venerdì 30 maggio 2014

Dove sei, Carlo?


Ho 76 anni. Sono italiano, amo l’Europa, ma anche il mondo. Il 25 maggio 2014 ho votato per il PD. Il Pci è stato il mio cammino. Negli ultimi venti anni il declino delle “ideologie” m’ha spiazzato, mi sono interrogato sul senso della vita ricercando “valori” più profondi, che ho avvertito aleggiare intorno a me, e, forse non sempre consapevolmente, mi sono elevato alla comprensione del richiamo alla mia coscienza: “Dove sei, Carlo?” Mi sono definitivamente allontanato dal canto delle sirene delle ideologie elevate a dogmi. Sono nel flusso della storia, alla ricerca della verità, della felicità, della solidarietà, dell’amore. Una ricerca infinita, non certo confinata in una ideologia, ma dentro me stesso. Voglio spingermi a ipotizzare una cambiamento epocale per l’Italia, pur all’interno di un pianeta globalizzato, ma profondamente diviso, crudele per miliardi di esseri umani, alla mercé di esigue minoranze, nel quale i migranti e le guerre, rappresentano soltanto le cime degli iceberg, e che difficilmente potranno ottenere giustizia senza utilizzare la violenza. Ma non posso spingermi oltre al prevedere; ho poco tempo ormai per vedere. Eppure già le facce pulite di uomini e donne che si affacciano alla vita politica, e nelle Istituzioni, dentro il mio “partito”, ma, vorrei dire, “al servizio di tutto il nostro popolo”, dunque non solo quelli del PD, mi offrono motivi di speranza. E’ a questa speranza tardiva che ancora mi aggrappo, arditamente timido, offrendo l’incitamento alla ricerca del bene comune, cioè di tutti, e non di una sola parte, a chi ci governa, in basso ed in alto. Oggi i bambini della scuola materna (3 – 6 anni) ci hanno salutato con l’offerta della loro innocenza e fiducia, vorrei potergli lasciare un mondo migliore di come l’abbiamo trovato noi, figli del tragico Novecento.  


mercoledì 28 maggio 2014




AUGURI ALBERTO!

E così il dott. Alberto Ferrini con la sua Lista Civica per il Comune, ha stravinto nei confronti di Amerigo Rossi e della sua Lista Obiettivo Comune, sostenuta dal Partito Democratico e dal Partito della Rifondazione Comunista, apprestandosi dunque al suo secondo mandato (2014 – 2019).

Le elezioni amministrative si sono svolte congiuntamente a quelle Europee, nelle quali in Italia il Partito Democratico ha toccato il 40,8% risultando di gran lunga il primo partito nazionale e distanziando notevolmente tutti gli altri (M5S = 21,1%; Forza Italia Berlusconi = 16,8%).

In questo 40,8% del voto nazionale si distingue la Regione Toscana, vera e propria roccaforte del centro-sinistra, nella quale il Partito Democratico raggiunge  il tetto con il 56,3%! Un risultato impensabile che mi inorgoglisce, perché  in primo luogo riscatta l’immagine negativa dell’Italia di fronte a tutti i popoli d’Europa. L’Italia, cari fratelli europei è questa! Non ha bisogno di ripetizioni! I suoi valori, nonostante tutto, sono profondi e l’Europa, mentre non potrà fare a meno dell’Italia, dovrà aprirsi a favorire il lavoro, l’istruzione, lo stato sociale per bambini e anziani, e collaborare all’integrazione dei popoli migranti, non lasciandoci soli nell’impari lotta dell’accoglienza.

Questo il voto “politico”.

Il voto “amministrativo” comunale non può essere inquadrato in una visione globale, ma deve essere scomposto in centinaia di grandi e piccole realtà comunali, dal Capoluogo regionale Firenze, fino al più piccolo comune, ad esempio quelli di Orciano Pisano e di Monteverdi Marittimo con un numero di votanti  tra i 300 ed i 600.

E man mano che il numero diviene più piccolo anche la connotazione “politica” si frantuma,  basandosi quasi esclusivamente su “canali” di comunicazione locali, spesso non identificandosi con il trend regionale o nazionale, ma identificandosi con questo o quel personaggio di maggior rappresentatività e comunicatività. Nel caso di candidati al secondo o terzo mandato, tale identificazione si basa anche sul giudizio per il lavoro svolto per la propria comunità, attività o nucleo familiare.

Il consenso ottenuto dal candidato sindaco Alberto Ferrini non si discute, avendo ottenuto il 62,67% dei voti validi, cioè un 12% in più rispetto alle elezioni del 2009 e risultando sempre  in testa in tutti e quattro i seggi comunali e nei tre centri urbani del Comune: Castelnuovo di Val di Cecina, seggio 1 con il 66,51%, seggio 2 con il 61,50%; Sasso Pisano, seggio 3 con il 60,00% e Montecastelli Pisano, seggio 4 con il 59,81%. Credo che abbia contribuito in maniera significativa a questo “successo” il candidato vicesindaco Evaristo Nesi, responsabile dei lavori pubblici, sempre visibile e disponibile ad affrontare i problemi degli abitanti. Poche sono le novità di questa lista civica,  che, a mio avviso, ha perduto due elementi importanti: il dottor Ghilli Lorenzo e l’ing. Grassi Nardi Francesco. Altro discorso merita la lista PD-PRC, lista rinnovata per la quasi totalità con molti giovani e donne, tutti candidati di valore ed esperti nei singoli campi professionali, ma che, probabilmente, non è stata capace di sintetizzare ed interpretare le attese della popolazione in un periodo di crisi e profondi cambiamenti sociali, come ben testimonia lo scarto di consensi, negli stessi seggi, tra il voto delle Europee e quello delle Amministrative.

Non nascondo di essere un antagonista sul piano politico di Alberto, ma, allo stesso tempo, un suo amico personale ed un suo ammiratore per il lato artistico e storico che lo contraddistinguono, ed anche per la disponibilità al colloquio ed al confronto. Adesso, dopo il primo mandato, costellato di iniziali velleità per cancellare molti progetti risalenti ai decenni di amministrazioni di sinistra, ed in ciò commettendo anche notevoli errori, avrà davanti a se cinque anni nei quali potrà dar seguito a progetti e concretizzare opere importanti, potendo disporre di una base economica non indifferente grazie alle royaltes della geotermia. Vorrei poter vedere un suo diretto coinvolgimento verso alcuni settori importanti: scuole, anziani e RSA, termalismo al Capoluogo, abbattimento costi energetici, migliorare rapporti tra i “nuovi castelnuovini ed extracomunitari” con il tessuto sociale della nostra Comunità, trovare sinergie con altri soggetti amministrativi locali superando i confini delle ex province per dar vita ad una omogeneità strutturale, ad esempio quella ambientale e geotermica, abbassare per quanto consentito dalla legge il prelievo di ogni tipo di “bolletta” sulle famiglie, favorire le iniziative aziendali e commerciali del territorio e dare con ciò ulteriore possibilità di occupazione ai giovani, “riqualificare”, dare “vivibilità” al Borgo medievale favorendo la presenza di microattività turistiche, artigianali ed artistiche, in più ai molti punti programmatici inseriti nel suo programma elettorale, compreso un costante interscambio di informazioni e proposte con i cittadini.

Spero che l’esigua minoranza consiliare, ma non per questo meno qualificata ed importante, faccia una convinta azione di controllo sugli atti della maggioranza, ma anche di proposta, in modo da poter contribuire al miglior svolgimento possibile della Amministrazione a vantaggio di tutta la popolazione. Ognuno faccia la sua parte, ma sopra a tutti dovrebbe prevalere il BENE COMUNE e la fierezza di essere attori nello stesso progetto di poter realizzare un futuro migliore per la nostra COMUNITA’.  

venerdì 23 maggio 2014

The Crier of Florence.


The Crier of  Florence made its debut in October 1966 and continued monthly until August 1968. At that time its cost was £ 100!! Per copy. It’s office was in the BM Bookshop situated in Via Borgognissanti. Obvioulsly it had the brunt of those furious waters. Notwithstanding, The Crier made its appearance  with its dramatic title  A WALL OF WATER DESTROYS FLORENCE. Ample space was given to damages suffered  above all among the works of art kept in its many museum…Nicolò Mattina ne fu il direttore e l’ideatore. La mia amica Elie Lattes, la preziosa collaboratrice, morta troppo presto, firmò l’editoriale iniziale e mi fece avere l’intera collezione in copia anastatica. E’ dunque grazie ad Elie che nel 2006 conobbi Nicolò e sua moglie, la schiva poetessa Anna, la fedele amica di molte confidenze. Adesso che Nicolò è stato nominato Cavaliere del Lavoro, che ha ricevuto il “fiorino d’oro” della città di Firenze e che ha dato vita a molti importanti avvenimenti culturali, sono fiero di averlo conosciuto e di aver apprezzato il suo lavoro di giornalista già dal 2006. Allora gli scrissi: “…ritengo The Crier una esperienza giornalistica fortemente impegnata, forse unica nel suo genere in Italia, come hanno evidenziato molte illustri personalità del mondo della cultura e della politica nella ricorrenza del 40° anniversario di quei giorni terribili, eppur ricchi di grandi energie solidali, soprattutto da parte dei giovani italiani e stranieri. Erano tempi di sommovimenti  sociali importanti, quelli. Ma la solidarietà per una delle capitali della cultura del mondo, Firenze, toccò forse le vette più alte, diciamo dell’etica civica: la salvezza di un patrimonio che appartiene a nessuno ed a tutti! Ed in questo senso The Crier ebbe un ruolo importante. Inoltre, la rilettura del mensile, purtroppo nei suoi soli tredici numeri, consente oggi di apprezzare altri aspetti, che all’epoca potevano apparite marginali, se non snobistici, quelli del costume, della moda, dell’arte minore, dell’artigianato. Credo che tali aspetti saranno quelli che tramanderanno l’importanza di The Crier a chi vorrà studiare la vita di Firenze nella metà del secolo XX. Ho già espresso a Elie la personale ammirazione per la lucidità, la brillantezza, ed il pathos dei suoi articoli di archeologia e d’arte, ma senz’altro lei, caro dottor Mattina, ha il merito propulsivo dell’iniziativa. Dunque, che dirle di più se non augurarle ancora che il suo impegno continui alacre, in un paese e in un momento storico preda del disimpegno e di una comunicazione effimera, per contribuire a quell’innalzamento della coscienza civile e umanistica nelle giovani generazioni, senza il quale l’Italia difficilmente riuscirà ad uscire dal pantano della politica affaristica e delle lobbyes. Per parte mia, nel mio piccolo e decentrato microcosmo, ho cercato di dare  in quasi cinquant’anni di impegno culturale, politico e social il meglio di me stesso, non me ne pento, no! anzi, ma la delusione è grande…”. 





Iniziai il lavoro vero e proprio, alla Larderello SpA, dopo i 4 anni della Scuola Aziendale, il 22.2.1956 con la qualifica professionale di "manovale di sonda". In pensione, con la qualifica di "tecnico esperto in programmazione", il  31.7.1991.
Mio padre, Renzo, nato il 5.4.1915, l'aveva iniziato, sempre alla Larderello SpA, in data 27.4.1929. In pensione, con la qualifica di "saldatore specializzato", il 31.12.1968.
Prima di noi avevano lavorato, come operai comuni, alla Società Boracifera di Larderello sia mio nonno Dario (nato 1879), che il mio bisnonno Natale, nato nel Granducato di Toscana intorno al 1850.



Giorgio Caproni, il lavoro, la poesia e versi da nano.


Come si fa a parlare della propria vita e del proprio lavoro…Quand’ho detto che sono nato a Castelnuovo di Val di Cecina, in Toscana, in una data incerta, infine fissata al 3 settembre 1938 e che dalla nascita fino ad oggi ho sempre vissuto nel luogo natio ed aver studiato e lavorato nel grande centro industriale di Larderello, a soli quattro chilometri di distanza, dal settembre 1951 al luglio 1991  e di avere moglie, due figlie e due nipoti, mi par d’aver detto tutto, e nulla. Una vita infatti o la si riassume nei dati anagrafici, più gli altri documenti di rito, o la si monta in un romanzo (ad averne voglia e genio: che chiunque ha materia per scrivere le proprie Confessioni), o, come ho fatto io, la si vive, e zitti. Non mi sono mai sognato, questo posso dirlo, di far “lo scrittore”. Non ho mai fatto il poeta di professione. Non ho mai capito come lo si possa fare, giacché ho sempre pensato, in genere, che l’essere poeti sia, prima di tutto, una qualità fisiologica, non commerciabile, come l’aver un naso camuso, o a balloccia, o aquilino. Una qualità che non dipende – secondo le leggi della natura – da noi. Scherzi a parte, ammetto l’intervento della volontà sulla voglia di far poesia, non importa se piccola o grande. Giacché l’unico lavoro da me concepibile nella direzione della poesia (non esercitata per lucro: starei fresco) mi par che rimanga quello, fondamentale ed eterno, riassumibile nella primordiale fatica, da parte di ogni poeta che si reputi nato tale, di diventarlo davvero; cioè di tentare con tutte le proprie forze (istinto e cultura associati) di scoprire la propria anima vera  fra le varie anime posticce, o fantasmi di anime, suscitate dalla suggestione: che è come dire di scoprire la propria vera intima natura, e infine il modo più approssimato possibile (la poesia è sempre e soltanto approssimazione) per esprimere tale intima essenza (non importa se di gigante o di nano, ripeto) con sincerità. Nel mettere insieme questo post, nato dal ritrovamento del mio Libretto di Lavoro, ho largamente attinto ad uno scritto di Giorgio Caproni (un poeta che più di altri amo) che risale al 1966, e che ha guidato la mia riflessione sulla poesia, incitandomi a comporre versi da nano!

giovedì 22 maggio 2014



Elezioni europee, 25 maggio 2014.


Da tanto tempo non seguo più la “politica” e credo, in questi ultimi 20 anni, di non aver mai letto l’editoriale di uno dei giornali italiani. Sono un po’ scettico e disimpegnato, alla Longanesi, tanto per capirci, ma non un qualunquista. Mi sento “italiano” anche se potrei vivere in molte altre nazioni, soprattutto europeo per le radici, e amo la mia “piccola patria”, la terra dove sono nato e dove per generazioni hanno faticato i miei umili progenitori, boscaioli, scorzatori, calzolai, operai, e dove ho messo su famiglia. Ci sono cresciuto, sono stato un “partitante” comunista, poi sindacalista e pubblico amministratore, infine accolto, nonostante il poco studio, in prestigiose Accademie e nominato dirigente di una Fondazione bancaria per dodici anni. Ho scritto numerosi  libri, di storia locale, poesie e racconti e ancora ne ho in preparazione. Sono iscritto al PD, all’ANPI, al Chiassino, alla Pro Loco ed alla Misericordia. Tra due giorni, in concomitanza con le Elezioni Europee si voterà nel mio comune per il rinnovo degli Organi amministrativi: sindaco e giunta. Dal  luglio 1944 fino al 2009 il Comune è stato governato da liste di “sinistra”, con il Partito Comunista come forza maggioritaria. Lentamente il tessuto produttivo e sociale ha subito profonde trasformazioni, passando dai circa 5000 abitanti ai circa 2300 attuali; già nel 1990, come candidato a Sindaco, ottenni una maggioranza risicata di una cinquantina di voti…segno inequivocabile di  un elettorato diviso a metà che s’è mantenuto tale. L’opposizione nei miei confronti fu fortissima. Nel 2009, per la prima volta, fu eletto un sindaco di una lista civica di “centro-destra”. Sono stati cinque anni molto difficili e di grandi cambiamenti in tutto il territorio: soprattutto per la fine di storiche maggioranze di sinistra a Volterra, Pomarance, Monterotondo Marittimo, Casole d’Elsa…e Castelnuovo di Val di Cecina. I nuovi amministratori son partiti per dare un segno evidente del cambiamento, in primo luogo cercando di cancellare molti progetti delle amministrazioni precedenti. Non solo quelli inutili o sbagliati, ma anche quelli buoni. Al loro posto hanno puntato si progetti non sempre giusti, altri innovativi (alcuni assai apprezzati dalla popolazione), ed altri ancora lasciati in eredità dalla amministrazione di sinistra. Si potrebbero fare molti esempi. Personalmente ho apprezzato il rapporto umano instaurato con il sindaco, vicesindaco ed altri assessori e consiglieri, sempre aperti al dialogo ed al confronto, pur sapendo da che parte stavo. Per me è stato l’aspetto più gratificante. Questa volta non so bene come andrà a finire. Il governo non solo logora chi non ce l’ha, ma anche chi ce l’ha. Il risultato è assai incerto. Per fare una previsione mi mancano i dati sul movimento della popolazione: i morti e i nuovi iscritti al voto, quelli trasferitisi da fuori e quelli emigrati…il tutto in un quadro complessivo di diffuso senso di antipolitica verso l’Europa e verso la classe dirigente italiana. In quanti voteranno? C’è molta apatia. Basta osservare i tabelloni predisposti per la propaganda elettorale per avvertire un senso di “vuoto”. Vuoto che non è stato colmato in due mesi di riunioni e diffusione di programmi, naturalmente quasi esclusivamente incentrati su aspetti locali. Sarà interessante registrare l’andamento del voto Europeo e quello locale. Sarà  per molti un non voto? Oppure un voto disgiunto? Si sarà esaurita l’onda lunga del berlusconismo che nel 2009 soffiò sulle Colline Metallifere Toscane? O resterà qualche isola che, magari torto collo, dovrà uscire dall’isolamento e programmare il futuro su un’area territoriale di segno opposto? Abbiamo un’unica consolazione: in Italia non ci  annoieremo mai!   

mercoledì 21 maggio 2014

I fiori della scarpata della strada! Stasera, ore 18-20, Castelnuovo di Val di Cecina.














18 maggio 2014. Prima Comunione di Bereket. Una bella squadretta, una magnifica giornata.

venerdì 16 maggio 2014

Ricordi e la Prima Comunione.

Domenica 18 maggio 2014 il mio amato nipotino, Bereket, farà la sua Prima Comunione. Un evento solenne e significativo per la sua vita, come lo fu per la mia. Gli faremo una bella festa, con tutto il bene che gli vogliamo. Tre piccoli avvenimenti hanno fatto riemergere ricordi e sensazioni lontane: la vista della fotografia della Prima Comunione dei miei cugini Galeazzo e Alma,  alla fine degli anni ’40; il fatto di aver incontrato proprio stasera Galeazzo, che due anni più grande di me mi ha ricordato di quando veniva con suo padre, treccone, al podere Carbonciolo, ed in particolare di un evento che poteva esser tragico allorché la scheggia di una bomba sganciata da un aereo inglese, nel giugno 1944, ci sfiorò sull’aia del podere; e, di seguito, altri particolari di persone a me care, e di stanze, campicelli appena sfiorati dai denti di erpici cortissimi o piccole coltrine, e del grano che si segava basso basso con spighe magrissime, com’era magra la terra di quei campi sassosi, e che noi abitavamo solo per avere un numeroso gregge di pecore…e del focarile piccolo, tanto che non ci si poteva stare a veglia, e della fonte nel fosso, ecc. ecc. facendomi comprendere come la prima parte della mia vita sia ancora oggi avvolta nel mistero e di come, una sola fotografia, se ci fosse stata, avrebbe potuto squarciarlo e illuminarlo. La prima fotografia, molto tardiva, che possiedo è proprio quella della mia Prima Comunione! Ritengo scattata nel maggio  1948 o 1949, ma non conosco la data precisa perché nessuna informazione sono riuscito ad avere dal prete della mia parrocchia. Fu una festicciola, tutta familiare, tra tre persone, mia nonna, mio padre e me! Mio nonno paterno era o gravemente ammalato e in fin di vita, oppure morto da poco. Allora non frequentavo ancora la casa delle mie cugine, anche se molte volte loro venivano a dormire da noi e a consolare la mia tristezza, dato che un a parte della famiglia mi mancava, cioè mia sorella di tre anni più piccola e mia madre con tutto il ramo materno e parentale di zie e zii. Infatti,  a metà dell’anno 1943 i miei genitori si erano separati legalmente e vivevano non nello stesso luogo, ed io, dopo avevo compiuto per istinto la drammatica scelta di abbandonare mia madre e andare a vivere con mio padre. Non credo di aver ricevuto regali di sorta, e una sola fotografia scattata da un fotografo professionista venuto in paese da Firenze,  per l’occasione. Ma, del tutto inaspettatamente, mentre dalla chiesa, dopo la cerimonia, ritornavo a casa, nel borgo, incontrai un uomo, forse amico del mio babbo, o un giocatore di carte,

un forestiero, operaio di una ditta edile, che fermandomi prese dal portafoglio una banconota da 1000 lire, immensa, e me la regalò! Si chiamava Sganga. Queste mille lire non andarono, per mia fortuna, ad alimentare il magro bilancio della famiglia, ma servirono ad alimentare i sogni di un bambino. Metto la foto e una piccola poesia, per Bereket e per Sganga.



Sganga

Forse perché suonava la fisarmonica
era amico di mio padre:
ora sarà morto anche lui.

Ha l’età per morire
senza soffrire la solitudine estrema.

Il giorno della prima Comunione
mi regalò mille lire!

Da dove veniva? Dove andava?
Nessuno l’ha mai saputo.

Ed io con quel foglione
quel po’ d’amore improvviso e muto,
mi feci l’intera stagione
d’ascari con Masino,
Beppe Caca e Giulione!

domenica 11 maggio 2014





Ritratto liberamente ispirato alla figura di Norma Parenti.

Teatro del ciliegio
10 maggio 2014, Monterotondo Marittimo (GR).

Per la regia di Fernando Giobbi e la recitazione di Chiara Migliorini del “Lotus- Teatro Danza” di Piombino, è andato in scena, ieri sera, il dramma ispirato alla vita di Norma Parenti, eroina della Resistenza al nazifascismo, medaglia d’oro al valor militare alla memoria. Norma era nata nel 1921 a Monterotondo Marittimo e fu uccisa nella notte del 23 giugno 1944 a Massa Marittima.
Si è trattato di un’opera originale, basata su un monologo, e un semplice suggestivo allestimento scenico arricchito da un sapiente gioco di luci e sottofondi musicali, mai eccessivamente invasivi.
Tale semplicità ed essenzialità di sottolineare i passaggi fondamentali della breve vita di Norma, non si deve intendere come una  serie di flash-back biografici, ma una immersione nella precoce presa di coscienza della protagonista, verso se stessa e verso gli avvenimenti storici che la circondavano. La sua irruente nativa vitalità e determinazione, che precocemente ne avevano delineato una personalità libera e ribelle, diciamo pure di rottura verso le convenzioni e il conformismo, non ne avevano però alterato i tratti profondi di una fede religiosa improntata alla solidarietà, alla carità, ed alla pietà, sentimenti questi che la porteranno al gesto estremo di infrangere la legge dei fascisti e nazisti, dando la sepoltura ad un giovane partigiamo “Boscaglia”,

oltraggiato dai suoi carnefici come monito alla popolazione massetana. Questo motivo, insieme ad una palese avversione ideologica al fascismo ed alla collaborazione con le Brigate partigiane che operavano nel territorio, nonché ad una probabile vendetta di uno dei capi dei fascisti locali, noto per le sue attenzioni  morbose verso Norma, e da lei sprezzantemente respinto, la porteranno alle tragiche torture che precedettero la sua morte, poche ore prima dell’arrivo a Massa Marittima delle truppe americane liberatrici. L’intensità crescente dell’avversione al fascismo, forse espressa con un tono eccessivamente ideologico da una attrice generosa e pienamente calata nel suo personaggio, si alterna nel dramma a momenti di puro lirismo, che fanno di quest’opera un’opera d’arte, che oltrepassa i limiti di una rappresentazione datata, ma si proietta  nel tempo e, vorrei aggiungere, nel mito. Grazie Fernando, grazie Chiara per questo meraviglioso spettacolo! 

martedì 6 maggio 2014



La guerra dei Turcomanni.




Ho preso dallo scaffale un libriccino, quasi a caso, per leggerlo nell’ora di attesa della mia nipotina al corso di nuoto nella piscina geotermica di Larderello: La guerra dei turcomanni  di Arthur de Gobineau, dell’anno 1875. Il primo uscito nella Biblioteca Blù di Franco Maria Ricci,  nel mese di marzo 1973, già alla seconda edizione: costava 1500 lire. L’ho letto tutto – appena 64 pagine - facendo grandi solitarie risate! Vi si narra l’odissea di un soldato iraniano, un dimenticato gioiello del grande scrittore che qualcuno definì “l’uguale dei più grandi” e che Jean Prevost lo pose accanto a Stendhal. Al frontespizio ho trovato una mia scritta a lapis: “Letto il 16/7/1973, interessante!” sulla quale ci sarebbe da riflettere, ma soprattutto m’ha sorpreso una sottolineatura marcata, sempre a lapis, nel testo a pagina 43: “…Le donne sono cattive dappertutto: quelle erano atroci.”  Chissà  perché sottolineai questa frase? Non avevo la mamma, ero un marito amato, avevo due figlie incantevoli…una suocera affezionata e una nonna quasi novantenne ancora arzilla e simpatica…Non me lo spiego. Dal libro ho cavato addirittura quattro proverbi e modi di dire, e lo consiglio a chi vuol fuggire dalla vacuità dei bestseller.

domenica 4 maggio 2014












La bellezza delle piccole cose.

Chiudo la settimana in modo positivo. Stamattina sono andato a Larderello a fotografare l’esterno della chiesa  capolavoro di Giovanni Michelucci. Stava uscendo la messa e ho avuto la gioia di incontrare alcuni amici, tra i quali, il più caro, Mario Nati, mio compagno delle scuole aziendali e poi collega di lavoro. Abbiamo molte belle storie in comune…di lavoro, d’amori, di passione sindacale, di sport e di una strana corrispondenza che intrattenemmo congiuntamente, fingendoci una sola persona, con una sconosciuta alterando nome e indirizzo, e che fu, per me, incipit di un percorso emozionante. Certo, siamo invecchiati, parliamo dei nostri nipotini, il mio farà la prima comunione il 18, anche la mia! Allora hanno la stessa età, si dieci anni. Però la mia abita lontano, vabbè verrà a Larderello per la seconda. Ed io ne ho anche un altro, una bimba, che farà il compleanno il 7, è meravigliosa. Siamo felici nonostante molti dolori, rimasti amici tra le burrasche della vita, ed in ciò onoriamo la memoria dei nostri padri, anch’essi amici! Si, di Renzo e Maso, mi par di vederli…Incontro anche una amica, ha la chitarra sulle spalle, viene dalla messa, e ci salutiamo parlando di storia della Resistenza, e un po’ anche di noi. Ci stimiamo a vicenda, forse lei mi stima immeritatamente, ma a me fa piacere ascoltare qualche complimento. Gli prometto qualcosa, che adesso non ricordo, ma stanotte mi tornerà a mente, di sicuro. Fotografo anche il mosaico del madonnino al Bivio di Giambino, è firmato dall'artista volterrano Mino Rosi come quelli di Serrazzano e Montecerboli. Infine, nel pomeriggio, passeggiata lungo la valle del Pavone, tra i piccoli fiori selvatici, le grandi querce e le acque spumeggianti. E la prossima settimana? Molti impegni leggo sulla lavagnetta appesa alla mia sinistra: il 7, compleanno di Yobdar (il 6°); l’8 a Siena; il 10 ore 17 al film “Quartet”  ed alle ore 21,15 al Teatro del Ciliegio di Monterotondo per lo spettacolo teatrale “Io sono qui”, messo in scena dalla Compagnia Lotus-Teatrodanza di Chiara Migliorini e Fernando Giobbi, liberamente ispirato alla figura di Norma Parenti; infine l’11, domenica, ore 17 alla Biblioteca Comunale di Castelnuovo apertura della mostra  di fotografie d’epoca “Compagni di scuola” e non solo: feste di paese, personaggi musica, allestita dall’Associazione culturale Il Chiassino. Le foto si potranno richiedere e ordinare…ci sarà materiale per il Museo dell’Innocenza! Per fortuna, ci sono le “piccole cose” a donarci serenità a amore. 

sabato 3 maggio 2014

Poesia e/è Resistenza.
E viceversa.


Il distico riunisce la sintesi dell’incontro di ieri sera presso l’Oratorio della Parrocchia di Montecerboli tra un gruppetto di amici, nel quale ho parlato, per la prima volta in “pubblico”, della mia attività letteraria e, principalmente, della poesia. Eravamo soltanto in sei…e Renzo, uno degli organizzatori,  un po’ amareggiato per la scarsità dei presenti (dovuta, solo in parte, alla serata di pioggia intensa), ha preso atto che dopo vent’anni di attività culturale, il numero dei partecipanti s’è così ridotto che ormai è sufficiente l’assenza di due o tre persone per impedirne l’effettuazione. Però l’incontro è stato per me gratificante (per le domande poste e l’effetto dei presenti) e interessante, dato che Andrea, credo per la prima volta, ha estratto di tasca quattro foglietti scritti a mano con alcune “sue” poesie! Una vera sorpresa, per la bellezza dei versi e i temi. Ho portato loro in dono il mio saggio sulle vicende di tre partigiani sardi, caduti in combattimento o fucilati a seguito di combattimento, dai nazifascisti nel giugno 1944, due a Castelnuovo di Val di Cecina ed uno a Monterotondo Marittimo: Francesco Piredda, Vittorio Vargiu e Alfredo Gallistru. Il libriccino è stato stampato dal Comune di Castelnuovo di Val di Cecina ed il Sindaco, mio amico, Alberto Ferrini,  vi ha inserito una pregnante premessa. Nel testo compaiono anche  testimonianze di Mauro Tanzini e Luigi Cheli (partigiani della “Banda Camicia Rossa”) e di Onorio Gallistru (fratello di Alfredo, medaglia d’argento al valor militare alla memoria). Questo libriccino non è in commercio ma sarà distribuito a cura dell’Amministrazione Comunale, alla quale si potrà richiedere.