Dal:
“Diario partigiano di Mauro Tanzini”,
“La
piccola banda di Ariano”, altri appunti sparsi e “I
preti
nella Resistenza delle Colline Metallifere Toscane”, di Carlo Groppi.
(II)
Il sangue dei minatori annuncia la Liberazione.
“…6 Giugno 1944: Roma è già stata liberata dagli
anglo-americani. Dal movimento dei tedeschi e degli stessi fascisti si capiva
bene che era imminente la loro ritirata. La nostra Brigata era già in contatto
con il comando strategico Alleato, pertanto il nostro operato concertato
tramite il tenente dell’esercito americano Castaldi. A tale scopo il nostro
comando si teneva in continuo contatto con un piccolo aereo da ricognizione,
una “cicogna”, che sorvolava ininterrottamente la zona, anche per poter fornire
le coordinate alle artiglierie alleate. Il 17 giugno, il comando alleato ci dà
l’ordine di predisporsi nell’area operativa che comprende le località di San
Vincenzo, Piombino, Suvereto, Monteverdi, Follonica, Monterotondo e Massa
Marittima. Le nostre sezioni vengono così dislocate: la “Mancuso”, “Gandolfi”,
“Baroni” e “Dani”, con il comando della Brigata, nella zona di Settefonti, nei
pressi di Massa Marittima; la “O. Chiesa” (comandante tenente Osvaldo), nei
pressi di Suvereto; la “Gallistru” (comandante Lido), nella zona di Monteverdi
Marittimo; la “Meoni” (comandante tenente Masco), in località Rigalloro per
mettersi a disposizione del CLN di Massa Marittima. Al campo del Caglio, sede
del comando, rimangono le sezioni “Fidanzi”, “Landi”, “Cheli”, “Filippi” e
“Benedici”. Al tenente Eros viene affidato il comando delle cinque sezioni, con
il compito di sabotare il movimento delle truppe tedesche sulle rotabili
Montioni, Calzalunga-Casalappi. La sezione “Gattoli” (comandante tenente
Viazzo), opererà sulla rotabile Ghirlanda-Perolla.
A
Settefonti si unirono a noi alcuni ragazzi massetani, fra questi vi era mio
fratello Marino. Ci abbracciammo a lungo, erano sei mesi che non ci vedevamo.
Confesso che la presenza di mio fratello nella formazione partigiana anziché
farmi piacere smorzò il mio entusiasmo che tanto mi aveva contraddistinto. Io
sapevo bene cosa voleva dire essere partigiano, lo avevo già sperimentato sulla
mia pelle in oltre otto mesi di vita estremamente disagiata e piena di
pericoli. Ero testimonio vivente di una vera caccia all’uomo, tanto eravamo
stati braccati dai nazifascisti. Quindi sapere che i miei genitori avevano due
figli e tutti e due partigiani, mi preoccupò fino al giorno della Liberazione.
Fortuna volle che si trattasse di pochi giorni. A lungo non avrei resistito,
almeno militando nella stessa formazione.
Il 20
giugno ci giunse un messaggio radio con l’ordine di far saltare alcuni ponti
della zona. Ormai siamo in continuo contatto con la “cicogna”. La V Armata americana ha già
liberato molte località della provincia di Grosseto; alcune avanguardie
stazionano nelle vicinanze di Massa Marittima, ostacolate dall’incessante
martellamento delle artiglierie tedesche, occultate nei dintorni della fattoria
del Cicalino. Al comando di Brigata viene trasmesso l’ordine di spostarsi da
Settefonti alle Bruscoline con il difficilissimo compito di sabotare le batterie
nemiche. La giornata del 23 fu un continuo susseguirsi di azioni di sabotaggio
creando panico nei tedeschi; ciò rese possibile, la mattina del 24, il nostro
intervento per distruggere in pochi minuti la stazione radio della Wehrmacht e
con un colpo di mano effettuare la messa al silenzio del cannone che stava
creando grosse difficoltà all’avanzata alleata. Nel pomeriggio del 24 alcuni
reparti della V Armata affiancati da reparti partigiani “Camicia Bianca” al
comando del tenente Renato e la sezione “Meoni” al comando del tenente Masco,
entrarono in Massa Marittima. Nella notte tra il 24 e 25 giugno il gruppo delle
Bruscoline attaccò una colonna tedesca in ritirata; sul far del giorno si
contarono settanta morti e tra loro un ufficiale superiore (un prigioniero
affermò trattarsi di un Colonnello) e due marescialli. Furono catturati
trentuno prigionieri e molto materiale bellico d’ogni specie. Le nostre perdite
furono un morto, il partigiano Michele Burattelli caduto combattendo
abbracciato alla sua mitragliatrice; quattro feriti, il più grave, Marcello
Bolognini, rimarrà con un braccio impedito per tutta la vita.
Il 25
giugno, verso le ore 10, mentre transitavamo sulla strada che dal Cicalino
porta a Massa Marittima, nei pressi del podere Colombaia, ci incontrammo con
alcuni automezzi alleati. Dopo aver fraternizzato con i militari riprendemmo il
cammino scortati dagli Alleati fino al nostro trionfale ingresso in città.
Massa Marittima dal pomeriggio del giorno precedente era in festa per la Liberazione , tuttavia
anche a noi fu riservata una calorosa accoglienza che non dimenticherò mai.
Finalmente, dopo lunghi, interminabili mesi, potei rivedere e riabbracciare i
miei cari genitori. In realtà erano passati soltanto sei mesi dall’ultima volta
che ci eravamo visti, eppure mi sembrava un’eternità. Lo stesso giorno visitò
la città il generale Clark, comandante della V Armata americana. La stazione
radio “Italia Libera” che trasmetteva da Bari, nel suo notiziario citò la
nostra azione del 24 giugno, affermando che essa aveva meritato l’encomio
solenne del generale Clark. Molti partigiani rimanemmo a disposizione degli
Alleati, alcuni, come me, collaborarono con i carabinieri per il servizio di
polizia, altri seguirono le forze combattenti. Tuttavia, per ordini superiori,
la nostra Brigata fu smobilitata il 20 luglio 1944, ma alcuni partigiani si
arruoleranno con l’esercito di liberazione italiano, seguitando a combattere i
nazifascisti fino alla vittoriosa insurrezione popolare del 25 aprile 1945…”.
(continua)
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