venerdì 17 agosto 2018









MENSANO, I SUOI PANORAMI, LA PIEVE E UN LIBRO DI NOSTALGIA

Tra gli anni 1995-1997, come “guida ad una giovane laureanda che si accingeva a scrivere una Tesi di Laurea, alla Facoltà di Lettere e Filosofia  di Pisa, dal titolo: “Le Pievi della Diocesi Medievale di Volterra comprese nella zona delle Colline Metallifere, dalla foce del fiume Cecina alle alte valli dell’Elsa, dell’Era e della Merse”, percorremmo quasi tutto il vasto territorio che racchiudeva 26 Pievi matrici, nel periodo tardo duecentesco (1179), delle circa 53 di tutta la Diocesi di quel tempo.
Non tutte queste Pievi sono sopravvissute fino ad oggi, e in alcuni casi  non è rimasto di loro nemmeno un riferimento toponomastico. Di alcune di queste Pievi, o dei loro resti sepolti nella boscaglia, o trasformate in edifici con destinazioni non sacri, ho serbato la memoria, sia per la bellezza dei luoghi, sia per gli avventurosi sopralluoghi.
Di fronte alla finestra della terrazza della mia casa, mentre scrivo questo post sul blog GRAZIEALLAVITA, si staglia il profilo del colle di Mensano, in territorio della Valdelsa senese, sul quale sono visibili l’abside ed il campanile della Pieve di San Giovanni Battista Decollato.

La Pieve, fondata forse nel 972, passò sotto Colle di Val d’Elsa, il 5 giugno 1592 a seguito di un Diploma del Papa Clemente VIII, che provocò il primo smembramento dalla vasta Diocesi di Volterrra.

Nella Pieve, divisa in tre navate, si ergono otto colonne sormontate da altrettanti capitelli scolpiti in pietra serena. Tali capitelli sono stati attribuiti al “Maestro Buonamico”, scultore pisano del XII secolo. La lastra di marmo giallo che testimonia tale attribuzione, reca incisa in caratteri gotici “AGLA, Opus quod videtis Bonus Amicus Magister fecit. Pro eo oretis”. Cioè:”A lode e gloria dell’Altissimo. L’opera che vedete il Maestro Buonamico fece. Per lui pregate”.

I quattordici capitelli della Pieve, otto delle colonne e sei dei pilastri, sono stati approfonditamente studiati, negli anni ’20 del Novecento, dal parroco di Mensano, don Senesi, che ne dette una completa descrizione simbolica, seguendo passi biblici.

Così, domenica 15 agosto, alle ore 18 sono andato con mia moglie, in visita a Mensano: ma la Pieve era serrata. Ci ritornerò, tuttavia la gita è stata molto interessante per la visita accurata del Borgo, delle sue viuzze, le strutture ogivali, la via etrusca, nonché gli immensi panorami osservati dalla sommità del suo poggio, che spaziano in un  semicerchio, da sud a nord, fino ad uno spicchio di mare.

Infine, nell’unico Circolo Bar, ho potuto sfogliare e fotografare un libro di immagini dedicato ad un Primo Maggio a Mensano, quando nel Borgo non c’erano turisti e villeggianti, ma “mensanesi” o “mensanini” e la maggior parte di loro erano “comunisti”. Sfogliando il libro ecco alcune facce note, e tra loro quella di Bruno Bellini e di sua moglie, lui castelnuovino, e adesso colligaino, che avevo incontrato, dopo moltissimi anni che non lo vedevo, pochi giorni fa al funerale del comune amico Franco Vivarelli!

Nessun commento:

Posta un commento