PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI. CAP. 17.
27. Una risposta significativa alle
strumentalizzazioni (23 febbraio 1984)[1]
Nonostante che la Direzione Aziendale
dell’Enel-Larderello non fornisca più i dati sui risultati degli scioperi
(questa volta le disposizioni sono state particolarmente severe), i dati che
affluiscono direttamente dai Reparti per lo sciopero di 4 ore proclamato dal
Consiglio Unitario dei Delegati, al quale ha aderito la sola Fnle-Cgil, sono
attendibili e significativi:
Servizi
Tecnici operai 66%
impiegati 24%
Perforazioni operai 53% impiegati 23%
Laboratori operai 70% impiegati 40%
Gig
(operai + impiegati delle Centrali) 40%
La percentuale totale degli scioperanti è, a quanto ci
risulta, tra il 42 ed il 45%. L’ultimo sciopero unitario di due ore, proclamato
dalla Flaei-Cisl/Uilsp-Uil/Fnle-Cgil il 14 gennaio 1983 per sostenere la
piattaforma sindacale nella trattativa con il Governo, vide a Larderello i
seguenti risultati: Ung: scioperanti 46%; Gig: scioperanti 44%. Si può dire
quindi che questa volta, pur senza l’adesione della Flaei-Cisl e della
Uilsp-Uil, il risultato si colloca agli stessi livelli!
E’ un risultato chiaro, di grande valore. Non sono i
“quattro cretini” strumentalizzati dal Pci (o, peggio, disfattisti,
massimalisti, criminali…) quelli che hanno scioperato. Sono centinaia di
lavoratori, senza tessera sindacale, della Cgil ed anche della Cisl e della
Uil. Essi ritengono profondamente sbagliati, sul piano economico e sul piano
politico, i provvedimenti del Governo. Sono lavoratori che non accettano le
divisioni e la paralisi del sindacato, non vogliono assistere inermi alla fine
della democrazia, non vogliono che i loro problemi siano decisi tra quattro o
cinque persone: vogliono contare, discutere, decidere, vogliono partecipare.
Che ci sia questa forza grande e combattiva, che essa
si manifesti alla luce del sole nonostante i mille tentativi di disgregazione e
intimidazione, è un bene per tutti. Per i problemi generali e per quelli della
fabbrica che da tempo si evidenziano con preoccupazione (incapacità
direzionali, sprechi, perdita di occupazione, appalti indiscriminati,
straordinari, favoritismi…). Chi oggi lotta per questioni di giustizia sociale
a fianco dei ceti più deboli e dei lavoratori meno protetti, domani lotterà in
Fabbrica per il bene e l’interesse di tutti. E per farlo non chiederà il
permesso né ai segretari di partito, dei Presidenti del Consiglio, né dei
padroni o di qualche Dirigente locale.
Con questa “forza”, con questa classe operaia non
vinta, di cui i comunisti sono una parte determinante , ma non isolata e
settaria, c’è ancora speranza per migliori condizioni di vita nelle fabbriche e
nella società. I lavoratori, anche molti di quelli che oggi non hanno
scioperato, lo sanno. Domani siamo certi
che li avremo accanto a noi.
28. Grande partecipazione allo sciopero
generale provinciale (1 marzo 1984)[2]
In una giornata fredda e piovosa Pisa ha visto una
delle più grandi manifestazioni operaie degli ultimi anni, in occasione dello
sciopero generale provinciale indetto dai Consigli di Fabbrica (e al quale ha
aderito la Cgil), per protestare contro il
Decreto Legge del Governo che taglia la scala mobile e per rilanciare,
su basi nuove, la trattativa politica per bloccare l’inflazione e aumentare
l’occupazione.
Anche a Larderello, nonostante la vicinanza del
precedente sciopero, e quindi con un sacrificio innegabile che i lavoratori
sono stati chiamati a compiere sul piano economico con 8 ore di mancata
retribuzione, la percentuale di adesione complessiva tra operai ed impiegati
dell’Enel è stata superiore al 40%.
Gli appelli a non scioperare della Cisl e della Uil,
le prese di posizione dei compagni socialisti della Cgil (contrarie alle lotte
di questi giorni) si sono ripetuti. Nonostante ciò il movimento di lotta ha
tenuto, con risultati di pochissimo inferiori a quelli di analoghi scioperi
fatti unitariamente. Segno questo che chi lotta oggi ha costituito l’ossatura fondamentale
delle lotte unitarie del passato e che ben poca cosa è stato l’apporto degli
altri.
Eppure, Cisl ed Uil hanno in Fabbrica una forza di
iscritti superiore a quella della Cgil. Sarebbe davvero interessante poter
assistere ad una lotta proclamata dalla sola Cisl o dalla sola Uil (con
l’opposizione di una parte dei loro stessi iscritti) per vedere il risultato!
Ciò per far comprendere come sia assurda
l’affermazione dei soliti “sapientoni” che stanno dicendo ai quattro venti che
lo sciopero della Cgil è fallito! Ma, con loro grande dispiacere, non è così: i
compagni ci segnalano con soddisfazione che nei reparti hanno fatto sciopero non
soltanto i comunisti, ma iscritti alla Cisl ed alla Uil e lavoratori senza
tessera di sindacato e di partito.
E’ da questa nuova unità di base, da queste lotte
democratiche che nascerà il futuro sindacato unitario. Ne siamo convinti e
lavoriamo per questo obiettivo. Contro ogni tentativo di settarismo, di
rottura, di isolamento. Quindi respingiamo con forza gli attacchi strumentali,
le deformazioni politiche, l’azione di criminalizzazione che viene fatta, da
più parti, contro i nostri militanti. Si, lo diciamo con preoccupazione:
serpeggia in fabbrica l’intolleranza contro i comunisti! Si va dalle posizioni
becere di qualche Dirigente Enel e di qualche Capo reparto, al distacco dei
volantini affissi nelle bacheche, alla sparizione di materiale di propaganda
dai tavoli delle portinerie ai vari piani degli Uffici (dove, naturalmente, il
materiale di altra provenienza invecchia pacificamente…) e alle intimidazioni.
Si incoraggia il crumiraggio e si sostituiscono i
lavoratori in sciopero con “capi” e “capetti” (magari reclutati in Reparti
diversi), come nel caso del Cantiere di perforazione VC/11, dove solo la
fortuna ha evitato che una “squadra raffazzonata” combinasse l’ennesimo guaio!
Questi atteggiamenti non c’entrano minimamente con
l’essere d’accordo o contrari con le posizioni di chi sciopera o con quelle di
chi non sciopera. E’ solo un attacco ai lavoratori, a tutti i lavoratori. Da
molte parti si vuole dare un colpo definitivo alla classe operaia per
“spezzargli le reni” e si approfitta di questo momento di difficoltà e
divisioni per attuarlo.
Questi episodi, lo sottoliniamo all’attenzione di
tutti i sindacati e del Cud, vanno condannati e respinti. La battaglia sulle
cifre, su quanto si guadagna o si perde, non deve far dimenticare l’insidia
vera che grava sulle sorti del sindacato e della democrazia italiana. Non sono
i 3 o più punti di contingenza che vogliono i padroni, ma la sconfitta del
movimento di classe italiano, la sconfitta della prospettiva di una alternativa
al sistema di potere attualmente esistente.
Per
questo è importante riprendere con forza l’iniziativa unitaria ricercando la
massima convergenza tra i sindacati sui temi della giustizia fiscale,
dell’occupazione, del rilancio produttivo e degli investimenti, della
democrazia sindacale, coinvolgendo operai e tecnici. E’ necessaria una
iniziativa di massa che non sia fatta soltanto di scioperi, ma che veda
confronti liberi e aperti tra le forze sociali, politiche, istituzionali. E che
veda il pronunciamento dei lavoratori.
I comunisti invitano i lavoratori delle fabbriche
dell’Alta Valdicecina a continuare la mobilitazione per assicurare una grande
partecipazione alla
Manifestazione Nazionale del 24 marzo a
Roma
nel pieno del dibattito parlamentare sui “decreti”,
durante il quale il Pci sarà fortemente impegnato a farli decadere. Chi
sostiene che con l’applicazione dei decreti del Governo i lavoratori ci
guadagnano qualcosa, perché non è d’accordo che siano i lavoratori a discutere
e decidere?
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