Charcot.
Nel pomeriggio sono
andato a trovare Roberto Marmelli, scultore, nel suo studio in via Borgo Lisci
87 a Saline di Volterra. Marmelli è un artista di notevole talento creativo, lo
conosco da molti anni, ma solo da poco
tempo ho scoperto i suoi lavori. La prima volta che entrai nello studio
notai un “oggetto” negletto, posato
quasi a terra dietro la porta di ingresso, mi colpì, più dell’espressione
artistica, la scritta CHARCOT.
Gli chiesi delle
spiegazioni e Marmelli mi disse che il lavoro servì per illustrare la copertina
di un CD musicale di un gruppo rock volterrano. A lui non piaceva molto la
musica rock e quei suoni gli riportarono alla mente i racconti di suo padre,
infermiere all’Ospedale Psichiatrico di Volterra, il famoso “manicomio” che
nacque nel 1884 come “Ricovero di mendicità” e si ampliò nel 1888 con una
sezione di dementi tranquilli della provincia di Pisa. Nella prima metà del
Novecento l’Istituzione manicomiale assunse proporzioni sempre più grandi, fino ad ospitare diverse migliaia di
pazienti, uomini e donne, in numerosi “padiglioni”, compresi quelli della “sezione criminale” nel famoso
padiglione dedicato a Enrico Ferri (1856-1929), giurista e parlamentare esperto
di problemi legati alla criminalità.
Sottostante il “Ferri” si trovava l’edificio ove lavorava il padre di Roberto,
il padiglione “Charcot”.
Avevo letto da poco un
libro, molto interessante, che parlava appunto del dottor Charcot, direttore a
cavallo tra ‘800 e ‘900 del più grande frenocomio femminile d’Europa situato
nel centro di Parigi, e della sua strana relazione con una paziente, la cui
vita si intrecciò con quella di Marie Curie. Alle mie nuove domande Marmelli mi
ha risposto che la sua opera vuol
raffigurare l’aspetto del reparto
Charcot, nel cui salone si trovava un tavolo molto lungo e intorno a questo
tavolo i pazienti giravano all’infinito cantilenando una nenia ossessiva, erano
tanti, ma ognuno era solo nella sua pazzia, fino a quando gli infermieri non li
interrompevano. Le figurette scolpite vogliono rappresentare la sofferenza
delle persone. La doratura del manufatto vuol rappresentare invece una esistenza che non esiste, cioè il
contrario della condizione dei dementi. Tutti i materiali sono però poveri,
legno, plastilina e metallo.
Ho scattato alcune
fotografie, pensando ad un uso illustrativo per un mio breve saggio che uscirà
nel prossimo mese di giugno 2018.
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