lunedì 11 dicembre 2017



PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI.
CAP. 60.

Per lo sviluppo della geotermia[1]

         Alla ripresa dell’attività sindacale, dopo la pausa delle ferie e dopo i lavori del Comitato direttivo Fnle-Cgil di Larderello tenutosi il 28 agosto 1979, voglio brevemente riassumere i principali problemi che saranno all’attenzione dei lavoratori dei Comprensori geotermici e delle forze sindacali e sociali nei prossimi mesi.
         E’ senz’altro pregiudiziale per la soluzione dell’intreccio di questioni riguardanti non solo direttamente i lavoratori geotermici, ma l’ulteriore sviluppo territoriale di vaste aree dell’Italia Centro-Meridionale, che vada avanti e si realizzi una nuova politica energetica basata sul completo e razionale sfruttamento delle energie rinnovabili e di quelle geotermiche.
         I programmi dell’Enel, dell’Eni, del Cnr e degli Enti Locali sulla geotermia testimoniano un approccio nuovo, per volontà politica e operatività, che va rapidamente verificato e, se possibile, stimolato, per superare incertezze, tempi morti e le ancora palesi resistenze che, con diverse motivazioni, si incontrano a livello scientifico  e manageriale. Le relazioni del Presidente dell’Enel, ing. Corbellini, e quella del prof. Luigi Paris, illustrate nel Convegno Nazionale di Siena del 28 e 29 giugno 1979, rappresentano il punto più alto e positivo raggiunto dall’Enel per una nuova politica geotermica per il prossimo decennio. Occorre adesso tradurre in pratica questa nuova linea politico-industriale.
         Noi pensiamo che la “geotermia unita”, nel senso di avere in comune, a qualsiasi livello decisionale, una figura di coordinatore responsabile, sia una soluzione valida e rispondente agli interessi locali e nazionali. Non ci innamoriamo però  delle formule e nemmeno delle nostre idee. Lottiamo e vogliamo lo sviluppo e su un programma reale di sviluppo siamo disponibili a trovare un accordo. Ribadiamo pertanto il principio  che non tanto le formule organizzative sono utili allo sviluppo ulteriore della geotermia, quanto gli impegni concreti, verificabili, le volontà politiche, lo sforzo pieno e qualificato nella ricerca e nella produzione, per lo sfruttamento completo del potenziale installato e la realizzazione del Piano decennale. Noi pensiamo altresì che questa fase di progresso che si apre per la geotermia non possa essere diretta dagli stessi uomini che pochi anni or sono avevano avviato la sua emarginazione. Non è certo per caso che in sedici anni di nazionalizzazione non si sia verificato l’aumento di un solo Kwh geotermico mentre ciò era possibile con l’entrata in produzione della nuova centrale Radicondoli 2.
         Rinnoviamo pertanto un pressante invito alla Direzione Generale dell’Enel per presentare ai sindacati il piano operativo definitivo, in modo da poter superare una pericolosa stasi presente in ogni ambiente che si occupa di geotermia, non perdendo altro tempo prezioso e mettendo immediatamente all’opera le tante energie di volontà, serietà e intelligenza che, a tutti i livelli, sono presenti a Larderello, a Pisa e nelle altre sedi geotermiche.
         Allo sviluppo nazionale della ricerca e della produzione geotermica è legato lo sviluppo dell’occupazione e delle aree territoriali. Larderello e le aree geotermiche produttive rappresentano ancora non solo gli esempi storici e le aggregazioni di uomini e mezzi più rilevanti, ma costituiscono campi di ulteriore esplorazione e sperimentazione per lo sviluppo generale integrato delle risorse endogene. Recenti ritrovamenti  di vapore, le temperature registrate di circa 400 °C. in rocce secche, segnali positivi dall’alimentazione artificiale dei vecchi bacini, riscaldamento di ambienti civili e serre, ci schiudono un futuro promettente. Certo, tutto ciò deve essere sostenuto da una “rinascita” di volontà e di interessi che abbracci non solo le Direzioni Aziendali, ma tutti i lavoratori.
         Il posto di lavoro che, quasi ritualmente e con residui di discriminazioni protettive, oggi si apre ai giovani delle nostre zone, la sostanziale democrazia che c’è sul Reparto, il buon trattamento economico e normativo (anche se rimangono aperte giustificate vertenze settoriali) ribadito dal recente rinnovo contrattuale, non devono portare al lassismo, alla ricerca e mantenimento del privilegio, quale esso sia, e alla sottovalutazione del problema che lo sviluppo è legato non solo alla disponibilità di risorse materiali, ma alla produttività del lavoro ed alla sua sempre migliore qualità.
         Noi appoggiamo e richiediamo uno sviluppo scientifico-tecnologico all’interno dei nostri impianti, in particolare mi riferisco alle problematiche aperte con l’introduzione delle “sale termiche” e dei “telecomandi” nelle centrali geotermoelettriche e all’ammodernamento dei macchinari, nonché a più radicali azioni di ristrutturazione e decentramento. Vediamo in futuro un ruolo ed un livello professionale sempre più elevati per i lavoratori ed anche minori rischi, fatica, nocività, con un più marcato recupero di partecipazione alla vita sociale. Tuttavia abbiamo presenti problemi più generali che riguardano i territori e l’occupazione complessiva che non potrà diminuire senza innescare reazioni negative a catena che ci riporterebbero alla degradazione socio-economica degli anni ’60. Per questo occorre avere chiaro il quadro generale della geotermia, l’armonico insieme che deve legare la produzione con la manutenzione e queste con la ricerca e la perforazione e le altre attività di uso plurimo nei settori non elettrici.
         In ultimo, ma non perché rivesta meno importanza, vorrei accennare proprio allo sviluppo plurimo della geotermia, intesa nella sua espressione più comune di “calore”.  Anacronistiche sembrano le preclusioni ancora poste dall’Enel sull’utilizzo di risorse non sfruttabili per fini elettrici (come, ad esempio, il pozzo Travale 21) ed i ritardi di una legislazione che data ormai mezzo secolo, ma non sono da tacere ritardi operativi, di coordinamento e di programmazione di altri Enti e soggetti.  In ciò influisce probabilmente la sostanziale mancanza di disoccupazione, la disaggregazione territoriale, gli sbocchi più facili e redditizi del lavoro, quali elementi che frenano il decollo di queste attività. Tuttavia la stasi del “Progetto Amiata” o le difficoltà di una piccola Cooperativa di giovani (“Ortofiore”), testimoniano una mancanza di volontà politica, di credibilità generalizzata che a lungo termine pagheremo tutti.
         La preannunciata “giornata di lotta”, con occupazione di terre, sull’Amiata, prevista per il prossimo settembre, non dovrà rimanere un fatto isolato ed episodico. Non è questo un campanello d’allarme per quel fenomeno dilagante nella nostra società, che è l’apatia, il distacco di larghe masse dalla politica e dalle Istituzioni, fenomeni ai quali diciamo tutti, ormai da molto tempo, di voler e saper rispondere, mentre tacciamo e coltiviamo i nostri piccoli orticelli di potere e di rappresentanza?



[1] L’articolo si basa su un saggio dts. inedito di gc. (1979) dal titolo “Appunti documentativi delle attività connesse allo sfruttamento dell’energia geotermica”, pp. 46.

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