domenica 3 agosto 2014

Dal: “Diario partigiano di Mauro Tanzini”,
“La piccola banda di Ariano”, altri appunti sparsi e “I
preti nella Resistenza delle Colline Metallifere Toscane”, di Carlo Groppi.

(IV)

Dal “Diario” di Mauro Tanzini:

            “…Il 14 agosto 1944 un gruppo di partigiani massetani (una cinquantina), tra i quali c’ero anch’io, si recò in bicicletta a visitare i luoghi dove le belve nazifasciste avevano compiuto l’orrenda strage degli 83 eroici minatori della Niccioleta il 13 e 14 giugno 1944. Era ancora vivissima l’emozione suscitata nelle popolazioni delle Colline Metallifere e a distanza di due mesi nessuno riusciva ancora a capacitarsi come esseri umani fossero stati capaci di commettere un così efferato eccidio. Al mattino andammo alla Niccioleta, località nel comune di Massa Marittima, dove il 13 giugno le SS tedesche, coadiuvate dai loro servi fascisti repubblichini, setacciarono il villaggio minerario arrestando 150 persone. Facemmo sosta nei pressi del muro della dispensa dove fu compiuto il primo massacro di sei minatori, tre di loro erano padre e due figli, ritenuti dai fascisti locali responsabili di aver collaborato con i partigiani della zona e di aver organizzato un gruppo di 83 uomini per effettuare i turni di guardia alla miniera. Dopo pochi minuti dal nostro arrivo fummo circondati da una marea di persone, in maggioranza donne e ragazzi; non è azzardato asserire che era presente tutta la popolazione del villaggio. Lasciammo Niccioleta sconvolti dalla disperazione soffrendo per questa popolazione che non riusciva a darsi pace. Proseguimmo il viaggio per Castelnuovo di Val di Cecina, lo stesso viaggio compiuto dai morituri la sera del 13 giugno, fermandoci solamente alla fonte del Mulino di Bruciano per mangiare quel poco che avevamo portato da casa. Nel pomeriggio visitammo il “vallino” nei pressi della centrale geotermoeletrica della “Larderello Spa” dove era stata compiuta la carneficina dei 77 minatori e la sosta nel cimitero comunale, dove ancora giacevano, sepolte in una fossa comune, le povere vittime. A Castelnuovo non si ripeterono le scene di disperazione della Niccioleta, tuttavia vi furono momenti di indicibile commozione e di rabbia. Rientrammo a Massa Marittima assai provati. Come molti dei miei compagni non riuscii neppure a cenare”.


                                                                                                          (continua)

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