venerdì 1 maggio 2020






Il mio 1° Maggio al tempo del CORONAVIRUS.

Sono in casa, con uno straccio di “tricolore” al filo della terrazza. Intorno, nelle strade, tutto tace. Ho ricordi lontani del 1° Maggio. Il primo è il garofano rosso che mio nonno Dario si metteva all’occhiello della giubba,credo nel 1947; il secondo è quello di mio suocero,  socialista,  che non si metteva più il garofano, dopo l’avvento di Craxi alla Direzione del Partito. Anzi, diceva,  dopo morto non mettetemi garofani sulla tomba...Ricordo anche mio padre, musicista, che il 1° Maggio andava con la banda a suonare a Sasso Pisano, la mattina presto, per poi fare una ricchissima colazione!  Anche a Montecastelli era  una grande festa,  con un carro da buoi tutto adornato e  pieno  di cose da mangiare e da bere. Nel 1964 andai a Roma, in Piazza San Giovanni ad ascoltare il segretario generale della CGIL, Santi. Innumerevoli furono inoltre le mie presenze alle varie celebrazioni del 1° maggio durante i miei anni di “sindacalista” dal 1972 al 1985 e lo possono documentare i numeri della stampa sindacale della Fabbrica di Larderello “Informazioni”, un ciclostilato mensile che ancora oggi si può consultare all’Archivio Storico della CGIL Toscana di Firenze.  Credo di aver celebrato il mio 1° Maggio più importante nel 1982, con  un comizio ed una  conferenza: al mattino in Piazza XX Settembre a Castelnuovo e nel pomeriggio al “Circolino” di Montecerboli, commemorando il delitto  compiuto  a Palermo da mafiosi-terroristi il giorno innanzi, di due comunisti: Pio La Torre e Rosario di Salvo.
Successivamente, dopo gli incarichi istituzionali come Sindaco del mio Comune e, con il pensionamento,  in concomitanza con il frantumarsi della sinistra italiana e del Partito Comunista, e della Democrazia Cristiana, mi sono distaccato (anche per malattie ed età), dalla militanza attiva, dedicandomi alla letteratura ed alla storia locale, in primo luogo quella della Resistenza e della Fabbrica di Larderello.

Dal PCI sono approdato al PD, attraverso tutti i passaggi organizzativi, facendo oggi parte dell’esiguo gruppetto di iscritti di tutto il comune che sarà composto da una quarantina di iscritti. Ho trasfuso nelle mie poesie i miei ricordi, le mie amarezze ed i miei timori per il futuro. Non solo per il mio partito, ma per la deriva politica italiana. Ne pubblicherò una di queste poesie, dal titolo emblematico di “L’ultimo inganno”, scritta nel 2007. Infatti il 19 aprile 2007 mi ritrovai, inaspettatamente, tra gli ospiti invitati, al Congresso di scioglimento del partito “Democratici di Sinistra” (DS) e avvio della fase costituente del nuovo Partito Democratico, principalmente dalla fusione del partito DS con la “Margherita”, uno dei tronconi della Democrazia Cristiana prima e dell’Ulivo successivamente, che si svolse al Mandela Forum di Firenze. Ero seduto accanto a nomi prestigiosi della politica italiana, ma ciò non mi consolò! Ma, questo 1° Maggio 2020, strade e piazze vuote, manifestazioni e cortei vietati per il contagio, bandiere ammainate, e vissuto soltanto  sulla televisione mi deprime moltissimo, con i dati dei lavoratori che hanno perduto il posto di lavoro, dei disoccupati, dei cassaintegrati, degli sfruttati e dei poveri del mondo, mentre una generazione giovanile di uomini e donne stenterà a trovare una occupazione confacente con i loro saperi e speranze di vita, ed ascoltare dalle televisioni soltanto quanto il PIL di ogni paese scenderà, e quanti anni ci vorranno per riavere il capitalismo vivo e le Borse andar su, come il differenziale tra BTP e Bund diminuirà o si accrescerà. Certo, il Socialismo e il Comunismo erano soltanto utopie e, molte volte si son trasformate in tragedie. Ma…

L’ultimo inganno .
Aprile, una città sporca e infelice
m’attira nell’ultimo inganno
della lunga mia vita;
son nuove le parole, le persone
e mancano gli amati simboli,
bandiere del color del sangue,
e d’unire a fratellanza
gli sfruttati del mondo la canzone.

E’ morta una strana idea, un sogno,
forse un’illusione che m’ha guidato,
- e mio nonno e mio padre e tanti amici,
 che non si turbino là, dove son felici! –
su strade impervie e sconosciute,
in mezzo a tremende bufere.

Il funerale è sobrio, come si conviene
tra poveri di spirito e di bene.
Nascerà da questa morte una gracile
creatura, una vita stentata, senza voce,
o crescerà come simulacro
di quella bruciante fede che sgorgò
da Marx e da una Croce?

Mi domando, di nuovo, chi sono
cosa cerco e perché mi trovo
in questo luogo alieno? ed esco
frastornato nella calda sera fiorentina,
lungo muri scrostati che sanno di urina,
tra dolenti sguardi d’immigrati neri
e spente donne dei balcani, in cerca
di  fortuna.

Nessuno mi conosce, né conosce la
mia pena, la gente è indifferente
e ostile, a nulla loro importa
di sapere cosa urlino, tra qualche falsa
lacrima, là al Mandela Forum
nell’ultimo addio; soltanto una ragazza,
in un caffè di periferia, a un complimento
ardito, mi mostra maliziosa
il bianco seno e luminoso un sorriso
amico! Ed è l’unica gioia, in questo
giorno triste.


El último engaño
Abril, una ciudad sucia y desdichada
me seduce en el último engaño
de mi larga vida;
son nuevas las palabras, las personas
y faltan los amados símbolos,
banderas del color de la sangre,
y de unión en la fraternidad
en la canción de los explotados del mundo.

Ha muerto un extraño ideal, un sueño,
quizás una ilusión que me ha guiado
 -como a mi abuelo y a mi padre y a tantos amigos,
que no se inquietan allí, donde encontraron la felicidad!-
por quiméricos y desconocidos caminos,
entre la furia del temporal.

El funeral es sobrio, como se conviene
entre los pobres de espíritu y de bienes.
¿Nacerá de esta muerte una débil
criatura, una vida agotada, silente,
o crecerá a imagen
de aquella ardiente fe que surgió
de Marx y de una cruz?

De nuevo me pregunto ¿quién soy,
qué busco, por qué me encuentro
en este lugar extraño? y salgo
agitado a la cálida noche florentina,
de interminables muros desconchados y orinados,
entre tristes miradas de inmigrantes negros
y apagadas mujeres balcánicas, en busca
de fortuna.

Nadie me conoce, ni conoce
mi pena, la gente es indiferente
y hostil, a ninguno le importa
saber qué gritan, entre alguna falsa
lágrima, en el último adiós, allí,
en el Mandela Forum;
solamente una muchacha,
en un café de las afueras, tiene un cálido
cumplido ¡me muestra maliciosa
el blanco seno e ilumina una sonrisa
amiga! Es la única alegría, en este
aciago día.

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