domenica 19 dicembre 2021





 


Le quattro stagioni.

                                

                               a mio padre.

 

Primavera tempestosa e lietamente,

rese i tuoi giorni colmi di passione;

la musica fu l’amante e quasi un Dio,

che ti aprì ogni còr fremente.

 

Venne l’estate: la follia della gran calura,

la guerra, la morte, la fatica del lavoro e la paura;

l’amor perduto e quello verginale che più

non isperavi, t’innalzarono alle stelle

che nel nuovo cielo di libertà e speranza,

brillavano d’argento sulla rossa bandiera;

e dentro donna, giovani occhi neri.

 

Autunno, ti dette, col suo quieto ardore,

i frutti saporiti dell’Eden,

mai conoscesti stagione così bella,

di rinnovata speme e di leggiadre spose:

 e a Sant’Alberto,

dal Babini, la rossa Marina.

 

Ti regalò le languide note

sulla madreperlacea tastiera,

in quella piccola stanza, aperta

sulla palma, il roseto e sui cameli,

mentre con tuo stupore

anch’io crescevo.

 

Oh! l’inverno! Ti dava l’amicizia

di un cane, e di ragazzi una schiera

attenti a quelle note del clarinetto

piccolo si bemolle e di Rossini

                                   la Cenerentola:

un licor che ogn’anima ammaliava.

 

E c’era lei, padre mio, la fanciulla bionda,

che i suoi primi baci non mi negava.

 

Poi venne il freddo d’un Natale e cancellò

le note e i palpiti del cuore,

all’improvviso fu silenzio,

e come a tutti accade, vinse il Male.

 

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