domenica 5 agosto 2018







PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI. CAP. 108.

Provvedimenti disciplinari.

         Il nostro punto di vista intorno ai problemi che originano disaffezione al lavoro, non rispetto di orari, “gobbi”, abuso e uso improprio di automezzi, telefoni, attrezzature e vestiario, non rispetto di articoli contrattuali, statuto dei lavoratori, norme antinfortunistiche, fino alle gravi mancanze per furto, danneggiamento, truffa ecc…è stato sempre chiaro e netto: pretendiamo rigore, giustizia, moralizzazione.
        
         Li pretendiamo in primo luogo per noi stessi e ci sforziamo di assumere sempre atteggiamenti onesti; di non trarre vantaggio per sistemazioni individuali, di fare un uso attento e appropriato dei permessi, di rendere trasparenti e pubbliche le nostre iniziative.
        
         Li pretendiamo per tutti i lavoratori, nei quali siamo radicati e che vediamo come una grande forza positiva di trasformazione e rigenerazione sociale.
        
         Li pretendiamo per chi ricopre posizioni di responsabilità ai livelli superiori, ai “quadri”, ai Dirigenti e forse a loro in misura maggiore, perché il buon governo ha bisogno innanzitutto dell’esempio e della coerenza per rompere la trama dell’omertà, che sempre si genera quando tutti sono coinvolti da comportamenti non corretti.
        
         Siamo però contro la “caccia alle streghe”, siamo contro l’abituale prassi di punire il più debole, l’ultimo anello della catena gerarchica, e mai chi sta in alto. Siamo per provvedimenti da attuare alla luce del sole, nei termini dell’art. 35 del ccl e dell’art. 7 dello Statuto dei Lavoratori, ma non crediamo che tutti i problemi si potranno risolvere con la repressione. Il malessere e certi atteggiamenti negativi che emergono tra i lavoratori, pur non giustificabili, hanno radici più profonde: dai modelli sociali deformati da un sistema basato sul potere del denaro e sull’imbarbarimento culturale, alla perdita di professionalità, alla scarsa valorizzazione del lavoro tecnico-manuale, a una sorpassata organizzazione della Fabbrica, al veder gente che si arricchisce rapidamente e facilmente senza capire come…alla “questione morale” nei suoi aspetti più globali che ha portato ad identificare il “ganzo” e il “dritto” con colui che, indipendentemente dai mezzi adoperati, leciti o illeciti, arriva in alto, “fa carriera” e di lassù può far pernacchie ai semplici ed agli onesti stupidi che continuano a tirare la carretta per il bene collettivo.
        
         Detto ciò, facciamo un richiamo serio a tutti i nostri iscritti, ai compagni, ai lavoratori, per assumere sempre più atteggiamenti rigorosi; nel pretendere i nostri diritti con la forza senza piegarci a ricatti e intrallazzi, ma nello stesso tempo sapendo che conquisteremo più larghi spazi di democrazia, peso politico ed economico quanto più rispetteremo fino in fondo i nostri doveri.
         Questo tema importante non lo riteniamo chiuso: invitiamo tutti i lavoratori a proseguire la discussione per approfondirne tutti gli aspetti, e saremmo lieti di aprire sulle pagine del nostro “giornalino” un dibattito e un confronto. E’ bene avere sempre la conoscenza più precisa dei fenomeni emergenti, anche per respingere strumentali deformazioni della realtà, in un Ente  (Enel) dove crediamo che il senso del dovere sia ancora molto alto rispetto a settori industriali privati e pubblici e ad altri comparti della società italiana, un Ente dove l’assenteismo ha percentuali basse e dove la classe lavoratrice sta portando avanti un grande impegno per una funzione più rispondente ai bisogni della collettività intera.

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