domenica 3 settembre 2017



Le “profughe” di Castelnuovo.
Per saperne un po’ di più.

Dunque, il nostro piccolo Comune di circa 2340 anime, con una densità di 26,3 abitanti x Kmq.,  abbastanza tranquillo e operoso, con una buona qualità della vita, con una Amministrazione Comunale (dipendenti e amministratori), su standard di efficienza, dotato di servizi di Eccellenza per il 118 (eliporto compreso), Confraternita di Misericordia e Pubblica Assistenza, Casa degli anziani, quattro Parrocchie, quattro  ordinati e decorosi cimiteri, tre ambulatori medici di base nei quali si alternano quattro o cinque medici, due farmacie, una “Casa per gli anziani”, una biblioteca e molte Associazioni no profit nello sport, cultura, Pro.Loco, dei grandi spazi verdi a giardino pubblico. L’acqua potabile non è mai mancata, e appena arriva il freddo ecco che viene dato il calore geotermico in tutte le abitazioni, capoluogo e frazioni comprese (Sasso Pisano, Montecastelli Pisano, Leccia), ad un prezzo estremamente competitivo su quello del metano, gasolio, legna…e questo è un grande vantaggio per una popolazione con molti anziani e bambini piccoli, poiché anche se il clima è cambiato negli ultimi cento anni, nell’inverno la temperatura scende  poco sotto o poco sopra lo ZERO e alcune volte cadono abbondanti nevicate dato che siamo circondati da monti, almeno tre dei quali tra gli 850 ed i 1000 metri di altitudine. Dal 2016 anche a questo Comune sono stati assegnati dei “profughi” di quella grande migrazione epocale in corso dai paesi poveri, fuggiaschi causa la guerra e la carestia, ed anche in cerca di un futuro migliore,  tentando tragiche migrazioni e traversate di mari per raggiungere le nazioni più ricche d’Europa e del Mondo, tra le quale, per la sua posizione di ponte tra l’Africa ed il continente europeo, l’Italia è una di quelle, con la Grecia e la “rotta dei Balcani”, che sta accogliendo il flusso maggiore.  Italiani, brava gente, si dice! Ma i problemi non mancano e degli 8003 Comuni soltanto 2800 circa, si sono dichiarati pronti all’accoglienza dei migranti. Il nostro Comune ha accolto i primi profughi albanesi nel 1989, e da allora gli arrivi sono stati crescenti, soprattutto costituiti da albanesi (al 1/1/2016  essi rappresentano il 34,5% degli extracomunitari), marocchini (25,9%) e macedoni (10,7%). Ormai, circa il 19% della popolazione di Castelnuovo V.C. è costituita da stranieri di cui n. 364 extracomunitari e  n. 64  da cittadini comunitari. Per la verità, quasi tutti campano del proprio lavoro o della propria pensione con il sostegno di qualche agevolazione sociale pubblica. Si può anche dirgli GRAZIE! di essere venuti, perché avete preso in affitto le nostre vecchie o doppie abitazioni rimaste vuote, contribuite a far funzionare le nostre scuole, alcuni servizi medici, come la pediatria, date anche un po’ di ossigeno a tutte le altre scarse attività commerciali, offrite il servizio di assistenza ai vecchi, sia a ore, sia come “badanti”,  mentre alcuni giovani sono entrati a far parte attiva  delle Associazioni Sociali del nostro Comune. Naturalmente l’integrazione non è facile, usi, costumi, religione, stile di vita, cultura, sono troppo differenti e ci vorranno almeno due generazioni per avere una Comunità omogenea  nella sua differente multiculturalità.
A questo piccolo Comune la Legge ha assegnato 3 profughi, e così  alla fine dell’estate 2016 sono arrivate tra noi tre giovani donne africane! L’assegnazione, a cura del Prefetto di Pisa, che il nostro Sindaco ha definito “imposizione”, ha destato molta curiosità e due moti contrastanti: la nascita di un Comitato di Accoglienza e il mugugno non solo degli amministratori che governano il Comune, ma di molta parte della popolazione. Il Comitato di Accoglienza ha messo in moto una catena solidale assai vasta ed efficiente, ma anche il Sindaco ha provveduto, torto collo, a mettere a disposizione un piccolo appartamento nel centro del capoluogo ed arredarlo dignitosamente. E poi? Dopo qualche settimana sono “sparite nel nulla dell’anonimato” due di queste profughe…seguite più tardi dalla terza! Nessuno sa dove siano andate! Intanto ne arrivano altre due, ma anche loro spariscono rapidamente. Ma ecco una bella sorpresa: arriva una giovanissima profuga con il suo bambino di circa un anno di età! Naturalmente molto amore è stato riversato su questo bambino delizioso! Arriva infine un’altra ragazza che va a coabitare con la madre ed il bambino. Le cose sembrano assestarsi. Sembrano, perché da pochi giorni madre e figlioletto si  sono dileguati. Adesso ne rimane una, forse ne arriveranno altre due? Non lo sappiamo. Ma qualche considerazione è d’obbligo. Queste persone che stanno molte ore del giorno a parlare sui telefoni cellulari connesse ad una “rete” vastissima, che hanno buona cura della loro persona, che godono di supporti medici, linguistici e burocratici a cura di un apposito Comitato territoriale, che usufruiscono di un benefit di 35 € pro capite al giorno (dei quali 2,5 € vanno alla persona ed i rimanenti all’Ente che le gestisce), che possono avere contatti con i cittadini e con altri profughi presenti nei Comuni vicini con possibilità di assentarsi per almeno tre giorni dalla loro residenza, cosa cercano? Perché spariscono nell’anonimato? Quale altro paese d’Europa intendono raggiungere, sempre illegalmente? Andranno a “battere” nelle pinete e nelle metropoli?  E questo bambino?  Sono molto in ansia per la sua sorte, per tutto quello che si sente dire sulla sparizione dei minori di età! E se tutto questo avviene in un Comune virtuoso, piccolo, decentrato, dove i valori umani sono ancora alti, e piano piano questi  profughi finiscono per essere “accettati”, cosa ne è dell’intero problema nazionale? Quanti profughi finiscono nell’illegalità?  Certo ci deve essere per loro una “corsia illegale preferenziale”, aiuti onerosi, sfruttamento, rischi personali, per raggiungere magari un marito, un compagno, un parente…e ci deve essere chi lucra su questo traffico, su quei 32,5 € pro-capite al giorno, che servono per la gestione di ogni profugo? Sembra davvero incredibile non poter far nulla!  
Certamente il funzionamento del sistema di accoglienza è una “macchina”  assai complicata e ben poco sono riuscito a capire ed orientarmi tra l’esercito di sigle che caratterizza il sistema di e segue il percorso di un migrante: CPSA, CDA, CARA, CID, CIE, CPR, SPRAR?
IL SPRAR  è il sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati e impiega in Italia circa 9000 persone per la realizzazione del suo progetto. Esso agisce soltanto su circa 2800 Comuni degli 8000 esistenti. In sostanza gestisce circa il 90%  delle risorse assegnate all’accoglienza di ogni persona alla quale sono destinati da 1,5 al massimo di 2,5 € pro-capite. Il numero crescente dei richiedenti accoglienza, e il piccolo numero dei Comuni disposti a concederla, ha fatto introdurre i CAS (Centri di Accoglienza Straordinari) che, di fatto, costituiscono oggi la regola, con un sistema di accoglienza parallelo gestito separatamente dalle direttive dei SPRAR, costringendo tutti i Comuni, dove gli Enti gestori individuano le strutture adatte a ospitare i migranti sul proprio territorio, in quote proporzionali al numero dei residenti dei Comuni stessi. I CAS possono essere gestiti da Enti no profit e da Enti profit su affidamento delle Prefetture, con gare di appalto periodiche, a carico del Fondo Nazionale per la politica e i servizi di asilo. Insomma un labirinto dal quale occorreranno tempi lunghissimi per trovare l’uscita, mentre i costi saliranno ed anche le sofferenze di chi credeva, arrivando perigliosamente in Italia, di essere arrivato nell’Eden.

Domande e parziali risposte:
1) Dove si ricava l’obbligo per i Comuni di Accettare i profughi? Grazie all’accordo fra Governo, Regioni ed Enti Locali del 10 luglio 2014 (Piano Nazionale per fronteggiare il flusso straordinario di cittadini extracomunitari: adulti, famiglie e minori stranieri non accompagnati) vi è stata una effettiva redistribuzione degli arrivi sui territori regionali. Le prefetture convocano tutti i Comuni su base Provinciale per verificare le volontà di accoglienza dei richiedenti asilo, le relative quantità, nonché l’esistenza delle strutture adeguate. In casi straordinari le Prefetture possono “imporre” ai Sindaci che non accettano profughi sul loro territorio di ospitarne secondo un parametro tra abitanti/profughi di 1 ogni 1000 abitanti. In questo caso i Comuni sono “obbligati” all’ospitalità, mentre la gestione passa sotto lo SPRAR o sotto i CAS con le relative associazioni o soggetti profit o non profit per la gestione. Salvo queste assegnazioni di necessità, nulla è previsto per i Comuni che rifiutano l’accoglienza. Il Sistema di protezione per richiedenti asilo o rifugiati, ha ormai al suo attivo 15 anni di esperienza sull’accoglienza dei profughi. Nato nel 2001 con un protocollo d’intesa tra Ministero dell’Interno Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, l’Associazione nazionale dei comuni italiani (ANCI) e l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), per la realizzazione di un “Programma nazionale asilo”, lo SPRAR è stato istituzionalizzato con Legge n. 189/2002. Il sistema SPRAR è finanziato con il Fondo Nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo. È costituito dalla rete degli enti locali che, anche attraverso il supporto delle realtà del Terzo settore, garantiscono interventi di “accoglienza integrata” finalizzata alla costruzione di percorsi individuali di inserimento socio-lavorativo. L’adesione al sistema SPRAR dovrebbe garantire agli EE.LL finanziamenti certi e servizi di supporto e accompagnamento, compresa la formazione degli operatori. Data l’insufficienza degli SPRAR  a rispondere al crescente numero di immigrati, sono stati istituiti a livello territoriale i C.A.S (Centri di accoglienza straordinaria), individuati attraverso bandi di evidenza pubblica emanati dalle Prefetture. A tale scopo è previsto un contributo finanziario massimo pro die/pro capite pari a 35 € che copre tutti i costi previsti per l’accoglienza (alloggio, vitto, vestiario, prodotti per l’giene personale…), mentre ad ogni persona viene erogato un pocket money giornaliero di 2,50 € e una scheda telefonica di 15 € all’ingresso. I compiti dei CAS sono dettagliati minuziosamente  ed oltre a garantire misure di assistenza e protezione prevedono  un percorso di integrazione sociale e riconquista personale della propria autonomia. I Fondi per l’accoglienza dei profughi sono assegnati all’Italia dall’EUROPA e il riparto delle quote profughi da accogliere nelle singole regioni è definito dal Ministero dell’Interno, in relazione alla percentuale di accesso alla quota del fondo nazionale per le politiche sociali. Per la Toscana la quota è del 6 %.

2) Quali obblighi gravano sui richiedenti asilo mentre la loro richiesta viene esamina? Il percorso giuridico è molto complesso e parte dalla richiesta di asilo sul cosiddetto Modulo C3 della specifica Commissione. Espletate le formalità al richiedente viene rilasciato un permesso di soggiorno per richiesta di asilo valido sei mesi, rinnovabile fino al completamento dell’iter giuridico. Ci sono tre livelli di protezione e ognuno  con la descrizione di cosa consente lo status di rifugiato. Casi particolari sono previsti per i minori non accompagnati e per “vittime della tratta” a scopo di sfruttamento sessuale.
3) Quali sono ad oggi i tempi di questo esame? I tempi per l’esame di ogni singola pratica  dei migranti sono adesso diminuiti a circa 8/9 mesi dai 2 anni iniziali. Sono attualmente al vaglio delle autorità circa 150.000 richieste di asilo presentate dai migranti giunti in Italia (soglia massima sostenibile stabilita dal Ministero dell’Interno) Il 1° settembre 2016 è entrato in vigore un decreto varato il precedente 10 agosto dal Ministero dell’Interno, dopo la conferenza unificata Stato-Regioni del 28 luglio 2016, testo che modica i precedenti provvedimenti del 1989-90, semplifica e snellisce l’intero iter burocratico di presentazione dei progetti da parte dei Comuni. Ad oggi sono 2800  comuni (sugli 8003 complessivi d’Italia),  che hanno dato il via a progetti di accoglienza per un totale di 27.000 alloggi, mentre in Toscana, sui 279 comuni della Regione, solo 46 comuni hanno rifiutato l’accoglienza ai migranti.  Tuttavia, i ritardi nelle erogazioni dei fondi stanno mettendo in seria crisi questo sistema. Altro punto di crisi sono gli ancora i tempi troppo lunghi per il completamento delle richieste di asilo ( in Toscana al 30 giugno 2017 sono ancora 12.000 migranti in attesa di risposta alla domanda di asilo politico) e del mancato coordinamento tra le varie Istituzioni coinvolte. Naturalmente l’handicap più grande  è il ritardo politico e normativo della Comunità Europea in materia di rifugiati per arrivare ad una partizione equa degli arrivi.


Nota di Carlo Groppi. 3 settembre 2017.

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