PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI. CAP. 16.
25. Grazie compagni, grazie cittadini!
(1983)[1]
I risultati elettorali sono ormai conosciuti da tutti.
La Dc è stata sconfitta. E’ stata sconfitta la sua linea politica antioperaia e
antipopolare. E’ stato respinto il tentativo di spostare a destra il nostro
Paese.
Dal crollo democristiano tutti i partiti minori si
sono avvantaggiati; e ciò sarebbe un bene se servisse a dare più autonomia alle
forze laiche, finora succubi e fedeli vassalli della Dc
Anche il Msi è andato avanti, specialmente in alcune
aree del Sud, e ciò ci dice chiaramente che i guasti e il malgoverno, la
corruttela, operati dalla Dc hanno radici non solo economiche, ma ideali e
culturali se in tanti italiani, in tanti giovani, permangono concezioni
neofasciste, autoritarie e irrazionali.
Il Psi, il partito che ha voluto più di tutti gli
altri le elezioni anticipate, non ha ottenuto quello che si riprometteva. Le
proposte di Craxi di fare per tre anni un Governo a scatola chiusa con la Dc
non è stata premiata. Gli attacchi rivolti al Pci, i tentativi di erodere una
fetta consistente dell’elettorato comunista, la crisi artificiosa provocata in
giunte di sinistra, la gestione di Ministeri e la spartizione con la Dc di
importanti settori economici, finanziari, dei mezzi di comunicazione, non hanno
reso i frutti che Craxi si attendeva.
A parere di molti osservatori qualificati ed
imparziali il Pci è il vero vincitore di queste elezioni. Ha mantenuto quasi
intatta la sua forza – in ciò migliorando il rapporto con la Dc che ha subito
una perdita di circa il 6% - in una situazione complessa e nuova.
Esso, il Pci, era il bersaglio di tutte le forze
politiche italiane. Era il bersaglio del padronato e dei più importanti organi
di stampa; era il bersaglio dei circoli economici del capitalismo mondiale; il
bersaglio della mafia e della camorra, della P2 e del terrorismo; il bersaglio
della Curia vaticana che non ha perso occasione di scagliare anatemi – se pur
in modo indiretto – contro il marxismo ed il comunismo. Le proiezioni “Doxa”,
pubblicate il 20 maggio 1983, davano il Pci in perdita del 3,1%, la Dc in
crescita dello 0,3%. Tutto ciò nel chiaro intento di orientare l’elettorato in
senso anticomunista. Infatti un partito in perdita esercita una minore forza di
attrazione sull’elettorato e sui giovani. Ma non è andata così.
Con il 30,8% al Senato (più i voti di alcuni collegi
di Napoli e del Molise dove Pci e Psi si sono presentati unitariamente), e il
29,9% alla Camera, il Pci ha sconfitto il centrismo e la Democrazia Cristiana,
ha aperto nuovi spazi nel Parlamento per soluzioni di Governo diverse e di
transizione e può guardare con maggiore fiducia alla prospettiva di costruire
in Italia un blocco di forze progressiste per una alternativa democratica che
veda finalmente all’opposizione la Dc.
Tale prospettiva appare ancora lontana e difficile da
realizzarsi, tuttavia essa sembra l’unica strada che possa portare davvero
l’Italia fuori dalla crisi morale, economica, istituzionale, nella quale 40
anni di governi a maggioranza democristiana l’hanno costretta.
Anche a Castelnuovo di Valdicecina il Pci ha ottenuto
un buon risultato (+1,30% nel capoluogo, +0,1% nell’intero Comune), rimanendo
oltre il 50% dei voti pur in presenza di continui movimenti nella popolazione
e, soprattutto in presenza di una ulteriore diminuzione dei votanti (- 225 dal
1979). La situazione è statica da molti anni e mantenersi, in presenza della
crisi demografica, oltre il 50% è senza dubbio un successo. La campagna
elettorale ci ha consentito un capillare contatto con la gente. Ha consentito
stringere e rinnovare legami di stima, amicizia, militanza con centinaia di
compagni, ha consentito un lusinghiero successo nella diffusione e nella
sottoscrizione per l’Unità. Nonostante le difficoltà, gran parte dei giovani
guarda con fiducia e simpatia al nostro partito. Al di là dei numeri, pur
positivi, questi sono forse gli elementi più interessanti per affrontare con
coraggio e speranza i problemi della nostra Comunità e per realizzare gli
obiettivi politici che abbiamo di fronte: un successo della Festa dell’Unità,
un aumento degli iscritti, un rinnovamento e rafforzamento della Sezione, un
rafforzamento economico con la sottoscrizione, la presenza viva e combattiva
nel movimento di lotta per lo sviluppo e l’occupazione nella Valdicecina, per
migliorare e rendere sempre più partecipato il “buon governo comunale”. Grazie,
ancora una volta, ai compagni e alle compagne, grazie ai giovani, alle donne,
ai cittadini di Castelnuovo che hanno rinnovato, in modo maggioritario, la
fiducia al nostro partito. Come sempre, di questa fiducia, cercheremo di farne
buon uso.
26. Lettera aperta ai lavoratori
dell’Enel-Larderello (22 febbraio 1984)[2]
In questo momento difficile per il sindacato e per i
lavoratori ci rivolgiamo, con animo sereno e sgombro da preconcetti ideologici
e politici, ai colleghi dell’Enel-Larderello.
Gli avvenimenti odierni erano da tempo nell’aria. Il
sindacato tutto stava perdendo l’adesione dei lavoratori per l’involuzione
della propria strategia. Piattaforme votate nelle assemblee unitarie venivano
smentite e affossate già l’indomani da alcuni dirigenti sindacali; accordi tra
le parti sociali, come quello del 22 gennaio 1983, erano il frutto di
estenuanti mediazioni dei vertici e imposte ai lavoratori con atti
antidemocratici; la democrazia di base, i Consigli dei Delegati, erano svuotati
di ogni significato unitario e decisionale; la gestione dei contratti sempre
più accentrata ai massimi livelli tagliava fuori i quadri intermedi e di
fabbrica. La discussione e il confronto pluralista dentro e tra le
Organizzazioni si affievolivano fino ad esaurirsi. Chi esprimeva posizioni che
non si collocavano nelle linee mediate dai dirigenti di vertice veniva sempre
più spesso emarginato. Ritornavano a far capolino il settarismo e l’intolleranza.
Noi abbiamo fatto dell’unità la nostra bandiera.
Unità tra i lavoratori, unità tra le forze
progressiste, unità della sinistra e unità tra i partiti politici democratici
per dare una prospettiva più avanzata alla società italiana. Senza l’unità
della classe operaia, senza un ampio schieramento di alleanze tra le forze
riformatrici non c’è sviluppo democratico, non c’è crescita per i lavoratori.
Il capitalismo, i padroni, le forze reazionarie, consoliderebbero sempre di il
proprio potere. Conquiste sociali fatte durante anni di lotte e di sacrifici,
sarebbero cancellate. Minacce più aperte verrebbero non solo all’occupazione
giovanile o al tenore di vita dei pensionati e dei ceti più emarginati, ma al
tessuto della democrazia ed anche alla pace, in una folle corsa al riarmo
nucleare dentro patti militari sempre più rigidi.
Chi oggi lotta nel nostro paese non può essere
criminalizzato. Non lotta solo per protestare contro provvedimenti economici
parziali, imposti d’autorità, oscuri nei contenuti e incerti nei risultati:
lotta per il futuro, lotta per la speranza del rinnovamento, perché nel
sindacato e nella società trionfino valori umani e giusti. Lotta per affermare
– indipendentemente dalla tessera che ha in tasca – la crescita, l’autonomia,
la dignità dei lavoratori. Lotta per difendere la democrazia.
I Governi passano, le posizioni dei partiti cambiano e
si trasformano, le ideologie si alzano nel cielo e tramontano. I problemi dei
rapporti tra gli uomini, l’unità dei lavoratori, l’affrancamento di interi
popoli dalla miseria e dallo sfruttamento, la ricerca della felicità nella pace
e nella giustizia resteranno. Per questi valori la parte migliore della società
ha sempre lottato.
Anche noi, con l’umiltà delle nostre idee e persone,
ci sentiamo in questa lotta. Non sono quindi solo i 3 punti di contingenza che
difendiamo: non lottiamo per far cadere questo Governo. Non lottiamo per una
sola bandiera. Non lottiamo contro i compagni e gli amici del sindacato. Chi
oggi lotta e protesta lo fa nella convinzione sincera di difendere gli
interessi di tutti, anche di chi, confuso e turbato, abbassa la testa: lo fa in
primo luogo per salvare il sindacato Unitario. Per questi motivi aderiamo allo
sciopero indetto dal Consiglio Unitario dei Delegati di Larderello. I tempi
delle verifiche non sono tanto lontani.
[1] gc., in “La Sezione ”, 29 giugno 1983.
Firmato Pci Sezione di Castelnuovo V.C., diffuso inoltre come volantino a firma
gc., Pci Comitato politico Enel-Larderello.
[2]
Nell’infuocato clima di polemica, anche all’interno della Fnle-Cgil di
Larderello, la lettera fu sottoscritta da tre militanti più rappresentativi:
Carlo Groppi, comunista, già Segretario provinciale della Fnle-Cgil, Rodolfo
Marconcini, indipendente di sinistra, Segretario del Consiglio unitario dei
delegati, Renzo Fedeli, socialista, dirigente sindacale della Fnle e della Cgil.
Nessun commento:
Posta un commento