domenica 25 giugno 2017



PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI. CAP. 16.


25. Grazie compagni, grazie cittadini! (1983)[1]

I risultati elettorali sono ormai conosciuti da tutti. La Dc è stata sconfitta. E’ stata sconfitta la sua linea politica antioperaia e antipopolare. E’ stato respinto il tentativo di spostare a destra il nostro Paese.
Dal crollo democristiano tutti i partiti minori si sono avvantaggiati; e ciò sarebbe un bene se servisse a dare più autonomia alle forze laiche, finora succubi e fedeli vassalli della Dc
Anche il Msi è andato avanti, specialmente in alcune aree del Sud, e ciò ci dice chiaramente che i guasti e il malgoverno, la corruttela, operati dalla Dc hanno radici non solo economiche, ma ideali e culturali se in tanti italiani, in tanti giovani, permangono concezioni neofasciste, autoritarie e irrazionali.
Il Psi, il partito che ha voluto più di tutti gli altri le elezioni anticipate, non ha ottenuto quello che si riprometteva. Le proposte di Craxi di fare per tre anni un Governo a scatola chiusa con la Dc non è stata premiata. Gli attacchi rivolti al Pci, i tentativi di erodere una fetta consistente dell’elettorato comunista, la crisi artificiosa provocata in giunte di sinistra, la gestione di Ministeri e la spartizione con la Dc di importanti settori economici, finanziari, dei mezzi di comunicazione, non hanno reso i frutti che Craxi si attendeva.
A parere di molti osservatori qualificati ed imparziali il Pci è il vero vincitore di queste elezioni. Ha mantenuto quasi intatta la sua forza – in ciò migliorando il rapporto con la Dc che ha subito una perdita di circa il 6% - in una situazione complessa e nuova.
Esso, il Pci, era il bersaglio di tutte le forze politiche italiane. Era il bersaglio del padronato e dei più importanti organi di stampa; era il bersaglio dei circoli economici del capitalismo mondiale; il bersaglio della mafia e della camorra, della P2 e del terrorismo; il bersaglio della Curia vaticana che non ha perso occasione di scagliare anatemi – se pur in modo indiretto – contro il marxismo ed il comunismo. Le proiezioni “Doxa”, pubblicate il 20 maggio 1983, davano il Pci in perdita del 3,1%, la Dc in crescita dello 0,3%. Tutto ciò nel chiaro intento di orientare l’elettorato in senso anticomunista. Infatti un partito in perdita esercita una minore forza di attrazione sull’elettorato e sui giovani. Ma non è andata così.
Con il 30,8% al Senato (più i voti di alcuni collegi di Napoli e del Molise dove Pci e Psi si sono presentati unitariamente), e il 29,9% alla Camera, il Pci ha sconfitto il centrismo e la Democrazia Cristiana, ha aperto nuovi spazi nel Parlamento per soluzioni di Governo diverse e di transizione e può guardare con maggiore fiducia alla prospettiva di costruire in Italia un blocco di forze progressiste per una alternativa democratica che veda finalmente all’opposizione la Dc.
Tale prospettiva appare ancora lontana e difficile da realizzarsi, tuttavia essa sembra l’unica strada che possa portare davvero l’Italia fuori dalla crisi morale, economica, istituzionale, nella quale 40 anni di governi a maggioranza democristiana l’hanno costretta.
Anche a Castelnuovo di Valdicecina il Pci ha ottenuto un buon risultato (+1,30% nel capoluogo, +0,1% nell’intero Comune), rimanendo oltre il 50% dei voti pur in presenza di continui movimenti nella popolazione e, soprattutto in presenza di una ulteriore diminuzione dei votanti (- 225 dal 1979). La situazione è statica da molti anni e mantenersi, in presenza della crisi demografica, oltre il 50% è senza dubbio un successo. La campagna elettorale ci ha consentito un capillare contatto con la gente. Ha consentito stringere e rinnovare legami di stima, amicizia, militanza con centinaia di compagni, ha consentito un lusinghiero successo nella diffusione e nella sottoscrizione per l’Unità. Nonostante le difficoltà, gran parte dei giovani guarda con fiducia e simpatia al nostro partito. Al di là dei numeri, pur positivi, questi sono forse gli elementi più interessanti per affrontare con coraggio e speranza i problemi della nostra Comunità e per realizzare gli obiettivi politici che abbiamo di fronte: un successo della Festa dell’Unità, un aumento degli iscritti, un rinnovamento e rafforzamento della Sezione, un rafforzamento economico con la sottoscrizione, la presenza viva e combattiva nel movimento di lotta per lo sviluppo e l’occupazione nella Valdicecina, per migliorare e rendere sempre più partecipato il “buon governo comunale”. Grazie, ancora una volta, ai compagni e alle compagne, grazie ai giovani, alle donne, ai cittadini di Castelnuovo che hanno rinnovato, in modo maggioritario, la fiducia al nostro partito. Come sempre, di questa fiducia, cercheremo di farne buon uso.

26. Lettera aperta ai lavoratori dell’Enel-Larderello (22 febbraio 1984)[2]

In questo momento difficile per il sindacato e per i lavoratori ci rivolgiamo, con animo sereno e sgombro da preconcetti ideologici e politici, ai colleghi dell’Enel-Larderello.
Gli avvenimenti odierni erano da tempo nell’aria. Il sindacato tutto stava perdendo l’adesione dei lavoratori per l’involuzione della propria strategia. Piattaforme votate nelle assemblee unitarie venivano smentite e affossate già l’indomani da alcuni dirigenti sindacali; accordi tra le parti sociali, come quello del 22 gennaio 1983, erano il frutto di estenuanti mediazioni dei vertici e imposte ai lavoratori con atti antidemocratici; la democrazia di base, i Consigli dei Delegati, erano svuotati di ogni significato unitario e decisionale; la gestione dei contratti sempre più accentrata ai massimi livelli tagliava fuori i quadri intermedi e di fabbrica. La discussione e il confronto pluralista dentro e tra le Organizzazioni si affievolivano fino ad esaurirsi. Chi esprimeva posizioni che non si collocavano nelle linee mediate dai dirigenti di vertice veniva sempre più spesso emarginato. Ritornavano a far capolino il settarismo e l’intolleranza.
Noi abbiamo fatto dell’unità la nostra bandiera.
Unità tra i lavoratori, unità tra le forze progressiste, unità della sinistra e unità tra i partiti politici democratici per dare una prospettiva più avanzata alla società italiana. Senza l’unità della classe operaia, senza un ampio schieramento di alleanze tra le forze riformatrici non c’è sviluppo democratico, non c’è crescita per i lavoratori. Il capitalismo, i padroni, le forze reazionarie, consoliderebbero sempre di il proprio potere. Conquiste sociali fatte durante anni di lotte e di sacrifici, sarebbero cancellate. Minacce più aperte verrebbero non solo all’occupazione giovanile o al tenore di vita dei pensionati e dei ceti più emarginati, ma al tessuto della democrazia ed anche alla pace, in una folle corsa al riarmo nucleare dentro patti militari sempre più rigidi.
Chi oggi lotta nel nostro paese non può essere criminalizzato. Non lotta solo per protestare contro provvedimenti economici parziali, imposti d’autorità, oscuri nei contenuti e incerti nei risultati: lotta per il futuro, lotta per la speranza del rinnovamento, perché nel sindacato e nella società trionfino valori umani e giusti. Lotta per affermare – indipendentemente dalla tessera che ha in tasca – la crescita, l’autonomia, la dignità dei lavoratori. Lotta per difendere la democrazia.
I Governi passano, le posizioni dei partiti cambiano e si trasformano, le ideologie si alzano nel cielo e tramontano. I problemi dei rapporti tra gli uomini, l’unità dei lavoratori, l’affrancamento di interi popoli dalla miseria e dallo sfruttamento, la ricerca della felicità nella pace e nella giustizia resteranno. Per questi valori la parte migliore della società ha sempre lottato.
Anche noi, con l’umiltà delle nostre idee e persone, ci sentiamo in questa lotta. Non sono quindi solo i 3 punti di contingenza che difendiamo: non lottiamo per far cadere questo Governo. Non lottiamo per una sola bandiera. Non lottiamo contro i compagni e gli amici del sindacato. Chi oggi lotta e protesta lo fa nella convinzione sincera di difendere gli interessi di tutti, anche di chi, confuso e turbato, abbassa la testa: lo fa in primo luogo per salvare il sindacato Unitario. Per questi motivi aderiamo allo sciopero indetto dal Consiglio Unitario dei Delegati di Larderello. I tempi delle verifiche non sono tanto lontani.



[1] gc., in “La Sezione”, 29 giugno 1983. Firmato Pci Sezione di Castelnuovo V.C., diffuso inoltre come volantino a firma gc., Pci Comitato politico Enel-Larderello.
[2] Nell’infuocato clima di polemica, anche all’interno della Fnle-Cgil di Larderello, la lettera fu sottoscritta da tre militanti più rappresentativi: Carlo Groppi, comunista, già Segretario provinciale della Fnle-Cgil, Rodolfo Marconcini, indipendente di sinistra, Segretario del Consiglio unitario dei delegati, Renzo Fedeli, socialista, dirigente sindacale  della Fnle e della Cgil.

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