lunedì 9 aprile 2018






IL  SECCATOIO  DI CHERUBINO

“ERA  IL  1940  QUANDO  MIO  PADRE  ACQUISTO’ UNA  CASA IN UN PICCOLO PAESE:  BAGNORE DI S. FIORA –GR  (800 ABITANTI) SUL  MONTE  AMIATA.  AVEVO QUATTRO  ANNI  ED ERO IL  PIU’  PICCOLO  DEI  SUOI TRE  FIGLI.
LA NOSTRA NUOVA  CASA  ERA VICINISSIMA SIA  ALL’ ABITAZIONE  CHE  AL  SECCATOIO  DEL  SIG .  MARCONI   CHERUBINO, UN UOMO DI  OLTRE  SETTANTA ANNI.
DICIAMO PURE “UN OMONE” CON OLTRE UN  METRO E OTTANTA  DI STATURA, CLASSICO  BOSCAIOLO,  GRANDE  BEVITORE  E  FUMATORE  DI PIPA,  E  CACCIATORE. PASSAVA LA SUA VITA  NEL  BOSCO  E  NEL SECCATOIO,  NEL QUALE  SECCAVA SIA  LE  SUE  CASTAGNE  CHE  QUELLE  DEGLI  ALTRI PAESANI,  COMPRESE  LE NOSTRE. IN QUESTO MESTIERE SI  RITENEVA IL PIU’ BRAVO IN  ASSOLUTO DEI CASTAGNAI! ERA  UN UOMO MOLTO PRECISO.

IN PIU’, CHERUBINO, SAPEVA  LAVORARE  IL  LEGNO  DA  VERO  ARTISTA.   I  SUOI  ARNESI  ERANO COSTITUITI DA: UN’ACCETTA  GRANDE DA  TAGLIO, UNA LARGA    PER  SQUADRARE I TRONCHI ED UNA  PICCOLA;  UN  PENNATO; TRE  VERINE  PER  FARE I FORI NEL LEGNO; UN  COLTELLO; UNA  RASPA; UNA  SEGA   A  MANO  E UN’ASCIA.
IN QUANTO ALLA SUA FAMA DI GRAN BEVITORE DI VINO,  SI  RACCONTAVA  CHE  UN GIORNO  FACESSE SEDICI VIAGGI CON LA SOMARA, PER PORTARE AL FORNO DEL PAESE LE FASCINE DI LEGNA PER CUOCERE IL PANE E CHE AD OGNI VIAGGIO SI FERMASSE ALLA LOCANDA BEVENDO UN QUARTINO DI VINO. DUNQUE BEN QUATTRO LITRI! MA NON RICORDO DI AVERLO VISTO MAI UBRIACO.
NEGLI  ANNI  CINQUANTA   MI  LASCIO’…   E FU  PER  ME  UN  GRANDE  DISPIACERE PERCHE’ ERA STATO SEMPRE MOLTO BUONO.

NEI DIECI  ANNI  TRASCORSI  INSIEME  MI   AVEVA  RACCONTATO  TANTE  VOLTE  LA SUA  VITA  DI  BOSCAIOLO  E  DEL  SUO   SECCATOIO  E  DELLE   SUE  REGOLE   PER  SECCARE LE  CASTAGNE, CHE HO CERCATO DI RICOSTRUIRE FEDELMENTE IN MODO DA ONORARE LA SUA MEMORIA.
MISURE DEL  SECCATOIO

GRANDEZZA: CINQUE  METRI  PER  CINQUE,  O  CINQUE  PER  SEI; COPERTO   CON   IL  TETTO  A  CAPANNA;  ALTEZZA   COMPLESSIVA  CINQUE  METRI;  IL  PIANO  TERRA   NON DOVEVA  SUPERARE  I  DUE  METRI.  OCCORREVANO  CINQUE GROSSE  TRAVI  DI CASTAGNO PER SOSTENERE IL PESO DELLE  CASTAGNE: DUE TRAVI       ANDAVANO  ALLE  PARETI  E  LE ALTRE  TRE, A DISTANZE UGUALI, AL  CENTRO.  SOPRA  LE TRAVI VENIVA  POSATA  UNA  RETE  METALLICA  AVENTE UNA  PICCOLA  APERTURA PER  CONSENTIRE ALLE CASTAGNE, QUANDO  ERANO PRONTE, DI   PASSARE  AL  PIANO  TERRA; SEMPRE  A QUESTO PIANO VENIVA LASCIATA UNA  PICCOLA  FINESTRINA  CHE SERVIVA  COME  PRESA  D’ARIA. ANCHE  ALLA    PORTA  C’ERA UN  FORO  IN MODO  DA  FAR  BRUCIARE  IL  FOCO  SENZA  FIAMMA  ( A FOCO  MORTO). ERA NECESSARIO UN PAGLIERICCIO CON UN SACCO DI FOGLIE  DI  GRANTURCO  PER  POTERSI  RIPOSARE  DURANTE  LA NOTTE, IN QUANTO IL  FOCO NON  SI POTEVA  MAI LASCIARE .

AL  PIANO  SUPERIORE DOVE SI TROVAVANO LE CASTAGNE (LE QUALI NON  DOVEVANO SUPERARE L’ALTEZZA DI  NOVANTA CENTIMETRI), C’ERA UNA  PICCOLA  FINESTRINA  A “ V” CAPOVOLTA, CHE SERVIVA   PER L’ ARIAGGIO. 

UN’ APERTURA COLLEGATA CON UNA SCALINATA PORTAVA AL PIANO TERRA  PERMETTENDO COSI’ DI INTRODURRE LE  CASTAGNE ALL’INTERNO DEL  SECCATOIO. SI DOVEVANO METTERE IN UN SACCO PER MEGLIO DISTRIBUIRLE DENTRO IL SECCATOIO.
PER  COMPLETARE IL CARICO OCCORREVANO CIRCA VENTI GIORNI DOPO TALE PERIODO  TUTTE LE PRESE  D’ARIA  VENIVANO  SIGILLATE.
PER  SECCARE LE CASTAGNE OCCORREVANO DAI QUARANTA  AI  QUARANTACINQUE   GIORNI.

REGOLAMENTO  PER  LE  CASTAGNE

1)   LE  CASTAGNE NON  DEVONO  ESSERE  SELVATICHE
2)                 =          =              =              =          PICCOLE
3)                   =          =              =             =         BACATE
PER CONTROLLARE LA QUANTITA' CONSEGNATA IL RESPONSABILE DEL  SECCATOIO MISURAVA LE CASTAGNE CON UN APPOSITO RECIPIENTE DI LEGNO, TIPO CESTO. ALLA FINE DELLA “SECCATURA” VENIVA RESO AL CLIENTE UN SOLO CESTO DI CASTAGNE SECCHE, DEI TRE RICEVUTI DA SECCARE.
SPETTAVA  AL CLIENTE  LA SPESA DELLA BATTITURA .
LA SCORZA DELLA CASTAGNA DETTA “ LUPPICA” RESTAVA AL SECCATOIO.    

DOTAZIONE AL  SECCATOIO

1)        UN  DEPOSITO  DI  DUECENTO  LITRI  DI  ACQUA
2)        UNA  SCALA    DI  LEGNO A  PIOLI  ALTA  QUANTO  LA  STRUTTURA
3)        UNA  ACETILENE
4)        UNA  CANDELA
5)        UNA  SCOPA  PER  LE  PULIZIE  AL PIANO TERRA E  AL SOFFITTO
6)        UNA PALA GRANDE PER IL SECONDO PIANO PER  SPOSTARE LE  CASTAGNE
7)        UNA PALA PICCOLA PER IL PIANO TERRA PER TOGLIERE LA CENERE DAL                          FUOCO  E  METTERCI  LA  LUPPICA
8)       UNA  FIASCA  PER  L’ACQUA DA  BERE
9)      UN FERRO, CON MANICO DI LEGNO, PER CONTROLLARE IL FUOCO, A UNA  PUNTA,  ED  UN  SECONDO  CON DUE  PUNTE
10)  UN RASTRELLO GRANDE DI LEGNO  PER GIRARE   LE  CASTAGNE
11)           UN  RASTRELLO  SENZA  DENTI  PER SPOSTARE  IL PRODOTTO
12)      UNA  PALA  GRANDE  PER  FAR   CADERE  LE  CASTAGNE  AL  PIANO                           TERRA
13)        UNA  PADELLA  FORATA  PER  LE  CALDARROSTE  PER  IL  SABATO  SERA                      PER  GLI  AMICI (CHE   LO  VENIVANO  A TROVARE  PRIMA  DI  ANDARE  A  LETTO). INSIEME ALLA CALDARROSTE OFFRIVA  A  LORO UN  FIASCO DI  VINO    FRAGOLINO (TIPICO BEVERAGGIO PER LE CASTAGNE).
14) UNA  ACCETTA  PER SPEZZARE  LE  LEGNA
15) OCCORREVA    UNA  TETTOIA  PER  RIPARARE LE LEGNA   DALLA PIOGGIA
16) LA  LEGNA  DOVEVA   ESSERE  DI  CASTAGNO   SELVATICO  O  DI
 CIOCCO   (N0N  SI  DOVEVA   ADOPERARE  LEGNA  UMIDA O  DI  RAMO 
       DI  CASTAGNO

LA  CASTAGNA  SECCA, DOPO LA BATTITURA, DEVE ESSERE BIANCA  PER  FARE  UNA  BUONA  FARINA E DEVE ESSERE MACINATA CON LA RUOTA DI  PIETRA.

IL  DETTO  DI  CHERUBINO:  “IN UN  SECCATOIO  CHE  SI  RISPETTI  CI  DEVE ESSERE  SEMPRE UN  FIASCO  DI  VINO PER   GLI  AMICI!”

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