Dal:
“Diario partigiano di Mauro Tanzini”,
“La
piccola banda di Ariano”, altri appunti sparsi e “I
preti
nella Resistenza delle Colline Metallifere Toscane”, di Carlo Groppi.
(I)
Mauro Tanzini, l'autore del diario partigiano, è nato a
Massa Marittima il 17 maggio 1925
in una famiglia molto povera che da generazioni traeva
l'unico sostentamento dai miserabili guadagni del durissimo e pericoloso lavoro
nelle miniere. Povera economicamente, ma non certo mancante d'ideali. Il nonno
aveva seguito i volontari di Giuseppe Garibaldi nelle guerre d'indipendenza ed
il padre faceva parte di un gruppo antifascista di ispirazione libertaria,
gruppo capeggiato dall'anarchico Giuseppe Gasperi, operaio della
"Montecatini", sempre in prima linea nel reclutare nuovi proseliti
alla lotta antifascista. Mauro, durante la guerra civile spagnola viene
scoperto nella distribuzione di volantini che invitano la popolazione massetana
a sottoscrivere per "Il soccorso rosso". Nel giugno 1943, all'età di
18 anni, è assunto come operaio dalla Società "Montecatini", alla
miniera di Niccioleta. In mezzo ai minatori prende subito a respirare
un'atmosfera di forte avversione alla guerra e con lo slancio della sua giovane
età non può restare insensibile all'ambiente, anche in considerazione del clima
di amore per la libertà e la forte avversione alla dittatura fascista che
regnava da sempre nella sua famiglia. Dopo la caduta del regime fascista,
insieme ad altri coetanei di idee antifasciste, si riunisce nella torre civica
in Cittanuova a Massa Marittima, formando un gruppo conosciuto come "I
ragazzi della Torre". Il 22 settembre 1943 abbandona la miniera e Massa
Marittima andando a costituire il primo nucleo partigiano nel territorio delle
Colline Metallifere ed uno dei primi raggruppamenti della Resistenza italiana.
Nella formazione partigiana III Brigata Garibaldi ", banda «Camicia
Rossa»," matura la sua adesione all'ideale comunista attraverso la
conoscenza ed il contatto con il Commissario politico, "Gino", un
comunista di Empoli che era stato a lungo detenuto nelle carceri fasciste. Nel
1945 viene assunto come operaio dalla "Larderello SpA". Nel 1950, a Modena, vengono
uccisi dalla polizia di Mario Scelba, sei operai delle Fonderie Riunite Orsi,
che manifestavano pacificamente per la ripresa del lavoro. Nessun poliziotto
rimane ferito da arma da fuoco. Questo avvenimento costringe Mauro a rompere
ogni indugio e vincere ogni dubbio e, ignorando le sue radicate tendenze
anarco-sindacaliste ed una forte riluttanza ad accettare i metodi centralisti e
soprattutto le parole d'ordine di Mosca, si iscrive al PCI, presso la sezione
di Montecerboli. A seguito dei tragici avvenimenti a Berlino, nella Germania
Est, in Polonia e in Ungheria, lascia il Partito comunista. L'agosto 1968 lo
trova a Praga occupata dall'Armata Rossa e insieme ad un gruppo di cittadini
cechi viene caricato dai carri armati russi. Nonostante questa nuova drammatica
esperienza, che contribuisce ad accentuare il distacco dal Partito comunista,
non viene mai meno agli ideali di pace, giustizia e libertà lasciati in eredità
dalla Resistenza. E della Resistenza, Mauro è stato da decenni uno dei
principali punti di riferimento, avendo contribuito, dopo la lotta armata, alla
sua valorizzazione, conoscenza, difesa e studio. Amico e collaboratore di
prestigiose personalità della cultura e della politica e di illustri storici
della Resistenza, non mi ha mai negato la sua appassionata collaborazione,
dando in tal modo un contributo fondamentale al mio lavoro di ricerca. Mauro è
morto a Larderello, dove viveva, nell’anno 2005.
(continua)
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