PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI.
CAP. XIII
20. I comunisti per il Vietnam, per un
nuovo corso politico in Italia, per lo sviluppo del Comprensorio e giustizia
per i lavoratori degli appalti (19 maggio 1975)[1]
La Cellula comunista delle fabbriche di
Larderello saluta con gioia il trionfo della trentennale lotta del popolo
vietnamita e vede in questo trionfo l’affermazione dei principi di indipendenza
e di unità nazionale e la sconfitta dell’imperialismo americano[2].
La vittoria del Vietnam è la vittoria
di tutti i lavoratori italiani, dei democratici, degli antifascisti. Essa si
ricollega idealmente alla Resistenza e testimonia che la sete di libertà,
l’unità di un popolo, anche se piccolo, può sconfiggere qualsiasi avversario.
E’ stata anche sconfitta la campagna
anticomunista, imbastita dalla Dc e dal suo segretario Amintore Fanfani intorno
agli avvenimenti della penisola indocinese. I fatti gli hanno dato nuovamente
torto. Il tanto atteso “bagno di sangue” dei vietcong non c’è stato e a difendere
un castello di menzogne è rimasto, oltre all’oltranzismo del telegiornale, solo
qualche quotidiano reazionario come “La Nazione”.
Le ripetute speculazioni sugli
avvenimenti internazionali dimostrano che la segreteria democristiana è a corto
di argomenti “seri” di fronte alla gravità della crisi economica, morale e
sociale che 30 anni di dissennata politica ha causato all’Italia. La Dc tenta
disperatamente di non pagare il conto rinunciando a misurarsi sui problemi
concreti del nostro Paese, puntando sulla divisione del movimento operaio,
favorendo con l’inerzia e la connivenza la trama provocatoria delle violenze
politiche e cercando di spostare a destra la direzione politica dell’Italia.
Ciò non solo è dannoso a tutta la comunità nazionale, ma è dannoso anche per i
lavoratori democristiani, per le masse popolari cattoliche, per gli elettori Dc.
Ecco perché occorre contestare e battere la linea di destra perseguita dalla
segreteria democristiana e da Fanfani, e gli elettori sono chiamati a
pronunciarsi con chiarezza sulle disastrose conseguenze e sulle prospettive di
questo spostamento.
E’ evidente che oggi in Italia non è
possibile uno spostamento a destra senza fare ricorso al Msi. Questo lo sanno
bene i capi missini i quali fiutano nella strategia fanfaniana l’occasione per
rientrare in qualche modo nel gioco politico, dal quale sono stati esclusi per
le comprovate responsabilità nelle azioni del terrorismo e per la forza della
risposta antifascista. Qui stanno i pericoli di tensione, qui sta l’avventurismo
di Fanfani!
In una linea politica che tenta di
creare divisioni artificiose e contrapposte barriere si collocano gli scoperti
tentativi di opposizione, con tutti i mezzi, all’unità sindacale nell’autonomia
della classe operaia italiana. Ecco allora i finanziamenti promessi da Brown
agli scissionisti, ecco le posizioni quarantottesche di Scalia, le ambiguità
dei socialdemocratici della Uil, le posizioni di rottura che all’interno di
alcune categorie (elettrici, braccianti, parastato…) hanno assunto sparuti
gruppi di dirigenti Cisl, preoccupati di mantenere il collateralismo alla Dc e
alle posizioni di Fanfani, più che degli interessi dei lavoratori.
Ma, nonostante questi pesanti attacchi,
l’unità sindacale compie progressi notevoli. I lavoratori hanno da tempo
compreso che solo una classe operaia unita è in grado di far avanzare l’Italia
sulla via del rinnovamento, sconfiggendo tutte quelle forze reazionarie che
celandosi dietro false autonomie non fanno gli interessi dei lavoratori, ma di
coloro che vogliono una classe operaia debole e divisa: i padroni, i
capitalisti.
Le stesse assemblee delle nostre
fabbriche di Larderello hanno dimostrato che la strada dell’unità è giusta e
particolarmente sentita dalla stragrande maggioranza dei lavoratori e dei giovani.
Ed è con questo spirito unitario che noi facciamo appello alle altre forze che
operano all’interno delle nostre fabbriche per mutare profondamente gli
indirizzi politici delle grandi aziende, che sono stati causa del mancato
completo sviluppo del Comprensorio.
Crediamo pertanto di grande importanza
lo sciopero proclamato per il 23 maggio 1975 dai sindacati, perché esso pone al
centro le rivendicazioni essenziali portate avanti dal movimento operaio e
dalle Amministrazioni locali in questi ultimi anni nella Valdicecina e nella
Valdicornia e ribadite nei convegni di Larderello organizzati dalle oo.ss. e
dal Pci, contro le linee monopolistiche dei gruppi dominati dalla Dc e dai suoi
alleati di Governo. Ma lo sciopero del 23 maggio vuole raggiungere anche un
altro importante obiettivo: “giustizia verso i lavoratori delle Ditte
appaltatrici”. Pur ritenendo, dunque, molto positiva l’intesa unitaria attorno
a questo problema vogliamo chiarire che non tutti hanno le carte in regola,
specialmente quelle forze che hanno tentato di ricostituire nelle fabbriche
pascoli elettorali e centri di potere.
Non ci occorre muovere “Onorevoli”, né
abbiamo Consiglieri dell’Enel per promettere qualcosa; l’impegno dei comunisti
è ed è sempre stato la mobilitazione, la lotta, la solidarietà di classe verso
tutti coloro che in una società profondamente ingiusta come la nostra sono
discriminati e sfruttati. E in questo senso i lavoratori ci hanno sempre
riconosciuto e stimato. Vota le liste e i candidati del Pci. Basta con il malgoverno
della Dc!
[1] Volantino redatto da gc, a
nome Pci Cellula di Fabbrica Larderello, 19.5.1975.
[2] Alla
fine del mese di aprile 1975 la decisiva offensiva dei “Vietcong” su Saigon
indusse il governo degli Usa ad abbandonare il Vietnam ed a porre fine alla
guerra. Inizia la fase della “riunificazione” della nazione vietnamita.
Nessun commento:
Posta un commento