venerdì 30 giugno 2017




PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI. CAP. 19.

Sindacato e società


30. Resoconto attività Fidae-Cgil  nel primo trimestre del 1973[1]


Dopo il Congresso provinciale della Fidae-Cgil svoltosi nel dicembre 1972 a Pomarance si è proceduto alla elezione del nuovo Comitato direttivo provinciale tramite scheda inviata a tutti gli iscritti e alla elezione della Segreteria e del Segretario. I risultati sono sono stati i seguenti:
Di Sacco Gherardo voti 216, Cerri Ilvo 214, Becuzzi Leonfranco 212, Groppi Carlo 205, Cheli Benso 187, Balatri Giovanni 179, Becorpi Carlo 165, Ghilli Giovanni 150, Panichi Ivo 140, Cerboneschi Artimino 136, Rosselli Piero 124, Dell’Agnello Alberto 119, Cucini Aldo 118, Fignani Giuseppe 118, Fedeli Renzo 114, Vichi Mauro 112, Costagli Enzo 110, Simoni Domenico 107, Zani Paolo 107, Di Sandro Afro 107. Sindaci revisori: Ciompi Massimiliano 183, Benini Elmanno 165, Fillini Gisfredo 121.
Il Direttivo ha eletto la segreteria che risulta così composta: Di Sacco Gherardo, Cerri Ilvo, Becuzzi Leonfranco, Groppi Carlo, Ghilli Giovanni.
La Segreteria ha eletto il compagno Becuzzi Leonfranco a Segretario Provinciale.
Rispetto al passato si hanno i seguenti cambiamenti: sono entrati due membri nuovi (Groppi-Ghilli) al posto di Pierattini Mario (pensionando) e Cheli Benso (che non riaccettava) il quale ha ceduto altresì la carica di Segretario rimanendo membro del Comitato Centrale Nazionale e del Comitato direttivo di Larderello.
Nei primi tre mesi di attività la Segreteria e il Comitato direttivo hanno affrontato una vasta serie di problemi locali e la difficile situazione legata al rinnovo del contratto collettivo di lavoro, attività che si può riassumere in:
10 riunioni di Segreteria;
 4 riunioni del Comitato direttivo;
 8 riunioni con le altre Organizzazioni indacali;
 4 scioperi organizzati per un totale di 24 ore;
 6 documenti e volantini diffusi;
             15 riunioni con altri organi della Cgil;
 8 riunioni con la Direzione Enel-Larderello;
 4 riunioni varie;
 4 assemblee delle maestranze;
            15-20 presenze di “osservatore” a concorsi interni.

C’è inoltre da considerare la notevole mole di lavoro per: questioni organizzative, proselitismo, corrispondenza, sottoscrizione pro-Vietnam, elezione Cre, festa 8 marzo, tesseramento pensionati, assistenza ai giovani per i nuovi concorsi, interessamento per numerose pratiche individuali. Per far fronte ai notevoli impegni abbiamo fatto ricorso all’uso dei permessi sindacali che sono ammontati a circa 200 ore. Si è inoltre cercato di attivizzare il maggior numero di compagni, anche attraverso un decentramento delle attività, creando apposite Commissioni che stanno lentamente entrando in funzione.
Come è stato più volte affermato, la situazione interna della Fabbrica, dal punto di vista della coscienza di classe delle maestranze di Larderello, è molto critica. Pesa negativamente sia la tipologia della categoria degli “elettrici” (alti stipendi, sedi di lavoro decentrate), sia la modalità con la quale si sono fatte le assunzioni nel passato (discriminazione delle sinistre ai tempi del Dr. Bruno; assorbimento operai dalle Cooperative appaltatrici), sia per come hanno agito le Organizzazioni sindacali, cioè stimolando interessi settoriali, corporativi, su questioni meramente egoistiche e non sviluppando tematiche di interesse più generale che legassero i lavoratori elettrici a quelli delle altre categorie, e soprattutto alle sorti della Valdicecina, in rapida crisi ambientale, sociale e produttiva.
Questo stato di crisi si avverte acutamente nei rapporti tra le Organizzazioni sindacali. Di fronte a nostre prese di posizione nel senso di un allargamento dei problemi e della tematica politico-sindacale, fa riscontro una Flaei-Cisl chiusa su posizioni corporative, che,  forte della propria superiorità di iscritti (oltre 700 contro i nostri 317 ed i 140 della Uilsp-Uil), gioca ogni carta per boicottarci, frenare le nostre iniziative, insabbiarle. La Uilsp-Uil si presta a questo gioco e si caratterizza come una organizzazione “cacciatrice di deleghe” che vive sugli intrallazzi dei singoli e che non si sgomenta a capovolgere nel giro di un giorno le proprie posizioni ed alleanze. In questa situazione le scelte che ha compiuto la Fidae-Cgil, pur tra qualche incertezza, ma che intendiamo portare avanti con coerenza, sono dirette nelle seguenti direzioni:

1.     mantenimento dei livelli occupazionali all’Enel-Larderello sulle 1450 unità;[2]
2.     emissione concorsi per i giovani (diplomati e non) del Comprensorio;
3.     sviluppo della ricerca attraverso appositi organismi per incrementare la produzione di vapore endogeno, quindi la produzione di energia geotermoelettrica, e per consentire un ulteriore potenziamento degli organici;
4.     sensibilizzazione politica dei lavoratori con incontri diretti, volantini, “giornalino”, biblioteca;
5.     rafforzamento organizzativo con tesseramento dei giovani e potenziando le strutture logistiche;
6.     decentramento delle responsabilità nel Comitato direttivo coinvolgendo tutti gli attivisti e attuando la collegialità nella guida del sindacato;
7.     portare avanti con serietà ed onestà le giuste rivendicazioni dei singoli lavoratori per una integrale applicazione contrattuale;
8.     portare avanti con chiarezza il tema dell’unità organica di base, senza cedere alle tentazioni verticistiche o di auto isolamento, dando al Consiglio dei delegati un ruolo primario;
9.     mantenere ed incrementare a tutti i livelli i rapporti di collaborazione con le organizzazioni della Cgil e in particolar modo con la Segreteria regionale della Fidae-Cgil;
10.           collaborare attivamente per la costituzione di un “Consiglio dei delegati di Zona” capace di coordinare gli impegni su obiettivi generali (riforme, sviluppo, assunzioni);
11.           gestione democratica ed aperta degli organismi di Fabbrica quali: Cassa Mutua Malattia, Circolo Ricreativo Enel, Associazione Ricreativa Culturale Assistenziale.

Rispetto ad ognuno dei precedenti punti si precisano i temi e l’attività svolta:

1-2: mantenendo le attività produttive di perforazione, ricerca e manutenzione, gli organici complessivi dei due Gruppi che compongono l’Enel-Larderello (Minerario e Geotermoelettrico) sono stati dichiarati dalla Direzione Compartimentale intorno alle 1450 unità (1000 + 450). Con le assunzioni del personale delle Imprese Appaltatrici (111 lavoratori), dei Periti Industriali attraverso il concorso n. 19 (10 lavoratori), e dei giovani della zona con il concorso n. 26 (80 lavoratori), gli organici, al 1 marzo 1973, risultano così composti:
Gruppo Minerario Larderello n.  852  (148 in meno)
Gruppo Geotermoelettrico      n.  410  (40 in meno)
Totale                                      n. 1262 ( 188 in meno)
Quindi, al 1 marzo 1973 mancano circa 200 dipendenti rispetto agli organici standard stabiliti dalla Direzione. Se si considera che: altri 52 giovani lavoratori saranno assunti dal concorso n. 26 e che, al contempo, durante l’anno 1973 avverranno numerosi pensionamenti (concentrati nella seconda parte dell’anno) per un numero che sarà superiore alle 100 unità, si può dedurre che i posti da ricoprire ammonteranno a circa 236 unità. Abbiamo perciò interessato più volte i Dirigenti Enel locali a questo problema e gli stessi, oltre fornirci i dati sopra riportati, si sono impegnati a sollecitare le superiori direzioni compartimentali per l’adeguamento degli organici complessivi tenendo conto del fatto che i giovani assunti o da assumere hanno bisogno di un adeguato periodo di tirocinio. In questi ultimi giorni sono stati emessi nuovi bandi di concorso a livello compartimentale per operai, diplomati, dattilografe, impiegati, disegnatori, ma, per quanto abbiamo appreso solo poche unità saranno destinate a Larderello. Pertanto, mentre abbiamo protestato per l’esclusione della provincia di Pisa da alcuni di questi bandi (sarebbe utile una interpellanza parlamentare), cosa che è avvenuta, a quanto ci ha comunicato la Direzione compartimentale, per la mancanza di richieste fatte dalle Direzioni locali, abbiamo richiesto e sollecitato un incontro al Capo del personale ing. Di Blasio per discutere i seguenti punti:
a)     esame della situazione assunzioni per reintegro organici antecedenti alle leggi sui pensionamenti;
b)    emissione nuovi bandi di concorso riservati ai Comuni della zona.
Questo incontro dovrebbe avere luogo non oltre la prima settimana di aprile. E’ evidente che l’azione delle Organizzazioni sindacali sarà tanto più incisiva se si creerà nella zona, su tale problema, un movimento reale di lotta.

3: parallelamente ai problemi dell’assunzione di nuova manodopera per il mantenimento dei livelli occupazionali, l’azione della Fidae-Cgil è rivolta principalmente a definire una linea di sviluppo delle attività dello sfruttamento dell’energia geotermica come unica possibilità per l’ulteriore allargamento degli organici e per un incremento energetico a medio termine nell’ambito di una politica energetica regionale tesa allo sfruttamento razionale di tutte le risorse esistenti. Stiamo perciò organizzando un apposito “seminario di studio” che affronti il problema “geotermia”. Abbiamo preso contatto ed effettuate riunioni preliminari con i ricercatori del Cnr, Crg, Dsr iscritti alla Cgil e (crediamo per la prima volta), abbiamo coinvolto tecnici di alto livello per l’elaborazione di una proposta alternativa ai piani di ridimensionamento o passivo lento abbandono, portati avanti dall’Enel. Abbiamo altresì ottenuto un incontro con la Direzione Compartimentale sui problemi dell’organizzazione aziendale di Larderello denunciandone la evidente arretratezza, causa prima dell’alto numero di infortuni, taluni mortali. Il decadimento del livello qualitativo di macchinari e attrezzature è intimamente collegato al disinteresse per il nostro settore. Stiamo preparando una indagine-denuncia da presentare all’Enel. Abbiamo inoltre predisposto una apposita Commissione per tutti i problemi dell’antinfortunistica, medicina del lavoro, ecologia. Commissione che si accinge a funzionare. Come segreteria abbiamo effettuato una inchiesta sui lavori dati in appalto nell’ambito di Larderello durante il 1972 e sulle condizioni logistiche in cui operano questi lavoratori, collaborando ad un iniziativa nazionale. Nei periodi di maggiore attività tali lavoratori, appartenenti a 27 ditte diverse, hanno raggiunto un organico di 312 unità.

4: è un problema importantissimo sul quale pesano in modo serio le scelte compiute anche dalla nostra Organizzazione negli anni scorsi allorché era impegnata soprattutto a risolvere i problemi dell’inquadramento gerarchico delle maestranze (art. 15). Il sindacato ritiene importante che dentro la Fabbrica ci sia la presenza delle forze politiche (Pci, Psi, Dc), delle quali adesso non esiste la più elementare struttura, per favorire un dibattito sui temi più generali in modo da rompere il circolo chiuso dell’egoismo personale dominante della nostra categoria, che riesce ad essere contagioso anche nei confronti dei giovani neoassunti. In questo periodo ci siamo impegnati nella sottoscrizione “pro Vientnam” raccogliendo 280.000 lire. Abbiamo ciclostilato quattro volantini sul Vietnam, uno sulla festa internazionale della donna ed un documento che fa il punto della situazione politica internazionale, nazionale e locale. Abbiamo inoltre in allestimento una biblioteca specializzata su temi politico-sindacali che intendiamo caratterizzare come efficace strumento nella preparazione dei quadri di base. Per quanto riguarda l’uscita di un giornale sindacale non siamo ancora nelle condizioni organizzative idonee per realizzarlo, ma abbiamo iniziato il  potenziamento delle attrezzature per la stampa. Abbiamo inoltre programmato una serie di incontri con tutti i lavoratori dell’Enel-Larderello per chiarire e mettere a fuoco tutti i problemi che riguardano i vari Reparti dal punto di vista dell’organizzazione, dell’ambiente e della salute. Finora si è svolto soltanto un incontro.

5 – 6: con i massicci pensionamenti, gli iscritti alla Fidae-Cgil sono notevolmente diminuiti. Al 31 dicembre 1972 essi erano 317 contro i 434 dell’anno precedente. Abbiamo ritenuto urgente dare la priorità al problema del reclutamento sviluppando una campagna capillare soprattutto verso i nuovi assunti, tra i quali abbiamo conseguito buoni risultati, anche se gli stessi si rifiutano di firmare la delega prima che siano trascorsi i tre mesi di prova. Nostro obiettivo è raggiungere nel corso dell’anno i 380-400 iscritti. Parallelamente abbiamo aperto la campagna per il tesseramento verso i pensionati, in modo da sottrarli alle Organizzazioni pseudosindacali (quando non apertamente fasciste), e dando loro la rappresentanza nel nostro Comitato direttivo. Inoltre stiamo organizzando e potenziando l’ufficio sindacale anche per la stampa del “giornalino” di Fabbrica. A questo scopo e per avere una presenza più incisiva in Fabbrica, abbiamo richiesto all’Enel una stanza da adibire ad Ufficio sindacale, ubicata nelle immediate vicinanze dello Stabilimento di Larderello. In previsione di una eventuale risposta negativa stiamo predisponendo, in accordo con la nostra Segreteria regionale, una completa documentazione (anche fotografica) sulla cessione di locali, circoli, sedi politiche (ed anche indennità in denaro), ad altre organizzazioni partitiche e religiose. Pensiamo che essa sia pronta entro il prossimo 10 aprile.[3] Ultimamente ci è stata prospettata la possibilità di avere una stanza, insieme alle altre Organizzazioni sindacali, presso la ex Scuola Aziendale di Larderello. Per rendere sempre meglio funzionante la Fidae-Cgil cerchiamo di attuare il massimo decentramento possibile, costituendo Commissioni autonome e Gruppi di lavoro. A tutte le riunioni, specialmente a quelle con le Direzioni Enel, cerchiamo di far partecipare sempre due o tre compagni. Le decisioni vengono assunte collegialmente a livello di Segreteria o di Comitato direttivo e, quando ciò non è possibile, interpellando i compagni più facilmente reperibili.

7): pur non volendo scendere allo stesso piano di una organizzazione tipo Flaei-Cisl, che si da’ da fare per i singoli problemi dei lavoratori, ma che è sorda ad ogni altra iniziativa che abbia un minimo di socialità, ci siamo prefissi di portare avanti con serietà ed onestà, alla luce del sole, tutti i problemi dei lavoratori. Abbiamo notato che il numero di coloro che si rivolgono alla Fidae è in aumento e che recuperiamo anche quei compagni allontanatisi nel passato proprio per essere stati trascurati o trattati male. Abbiamo in corso i problemi degli invalidi, delle abitazioni, dei trasporti, dei mancati accordi ecc. ecc.

8 – 9 – 10): pur nella situazione di oggettiva difficoltà nei rapporti con le altre Organizzazioni sindacali, non trascuriamo mai la ricerca di un rapporto unitario sui problemi concreti di tutti i lavoratori. In questo senso ci sforziamo di agire verso i delegati di reparto, affidando loro una funzione politica ampia e non considerandoli soltanto come sostituti delle vecchie Commissioni Interne. Per come sono stati eletti, per la loro formazione culturale e politica, i delegati sono attualmente uno strumento insoddisfacente, che adesso svolge solo politica rivendicativa spicciola. Con i nostri Delegati (12 sul totale di 50), intendiamo portare dentro questo Organismo uno scontro molto vivace, interessando i lavoratori. Noi crediamo possibile costituire un “Consiglio dei delegati” a livello di zona, in modo da coinvolgere i delegati dell’Enel-Larderello su problemi più generali dello sviluppo, dell’occupazione, e di tutte le tematiche sociali per farci uscire dall’isolamento della Fabbrica.
A tale proposito riteniamo indispensabile mantenere i più stretti rapporti di lavoro e collaborazione tra la Fidae-Cgil e tutte le altre organizzazioni orizzontali del sindacato, in primo luogo con le Camere del Lavoro e con la nostra Segreteria regionale. In questo periodo abbiamo partecipato a numerose riunioni a Pisa, Firenze, Pomarance ed a manifestazioni in occasione di scioperi e convegni. Alle riunioni del nostro Comitato direttivo invitiamo sempre il segretario della Camera del Lavoro di Pomarance, compagno Primo Frosali.

A conclusione di questa nota informativa non possiamo tacere che il periodo preso in esame e nel quale s’è trovato ad operare il nuovo Comitato direttivo, è stato caratterizzato dalla vertenza per il rinnovo del contratto di lavoro. Questa vertenza ha dato luogo ad assemblee, volantini, scioperi ed ha richiesto un impegno notevole da tutti i compagni, anche distogliendoli da altri gravi ed urgenti problemi. Inoltre si sono svolte le elezioni per il rinnovo del Consiglio del Circolo Ricreativo (Cre) sulla base di una lista unitaria e di un programma avanzato. Sarebbe opportuno tener presente l’importanza di questo organismo dato che le attività (cinema, conferenze, spettacoli di prosa, biblioteca, mostre d’arte ecc.) influenzano vasti strati di cittadini della Valdicecina. Ci sembra che il programma unitario offra molte possibilità per una attività progressista ed impegnata. E’ necessario, su tali temi, assumere una posizione concreta in relazione alla prova di forza della Democrazia cristiana che è prepotentemente entrata nel Cre. Infatti sono presenti nel Consiglio elementi molto politicizzati che potrebbero assumere pericolose posizioni di censura. Da sottolineare, infine, l’iniziativa di effettuare un corso preparatorio, in varie località, per tutti i candidati della zona ai concorsi di assunzione all’Enel, iniziativa di alto significato sociale, oltre che pratico.



[1] Il resoconto fu illustrato durante una riunione del Comitato direttivo della Sezione del Pci di Castelnuovo da gc che manteneva i doppi incarichi partito-sindacato.
[2] Al momento dell’incorporazione della “Larderello SpA” nell’Enel (1964) l’organico complessivo dell’Azienda, suddivisa in tre distinti contratti di lavoro (elettrico, chimico, metano), ammontava a 2002 unità (il massimo storico) delle quali circa 350 appartenevano al ramo chimico (Larderello e Saline di Volterra), trasferito successivamente al Gruppo Eni.
[3] La documentazione, ampia e dettagliata, fu inviata alla Segreteria regionale della Fidae, che aprì una particolare vertenza con la Direzione, riuscendo a far concedere alle oo.ss di Larderello idonei Uffici ubicati nei locali dell’ex Falegnameria, cioè all’interno dello stabilimento di Larderello.

giovedì 29 giugno 2017



PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI. CAP. 18.


29. La verità dei numeri[1]

1)    Il 23 febbraio 1984 il Cud proclama all’Enel-Larderello uno sciopero di 4 ore al quale non aderiscono la Flaei-Cisl, la Uilsp-Uil ed i socialisti della Fnle-Cgil. Teoricamente, basandoci sui numeri, uno sciopero difficile, fallimentare. Un primo comunicato del Comitato Politico di Fabbrica del Pci, redatto la sera stessa del 23 febbraio su dati parziali pervenuti direttamente dai principali reparti, parla di una percentuale complessiva di adesione (tra Ung+Gig) del 42-45%. Fornisce anche dati parziali (non esatti, ma attendibili e significativi):
Servizi Tecnici             operai  66%           impiegati     24%
Perforazioni                     “      53%                   “           23%
Laboratori                        “      70%                   “          40% 
           Gig                                    “         ?                    “             ?         Totale = 40%

I dati del Gig erano approssimativi perché mancavano gli Uffici e tre centrali.

2)    il 27 febbraio 1984 esce un comunicato della Fnle-Cgil con i risultati “ufficiali”, forniti dalla Direzione del Personale del Compartimento (purtoppo i dati vengono forniti solo aggregati):
Totale Ung+Gig, operai ed impiegati = 41,20%
Operai (Ung+Gig)      = 53,79%
Impiegati (Ung+Gig)  = 19,95%

Come si può notare i dati ufficiali sono molto vicini a quelli anticipati dal Pci.

3)    Il 1 marzo 1984 viene indetto il secondo sciopero di 4 ore. Lo proclama a Larderello la sola Fnle-Cgil. Come per quello precedente si dissociano la Flaei-Cisl e la Uilsp-Uil e la componente Psi della Fnle-Cgil. La           riuscita dell’iniziativa si presenta ancora più difficile che non il 23 febbraio 1984 quando a proclamare lo sciopero era stato l’organismo unitario di fabbrica, il Consiglio dei Delegati. Il 2 marzo 1984 un comunicato del Comitato Politico di Fabbrica del Pci parla di una percentuale di adesione superiore al 40% e di pochissimo inferiore a quella di altri analoghi scioperi fatti unitariamente.
4)    Il 6 marzo 1984 la Fnle-Cgil fornisce i dati ufficiali elaborati dalla Direzione del Personale Enel:

Totale generale Ung+Gig   =  40%
Ung           operai  62.01%          impiegati 24,44%   totale  46,27%
Gig                “      36%               impiegati   5,41%   totale  25,89%
Anche questa volta, come si può notare, il Pci non ha strumentalizzato i dati.

I risultati dei due scioperi (41,20% e 40%) sono per noi positivi. Ci sono certamente alcuni elementi di soddisfazione (il 62% di operai all’Ung) e anche di delusione (il 5,41% di impiegati del Gig e il totale complessivo del secondo sciopero al Gig = 25,89%). Tutto ciò merita una attenta riflessione. Qualcosa s’è guastato nel rapporto con i lavoratori, gli impiegati e i tecnici di guesto Gruppo.  Ma, per onor del vero, non è la prima volta che abbiamo risultati a questo livello. E come metro di paragone possiamo citare i precedenti scioperi di cui conosciamo i dati:

Data                  Ung                                       Gig                                                  Totale
                       Operai      Impiegati              Operai       Impiegati

27/1/82           73 %           36%                  68%           25%                                      56%
2/4/82             65%            38%                  65%           19%                                      54%
25/6/82           86%            53%                   60%           39%                                     73%
2/6/82        61%        47%                         61%           55%                                         56%
14/1/83      48%       42%                       57%           13%                                         45,7%
18/1/83   52%          29%                       54%             8,2%                                       42%

Considerato che cinque di questi scioperi erano unitari ed uno era fatto da Fnle-Cgil e Uilsp-Uil, si può notare che la media dei due ultimi scioperi, fatti solo dalla Fnle-Cgil (senza l’adesione dei socialisti) = 40,6% non è troppo lontana dalla media dei sei scioperi precedenti: 54,5% (operai 40,6%; impiegati 13,9%).
Ciò fa pensare che alle lotte la “grande maggioranza” che possiedono le altre organizzazioni sindacali Flaei-Cisl e Uilsp-Uil (con in più la componente socialista della Fnle-Cgil), non dà che il modesto apporto del 13,9%! E, al di là di tutte le parole, questa è la verità dei numeri e l’unità di misura per dire se gli scioperi contro l’ingiusto Decreto del Governo che taglia i salari dei lavoratori, hanno o non hanno ottenuto una positiva adesione dei dipendenti Enel.

Certo, i comunisti hanno fatto le loro riflessioni e altre ne faranno. Sono, è vero, una minoranza nel Paese e, forse, in Fabbrica. Si impegnano nel democratico gioco politico per avere la maggioranza del consenso degli italiani: anche questo è vero (e noi pensiamo, legittimo). MA NON PRETENDONO “CON OGNI MEZZO DI SOVVERTIRE INDIRIZZI E PROGRAMMI FOSSERO PURE SBAGLIATI…” come gli attribuisce in un recente volantino la Flaei-Cisl di Larderello. Del resto, anche sul Decreto che taglia i 3 punti della Scala Mobile, chi è che rifiuta ASSEMBLEE APERTE A TUTTI I LAVORATORI? O ALTRE FORME DI ESPRESSIONE DEMOCRATICA? SONO FORSE I COMUNISTI? O  sono, invece, i gruppi dirigenti della Flaei-Cisl, della Uilsp-Uil…ecc.ecc? Perché, se come dicono, hanno questa grande maggioranza, TEMONO IL PARERE DEI LAVORATORI (anche quello dei propri iscritti?)
Noi pensiamo che le cose siano leggermente differenti. E pensiamo fermamente che la nostra azione in Parlamento e le lotte operaie faranno cadere il Decreto e che, in futuro, fonti imparziali riconosceranno il valore di questo scontro sociale anche per aver permesso una rinascita del sindacato, rinsaldando la fiducia della base nei gruppi dirigenti e per aver dato quella spinta indispensabile al rinnovamento democratico di un rapporto sindacato-lavoratori che ogni giorno di più stava diventando larva di se stesso.



[1] gc., a nome Pci, Comitato politico Enel-Larderello.

lunedì 26 giugno 2017



PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI. CAP. 17.


27. Una risposta significativa alle strumentalizzazioni (23 febbraio 1984)[1]

Nonostante che la Direzione Aziendale dell’Enel-Larderello non fornisca più i dati sui risultati degli scioperi (questa volta le disposizioni sono state particolarmente severe), i dati che affluiscono direttamente dai Reparti per lo sciopero di 4 ore proclamato dal Consiglio Unitario dei Delegati, al quale ha aderito la sola Fnle-Cgil, sono attendibili e significativi:

Servizi Tecnici      operai  66%  impiegati  24%
Perforazioni          operai   53% impiegati  23%
Laboratori             operai   70% impiegati  40%
Gig (operai + impiegati delle Centrali)       40%

La percentuale totale degli scioperanti è, a quanto ci risulta, tra il 42 ed il 45%. L’ultimo sciopero unitario di due ore, proclamato dalla Flaei-Cisl/Uilsp-Uil/Fnle-Cgil il 14 gennaio 1983 per sostenere la piattaforma sindacale nella trattativa con il Governo, vide a Larderello i seguenti risultati: Ung: scioperanti 46%; Gig: scioperanti 44%. Si può dire quindi che questa volta, pur senza l’adesione della Flaei-Cisl e della Uilsp-Uil, il risultato si colloca agli stessi livelli!
E’ un risultato chiaro, di grande valore. Non sono i “quattro cretini” strumentalizzati dal Pci (o, peggio, disfattisti, massimalisti, criminali…) quelli che hanno scioperato. Sono centinaia di lavoratori, senza tessera sindacale, della Cgil ed anche della Cisl e della Uil. Essi ritengono profondamente sbagliati, sul piano economico e sul piano politico, i provvedimenti del Governo. Sono lavoratori che non accettano le divisioni e la paralisi del sindacato, non vogliono assistere inermi alla fine della democrazia, non vogliono che i loro problemi siano decisi tra quattro o cinque persone: vogliono contare, discutere, decidere, vogliono partecipare.
Che ci sia questa forza grande e combattiva, che essa si manifesti alla luce del sole nonostante i mille tentativi di disgregazione e intimidazione, è un bene per tutti. Per i problemi generali e per quelli della fabbrica che da tempo si evidenziano con preoccupazione (incapacità direzionali, sprechi, perdita di occupazione, appalti indiscriminati, straordinari, favoritismi…). Chi oggi lotta per questioni di giustizia sociale a fianco dei ceti più deboli e dei lavoratori meno protetti, domani lotterà in Fabbrica per il bene e l’interesse di tutti. E per farlo non chiederà il permesso né ai segretari di partito, dei Presidenti del Consiglio, né dei padroni o di qualche Dirigente locale.
Con questa “forza”, con questa classe operaia non vinta, di cui i comunisti sono una parte determinante , ma non isolata e settaria, c’è ancora speranza per migliori condizioni di vita nelle fabbriche e nella società. I lavoratori, anche molti di quelli che oggi non hanno scioperato,  lo sanno. Domani siamo certi che li avremo accanto a noi.

 28. Grande partecipazione allo sciopero generale provinciale (1 marzo 1984)[2]

In una giornata fredda e piovosa Pisa ha visto una delle più grandi manifestazioni operaie degli ultimi anni, in occasione dello sciopero generale provinciale indetto dai Consigli di Fabbrica (e al quale ha aderito la Cgil), per protestare contro il  Decreto Legge del Governo che taglia la scala mobile e per rilanciare, su basi nuove, la trattativa politica per bloccare l’inflazione e aumentare l’occupazione.
Anche a Larderello, nonostante la vicinanza del precedente sciopero, e quindi con un sacrificio innegabile che i lavoratori sono stati chiamati a compiere sul piano economico con 8 ore di mancata retribuzione, la percentuale di adesione complessiva tra operai ed impiegati dell’Enel è stata superiore al 40%.
Gli appelli a non scioperare della Cisl e della Uil, le prese di posizione dei compagni socialisti della Cgil (contrarie alle lotte di questi giorni) si sono ripetuti. Nonostante ciò il movimento di lotta ha tenuto, con risultati di pochissimo inferiori a quelli di analoghi scioperi fatti unitariamente. Segno questo che chi lotta oggi ha costituito l’ossatura fondamentale delle lotte unitarie del passato e che ben poca cosa è stato l’apporto degli altri.
Eppure, Cisl ed Uil hanno in Fabbrica una forza di iscritti superiore a quella della Cgil. Sarebbe davvero interessante poter assistere ad una lotta proclamata dalla sola Cisl o dalla sola Uil (con l’opposizione di una parte dei loro stessi iscritti) per vedere il risultato!
Ciò per far comprendere come sia assurda l’affermazione dei soliti “sapientoni” che stanno dicendo ai quattro venti che lo sciopero della Cgil è fallito! Ma, con loro grande dispiacere, non è così: i compagni ci segnalano con soddisfazione che nei reparti hanno fatto sciopero non soltanto i comunisti, ma iscritti alla Cisl ed alla Uil e lavoratori senza tessera di sindacato e di partito.
E’ da questa nuova unità di base, da queste lotte democratiche che nascerà il futuro sindacato unitario. Ne siamo convinti e lavoriamo per questo obiettivo. Contro ogni tentativo di settarismo, di rottura, di isolamento. Quindi respingiamo con forza gli attacchi strumentali, le deformazioni politiche, l’azione di criminalizzazione che viene fatta, da più parti, contro i nostri militanti. Si, lo diciamo con preoccupazione: serpeggia in fabbrica l’intolleranza contro i comunisti! Si va dalle posizioni becere di qualche Dirigente Enel e di qualche Capo reparto, al distacco dei volantini affissi nelle bacheche, alla sparizione di materiale di propaganda dai tavoli delle portinerie ai vari piani degli Uffici (dove, naturalmente, il materiale di altra provenienza invecchia pacificamente…) e alle intimidazioni.
Si incoraggia il crumiraggio e si sostituiscono i lavoratori in sciopero con “capi” e “capetti” (magari reclutati in Reparti diversi), come nel caso del Cantiere di perforazione VC/11, dove solo la fortuna ha evitato che una “squadra raffazzonata” combinasse l’ennesimo guaio!
Questi atteggiamenti non c’entrano minimamente con l’essere d’accordo o contrari con le posizioni di chi sciopera o con quelle di chi non sciopera. E’ solo un attacco ai lavoratori, a tutti i lavoratori. Da molte parti si vuole dare un colpo definitivo alla classe operaia per “spezzargli le reni” e si approfitta di questo momento di difficoltà e divisioni per attuarlo.
Questi episodi, lo sottoliniamo all’attenzione di tutti i sindacati e del Cud, vanno condannati e respinti. La battaglia sulle cifre, su quanto si guadagna o si perde, non deve far dimenticare l’insidia vera che grava sulle sorti del sindacato e della democrazia italiana. Non sono i 3 o più punti di contingenza che vogliono i padroni, ma la sconfitta del movimento di classe italiano, la sconfitta della prospettiva di una alternativa al sistema di potere attualmente esistente.
Per questo è importante riprendere con forza l’iniziativa unitaria ricercando la massima convergenza tra i sindacati sui temi della giustizia fiscale, dell’occupazione, del rilancio produttivo e degli investimenti, della democrazia sindacale, coinvolgendo operai e tecnici. E’ necessaria una iniziativa di massa che non sia fatta soltanto di scioperi, ma che veda confronti liberi e aperti tra le forze sociali, politiche, istituzionali. E che veda il pronunciamento dei lavoratori.
I comunisti invitano i lavoratori delle fabbriche dell’Alta Valdicecina a continuare la mobilitazione per assicurare una grande partecipazione alla

Manifestazione Nazionale del 24 marzo a Roma

nel pieno del dibattito parlamentare sui “decreti”, durante il quale il Pci sarà fortemente impegnato a farli decadere. Chi sostiene che con l’applicazione dei decreti del Governo i lavoratori ci guadagnano qualcosa, perché non è d’accordo che siano i lavoratori a discutere e decidere?



[1] gc., diffuso a nome Pci, Comitato politico Enel-Larderello.
[2] gc., Pci Comitato politico Enel-Larderello.

domenica 25 giugno 2017

La Guardia Armata di Gerfalco.

    Intorno alla metà di giugno 1944, nei piccoli borghi delle Colline Metallifere, il disfacimento dell'organizzazione della RSI è ormai un fatto compiuto ed irreversibile. Tuttavia, come ha dimostrato il rastrellamento degli uomini del villaggio minerario di Niccioleta, incombe ancora la minaccia di azioni militari e di rappresaglia delle forze armate tedesche, al cui seguito si sono accodati gli elementi più violenti e sanguinari, ancor più esacerbati dalla disfatta, della milizia fascista. Per tali motivi le popolazioni, in accordo con i CLN locali, decisero di costituire delle "Guardie Armate" forti di decine di elementi che, equipaggiate militarmente dalla XXIII bis Brigata Garibaldi operante nel territorio montuoso delle Carline, stabilirono turni di sorveglianza intorno ai rispettivi paesi. "Guardie Armate" (che operarono anche in azioni di guerriglia partigiana), furono formate nei villaggi di Montalcinello (con un servizio notturno di ronda), di Travale, Montieri e Gerfalco e per tali azioni furono considerate emanazione della XXIII bis Brigata e i suoi componenti registrati tra i partigiani combattenti ed i patrioti, come gregari. Della Guardia Armata di Gerfalco fanno parte Gino Baldi, Arduino Barlettai, Dino Salusti e Ido Salusti, i quattro partigiani fucilati dai tedeschi a Castelnuovo di Val di Cecina il 26 giugno 1944, appena tre giorni prima dall'arrivo dei soldati americani. Di fronte al Commissario Prefettizio di Castelnuovo di Val di Cecina, Nello Fusi, che compila l'atto di morte, il maresciallo dei carabinieri, Angelo Faleri, certifica ambiguamente che son deceduti "per ferite di arma da fuoco per fatto di guerra". Un semplice cippo marmoreo ed una targa ricordano l'eccidio:

Al calar della notte
del 26 giugno 1944
tre giorni innanzi
l'agognata liberazione dal nazifascismo
per la quale avevano combattuto
furono qui fucilati
da soldati tedeschi in ritirata
i partigiani
della XXIII bis Brigata Garibaldi
"Guido Boscaglia"
originari di Gerfalco
nel Comune di Montieri

Gino Baldi di anni 41
Arduino Barlettai di anni 29
Dino Salusti di anni 23
Ido Salusti di anni 35

catturati a Gerfalco
in un'azione di rastrellamento
O viandante
non dimenticare gli umili eroi
che immolarono la loro gioventù
per ideali
di pace, giustizia e libertà!
A perenne memoria
il popolo di Castelnuovo V.C.
QMP

1.Gino Baldi

         Nato a Gerfalco nel Comune di Montieri il 26 settembre 1902 da Astolfo e Marianna Banchi, coniugato con Liside Banchi, in virtù delle sue provette qualità di musicante (bombardino) era stato assunto dalla Larderello S.A. come operaio. Sfollato a Gerfalco in attesa del passaggio del fronte, il 1 marzo 1944 entra a far parte della Guardia Armata insediata dal CLN locale sotto la guida di Ottobri Ottobrino di Campiglia Marittima, ed operante, con un organico di oltre 50 uomini armati di moschetto e bombe a mano, a sostegno dell'attività della XXIII bis Brigata Garibaldi "Guido Boscaglia" con il preciso scopo di difendere il paese, le spose, le donne e i bambini da eventuali saccheggi e rappresaglie tedesche. Gino è catturato insieme ad altri quattro compagni in seguito all'ingenuità di una contadina che cade in un banale tranello messo in atto da un numeroso plotone di soldati tedeschi in azione di rastrellamento, poco dopo la metà di giugno 1944, e tradotto, con sosta sul piazzale della fattoria di Fosini (ove è rilasciato un tal Mario Castagna, originario di Castiglion della Pescaia perché trovato senz'armi), a Castelnuovo di Val di Cecina. Rinchiuso, insieme a circa altri 150 rastrellati nel territorio grossetano di Gerfalco, Montieri, Travale e Massa Marittima, nei locali del Dopolavoro fascista (oggi Circolo ARCI). La sera del 25 giugno alle ore 21,30, furono tutti e quattro fucilati in località La Valle poco lungi dalla strada rotabile statale 439 e i colpi d'arma da fuoco vennero chiaramente uditi dalla famiglia Ferri che abitava nel podere omonimo. Appena tre giorni dopo, quelle che erano state le potenti armate tedesche del generale Crisolly e del generale Hecker, la 20 Divisione Luftwaffe e la III Divisione Panzer Grenadier, ripiegheranno verso il Nord e verso l'inevitabile disfatta, ma non prima di lasciare dietro le spalle una nazione devastata e un'amara scia di sangue, frutto del fanatismo e dell'odio. Un anno dopo (25 giugno 1945) fu innalzato nel cimitero di Gerfalco un monumento commemorativo con incisa l'epigrafe:

Ai quattro martiri
che nel giugno 1944
immolarono la vita
vittime della furia tedesca
questa Gerfalco
pone a perenne ardente ricordo

 2.Arduino Barlettai

         Nato a Gerfalco, nel Comune di Montieri, il 18 luglio 1904 da Giuseppe ed Erminia Corsi, residente a Gerfalco, bracciante, sposato con Ilia Milani. Divenuto collaboratore della XXIII bis Brigata Garibaldi il 1 aprile 1944, faceva parte della Guardia Armata come gregario. L'amministrazione comunale di Montieri (GR) gli ha intitolato una strada nel borgo natio.

 3.Dino Salusti
  
         Nato a Gerfalco, nel Comune di Montieri, il 28 settembre 1910 da Angiolino e Giulia Vagheggini, detta Gosta, minatore, residente a Gerfalco. Si era sposato il 4 maggio 1944 con Celsina Azzini. Per celebrare il matrimonio Celsina aveva atteso il ritorno del fratello che, arruolato nella RSI, era fuggito da Firenze rientrando finalmente a casa. Dino e la giovane moglie, dopo essersi nascosti per qualche giorno in campagna nel podere Macchia a Schizzi, erano tornati ad abitare in paese insieme ai genitori di Celsina. Dino si era iscritto il 1 marzo 1944 alla Guardia Armata costituita dal CLN, e come molti altri gerfalchini iniziò a collaborare attivamente facendo i suoi turni di sorveglianza armata, come gregario. Dopo la morte, a suo nome fu intitolata la sezione del Partito Comunista Italiano di Gerfalco. Il cognato di Dino, Amerigo Azzini, che ha vissuto direttamente quei drammatici giorni, ricorda vivamente alcuni particolari:

...alla mia sorella non gli hanno riconosciuto la pensione di vedova perché erano sposati da meno di due mesi. Ebbe invece la misera pensione di guerra, perché fu riconosciuto partigiano. Dino non era iscritto né al fascio né al partito comunista, ma la famiglia era antifascista, e lo sapevano tutti in paese. Dopo la fucilazione furono lasciati in quel campo. I partigiani vennero ad avvisare le famiglie e si pianse tanto! In quattro o cinque s'andò lassù, il paese di Castelnuovo era pieno di polvere, di soldati, di carri armati, e di cavalli, da qualche giorno erano arrivati gli americani. I corpi dei partigiani vennero bruciati sul posto: vicino alle ceneri c'erano ancora il portafoglio, le chiavi di casa, qualche panno e un paio di pantaloni bruciacchiati. Il giorno ci si fermò a mangiare dal fattore Umberto Volpi, la sua moglie, una brava donna, ci conosceva perché originaria di Gerfalco. Ai parenti furono ridate quattro cassettine di ceneri che furono  sepolte nel cimitero di Gerfalco, dov'è il monumento: mia sorella non si è mai risposata, ebbe un modesto impiego come commessa nella cooperativa di Gerfalco ed è morta un anno fa, qui, a Massa Marittima. La disgrazia l'aveva segnata profondamente per tutta la vita.

Io canto per riempire l'attesa:
annodarmi la cuffia,
richiudere la porta di casa,
e non altro ho da fare,

finché risuoni vicino il suo passo,
e insieme camminiamo verso il giorno,
l'uno all'altra narrando di come cantammo
per scacciare la tenebra.

 4.Ido Salusti
  
         Nato a Gerfalco, nel Comune di Montieri, il 27 novembre 1908 da Alceste e Consilia Baldi, manovale minatore, residente a Gerfalco, coniugato con Anselmina Caselli. Era entrato a far parte dei collaboratori della XXIII bis Brigata Garibaldi, il 1 aprile 1944, quale gregario della Guardia Armata del suo paese. Lasciò la moglie e due figli piccolissimi che furono allevati con amore, a costo di immensa fatica, da Anselmina. Infatti, ogni giorno ella si alzava alle ore quattro, per andare alle Lame e prendere due bombole di latte che distribuiva alle famiglie di Gerfalco. Coi proventi del latte e con la pensioncina di guerra tirò avanti, ma alla prematura morte della figlia anche il suo cuore, tanto duramente provato, si spezzò per sempre:

…il vento passa sulle tombe,
la libertà ritornerà.
Ci si dimenticherà di noi

e rientreremo nell’ombra.











Wagner, Cesaria and the hidden waterfalls, and finally a small abandoned cemetery.

On April 2, 1859, Wagner went to Zurich for a day, visiting Wesendonck's home, without trying the least embarrassment. As he kissed the hand of the beloved in the eyes of her husband, he seemed to live in a dream, but everything had become, really unreal. On April 4, in the last record of Mathilde's diary, he translated his sense of dreamless unreality that dissolved in pure imagination: "Where we are, we can not see; Only where we are not our eyes on us. " She only loved the image she had made of her now.
So I wanted to listen to the sweet music of Cesaria Evora, immerse me a bit and flipping between my photographs to find those of a small trip to the "hidden waterfall" and to the small abandoned cemetery, a little farther. So I decided to visit all our "churchyard”, where there is not one of Saints, but on the contrary, as my life extends, many stones and crosses speak softly of friends and friends.




PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI. CAP. 16.


25. Grazie compagni, grazie cittadini! (1983)[1]

I risultati elettorali sono ormai conosciuti da tutti. La Dc è stata sconfitta. E’ stata sconfitta la sua linea politica antioperaia e antipopolare. E’ stato respinto il tentativo di spostare a destra il nostro Paese.
Dal crollo democristiano tutti i partiti minori si sono avvantaggiati; e ciò sarebbe un bene se servisse a dare più autonomia alle forze laiche, finora succubi e fedeli vassalli della Dc
Anche il Msi è andato avanti, specialmente in alcune aree del Sud, e ciò ci dice chiaramente che i guasti e il malgoverno, la corruttela, operati dalla Dc hanno radici non solo economiche, ma ideali e culturali se in tanti italiani, in tanti giovani, permangono concezioni neofasciste, autoritarie e irrazionali.
Il Psi, il partito che ha voluto più di tutti gli altri le elezioni anticipate, non ha ottenuto quello che si riprometteva. Le proposte di Craxi di fare per tre anni un Governo a scatola chiusa con la Dc non è stata premiata. Gli attacchi rivolti al Pci, i tentativi di erodere una fetta consistente dell’elettorato comunista, la crisi artificiosa provocata in giunte di sinistra, la gestione di Ministeri e la spartizione con la Dc di importanti settori economici, finanziari, dei mezzi di comunicazione, non hanno reso i frutti che Craxi si attendeva.
A parere di molti osservatori qualificati ed imparziali il Pci è il vero vincitore di queste elezioni. Ha mantenuto quasi intatta la sua forza – in ciò migliorando il rapporto con la Dc che ha subito una perdita di circa il 6% - in una situazione complessa e nuova.
Esso, il Pci, era il bersaglio di tutte le forze politiche italiane. Era il bersaglio del padronato e dei più importanti organi di stampa; era il bersaglio dei circoli economici del capitalismo mondiale; il bersaglio della mafia e della camorra, della P2 e del terrorismo; il bersaglio della Curia vaticana che non ha perso occasione di scagliare anatemi – se pur in modo indiretto – contro il marxismo ed il comunismo. Le proiezioni “Doxa”, pubblicate il 20 maggio 1983, davano il Pci in perdita del 3,1%, la Dc in crescita dello 0,3%. Tutto ciò nel chiaro intento di orientare l’elettorato in senso anticomunista. Infatti un partito in perdita esercita una minore forza di attrazione sull’elettorato e sui giovani. Ma non è andata così.
Con il 30,8% al Senato (più i voti di alcuni collegi di Napoli e del Molise dove Pci e Psi si sono presentati unitariamente), e il 29,9% alla Camera, il Pci ha sconfitto il centrismo e la Democrazia Cristiana, ha aperto nuovi spazi nel Parlamento per soluzioni di Governo diverse e di transizione e può guardare con maggiore fiducia alla prospettiva di costruire in Italia un blocco di forze progressiste per una alternativa democratica che veda finalmente all’opposizione la Dc.
Tale prospettiva appare ancora lontana e difficile da realizzarsi, tuttavia essa sembra l’unica strada che possa portare davvero l’Italia fuori dalla crisi morale, economica, istituzionale, nella quale 40 anni di governi a maggioranza democristiana l’hanno costretta.
Anche a Castelnuovo di Valdicecina il Pci ha ottenuto un buon risultato (+1,30% nel capoluogo, +0,1% nell’intero Comune), rimanendo oltre il 50% dei voti pur in presenza di continui movimenti nella popolazione e, soprattutto in presenza di una ulteriore diminuzione dei votanti (- 225 dal 1979). La situazione è statica da molti anni e mantenersi, in presenza della crisi demografica, oltre il 50% è senza dubbio un successo. La campagna elettorale ci ha consentito un capillare contatto con la gente. Ha consentito stringere e rinnovare legami di stima, amicizia, militanza con centinaia di compagni, ha consentito un lusinghiero successo nella diffusione e nella sottoscrizione per l’Unità. Nonostante le difficoltà, gran parte dei giovani guarda con fiducia e simpatia al nostro partito. Al di là dei numeri, pur positivi, questi sono forse gli elementi più interessanti per affrontare con coraggio e speranza i problemi della nostra Comunità e per realizzare gli obiettivi politici che abbiamo di fronte: un successo della Festa dell’Unità, un aumento degli iscritti, un rinnovamento e rafforzamento della Sezione, un rafforzamento economico con la sottoscrizione, la presenza viva e combattiva nel movimento di lotta per lo sviluppo e l’occupazione nella Valdicecina, per migliorare e rendere sempre più partecipato il “buon governo comunale”. Grazie, ancora una volta, ai compagni e alle compagne, grazie ai giovani, alle donne, ai cittadini di Castelnuovo che hanno rinnovato, in modo maggioritario, la fiducia al nostro partito. Come sempre, di questa fiducia, cercheremo di farne buon uso.

26. Lettera aperta ai lavoratori dell’Enel-Larderello (22 febbraio 1984)[2]

In questo momento difficile per il sindacato e per i lavoratori ci rivolgiamo, con animo sereno e sgombro da preconcetti ideologici e politici, ai colleghi dell’Enel-Larderello.
Gli avvenimenti odierni erano da tempo nell’aria. Il sindacato tutto stava perdendo l’adesione dei lavoratori per l’involuzione della propria strategia. Piattaforme votate nelle assemblee unitarie venivano smentite e affossate già l’indomani da alcuni dirigenti sindacali; accordi tra le parti sociali, come quello del 22 gennaio 1983, erano il frutto di estenuanti mediazioni dei vertici e imposte ai lavoratori con atti antidemocratici; la democrazia di base, i Consigli dei Delegati, erano svuotati di ogni significato unitario e decisionale; la gestione dei contratti sempre più accentrata ai massimi livelli tagliava fuori i quadri intermedi e di fabbrica. La discussione e il confronto pluralista dentro e tra le Organizzazioni si affievolivano fino ad esaurirsi. Chi esprimeva posizioni che non si collocavano nelle linee mediate dai dirigenti di vertice veniva sempre più spesso emarginato. Ritornavano a far capolino il settarismo e l’intolleranza.
Noi abbiamo fatto dell’unità la nostra bandiera.
Unità tra i lavoratori, unità tra le forze progressiste, unità della sinistra e unità tra i partiti politici democratici per dare una prospettiva più avanzata alla società italiana. Senza l’unità della classe operaia, senza un ampio schieramento di alleanze tra le forze riformatrici non c’è sviluppo democratico, non c’è crescita per i lavoratori. Il capitalismo, i padroni, le forze reazionarie, consoliderebbero sempre di il proprio potere. Conquiste sociali fatte durante anni di lotte e di sacrifici, sarebbero cancellate. Minacce più aperte verrebbero non solo all’occupazione giovanile o al tenore di vita dei pensionati e dei ceti più emarginati, ma al tessuto della democrazia ed anche alla pace, in una folle corsa al riarmo nucleare dentro patti militari sempre più rigidi.
Chi oggi lotta nel nostro paese non può essere criminalizzato. Non lotta solo per protestare contro provvedimenti economici parziali, imposti d’autorità, oscuri nei contenuti e incerti nei risultati: lotta per il futuro, lotta per la speranza del rinnovamento, perché nel sindacato e nella società trionfino valori umani e giusti. Lotta per affermare – indipendentemente dalla tessera che ha in tasca – la crescita, l’autonomia, la dignità dei lavoratori. Lotta per difendere la democrazia.
I Governi passano, le posizioni dei partiti cambiano e si trasformano, le ideologie si alzano nel cielo e tramontano. I problemi dei rapporti tra gli uomini, l’unità dei lavoratori, l’affrancamento di interi popoli dalla miseria e dallo sfruttamento, la ricerca della felicità nella pace e nella giustizia resteranno. Per questi valori la parte migliore della società ha sempre lottato.
Anche noi, con l’umiltà delle nostre idee e persone, ci sentiamo in questa lotta. Non sono quindi solo i 3 punti di contingenza che difendiamo: non lottiamo per far cadere questo Governo. Non lottiamo per una sola bandiera. Non lottiamo contro i compagni e gli amici del sindacato. Chi oggi lotta e protesta lo fa nella convinzione sincera di difendere gli interessi di tutti, anche di chi, confuso e turbato, abbassa la testa: lo fa in primo luogo per salvare il sindacato Unitario. Per questi motivi aderiamo allo sciopero indetto dal Consiglio Unitario dei Delegati di Larderello. I tempi delle verifiche non sono tanto lontani.



[1] gc., in “La Sezione”, 29 giugno 1983. Firmato Pci Sezione di Castelnuovo V.C., diffuso inoltre come volantino a firma gc., Pci Comitato politico Enel-Larderello.
[2] Nell’infuocato clima di polemica, anche all’interno della Fnle-Cgil di Larderello, la lettera fu sottoscritta da tre militanti più rappresentativi: Carlo Groppi, comunista, già Segretario provinciale della Fnle-Cgil, Rodolfo Marconcini, indipendente di sinistra, Segretario del Consiglio unitario dei delegati, Renzo Fedeli, socialista, dirigente sindacale  della Fnle e della Cgil.