mercoledì 14 aprile 2021





IL PASSAGGIO DEL FRONTE DI GUERRA DA CASTELNUOVO  ( Giugno 1944).


Tre giorni  or sono è morto Silvio, era nato nel 1928.  E' una delle trecento persone da me intervistate a Castelnuovo di Val di Cecina, delle quali  un centinaio ho sbobinato e raccolto in un testo dattiloscritto per una "Storia" di Castelnuovo, che si snoda dal 1823 al 1933 (data questa della nascita dell'ultimo intervistato). Adesso soltanto due persone, due uomini, sono ancora vivi! Riporto di seguito  una piccola parte dell'intervista a Silvio, dove si parla del passaggio del fronte di guerra, e di mia moglie, allora neonata,  che con la famiglia era nascosta in un luogo impervio, lontano dal paesello e dalle vie di comunicazione. Così, nelle nostre passeggiate in tempo di Covid, siamo andati a ricercare quei luoghi, naturalmente trasformati, ma non del tutto. Metto una foto di Grazia che si incammina vesro il torrente dov'erano le grotte.

"...Il mattino del 14 giugno, il giorno della strage dei minatori della Niccioleta, mia madre venne alla vigna a riprendermi e si ritornò a casa. Era appena passato mezzogiorno che si presenta lo Scarselli a chiamare il mio babbo e gli disse :" Hanno ammazzato tre al Sorbo, bisogna andare a portarli via" (erano della Misericordia e parlavano di seppellire i tre morti). Da quella via cominciarono a passare i soldati per il borgo ordinando a tutti di sprangare le finestre e  le porte perchè avrebbero minato e fatto saltare la  centrale elettrica; io ebbi di nuovo paura di essere ripreso prigioniero e mentre col mio babbo si studiava il modo di scappare passò Pallino del Pretolani e disse: "Mandatelo con me ai castagni" così ci avviammo giù dalle Rocche. La sera, dalla capanna, si sentivano raffiche di mitragliatrice e il ronzio di una cicogna sopra gli alberi. Poi si sentirono tanti spari isolati, uno ad uno (era il colpo di grazia ai minatori!). E chi era più vicino, dal Pioli, da Collina, sentivano urlare, sentivano i lamenti...Beppe del Testa, dalla finestrina della stalla delle Bertole, vide tutto...A tarda sera vennero Pia del Pretolani e la mamma di Silva e Silvano e ci dissero: "Hanno ammazzato tutti quelli che erano nel cinematografo!". Eravamo stanchi e insonnoliti ma quella notte si rimase svegli, mentre i tedeschi e i repubblichini abbandonavano per sempre il paese, dirigendosi verso Volterra. La mattina del 15 giugno tutta la gente di Castelnuovo andò alle Bertole coi carri e cominciò il trasporto delle 77 vittime. Poi il 29 giugno arrivarono gli americani.

La situazione era ancora molto confusa perchè c'erano sempre gruppi di SS sbandate, gli americani cannoneggiavano da molto lontano il paese e gli impianti, così mentre il fronte si avvicinava si dormiva sfollati, alle nostre terre, poi il 26 e 27 giugno si dormì dentro la Buca della Concia mentre cannoneggiavano Castelnuovo, poi il 28 giugno si andò alla Fonte al Fico, in Pietrabilli, per stare tutti insieme con altri parenti e là c'era mia cugina Eny, alla capanna detta di Giona, con Enzo e con Grazia che aveva allora otto mesi; la sera mentre s'era fuori della capanna, ricominciarono a sparare e il mio babbo disse: " Non ci stiamo fuori, sparano a srappe!" - lui che aveva fatto due guerre se ne intendeva - "ritorniamo nel seccatoio perchè le schegge vengono giù come chicchi di grandine...ma è segno buono perchè se saremo vivi domani troveremo gli americani". Intanto nella notte si sentivano le esplosioni, su, in alto sulla strada provinciale, perchè saltavano i ponti.

Il 29 giugno, saranno state le ore 16, passarono dei tedeschi e poco dopo si sentì una voce: Correte, correte qui da Ermete ci sono gli americani!" Erano due americani, due esploratori. Gino Groppi gli si attaccò al collo e battè il naso nell'elmetto sbucciandoselo! Enzo aveva in collo Grazia e un soldato gli chiese "Tedesca?" "No, questa è figlia di una americana!" Infatti Eny è nata a Mather negli USA! E i soldati erano molto contenti, perchè uno si seppe che era figlio di madre italiana, l'altro aveva un cerotto sul naso. Gli si dette da mangiare e poi Pietro Francini li accompagnò in Ciabattoli da dove proseguirono per Castelnuovo. Io ritornai alla casetta di Giona e c'erano Francesca e la sua mamma che erano andate a fare un po' di pane a Peretino e Gino disse a me e a Guido: "Andategli incontro" perchè si sentivano sempre le cannonate passare alte...così si trovò un tedesco: era insieme a Ragagna e gli diceva "Castelnuovo essere americani?", ma il tedesco che si era imboscato aveva probabilmente visto l'arrivo dei primi americani e ci chiedeva cioccolata e dolciumi, aveva il fucile appoggiato al fianco e sembrava molto indeciso, non sarebbe stato difficile catturarlo o anche ucciderlo, ma si lasciò andare. In Pietrabbilli trovò Arnolfo Frasconi e Alfredo e a loro chiese la strada per "Florenz". Gli indicarono il corso del Pavone e lui si incamminò. Non riuscì a farsi fare prigioniero !

La mattina del 30 io venni in paese con la mia sorella Lola  per controllare  i suoi fondi che erano sotto la Voltola e dai quali avevano portato via tutto; intanto passavano tra un gran polverone i carri armati e dalle torrette aperte i soldati lanciavano caramelle e cioccolate. Due giorni dopo fu fatta saltare la "vecchia fonte" e una parte della casa di Baracca per consentire il transito dei camion articolati e degli altri mezzi pesanti della V armata americana. I primi carri armati che entrarono in paese non venivano da San Rocco, ma scendevano dal Poggio Pratone e dalla Serretta e quindi entrarono dal Canale, sicchè all'inizio si pensava che fossero ritornati indietro i tedeschi...

Così la mattina del 30 ero alla Villa: arriva una camionetta, la ferma Testina dicendo ai militari che c'era un tedesco alle sue terre. E quando lo portarono prigioniero io riconobbi in lui quel soldato tedesco di Pietrabbilli, anche per lui la guerra era finita e gli era andata bene! I soldati chiedevano "Vino!" "Vino!" ma il vino non c'era. Allora si facevano degli intrugli con vino bianco, vino nero, aceto, acqua...e si contrabbandava contro un paio di scarpe...si, noi ragazzi, si faceva la caccia agli americani per rimediare qualcosa, erano accampati a S.Antonio e al Canalino e diversi gli andarono dietro, tra i quali ricordo il Sabatelli, il Morelli, Arnolfo e Algeri Groppi, vestiti da soldati, che riuscirono a portare molti viveri...anche favoriti dal fatto che il sergente americano della cucina installata al Canalino era figliolo di un castelnuovino, nipote di Pietro di Lucino, che ritornò come liberatore al paese delle sue origini!".

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