lunedì 12 aprile 2021

 



 

Al sismografo [i]

 

Sulla carta affumicata

la penna registrava

della terra il pulsare

lontano e profondo:

montagne, abissi, vulcani

dell’ignoto mondo

aspettavo nell’onda sinuosa.

 Fuori il sole giocava

su rose purpuree,

più tardi sorgeva la luna

e il vento del Nord

avvolgeva il giardino

in una trama di gelo.

 Così m’é rimasta

quell’ansia antica

di scrutare oltre il visibile

e noto

dentro le cose,

per comprendere il nuovo

che multiforme sboccia.

 

 [i] La poesia "Al sismografo" fu pubblicata ne “Il Sillabario”, inserto della rivista La Comunità di Pomarance, n. 1/1997. Il sismografo di cui parlo (uno dei 4 installati nell'area), era uno strumento per la rilevazione dei terremoti, installato negli scantinati della Villa Ginori a Castelnuovo di Val di Cecina. Ad esso accudivo (dall'estate 1956-1962), anche in orari serali e notturni. I 4 sismografi  furono installati dall'Istituto Nazionale di Geofisica di Roma. Erano apparecchi  di rilevazione di eventi sismici a breve periodo ed elevata sensibilità. Lo scopo di queste apparecchiature era quello di poter registrare  movimenti sismici  di breve periodo in un raggio zonale, sperando di poter stabilire l'esistenza di qualche ipocentro  locale, origine di perturbazioni più forti. Inoltre i quattro strumenti  potrebbero presentare delle differenzazioni locali circa l'intensità delle perturbazioni registrate, potendo così fornire utili dati alla analisi  geologica del sottosuolo.  Infine l'attività sismica poteva essere messa in relazione con altri fenomeni naturali o prodotti artificialmente che si verificavano nell'area geotermica di Larderello in relazione all'apertura di nuovi pozzi con emissione di vapore, o altre attività di natura endogena straordinaria.


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