, hanno casa alcune famiglie di tedeschi, e fiorentini o piombinesi, che vengono a Pasqua e in estate, i primi e gli altri, quando possono, nel fine settimana. Ormai, anche in inverno, tutte la case hanno il riscaldamento geotermico, e le abitazioni sono molto confortevoli. Nonostante ciò su molte porte campeggia il vistoso cartello “VENDESI”. Al “Poggetto” ci abita il mio amico Pio Battaglini, ottantenne, e più giù, sopra le “Casacce”,  Silda con suo marito, tre persone in tutto, degli antichi castelnuovini. Il resto sono solo ricordi. Nella passeggiata (75’), con itinerario: boschetto del Gualerci, curva della Villa, i “Riverdi”, Sant’Antonio, il Tiglio, Porta Fiorentina, le Piagge, il Caratello, Giardino Dell’Agnello, il Serrappuccio (mia casa natia)…ho visto soltanto una donna affacciarsi alla finestra in via Martiri dell’Indipendenza, la mia amica Lelia, quasi novantenne, memoria storica del paese! 

1^ serie:








sabato 23 febbraio 2013


Il silenzio

( a Larderello, fabbrica amica)

Da questo antico muro cadente occhieggia
l’esile papavero, mesto ricordo di bandiere
ammainate, la pendula acacia riposa dopo
aver donato alla languida notte l’inebriante
profumo,

nello stagno le rane ubriacate dal sole
inesauste cantano alla vita e c’è soltanto
questo vociare a rompere il perfetto silenzio,
e là, di fronte a me, dov’è adagiato il mio amore,
un fioco brusio accompagna il pigro
risveglio.

La vedo supina e discinta, i capelli arruffati,
le cosce spalancate, cambiata nel tempo
veloce, ma riconosco il suo viso, i seni
possenti, vene e arterie, slarghi e peluria,
                                               la bella dormiente.

Ma dove sono i suoi innumerevoli amanti?
gli uomini azzurri? dove il suono della calandra?
il trambusto del coccodrillo? l’affaccendarsi
nel Cover all’imbocco del ponte?

e il va e vieni in Piazza Leopolda
tra i Nuovi Uffici e la Sorveglianza?
e su, su per la strada rossa del Poggione,
tra la Raffineria e l’Infustazione?

Vuoto il nostro nido d’amore,
dove abbiamo sognato la felicità del giorno nuovo,
oh! quante ore di amplessi con la storia,
innocenza tradita, memoria svanita,
là, ora c’è una gran pace, là tutto tace!

E’ il silenzio più doloroso.



giovedì 21 febbraio 2013


Io sono l'ultimo...
dal blog di Riccardo Michelucci
www.riccardomichelucci.it/resistenza

Talvolta mi ritorna l’immagine della città vuota. Stato d’emergenza assoluto. Ponti tutti distrutti. Ho un ricordo di questo silenzio più del rumore dei combattimenti. Il mio nome di battaglia era “Angela”. È stata un’esperienza, quella partigiana, dura e tragica, che ha richiesto immensi sacrifici e tanto coraggio. Eravamo consapevoli che, una volta catturati, prima di ricevere la morte saremmo passati attraverso la tortura e le sofferenze più atroci. I compagni ci chiedevano se si volesse il veleno da portare appresso. Ma io non l’ho mai preso: non lo volevo il veleno sul corpo. Però ho una soglia del dolore piuttosto bassa. Mi chiedo ancora come avrei fatto. Tuttavia penso che rifarei la stessa scelta che feci allora. (Liliana Mattei)


Nel 1952, a cura di Piero Malvezzi e Giovanni Pirelli, Einaudi pubblicò le “Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana”, un testo fondamentale che raccoglie 132 testimonianze di caduti. In questi giorni l’editore torinese, nella collana Stile libero, a cura di Stefano Faure, Andrea Liparoto e Giacomo Papi, con la collaborazione dell’Anpi, manda in libreria un volume con un centinaio di testimonianze di partigiani, dal titolo “Io sono l’ultimo” (pagine 332, euro 18), a ricordare che questa è una delle ultime occasioni per raccogliere la voce dei protagonisti della guerra di liberazione, o guerra civile, se si vuol sottolineare la contrapposizione con gli italiani che scelsero di stare dalla parte sbagliata, con la Repubblica di Salò e i nazisti. Queste pagine sono il racconto corale di una generazione che scoprì i valori della libertà e accettò il rischio della lotta. Un testo importante per capire che cosa fu la Resistenza e l’ideologia che l’animò. Dopo vent’anni di discussioni attorno agli errori dei partigiani, alla strage di Porzûs come agli eccidi successivi del Triangolo Rosso, è confortante ascoltare la voce della maggioranza che combattè per la libertà e non per vendette di parte. Anche per scoprire due diversi atteggiamenti. C’è chi, come Liliana Benvenuti Mattei, detta «Angela», classe 1923, gappista di Fiesole, antepone a tutto la pietà: «Ricordo due ragazzi entrati nella Repubblica di Salò. Voi non avete idea del dispiacere. Erano morti, questi due ragazzi». E chi, come Bruno Brizzi, detto «Cammello», continua a definire «bestie» i nemici, sulla scorta di Elio Vittorini, che nel romanzo “Uomini e no” aveva definito i repubblichini «figli di stronza». Le pagine più belle non sono tuttavia quelle intrise di ideologia, ma i racconti di chi riesce a fermare una scena, un’esperienza traumatica: le torture subite da Elvira Vremc, «Katja» di Trieste, o il tentativo di Walter Vallicelli, «Tabac» di Ravenna, di salvare un soldato.



 tedesco colpito dall’aviazione alleata, dopo che lui stesso aveva sparato contro un camion nazista. (Dino Messina, dal blog “La Nostra Storia”)

domenica 17 febbraio 2013







Resistenza e/è Poesia.

Oggi, 17 febbraio, fuga dal clamore, itinerario dell'anima: 
Cippo di Guido Radi (Boscaglia); la nostra montagna; 
stratificazione del calcare ammonitico; cimitero di Chiusdino. 
Resistenza e/è Poesia. E viceversa.

venerdì 15 febbraio 2013


  1. I luoghi dell'anima...

    Luoghi dell'anima...il "borgo" di Castelnuovo di Val di Cecina, fondato nel VII° secolo, nel 1213, ottocento anni fa, i "lambardi" ossia i servi della gleba innalzatesi al rango di liberi cittadini ("Freiherren"), cacciarono il feudatario e dettero vita al "libero comune"! I primi Statuti, perduti, furono mutuati da quelli volterrani, si conservano invece quelli del 1472 e seguenti, fino al 1525. Qui sono nato e qui ho la mia casa.








mercoledì 13 febbraio 2013








Libri editi ed inediti (News 6)

“ I libri si moltiplicano senza fine” sentenziò Salomone. Dunque impossibile anche il più modesto approccio per segnalarne qualcuno. Come ho già detto, la mia “attesa di vita”, se tutto andrà bene, potrebbe consentirmi di leggerne non più di 150, una goccia nell’oceano! Tuttavia, per puro divertente passatempo, continuerò, senza alcuna velleità critica, ma soltanto emotiva, a indicare quelli che ho letto. Ne ho ultimati due e ho sul comodino il terzo: Josephine Poole e Angela Barrett, Anne Frank, Una biografia per immagini, Emme Edizioni, 2005, 12,90 €; Paula Carballeira, Sonja Danowski, L’inizio, Kalandraka Italia, 2012, 14 €; in lettura c’è, dopo Suite francese,  “Il vino della solitudine” di Irène Némirovsky. Ed. Corriere della sera, 2012, 7,90 €. Alterno a queste letture, la consultazione accurata  di alcuni cataloghi di libri antichi e moderni, soprattutto per sognare, ma anche per fare rari ed economici acquisti, e la consultazione di “cataloghi di francobolli” della Repubblica Ceca che acquisto regolarmente attraverso un mio amico che abita in Boemia. L’ultimo arrivato è “Specializovany katalog znamek, Ceska republika 1993 -2012”, Ed, Filatelie Penkava, pp. 394, a colori,  28 €. comprese le spese postali. In questo ed altri cataloghi simili, mi ci perdo…Fino al 31 maggio1991 ho descritto la mia collezione di francobolli (allora prima e seconda Repubblica Cecoslovacca) immettendo ogni francobollo o altro oggetto filatelico in un file denominato “Foglie di tiglio”, che ne contiene oltre diecimila. E’ stato un grande ed appassionante lavoro, una terapia d’igiene mentale ed anche un arricchimento culturale. In più mi ha aperto la strada per la costruzione di una rete di contatti, non virtuale ma umana, che dopo oltre mezzo secolo esiste ancora. La storia di questa “avventura” è incredibile! Vi mostrerò adesso con riprese fotografiche dilettantistiche alcune pagine dell’album “1918-1920, Legionari in Siberia. Si tratta di “prove di stampa” e “francobolli non emessi” più due buste “viaggiate”, una ha fatto il giro del mondo partendo dal porto di Vladivostok con la nave traghetto “President Grant”, arrivando a Trieste e poi, via treno a Nemecky Brod, 13 mesi dopo la partenza, avvenuta il 28 agosto 1920. L’altra viaggiata via Omsk. La mia raccolta di libri e riviste filateliche contiene circa 2000 pezzi.

sabato 9 febbraio 2013


Giornata del ricordo 2013
Io ricordo... tutto!

Ricordo che in Istria fra il 1919 ed il 1922 i fascisti assaltarono
decine di centri culturali fra "alloglotti"
Ricordo che i fascisti incendiarono e distrussero le sedi sindacali,
le cooperative contadine, le redazioni dei giornali operai e le
tipografie
ricordo che furono aggrediti, picchiati e assassinati decine di
militanti politici e cittadini "slavi"
ricordo che dopo il golpe del 1922 le violenze fasciste divennero
"legali" e che fu pianificata una vera e propria pulizia etnica
portata avanti attraverso la chiusura delle scuole slovene e
croate, i licenziamenti indiscriminati, gli espropri delle terre fino
ad arrivare all'italianizzazione forzata dei cognomi e dei toponimi
ricordo che dal 1941, anno della guerra italiana alla Jugoslavia,
al 1943, non ci fu villaggio dei territori occupati che non abbia
avuto case bruciate o che non sia stato interamente raso al suolo
ricordo che non ci fu una sola famiglia jugoslava che non abbia
avuto uno o più membri deportati o fucilati
ricordo che nel 1943 la repressione nazifascista dell'insurrezione
popolare in Istria costò 13.000 vittime fra morti e feriti
ricordo che le vittime dell'occupazione italiana in Jugoslavia furono oltre 200.000
ricordo che 11.600 di loro, soprattutto vecchi e bambini, morirono di inedia e malattie nei campi
di concentramento italiani
ricordo che per loro non c'è nessun "giorno del ricordo", nessun monumento e nessuna piazza o
via a rievocarli
ricordo che fu questo a determinare l'eliminazione di decine di fascisti e collaborazionisti, poi
gettati nelle foibe, e fu sempre questo a determinare il clima in cui maturarono anche vendette
personali
ricordo che l'Europa fu liberata grazie anche al sacrificio di migliaia di partigiani
ricordo che l'Italia è una repubblica nata dalla Resistenza.
«Di fronte a una razza come la slava, inferiore e barbara, non si deve seguire la politica che dà lo
zuccherino, ma quella del bastone. Io credo che si possano sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000
italiani.»
Parole esplicite, pronunciate da Mussolini durante un viaggio nella Venezia Giulia nel settembre del 1920

venerdì 8 febbraio 2013


La geotermia non è solo una risorsa rinnovabile, è anche un motore per il turismo


I dati delle visite al museo della geotermia di Larderello e al Parco della Biancane di Monterotondo Marittimo indicano un flusso in aumento, che potrebbe essere solo l’inizio di un settore con grandi potenzialità di sviluppo
GeotermiaNews
Redazione
08/02/2013
Parlare di turismo riguardo alla geotermia sembra riduttivo, rispetto alle grandi potenzialità di utilizzo della risorsa, in particolare per gli usi diretti (con le basse temperature) oltre alla produzione di energia elettrica e calore con le medie entalpie.
La Toscana ha anche la peculiarità di possedere nel sottosuolo grandi giacimenti di fluidi ad alta temperatura, che permettono la produzione di energia elettrica (circa il 2% della produzione totale italiana e circa il 25% dei consumi totali di energia della regione).
Un potenziale che potrebbe permettere anche un utilizzo a fini turistici, a partire dal termalismo, che pur vantando buoni risultati rimane una voce ancora piuttosto marginale per i territori caratterizzati dalla presenza di risorsa geotermica.
I dati ufficiali del turismo geotermico relativi all’anno 2012, pur indicando valori interessanti, confermano, infatti, che ancora molto ci sarebbe da fare per sviluppare questo settore legato ad una peculiare caratteristica di alcune aree del paesaggio toscano.
Lo scorso anno il museo della geotermia di Larderello, ospitato dal comune di Pomarance è stato visitato da 20.590 persone e ancora meglio ha fatto il Parco delle Biancane di Monterotondo Marittimo che ha registrato quasi 33.500 visite.
Questo ragguardevole traguardo è stato raggiunto anche grazie alle iniziative messe in atto dalle amministrazioni dei due centri geotermici, che hanno saputo inserire il museo e il parco della geotermia nei loro percorsi turistici, facendo dei luoghi della geotermia un punto di riferimento per il turismo internazionale.
E molto potrebbe essere fatto per mettere a frutto il calore del sottosuolo e l’acqua calda che in gran parte dei territori dell’area geotermica sono visibili come manifestazioni naturali ma non sono fruibili come piscine termali, ad esempio.
In molti comuni dell’area geotermica si trovano sorgenti d’acqua calda che oscillano tra i 40 e i 70 gradi centigradi e che sarebbero assolutamente adeguati per l’utilizzo ai fini termali, come in realtà succedeva già spesso in epoca etrusca e romana.
E’ il caso, ad esempio, del comune di Castelnuovo Val di Cecina, dove in un’area oggi chiamata il Bagnone, nei pressi della frazione di Sasso Pisano, è presente un complesso termale etrusco-romano risalente al III secolo a.C.
Eppure, sino a pochi anni fa, non v'era alcuna piscina termale moderna che potesse consentire l'uso delle benefiche acque ancora presenti in loco.
Grazie alle risorse del fondo per la Geotermia, l’amministrazione comunale ha adesso realizzato un laghetto balneabile a Sasso Pisano per la valorizzazione della risorsa termale.
Pian piano cresce, quindi, la consapevolezza che l’attività di utilizzo della geotermia per scopi energetici non è in antitesi con lo sviluppo turistico di un territorio, ma anzi può rappresentare un motore per lo sviluppo più complessivo.
Un percorso sostenuto anche dalla stessa Enel Green Power che organizza ogni estate eventi presso le proprie centrali in sinergia con le iniziative culturali e gastronomiche delle amministrazioni locali dell'area.

martedì 5 febbraio 2013




Il più bell’inverno

In gennaio fiorì il ciliegio stento,
poi venne la grande neve e ricoprì
il giardino, il vento gelido alitò
sui gabbioni dei conigli appena nati,
ma riuscimmo a ripararli,
nella baracca di Raspino.

Tutto si fermò in quei giorni sospesi
tra paura e speranza, e noi bambini,
seduti intorno al fuoco, mangiavamo
castagne e biscottini, mentre sulla
trave correva un topolino affamato:
o, forse, innamorato?

Dall’altra stanza di legno giungevan
l’allegro suono della fisarmonica
e il battito dei piedi, a scandire il tempo;
c’era mio padre, allora giovane
e forte, mentre la nonna ci inebriava
col buon odore dello spezzatino
che instancabile rumava,
sul fornello a carbone mai spento.

Di noi, quattro piccoli amici,
solo una era ragazza, ed il suo seno
andava su e giù, seguendo il filo
del cucito, pensando al figlio
del macellaio che l’amava.

Accompagnavo il palpito
col mio segreto sogno,
una dolcezza immensa, ed un’attesa
quieta, perché tra poco,
anche l’amore mio sarebbe apparsa
dal viottolino scavato tra gli alberi,
volando coi suoi biondi capelli
nell’aria limpida, sopra la coltre bianca.

Mai più bell’inverno ho conosciuto,
- né felicità perfetta, senza se e ma’,
fuori dal conteggio delle ore, dei giorni,
delle stagioni ed anni, pura,
creduta eterna, a sfidar la morte, -
come al tempo di quel primo amore,
che incessante ritorna a farmi sentir vivo.