mercoledì 13 maggio 2020








Tutti gli aspiranti poeti e poetesse
dovrebbero tener conto dalla saggezza antica!


A Vladimir Holan [i]

Una ragazza m’ha chiesto: cos’è poesia?
volevo dire alla ragazza bruna:
già il fatto che tu esisti, ah! si, che tu esisti,
e che nello stupito tremore,
che è testimonianza del miracolo,
soffrendo m’ingelosisco della tua piena bellezza,
e che non posso baciarti e goderti,
e che non ho nulla, e colui che è sprovvisto di doni
è costretto a cantare…
Ma non gliel’ho detto, ho taciuto,
e lei non ha udito quel canto…

Proverbi, detti, aforismi.

A diciott’anni pensavo sempre
che ogni mia poesia fosse l’ultima.

A Pasqua ogni poeta busca.

Al tocco dell’amore tutti diventano poeti.

Bisogna cercar la poesia non già nelle parolette
infilzate l’una all’altra, ma nell’atmosfera
che queste parolette creano.

Che è la poesia? Mi domandi
mentre figgi il tuo occhio azzurro nel mio.
Che è la poesia? Vuoi saperlo? La poesia sei tu!

Chi ama come si dovrebbe amare,
diventa poeta ed eroe per un sorriso,
per un cenno, per una parola di colei che ama.

Di pazzia e poesia ognuno ha parte.

Far poesia è come far l’amore:
non si saprà mai se la nostra gioia è condivisa.

Funghi e poeti: per uno buono cento cattivi.

Gente di ogni sorta corre appresso ai poeti,
come appresso ai gufi van stridendo le civette.

I canti dei poeti son degni d’ammirazione, ma non di fede.

Il destino del poeta è mostrato in questo emblema:
domandò pane, e s’ebbe un sasso.

Il poeta ben trova le palme, ma non i datteri.

Il poeta comprende la natura meglio che lo scienziato.

Il primo giorno dopo le nozze poesia e canto;
il secondo prosa e pianto.

L’amore fu il padre della poesia.

L’amore e il dolore creano la poesia.

L’arte fa i versi, ma solo il cuore è poeta.

La fonte di ogni poesia
è il sentimento profondo dell’inesprimibile.

La poesia è la parola dei secoli.

La poesia è una questione di gioia, dolore e meraviglia,
con un po’ di lessico.

La poesia non da pane.

La poesia non sazia.

La superstizione è la poesia della vita.

Miseria e poesia son sorelle.

Musica, poesia e stoltezza, tutti ne teniamo un po’.

Molte bugie raccontano i poeti.

Nei poeti sogna l’umanità.

Nei sogni dei poeti albergano una bellezza ed una grazia
che invano si cercherebbero nelle cose comuni.

Nel poeta c’è l’infinito.

Nell’insieme ogni lirica deve essere molto ragionevole,
ma un po’ irragionevole nei particolari.

Non è bene essere poeta del Villaggio.

Poeti si nasce, oratori si diventa.

Si può essere poeta anche coi capelli corti,
si può essere poeta e pagare puntualmente l’affitto,
benché poeta si può andare a letto
con la propria moglie.

Solo i Re ed i Poeti non nascono tutti gli anni.

Son contento che la mia maschera sia caduta:
era come aver giaciuto sotto mentite
spoglie con l’essere amato (dalla Poesia),

Tutti al mondo sono poeti, perfino i poeti.

Una poesia è buona finché non sai di chi è.


Ballata per M. M.

                                   Per Tu Fu.
                                                                                                                              
Lieti alla torre ci lambiva il vento,
era dell’estate un caldo giorno:
lontani autunno, inverno desolato,
fiorivano i papaveri di rosse speranze.

C’era lassù un amore, il nostro,
o forse un sogno, un imprevisto
impulso del cuore giovanile,
ed oggi, donna, piacente ancora,
                        t’ho incontrata.

Anche destino era che un amico
godesse i baci tuoi,
le vellutate mani: sepolta
non potevi restare in quella torre,
tra pensieri malinconici e vani:
così  ho perduto due persone care!

Forse ritornerai
su quelle rovine antiche,
a decifrare gli inganni della vita,
su pietre consunte dall’abbandono,
ed io non ci sarò. Oppur, presente
ed invisibile tra le fruscianti erbe,
non scorgerai l’ospite inatteso.

Anni di nostra vita
senza più rivederci,
l’angoscia mi stringe,
il cuore brucia.

(*) La “torre” è la Rocca di Sillano, naturalmente prima del restauro, quand’era tutto aperto e in rovina. Allora avevo imparato a salire sul muro più in alto ed a sdraiarmici al sole e alle emozioni. Questa volta non ero solo, e si parla di oltre 60 anni fa.



[i] Ho una fotografia scattata col grandangolo al calar del crepuscolo sul Ponte Carlo a Praga. C’è tutta la magia di questa memorabile città, in più uno sbatter d’ali bianche ed una presenza invisibile, che però s’avverte, perché non potrebbe essere altrimenti. Ripenso a Holan, il poeta che in quell’anno infiammava gli animi giovanili, lui già vecchio e misogino autorecluso nella sua casa di Kampa, dietro spesse cortine, dalle quali filtrava una tenue luce. Il grande poeta, della notte e della solitudine. La solitudine era la condizione ideale per lo sviluppo della sua creatività. Allora mi fu tradotta la poesia che, con modeste varianti, ho fatto mia, “A  Vladimir Holan”.  

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