PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI.
CAP. XI
16. A tutti
i compagni, ai giovani, agli elettori comunisti (12 maggio 1972)[1]
La Segreteria del Pci di Castelnuovo,
riunita il 12 maggio 1972 per l’esame dei risultati elettorali, rivolge a tutti
i compagni, ai giovani, alle donne, agli elettori comunisti, il profondo
ringraziamento per l’attività svolta, per il clima di entusiasmo e di simpatia
che ha accompagnato il lavoro di propaganda, per la riconferma della fiducia
alla politica del Partito con un voto comunista.
E’ stata una campagna elettorale
combattuta, difficile e nulla è stato risparmiato contro il nostro Partito: la
calunnia, l’intimidazione, il ricatto del lavoro. L’intervento abusivo della
gerarchia religiosa, lo sforzo per incoraggiare coloro che in ogni modo
volevano rosicchiare qualcosa ai comunisti: ogni risorsa è stata utilizzata per
cercare di intaccare la nostra forza. Abbiamo risposto in modo deciso e serio
non cadendo nella trappola delle provocazioni e ricercando sempre il contatto
umano, la discussione aperta con tutti i cittadini, compresi gli elettori
cattolici, convinti come siamo che non esiste nessuna incompatibilità tra fede
religiosa e lotta per un mondo liberato dallo sfruttamento capitalistico,
dall’ignoranza e dalla guerra.
Non abbiamo chiesto a nessuno di
rinunciare alle proprie idee religiose, ma bensì di applicare alla situazione
attuale lo spirito evangelico per la trasformazione della società, per la
liberazione dell’uomo e la vittoria dei più alti valori morali. I giovani, con
la loro intelligenza critica e aperta, con la loro ansia di perfezione, hanno votato
in massa per il Pci vedendo in questo partito l’unica grande forza impegnata
nel rinnovamento della società. A questi giovani, a queste ragazze, noi
chiediamo oggi di andare avanti. Il voto è un momento della lotta politica,
nomento importante, ma che si compie soltanto ogni cinque anni. L’impegno, la
lotta dei comunisti si fa giorno per giorno, spesso con una attività oscura,
semplice, priva di gratificazioni. Per farla sempre più rispondente alle
esigenze del nostro tempo il Partito chiama i giovani nelle proprie file,
nell’organizzazione di classe, nella milizia rivoluzionaria del Partito comunista
italiano.
17.
A chi serve? (18 maggio 1972)[2]
L’uccisione
del Commissario Luigi Calabresi ci riempie di costernazione e di orrore.
Abbiamo sempre espresso chiaramente le nostre perplessità sull’operato di
Calabresi in occasione delle indagini sulla strage di Piazza Fontana e sul
“suicidio” di Pinelli. Ma condanniamo la sua uccisione come un delitto
terribile la cui matrice, indipendentemente dal colore in cui si dipingono
esecutori e mandanti, è chiaramente reazionaria.
Noi comunisti condanniamo ogni gesto di violenza
individuale. Le armi dei comunisti italiani restano l’unità delle masse, la lotta
non violenta, l’azione nel Parlamento e nelle Assemblee elettive. Noi crediamo
possibile avanzare al socialismo nell’ordine, nella tolleranza e nel rispetto
della persona umana.
Questi gesti sono estranei al costume dei comunisti e
sono stati sempre respinti, in passato, sia da Marx, da Lenin, Gramsci e Mao Tse
Toung.
Come al solito “La Nazione” e i giornali del padronato
piangono lacrime di coccodrillo cercando di attizzare una campagna contro i
comunisti. Per questa gente ogni occasione è buona per mettere confusione tra i
lavoratori e fare anticomunismo. Essi non hanno mai dedicato la prima pagina
alle vittime della repressione borghese: ai Ceccanti, Serantini, Rossi, Farioli,
Tondelli, ai tanti compagni oscuri perseguitati e condannati ingiustamente.
In questo momento difficile chiamiamo alla vigilanza
più attenta tutti i compagni affinché ogni provocazione sia fermamente respinta
e sia fatta piena luce sul delitto Calabresi, sulla strage di Milano e sulla
morte di Feltrinelli, attraverso una seria ed efficiente inchiesta parlamentare.
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