venerdì 1 agosto 2014


Dal: “Diario partigiano di Mauro Tanzini”,
“La piccola banda di Ariano”, altri appunti sparsi e “I
preti nella Resistenza delle Colline Metallifere Toscane”, di Carlo Groppi.

(I)

            Mauro Tanzini, l'autore del diario partigiano, è nato a Massa Marittima il 17 maggio 1925 in una famiglia molto povera che da generazioni traeva l'unico sostentamento dai miserabili guadagni del durissimo e pericoloso lavoro nelle miniere. Povera economicamente, ma non certo mancante d'ideali. Il nonno aveva seguito i volontari di Giuseppe Garibaldi nelle guerre d'indipendenza ed il padre faceva parte di un gruppo antifascista di ispirazione libertaria, gruppo capeggiato dall'anarchico Giuseppe Gasperi, operaio della "Montecatini", sempre in prima linea nel reclutare nuovi proseliti alla lotta antifascista. Mauro, durante la guerra civile spagnola viene scoperto nella distribuzione di volantini che invitano la popolazione massetana a sottoscrivere per "Il soccorso rosso". Nel giugno 1943, all'età di 18 anni, è assunto come operaio dalla Società "Montecatini", alla miniera di Niccioleta. In mezzo ai minatori prende subito a respirare un'atmosfera di forte avversione alla guerra e con lo slancio della sua giovane età non può restare insensibile all'ambiente, anche in considerazione del clima di amore per la libertà e la forte avversione alla dittatura fascista che regnava da sempre nella sua famiglia. Dopo la caduta del regime fascista, insieme ad altri coetanei di idee antifasciste, si riunisce nella torre civica in Cittanuova a Massa Marittima, formando un gruppo conosciuto come "I ragazzi della Torre". Il 22 settembre 1943 abbandona la miniera e Massa Marittima andando a costituire il primo nucleo partigiano nel territorio delle Colline Metallifere ed uno dei primi raggruppamenti della Resistenza italiana. Nella formazione partigiana III Brigata Garibaldi ", banda «Camicia Rossa»," matura la sua adesione all'ideale comunista attraverso la conoscenza ed il contatto con il Commissario politico, "Gino", un comunista di Empoli che era stato a lungo detenuto nelle carceri fasciste. Nel 1945 viene assunto come operaio dalla "Larderello SpA". Nel 1950, a Modena, vengono uccisi dalla polizia di Mario Scelba, sei operai delle Fonderie Riunite Orsi, che manifestavano pacificamente per la ripresa del lavoro. Nessun poliziotto rimane ferito da arma da fuoco. Questo avvenimento costringe Mauro a rompere ogni indugio e vincere ogni dubbio e, ignorando le sue radicate tendenze anarco-sindacaliste ed una forte riluttanza ad accettare i metodi centralisti e soprattutto le parole d'ordine di Mosca, si iscrive al PCI, presso la sezione di Montecerboli. A seguito dei tragici avvenimenti a Berlino, nella Germania Est, in Polonia e in Ungheria, lascia il Partito comunista. L'agosto 1968 lo trova a Praga occupata dall'Armata Rossa e insieme ad un gruppo di cittadini cechi viene caricato dai carri armati russi. Nonostante questa nuova drammatica esperienza, che contribuisce ad accentuare il distacco dal Partito comunista, non viene mai meno agli ideali di pace, giustizia e libertà lasciati in eredità dalla Resistenza. E della Resistenza, Mauro è stato da decenni uno dei principali punti di riferimento, avendo contribuito, dopo la lotta armata, alla sua valorizzazione, conoscenza, difesa e studio. Amico e collaboratore di prestigiose personalità della cultura e della politica e di illustri storici della Resistenza, non mi ha mai negato la sua appassionata collaborazione, dando in tal modo un contributo fondamentale al mio lavoro di ricerca. Mauro è morto a Larderello, dove viveva, nell’anno 2005.

                                                                                                          (continua)                    

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