Dal:
“Diario partigiano di Mauro Tanzini”,
“La
piccola banda di Ariano”, altri appunti sparsi e “I
preti
nella Resistenza delle Colline Metallifere Toscane”, di Carlo Groppi.
(XIII)
Don
Piero Gucci Ernani, parroco di Boccheggiano (morto a seguito di un incidente in
una città del Lazio mentre assolveva l’incarico di vicesindaco in
rappresentanza del PCI), fu un antifascista che ebbe un ruolo importante nelle
vicende della Resistenza maremmana. Fu lui, ad ottenere la scarcerazione, nel
gennaio 1944 delle mamme dei renitenti che erano state arrestate dal
maresciallo Ricotta su ordine dei repubblichini di Boccheggiano. E fu dentro la
sua chiesa, proprio davanti all’altare, di fronte a lui, a Ideale Tognoni e a
Bruno Cesaratto che i carabinieri Menegalli e Cerretani, della locale stazione,
“giurarono” fedeltà al CLN e alla Resistenza. Un altro parroco di Boccheggiano,
Amleto Pompili, maturò a Boccheggiano negli anni trenta quelle profonde
convinzioni antifasciste che lo avrebbero portato, nel capoluogo della provincia
a stringere rapporti e a svolgere attività con i dirigenti provinciali della
resistenza in Maremma. Gelindo Lucchesi, nato nel 1933 a Boccheggiano,
dirigente del Pci e Sindaco del Comune di Montieri, così lo ricorda: “…La mia
sorella, che è morta in agosto, andava a
servire dal prete, io frequentavo la
chiesa, ero un ragazzetto e ci andavo con la mia mamma, servivo la messa,
questo prete non era figliolo del Gucci, se l’erano affigliolato, la moglie si
chiamava Agatina e il marito Tullio Gucci, venivano da Firenze, per questo ha
il cognome Ernani, era nato il 20.4.1907. Morto a Rieti il 22.9.1954, era
laureato e faceva l’amministratore pubblico, e l’attivista del PCI e per la CGIL nel sindacato
agricoltori, so che a Boccheggiano frequentava gli antifascisti, anzi di tutta
l’organizzazione partigiana della zona teneva le fila don Gucci. Abbiamo cinque
morti partigiani a Boccheggiano. La sera dell’Armistizio si fece il corteo e
s’andò a finire tutti in chiesa, con le bandiere, i tricolori tutta la popolazione
in chiesa! Senz’altro era il prete a guidare la manifestazione. Poi la sua
amante rimase incinta, e lui si spretò. E’ viva ma ha perso un po’ il capo. A
Grosseto c’è Palandri Antonio, ex presidente della Provincia, era il suo
cognato…ora è un po’ sbandato, ha perso la moglie ha perso un figliolo di 40
anni, lui sa più cose di me…lui era già un attivista allora. A Boccheggiano non
è rimasta la memoria di questo prete antifascista anche perché lui andò via
subito, andò a Grosseto e poi a Rieti. Qui sono tornati dopo diversi anni,
quando lei, Adelia, era vedova, e aveva due figli, un maschio e una femmina, Gucci Roberto che lavora in
Provincia e ha fatto attività anche nel
PCI. La tomba del Gucci è nel nostro cimitero. Andava col motorino, usciva dal
comune, lo misero sotto e morì. Il prete di prima mi dicono che era un
puttaniere, anche lui. Poi andò a Grosseto. Boccheggiano è stato da sempre un
paese antifascista, le miniere, e anche i preti vivendo in questo clima sociale
maturavano sentimenti di solidarietà con i lavoratori. C’era un CLN qui a
Boccheggiano, ne facevano parte Altero Lorenzoni, Eraldo Periccioli, Aniello
Lorenzoni, Vasco Brachini, Bandino Pimpinelli, Ideale Tognoni e don Gucci. Il povero
Altero si metteva sempre il distintivo, fecero lo sgancio, coi carri, la
notte i contadini, coi bengala, loro facevano il fuoco e illuminavano la zona
del lancio da parte degli aerei inglesi: c’era un messaggio che si ascoltava
alla radio, cifrato, e quando si sentiva quello voleva dire che la notte c’era
il lancio: il nostro messaggio era "Il fiume è secco". Armi, viveri,
medicine, divise militari, e qualcuno dice che c’erano anche i soldi andati in mano a non so chi. Nel CLN c’era
anche Bandino Pimpinelli, il figlio del sindaco di Montieri, Ireneo (Bandino
Pimpinelli faceva parte della Brigata Garibaldi “Spartaco Lavagnini” dal
15/12/1943 al 20/7/1943 ed era vice comandante di Distaccamento, cioè di una
formazione non inferiore a 35 uomini armati). Nel CLN il capo era Lorenzoni
Altero, figliolo di un repubblicano, era un muratore, la famiglia era più
repubblicana che socialista mentre invece Aniello Lorenzoni era socialista,
Ireneo Pimpinelli era socialista, sindaco nel 19 e sindaco nel 44, i fascisti
lo levarono e i partigiani ce lo rimisero! Bandino, Anuello, Altero, Cesaratto,
veniva dall’esercito, prima tenente poi capitano, la sua mamma era una
Pantaleoni, cugina della mia mamma, era Lepri, ma erano cugine, poi lei andò a
finire a Roma insieme alla sua sorella, erano poveri e i poveri andavano a
servire. I partigiani facevano parte della Brigata Garibaldi, la terza, si
tenevano in collegamento con la Spartaco Lavagnini a Luriano, però qui erano
sparsi, alcuni erano a Monterotondo, come il Tognoni e il Montemaggi, altri
erano a Luriano, altri nelle Carline, non c’era una formazione qui.
Boccheggiano era un centro attivo dell’antifascismo una delle prime località
dove negli anni ’30 funzionava una cellula comunista e ci sono ancora i
verbali. La cellula del PCI di Boccheggiano, fondata l’8 agosto 1938, per
“svolgere doverosa propaganda rivoluzionaria”, verbali in parte riprodotti da
Mauro Tognoni: al secondo punto degli 11 in cui si compone, si afferma: la nostra
attività deve essere protesa all’abbattimento del governo fascista in tutti i
modi. Il giuramento cui era sottoposto per statuto ogni compagno recitava: “Nel
nome del fondatore sociale Carlo Marx e dei successori compagno Lenì Vittorioso
Rivoluzionario e del compagno Stalì, giuro di eseguire senza discutere con
tutte le mie forze, fino alla morte, gli ordini che mi saranno impartiti. Firmo
nel mio proposito. Giuro. “Lo giurate voi!”. Approvato e applicato dall’originale,
1 settembre 1938. I componenti sono passati dai primi sei fondatori a n. 38. Dicono
che ce ne sia stata un’altra, sull’Amiata, sempre di quel periodo, ma siamo tra
i primi. Nel 1938 c’era una sezione clandestina e si andavano a riunire in un
gallerozzo scavato nel sasso tufo, uno ci si ruppe anche il capo e fu aiutato
dal “soccorso rosso”. A Montieri c’erano tanti fascisti ed era forte la
repubblichina. Il podestà di Montieri, Engels, sparò sulle donne di fronte al
Municipio uccidendo un ragazzo di tredici anni, Delio, abitante a Travale e un
minatore di Boccheggiano, ferì anche alcune donne. Erano andati a Montieri per
protestare contro l’arresto di due giovani renitenti alla leva di Travale.
Questo fatto provocò l’assalto dei partigiani a Montieri. Noi si prendeva il
70% dei voti a Boccheggiano! A Gerfalco c’era un ebreo, la storia mi sembra che
l’abbiano raccontata alla televisione, l’avevano portato in un campo di
concentramento a Roccatederighi, dov’era la Colonia, nella Villa del Vescovo. A Gerfalco ti
potrei indicare una famiglia che ti potrebbero aiutare: Caselli Manlio, è stato
consigliere comunale con me, lui ha il suocero Righi Aderano, è un compagno è
stato un dirigente della sezione, può darsi che la sua famiglia sappia qualcosa
di più di me. A Travale senti Carnesecchi Giuseppe…Fulvio e Sirio erano nella
formazione. Ma il marito della postina? Fa il cognome Mastri, lui sa’ molte
cose. Il nostro CLN era collegato con Siena, con Grosseto, con Massa Marittima.
Qui rappresaglie non sono state fatte. Solo una mattina arrestarono due operai
e li volevano fucilare, poi qualcuno riuscì a farli liberare. Cippi ci sono,
con tre morti in campagna: uno tornava dai castagni trovò i tedeschi e lo
obbligarono a portarli sulla strada per Siena, quando arrivarono a Lustignano,
un podere, c’erano delle vigne e dei casotti per i polli, videro a un ramo di
una querce appesi due parabellum, così i tedeschi spararono prima una raffica
alle spalle del loro accompagnatore e poi uccisero due uomini che sortirono dai
casotti, erano due partigiani che si trovavano a visitare le famiglie: una
donna, la moglie di uno di loro, aveva partorito da poco e gli aveva portato a
far vedere la bambina! Poi giù al Gabellino c’è un cippo con altri due nomi:
passate le case dopo un chilometro, ci furono uccisi due partigiani che erano
andati a pattugliare, viaggiavano in bicicletta, con le pezzole rosse al collo,
imprudenti, si buttarono nel campo, ma i
tedeschi che sopraggiunsero in auto li bloccarono. Uscirono dal grano a mani
alzate, ma i tedeschi li mitragliarono subito uccidendoli. Gli fecero la camera
ardente qui a Boccheggiano, nella stanza dell'Asilo, c’erano i partigiani
armati fino ai denti…Quando uccisero i tre a Lustignano io ero con un altro su
un ciliegio, si sentì sparare, poi lui morì maneggiando una bomba a mano. Le
donne gridavano e piangevano. Dopo la Liberazione non ci sono state rappresaglie c’è
stato solo un fatto, triste, perché c’è rimasto odio e rancore, qui liberarono
dalle Murate di Firenze dei partigiani. C’era anche un mio cugino. Brachini
Sirio ed altri della zona vennero quassù, c’erano già gli americani, era il 14
o 15 agosto 1944, fecero il giro del paese, casa per casa, anche nelle
campagne, andarono al Gabellino, laggiù, e allora picchiarono il dottore che
era fascista, picchiarono il Montemaggi, poi il Corsini, che poveracci non
avevano fatto nulla di male e quella notte ammazzarono uno: con un moschetto
gli piantarono un colpo, era un fornaio, Francesco Naldi, lo volevano
picchiare, lui scappò andò giù, ma a metà strada fu colpito da una pallottola!
Nel 1953 ebbero il processo che si chiuse nel 1960 con il proscioglimento degli
ultimi due indiziati, uno per non aver commesso il fatto ed un altro in base al
decreto sulla non punibilità. Noi si aveva la finestra aperta, e la mia sorella
sentì dire: ”Chi è stato è stato!” Rapature di donne non ci sono state. A
Gavorrano ci furono rapature. La
Direzione della Miniera non sembrò coinvolta coi nazisti, anzi
fu salvato un pozzo che volevano farlo saltare. Avevano arrestato dei bimbetti,
anche un mio zio che aveva scritto Viva Lenin su un vagone, ma null’altro.
Nessun danno di guerra. I tedeschi fuggirono e gli americani arrivarono. Il
fronte fu rotto a Meleta sulla costa, ma il passaggio fu rapido. In casa mia ci
si installò il comando americano e ci stette qualche settimana con la radio
trasmittente. I morti: un monumento con
due cippi troncati: Periccioli Alfiero nato il 27 luglio 1924, morto il 11
giugno 1944; Diano Taddei, nato il 21 febbraio 1925, morto l’11 giugno 1944 al
Gabellino. Poi ci sono gli altri due: Ghiribelli Libero, nato il 10 luglio
1920, morto il 24 giugno 1944; Malossi Ivo, nato il 6 gennaio 1916, morto il 24 giugno 1944. Il contadino,
Tompetrini Quintilio, aveva 49 anni. La sua lapide è in piazza, ma la data è
sbagliata. C’è anche un cippo in piazza dei Minatori. Pimpinelli Ireneo è
sepolto a Boccheggiano. “Caddero sotto la ferocia nazifascista nel giugno 1944
Periccioli Alfiero/Taddei Diano/Tompertini Quintilio/Ghiribelli Libero/ Malossi
Ivo. La popolazione pose a ricordo e monito il 25 Aprile 1975”. Il comune di Montieri
ha registrato oltre 30 morti per cause belliche: 3 per mano dei fascisti; 7 per
mano dei partigiani; 17 per mano dei tedeschi; 2 per lo scoppio di mine
tedesche, mentre due soldati son dati dispersi”.
(continua)