sabato 31 marzo 2012






LA BADIA CAMALDOLESE DI VOLTERRA

Alle 9,30 di ieri, 30 marzo, ero già all’ingresso della stradina sterrata che s’inerpica per un centinaio di metri, dipartendosi dalla provinciale della Val d’Era, alla Badia Camaldolese di Volterra. La Badia di San Giusto si trova all’estremità nord della città e la sua massa imponente si affaccia sulla voragine delle “Balze”. Il monastero fu fondato dal vescovo Gunfredo tra il 1030 ed il 1034 ed affidato più tardi ai monaci benedettini ai quali, nel corso del XIII, subentrarono i monaci camaldolesi. L’immensa frana delle “balze” cominciò a manifestarsi nei primi anni del XVII secolo, e nei secoli successivi il movimento franoso arrivò fino a lambire la Badia, dove s’è arrestato. Nel periodo dell’occupazione francese, tutti gli ordini monacali furono soppressi e i camaldolesi vi fecero ritorno nel 1820 per abbandonare definitivamente l’edificio, ormai in grave pericolo, nel 1861. Da questa data inizia in lento ma progressivo degrado dell’insieme architettonico che porterà alla pressoché totale distruzione della chiesa e del lato ovest. L’edificio ospiterà poi numerosi prigionieri di guerra del primo conflitto mondiale e gli “sfollati” dalla città di Volterra durante e dopo la seconda guerra mondiale, con importanti manomissioni strutturali e l’accentuarsi del degrado e della spoliazione. Soltanto in questi ultimi venti anni, per merito essenzialmente della Fondazione della Cassa di Risparmio di Volterra, sono stati avviati i lavori di messa in sicurezza dell’intero edificio e, recentemente, avvalendosi del “Progetto Europeo Leonardo”, della collaborazione della Camera di Commercio di Stoccarda e di altre strutture locali, tra cu mantiene un ruolo principale il GIAN (Gruppo Italiano Amici della Natura, sezione di Volterra), circa quindici giovani artigiani tedeschi, supportati da ditte e maestranze specializzate, operano per tre mesi all’opera di restauro. Ieri sono partiti i giovani tedeschi e s’è svolta la cerimonia ufficiale tra le Autorità di Stoccarda e di Volterra, una cerimonia importante e calorosa. Spero vivamente, avendo seguito in questi ultimi dieci anni, come componente della Fondazione, i lavori, di poter rivedere l’insigne monumento nella sua bellezza, e pieno di vita, tra un mezzo secolo! Naturalmente, se possibile, lo vedrò da un’altra prospettiva! Ma una speranzosa certezza mi rassicura che l’opera sarà ultimata. Si potrà visitare la Badia, che conserva tra l’altro un grandioso ciclo di affreschi, nel periodo primavera-autunno contattando l’Ufficio Turistico di Volterra al telefono (o fax) 058887257.  

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